Negando il principio del foderare o dell’appoggiare alla struttura architettonica che ospita, il volume allestitivo, indipendente rispetto all’involucro dell’edificio storico oscurato da un sistema di pannelli scorrevoli, nasce integrandosi e sviluppandosi a partire dai vincoli strutturali e funzionali e consente una chiara distribuzione dei flussi, una flessibilità nell’allestimento delle opere e la totale integrazione della distribuzione impiantistica. In posizione baricentrica rispetto allo sviluppo longitudinale, l’allestimento individua un percorso espositivo perimetrale, per poi aprirsi ed accogliere al suo interno una sala più raccolta, dove una grande teca orizzontale sospesa, consente l’esposizione delle opere dalla conservazione più fragile. Sottoposto a sottrazioni per determinare tagli e scorci prospettici in una combinazione ragionata di pieni e di vuoti ed assorbire il volume irregolare delle teche incassate a geometria variabile, ne deriva un’architettura spigolosa, precisa, netta che si plasma per rendersi allestimento, evitando l’inutile ricorso alla decorazione e definendosi esclusivamente per la composizione degli elementi tridimensionali. Nel superamento del concetto di oggetto architettonico, le teche, che si connotano per il grande valore plastico con piani inclinati, infrangono la severità e la nettezza del volume architettonico, creando un’immagine dinamica e vibrante, ma conservando al tempo stesso la precisione univoca dell’architettura espositiva.
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