La costruzione di una capanna, di modeste dimensioni, nasce dalla volontà di donare un nuovo segno riconoscibile all’interno del paese di Farnocchia. Tale simbolo mira ad instaurare un dialogo con il paesaggio circostante e a riportare alla luce, mediante una nuova interpretazione, i caratteri latenti del territorio. L’opera è concepita come un rifugio spirituale, un’occasione di riflessione e meditazione, un polo capace di attrarre e far sostare. Dall’esterno, le forma archetipa tronco piramidale reinterpreta, senza tuttavia ridursi a una mera copia, i segni propri del territorio ed in particolare quelli delle vecchie capanne di forma triangolare che in passato caratterizzavano l’area, ormai quasi del tutto scomparse. L’entrata, sottolineata dal varco stretto d’accesso che invita all’esplorazione, è filtrata da un blocco di pietra dove è possibile sedersi, attendere ed arrestare il tempo. Tale dispositivo lapideo costituisce simbolicamente una scala che aspira ad una monumentalità contenuta e convive armoniosamente con la domesticità ed intimità dello spazio. All’interno l’ambiente in penombra è illuminato da un lucernario, dal quale penetrano luce zenitale, pioggia e vento, e da una candela. La struttura, facilmente assemblabile e smontabile, è costituita da un telaio rivestito con un materiale semplice quale il legno. La costruzione è il frutto di un’opera partecipata per la comunità di Farnocchia.

Dentro o fuori?

I giovani committenti si sono affidati al nostro supporto per ristrutturare completamente 2 dei 4 piani del fabbricato, oltre che il giardino nella corte privata. Gli input che ci sono stati forniti erano piuttosto chiari: spostare gli ambienti di vita principali al piano seminterrato e il piano terra, così da vivere a pieno il giardino e la sua nuova piscina. Abbiamo deciso di posizionare la cucina e realizzare il soggiorno sul lato del fabbricato a ridosso del giardino, mettendoli in comunicazione tra di loro grazie alla realizzazione di un’apertura nella parete; questa operazione ci ha permesso di creare una nuova zona giorno a diretto contatto con il verde e la natura. Al di fuori è stata installata una pergola bioclimatica, come elemento di filtro tra esterno ed interno; grazie a questa, il soggiorno e la cucina, si espandono creando così una “stanza all’aperto”. Il resto del piano è stato rimodellato per ritrovare una serie di spazi utili alla vita quotidiana, come una libreria/cantinetta su disegno di colore blu, mentre il disimpegno è stato sfruttato per inserire un mobile spogliatoio, anch’esso su disegno, posizionato a fianco della scala di collegamento al piano terra. Il piano terra accoglie la zona notte. La parte a sud del fabbricato, dove prima erano presenti un soggiorno ed una seconda cucina, viene occupato dalla camera da letto padronale ed il suo bagno. Particolare attenzione è stata dedicata alla scelta dei materiali, dell’illuminazione e degli arredi.

Trama

Il progetto per le nuove residenze prende in considerazione il suo territorio di appartenenza e ne studia i caratteri principali al fine di restituire alla città un’architettura urbana radicata nel contesto. L’analisi tipologica della città ha evidenziato l’orditura rigorosa nelle facciate storiche esistenti: l’alternanza di spessori e matericità in prospetto disegna un filtro tra la vita pubblica e quella privata interna all’edificio. L’analisi dell’architettura storica aretina si presta alla suggestione formale del tessuto, il cui metodo di produzione, composto da trama, ordito e filato, genera sovrapposizioni alternate di elementi in grado di originare un unico tessuto. Il disegno dell’involucro di progetto compone un‘orditura regolare di segni verticali e orizzontali. Il progetto per le nuove residenze nasce da un volume costruito sui limiti dell’area, articolato in modo scalare. I terrazzi mettono in relazione lo spazio pubblico esterno e la casa, creando un filtro tra essi. La composizione degli aggetti avviene tramite la traslazione orizzontale dei terrazzi, in modo da creare spazi esterni per ciascun appartamento e variare le soluzioni abitative. Alla composizione si aggiunge la definizione cromatico-materica generale: l’intonaco rigato color pietra e il rivestimento ligneo ad elementi verticali, cercano un dialogo dell’edificio con l’intorno, conferendo allo stesso tempo un’immagine identitaria e riconoscibile.

