Il fabbricato che ospita la filiale e sede legale della Banca di Pisa e Fornacette si trova nel centro di Pisa, in via Lungarno Pacinotti, vicino al Ponte di Mezzo. Il progetto interessa alcuni locali del piano terra e del piano primo di un edificio storico e si articola su una superficie complessiva di circa 650 mq. Il piano terra ospita la hall di ingresso, il salone con le casse ed il caveau. Attraverso l’ingresso si entra in uno spazio a doppia altezza, attraversato da due ponti colorati, al cui interno si sviluppa una comoda scala in legno di teak, che sale al piano superiore. Il piano primo, con una superficie di circa 500 mq, ospita gli uffici della direzione, la segreteria, la sala riunioni, la sala per conferenze, archivi e locali tecnici, uniti tra loro da una “catena”di corridoi, slarghi e spazi di attesa. L’intervento di restauro ha lasciato invariata la distribuzione dei locali e la loro dimensione, prevedendo un’opera di consolidamento delle strutture e il ridisegno dei percorsi di distribuzione. All’esterno l’edificio mantiene un aspetto omogeneo e si integra con il resto dei prospetti affacciati sul fiume. All’interno il progetto ammicca ai decori tradizionali delle mattonelle in graniglia degli anni ’50, ingigantiti attraverso la lente della rivisitazione pop. Così dove il pavimento prende colore gli arredi si fanno più tenui, al contrario nelle stanze in cui il rivestimento è bianco e nero gli armadi, i tavoli e le sedie si accendono con i colori intensi.

Il progetto di ampliamento del cimitero riguarda un’area di circa 4500 mq., in posizione adiacente a quello esistente. Il progetto, che interessa anche il lato sud dove attualmente è ubicato l’ingresso laterale, prevede la costruzione di circa 1230 loculi, 720 ossari – urne cinerarie e 12 cappelle private. Dal punto di vista urbanistico, il cimitero è diviso in due parti: la prima manifesta un’influenza ottocentesca e si presenta in continuità con le architetture nei dintorni, mentre la seconda è stata costruita più recentemente, intorno agli anni ’60 e ’80. Il nuovo progetto cerca di ridare al luogo la propria identità di culto e di rispetto, sviluppandosi sull’asse longitudinale. La chiesa esistente è stata demolita e ricostruita. Quest’ultima è caratterizzata da quattro grandi croci, una a prospetto, e grandi vetrate che escono fuori dal rivestimento in pietra delle cappelle. Ai lati sono previsti due corpi di fabbrica in cemento armato bianco, caratterizzati da un grande grigliato. Gli edifici si sviluppano su due piani: al piano terra sono previsti dei contenitori di varie dimensioni, per alloggiare i loculi e le urne cinerarie – ossari; sono previste inoltre sedute per il riposo ed il raccoglimento, fontanelle, servizi igienici e scale. Al piano superiore i loculi sono serviti da una lunga balconata che si affaccia sul piano terra. Gli edifici che organizzano questi spazi sono sistemati lungo il perimetro del lotto, a limitare una corte a prato per le tombe a terra.

E’ emersa fin da subito la volontà di lasciare la torre “nuda”, spoglia di tutto ciò che non è sé stessa. La filosofia dell’intervento si è quindi basata sulle parole chiave “rispetto” ed “essenzialità”, puntando sull’ascolto, azione necessaria ad entrare in empatia con l’oggetto e percepirne i bisogni. «Gli interventi hanno avuto l’obiettivo di “levare” più che di “mettere”, nel rigoroso rispetto dei materiali originari, un gioco di rimandi di forme e colori tra odierno e antico». Ogni piano è dotato di un solo elemento poggiato free standing, oggetto dichiaratamente funzionale che non cerca di confondersi con la torre ma che permette la sola dotazione minima per la sopravvivenza, disegnato come evoluzione e deformazione del “cassone” medioevale. Viene così liberata la torre di tutto ciò che è superfluo, architettonicamente e spiritualmente. La scelta dei materiali degli elementi d’arredo si riduce all’essenza ed alla funzionalità: al metallo brunito, scuro, severo, di cui si vestono tutti gli oggetti esteriormente, si contrappone l’acciaio, a rifinire tutte le superfici interne di lavoro. Tale binomio si intravede solo in alcuni dettagli che dichiarano la presenza dell’acciaio interno, sottolineando la fisionomia appena accennata del cassone “archetipo”. Gambe e maniglie vengono ripulite sino all’essenza ultima. Il cassone, oggetto utilizzato da sempre come letto, tavolo, seduta, contenitore, riprende vita, tornando nel luogo a lui più congeniale.

L’edificio realizzato è la nuova sede direzionale e amministrativa della Banca di Pisa e Fornacette e costituisce l’ultimo tassello di un più generale progetto di riqualificazione urbana, oltre che funzionale-operativa per la parte costruente, che vede sorgere, in prossimità della vecchia sede, un nuovo fabbricato, una piazza e nuovi spazi verdi aperti anche alla fruizione collettiva. Sull’area precedentemente occupata da un fabbricato commerciale degli anni Settanta si è costruito il nuovo edificio secondo un più elevato profilo qualitativo e tecnico-prestazionale, nel rispetto dei più stringenti parametri in merito ad impegno energetico di esercizio e sostenibilità generale dell’intera opera. Ne è risultato un edificio contemporaneo nell’aspetto, nei materiali e nel rapporto che esso instaura con il territorio e con l’ambiente in genere, caratterizzato anche dal ridotto impatto energetico-ambientale e per lo spiccato efficientamento termico ed acustico (Classe A/A+). L’edificio realizzato consta di complessivi 4500 mq e si sviluppa su 3 piani fuori terra e uno seminterrato. Ai piani superiori si trovano gli uffici direzionali e amministrativi, gli spazi della distribuzione, quelli di relazione, i locali di servizio e i collegamenti verticali; al piano seminterrato si trovano l’auditorium con circa 300 posti e un ampio spazio adibito ad area espositiva e per eventi. All’interno, trovano spazio sedute e “pezzi” storici del design italiano, frutto di una selezione mirata.

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