Nel sito di un abbandonato insediamento agricolo della costa maremmana, viene inserita una comunità terapeutica col nuovo centro di cura dei disturbi alimentari (DCA). La casuale localizzazione dei volumi agricoli è stata ricomposta partendo dall’antico podere leopoldino, che diventa elemento generatore dell’insediamento, formando un impianto urbanistico semichiuso. L’edificio appare così come un organismo compatto posato sulle colline maremmane e la sua configurazione richiama tipologie insediative antiche inserite in contesti naturali. Il tema richiestoci di una innovativa DCA è stato risolto affacciando sulla grande corte gli ambienti residenziali e terapeutici che necessitano di controllo continuo ma discreto. Verso l’esterno l’edificio si presenta più chiuso, con il muro naturalistico ed il muro costruito che lo cingono verso sud e su cui si affaccia il corpo delle attività terapeutiche diurne. L’architettura si fa interprete anche dei temi della sostenibilità declinata nelle varie soluzioni bioclimatiche delle facciate aperte a sud e protette a nord e dei servizi posti a nord mentre residenze e aree di socializzazione sono a sud. Questa architettura bioclimatica scaturisce dal luogo, dalle analisi solari e dalle soluzioni passive adottate per dare confort e benessere ai pazienti, cui contribuisce l’uso di materiali biocompatibili, di materie riciclate e il ridotto impatto di cantiere nella grande trasformazione del luogo mediante il riuso del demolito e dello scavo.

L’intervento si inserisce sul colle del Poggettone di Punta Ala (GR), su un declivio che dal punto più alto del luogo scende verso valle e il mare. L’edificio, due unità immobiliari residenziali, è costituito da due identici corpi di fabbrica specchiati fra loro, che vanno a disporsi parallelamente ai livelli degradanti del terreno. Alle estremità gli edifici puntano – a ponente e a maestrale – verso gli specchi d’acqua della baia di Punta Ala, dall’unico punto in cui è possibile vedere entrambi gli opposti mari, separati appunto dal promontorio del Poggettone. I volumi sono disposti su di un unico piano, ma con un salto di quota ad assecondare l’andamento del declivio, in modo tale da disporre gli ambienti interni su due aree sfalsate fra loro; ciò permette di movimentare non solo gli interni ma anche i corpi esterni. La pietra di rivestimento color sabbia permea gli edifici, alternandosi a fasce di intonaco che individuano le grandi aperture vetrate degli ingressi. Degli aggetti sagomati in cemento sull’estradosso dei vani finestra e delle porte, caratterizzano ulteriormente i fronti. Gli aggetti e le rientranze dei corpi di fabbrica, suggeriscono forti contrasti di luci e di ombre, in un gioco di chiaroscuri dinamico. Molta attenzione è stata posta sulle sistemazioni esterne e sulla mitigazione, con una intensa opera di rinverdimento con essenze mediterranee.

La committenza voleva realizzare una piscina nella campagna toscana: sin da subito abbiamo intuito i pericoli connessi a tale ambizione e quindi inteso sviluppare un intervento rispettoso del paesaggio, già purtroppo costellato di piscinette azzurre dalle forme stravaganti. L’idea che ci ha convinti mirava ad inserire la piscina in uno “scrigno nascosto”: l’antica stalla in disuso priva del tetto, accanto alla villa, che era “bloccata” in tale stato anche dalle prudenze della soprintendenza. Abbiamo quindi proposto di confermare lo stato dei luoghi, aperto verso il cielo senza i limiti di una copertura, e di inserire all’interno del perimetro murario esistente un “frigidarium”, ovvero la piscina, intesa come luogo di socializzazione “termale” all’ombra di mura in pietra. Semplici tagli murari in continuità con i serramenti pre-esistenti, protetti da portali in corten, hanno messo in comunicazione gli utenti della piscina con il paesaggio circostante. Il paesaggio in quel luogo è prezioso, aperto sulla collina di Buriano, con olivete e viali di cipressi che evocano le emozioni di Carducci. Per consentire alle future generazioni di cogliere ogni vibrazione emozionale… per noi è stato vitale non turbare il genius loci con stravaganze tropicaleggianti. Siamo molto soddisfatti: oggi la piscina ha restituito vita ad un luogo dimenticato, che in inverno si riconverte in limonaia, senza pregiudicare la bellezza del contesto paesaggistico in cui si inserisce. Less is more?

Premio Architettura Toscana

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