Il progetto prevede l’allestimento di due sale destinate a ospitare l’Atelier di Palazzo Buontalenti, lo spazio dedicato alle attività educative di Pistoia Musei. Le stanze polifunzionali, oltre ai laboratori didattici, possono svolgere il ruolo di centro civico in grado di ospitare incontri e attività di formazione nel cuore della città, in continuità con gli spazi espositivi di Palazzo Buontalenti, Palazzo de’ Rossi e gli uffici di Fondazione Caript. Nelle due sale principali, l’identità del progetto è affidata alla bicromia biancoverde, alternanza cromatica memore dei monumenti pistoiesi. La pavimentazione in resina, gli allestimenti in mesh metallica e i nuovi infissi definiscono il dominio del verde, mentre le ampie campiture parietali e voltate sono connotate da un color bianco latte su cui emergono gli elementi in pietra serena originali, finemente restaurati. Cerchi luminosi, sospesi poco sotto la linea dei capitelli su cui impostano le eleganti volte storiche, illuminano le sale in modo diffuso. Nei locali secondari, utilizzati per il deposito e per la pulizia degli strumenti artistici oltre che per i servizi igienici, la colorazione gialla di resina, marmorino di calce, cementine e tenda, agisce da caldo contrappunto tonale agli ambienti principali.

Ottica Ballerini è un’attività con una lunga tradizione familiare nel centro storico di Grosseto, all’interno di un edificio Liberty vincolato dalla Soprintendenza. Il concept è stato sviluppato in stretta collaborazione con la committenza per fare emergere i valori di artigianalità e ricerca del dettaglio che la rappresentano. L’idea di progetto vede l’interno come un palcoscenico dove elementi eterogenei creano più azioni in grado di stimolare la curiosità dell’osservatore.A fare da scenografia è l’oro che celebra il presente e fa da ponte con la tradizione. Nuovi infissi e vetrine riprendono le cromie del marcapiano, mentre internamente nuovi arredi in acciaio si modellano sugli esistenti in legno mantenendo un distacco formale dagli stessi. I sistemi espositivi in metallo sono così sospesi e sottili contrapponendosi alla solidità degli elementi mantenuti. Texture materiche, come la calce delle pareti, la pavimentazione esistente in pietra e la finitura brunita e spazzolata dell’acciaio riprendono l’artigianalità del territorio. Il progetto della luce contribuisce a valorizzare la materia e svela simmetria e linearità dello spazio. Alle gole luminose a soffitto, si alterna un sistema puntale che mette in scena il prodotto e rende scultorei gli elementi in metallo. Il risultato è la reinterpretazione dell’esistente, partendo da quanto c’era il progetto trova le giuste proporzioni riuscendo attraverso forme e finiture a nascondere il nuovo con il vecchio e viceversa.

La struttura dell’antica stalla di una casa colonica, sulle colline che guardano il golfo di Talamone, è oggetto dell’intervento di restauro “Podere Civitella” che ruota fin da subito su due cardini: la passione dei clienti per il mondo dell’arte e l’importante carattere storico dell’edificio toscano. Nel rispondere alla necessità di inserire tre camere da letto con rispettivi bagni si è deciso di rispettare l’impianto originale a due navate, dedicandone una alla zona notte ed una a quella giorno. Le morbide curve delle pareti, inserite nella rigida struttura rurale, dapprima definiscono con la loro parte concava gli spazi delle camere per poi ricavare con la controparte convessa i bagni, in un flusso sempre più intimo che porta alle ampie docce circolari. Gli spazi giorno si articolano in tre momenti: la cucina con la sala da pranzo, il grande salotto conviviale e la zona del camino. Questa enfilade, scandita dai preesistenti archi a tutto sesto, permette una comunicazione tra gli spazi della vita quotidiana senza mai sovrapporli. I pezzi iconici di Pistoletto o di Ceroli, con gli altri dipinti e sculture, cercano il dialogo con le tonalità e le finiture scelte. Lo storico pavimento in cotto del soggiorno si reinventa nel mosaico color mattone della zona notte, le travi dipinte interagiscono con i toni verdi dei soffitti delle camere, plasmando l’atmosfera della nuova stalla restaurata: rigorosa nelle sue geometrie esterne ed armoniosa nelle forme e tonalità interne.

