Nel libro Architettura rurale italiana, Pagano e Daniel scrivono: «La conoscenza delle leggi di funzionalità e il rispetto artistico del nostro imponente e poco conosciuto patrimonio di architettura rurale sana e onesta, ci darà l’orgoglio di conoscere la vera tradizione autoctona dell’architettura italiana: chiara, logica, lineare, moralmente ed anche formalmente vicinissima al gusto contemporaneo». Partendo da queste considerazioni che il progetto si sviluppa cercando di instaurare un rapporto tra la tipologia della casa di campagna e l’icastica tradizione dei luoghi. La geometria rigorosa regola il disegno e l’orientamento dell’abitazione rispondendo a precise misure e rinnovando quel paziente processo di trasformazione basato sulla sovrapposizione e sull’adesione alle regole preesistenti. La casa è composta da due livelli, uno alla quota del basamento e l’altro alla quota della grande loggia cadenzata dal ritmo serrato dei profili metallici. Le stanze interne sono disposte in modo tale che gli ambienti principali abbiano tutti un affaccio privilegiato a sud. I prospetti, scanditi da poche regolari aperture, danno all’abitazione un aspetto di chiusura. La casa severa si apre improvvisamente al paesaggio e dalla loggia, vera e propria soglia tra interno e esterno, è possibile traguardare la Maremma per spingersi con lo sguardo fino all’Isola del Giglio, come ultimo punto focale dell’orizzonte, quando la terra e il mare, indistinguibili girano.
L’intervento proposto nasce dall’esigenza di una giovane coppia che aveva intenzione di trasferirsi subito fuori Coreglia Antelminelli, su una collina a bassa densità abitativa, nella casa che era appartenuta alla nonna. L’abitazione esistente si componeva di una ex stalla e di un’abitazione con un grande terreno pertinenziale circostante. I lavori sono iniziati in data 23.12.2014 e finiti in data 02.12.2015. Gli interventi previsti erano necessari per migliorare le caratteristiche prestazionali dell’abitazione principale (due camere, cucina, due bagni, taverna al piano interrato) e dell’annesso (ove è stata realizzata la sala a doppia altezza), per riorganizzare la distribuzione interna e le aree di pertinenza esterne. Il progetto ha tenuto conto delle esigenze abitative del committente prestando particolare attenzione all’aspetto energetico. Abbiamo deciso di realizzare un cappotto termico, di installare pannelli solari termici, di riutilizzare le acque piovane per l’irrigazione del terreno circostante, scegliere un’illuminazione led a basso impatto, in modo da garantire l’adeguato confort e un sensibile risparmio nella gestione dei costi di manutenzione. I materiali sono stati scelti per l’alta durabilità e le caratteristiche prestazionali migliori per le soluzioni proposte. La buona riuscita dell’intervento è merito di tutti, dalla progettazione all’esecuzione, passando per ogni scelta condivisa e voluta fortemente dalla committenza.
Questo progetto riguarda la ristrutturazione di una villetta anni ’60, immersa in una foresta di faggi sopra l’abitato di Sammommè, Pistoia. Dopo mezzo secolo di onorato servizio i nuovi proprietari della villa decidono di rinnovare completamente l’edificio, come unica richiesta esplicita quella di espandere il balcone che domina la valle verso sud. Proponiamo un’operazione progettuale semplicissima: la costruzione di una loggia. Mantenendo invariata la preesistenza, la loggia viene ripetuta tutta intorno all’edificio, espandendo il volume abitabile pur senza aumenti di cubatura. Le due entità rimangono fortemente distinte: la preesistenza intonacata bianca, la loggia in legno lamellare. Con questo stratagemma, in un’area dove non è ammessa la demolizione e ricostruzione, come neppure l’ampliamento (condizione sempre più diffusa nei piani regolatori d’Italia) l’Architettura tenta il suo disperato tentativo di imporsi come linguaggio autonomo e come gesto leggibile dotato di un profilo, di un volto. La loggia, elemento tipico della tradizione toscana, trova due ragioni d’essere. Il primo è la necessità, nel contesto di una fitta foresta, di un dispositivo spaziale per esperire la soglia tra l’intimità protetta dell’interno e l’esuberanza naturale dell’esterno. Il secondo è il tentativo di reinventare completamente l’aspetto dell’edificio preesistente, ma senza occultarlo completamente, in modo da lasciar dialogare gli scarti e le contraddizioni tra le due fasi costruttive.
2018 - 2022 © Tutti i diritti riservati. Fondazione Architetti Firenze, Via Valfonda 1/a, 50123 Firenze
Cod.Fisc./P Iva 06309990486 | Privacy Policy | Cookie Policy
Design by D'Apostrophe | Developed by Shambix