Il progetto riguarda la ristrutturazione e l’allestimento di interni di uno spazio commerciale adibito ad un Atelier di abiti da sposa di alta sartoria made in Italy. La committenza necessitava di uno spazio ampio espositivo e di un camerino che al bisogno potesse anche essere suddiviso in due ambienti, oltre che di una sartoria nello spazio retrostante il negozio, con accesso diretto dalla zona prova. Lo stile dell’Atelier doveva rispecchiare l’eleganza e l’artigianalità del marchio pertanto sono stati volutamente disegnati ad hoc tutti gli arredi interni, le decorazioni in parete ed a soffitto arricchiti con l’uso di cornici applicate, nonché selezionate accuratamente finiture e complementi d’arredo: esempio sono i lampadari della ditta Vistosi, il parquet in rovere posato a spina italiana, la carta da parati di Armani Casa e Casamance. Artigiani locali hanno realizzato con materiali di pregio le appenderie in ferro verniciato bronzo, le pareti divisorie in vetro stratificato fluted e specchio, le porte interne in legno sia bugnate laccate sia a scomparsa filomuro. Attenzione particolare infine alle vetrine come elemento scenografico percepito dall’esterno, di cui inoltre sono stati sostituiti gli infissi con soluzione a tutto vetro extrachiaro. All’interno delle stesse prende la scena una grande quinta realizzata anch’essa su disegno, in ferro e pannelli rivestiti in carta da parati, studiata appositamente per fare da sfondo ai pregiati abiti esposti.

La casa addossata ad un preesistente edificio si trova nel vecchio borgo di Collodi in prossimità della chiesa di San Bartolomeo.L’edificio su tre livelli, ha dimensioni molto limitate: all’interno 7,7m. di lunghezza, 3m di larghezza, un’ altezza al colmo di 8,80 m: quasi una casa torre.Quando fu acquistata da mio padre per realizzarne una residenza estiva era inabitabile; tetto, pareti e solai era crollati.La presenza di questo vuoto è stato l’elemento conduttore del progetto di recupero.La finalità era quella di esaltare il vuoto e la luce, favorire la trasparenza tramite l’eliminazione di tutte le pareti lasciando visibili tutti i locali. All’interno di questo vuoto un cubo sospeso, rivestito completamente in legno di rovere accoglie al suo interno la camera;sotto la cucina e sopra al secondo piano con la camera-studio. La scala e la passerella che collegano i livelli, in grigliato con zincatura nera, si sviluppano intorno a questo vuoto, permettendo di esplorarlo e viverlo. La trasparenza viene esaltata dal solaio del secondo piano in metallo che permette la vista della copertura già dall’ingresso. Relativamente alla tipologia costruttiva è stata scelta un soluzione completamente ‘a secco ‘ realizzando solai in travicelli di legno lamellare poggiati su profili perimetrali di acciaio che determinano la cerchiatura orizzontale interna. Le pareti esterne e interne sono state lasciate conpietre a vista.infissi di legno. Fine lavori 19.04.2021 Prot.13149

Lo scenario paesistico in cui è inserito il borgo di Torri trova la sua unicità nelle relazioni tra gli elementi che lo compongono: il centro storico dialoga con il paesaggio agrario modellato dall’azione antropica nel corso dei secoli. La lettura del territorio è stata quindi fondamentale per un progetto che mirasse a recuperare gli spazi pubblici del borgo, volendo fornire anche una chiave di lettura della memoria storica del tessuto urbanistico. L’intervento si costituisce quindi di un nuovo disegno dei luoghi cardine della socialità di Torri restituito tramite lo studio ed il ricordo della coltura a grano, la più diffusa nel territorio di pertinenza produttiva del borgo: una pavimentazione architettonica con ghiaia a vista, eco dell’antica viabilità in terra battuta, si intreccia a ricorsi in pietra calcarea, riflesso dei solchi tracciati con l’aratro durante la semina. Le necessità tecnologiche del materiale portano quindi all’utilizzo di sottili ricorsi metallici bruniti, pretesa per l’identificazione degli antichi assi viari e del loro tracciato desunto dalle indagini di archivio. Tramite sedute in pietra ed essenze autoctone si costituisce un arredo urbano in grado di restituire gli spazi ove la socialità si condensava in tempi in cui il borgo era ancora centro nevralgico di un tessuto produttivo vocato all’agricoltura: dinamiche sociali, da tempo inaridite nei piccoli centri, che possono rinascere tramite una lettura consapevole del proprio passato.

Il Museo del Cristallo di Colle di Val D’Elsa ha dovuto chiudere vari anni a causa di notevoli lavori di restauro e risanamento che si sono chiusi nel 2020 sotto il progetto e direzione lavori dello Studio tecnico Associato S.T.I.G. Data l’importanza di un settore artigianale ancora vivo sul territorio e che ha fatto la storia del paese, il Comune di Colle nel 2020/2021 ha deciso di sfruttare l’occasione per ripensare un nuovo allestimento, incaricando un team di professionisti per progettare la nuova veste del museo. Trattandosi di una materia viva, e non una semplice collezione storica di un popolo scomparso, è stato fondamentale coinvolgere parte degli artigiani e dei cittadini. E’ iniziato così un percorso esemplare di co-progettazione, lungo più di un anno, in cui si è riunito un comitato scientifico composto da alcuni membri dell’amministrazione comunale, artigiani del settore, esperti del vetro e del cristallo, ed i vari professionisti incaricati. La progettazione è nata da un continuo ascolto e dibattiti, che se da una parte ha allungato i tempi, dall’altra ha dimostrato la qualità unica del progetto finale. I tecnici sono stati la mano che ha tradotto su carta, e poi in concreto nella direzione lavori, le idee nate da questi continui e fruttuosi scambi. Un progetto che ha riacceso speranze, ricordi e nuove prospettive per la cittadinanza e per il settore del cristallo, che affascina e rimane una delle principali eccellenze di Colle Val D’Elsa.

MEAT-ings

MEATings è un tavolo grande e abitabile, alla scala del paesaggio. Si poggia su una piattaforma triangolare in cotto, che livella un pendio tra i filari di viti a Panzano in Chianti. Qui, una foresta di gambe rosse sostiene una superficie circolare a 110 cm da terra, in pannelli di abete – verniciati nella parte rivolta verso il basso, ma lasciati al naturale, liberi di trasformarsi, su quella che guarda il cielo. Ne nasce una piccola architettura per usi molteplici: piano d’appoggio, tavolo e tetto. Una volta seduti, non intorno ma sotto, si è accolti all’interno di un rifugio, compresso ma accogliente, che permette di ammirare l’orizzonte – incorniciandolo. MEATings ha un diametro totale di 4,8m e si compone di 8 pezzi indipendenti, affiancati ed agganciati. Vi sono una serie di fori di varie dimensioni: per mani, teste, spalle e busti. Soglie da oltrepassare, per mettere in comunicazione il mondo di sopra con quello di sotto. Vi è anche un sistema di botole multiformi, ancorate ed incernierate ad una fitta trama di travi, che aumentano la porosità dell’intero tavolo, trasformandolo in un gioco spaziale: sono proprio gli avventori che, giocandoci, confrontandosi e reinventando il modo di usare il proprio corpo, ne possono determinare le configurazioni ed il profilo tridimensionale. Nei prossimi mesi, insieme a Dario Cecchini, sarà teatro di spettacoli e laboratori ludici, per esplorare i confini del consumo consapevole della carne: i MEATings, tra pedagogia e convivialità.

Casa M-U

Progetto di interni del 2021 realizzato nel centro storico di Firenze in Via dei Tosinghi, al quinto e sesto piano del Palazzo de’ Visdomini. Il progetto si propone di risolvere lo spazio dell’appartamento limitando al minimo gli interventi: al piano inferiore un elemento pieno perimetrale, una sorta di boiserie reinterpretata ed “estrusa”, riveste le pareti e viene scavato attraverso sottrazioni per ricavare i vari elementi di arredo necessari, liberando la pianta. Il nuovo elemento perimetrale, a seconda della quota che va a battere, ospita così da un lato il divano mentre sull’altro accoglie il camino definendo con un solo gesto la zona soggiorno, su cui si apre la nuova cucina. Sul lato del camino l’arredo ospita una parete tessile scorrevole a scomparsa che all’occorrenza può dividere l’ambiente per ricavare una stanza per gli ospiti. Il piano superiore è raggiungibile attraverso la nuova scala, un elemento in parte integrato nell’arredo perimetrale, che ne accoglie i primi gradini, in parte nascosto all’interno di un volume sospeso. Anche a questo piano interventi contenuti e l’introduzione di pochi nuovi elementi ridefiniscono lo spazio esistente: il bagno è stato allargato rispetto all’esistente, ricavando la doccia in uno spazio posto a una quota inferiore precedentemente utilizzato come ripostiglio. Nella camera, l’elemento della testata del letto funge anche da parapetto della nuova scala, mentre la parete viene estrusa accogliendo quanto necessario.

Premio Architettura Toscana

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