Intervento di ristrutturazione per la modifica dall’originaria destinazione di ufficio a quella di residenza. L’immobile suddiviso in due unità immobiliari tra loro comunicanti tramite la terrazza esterna, aveva già una sua connotazione precisa che ha permesso di ricavarne un’abitazione con tre bagni, tre camera due cucine, soggiorno e pranzo. Collegato con l’ascensore condominiale è stato effettuato un lavoro che permettesse lo sbarco diretto in casa avendo cura di mantenere intatta tutta la pavimentazione in legno di Teak Siam. Proprio il deciso colore dei pavimenti in legno, ha indirizzato la scelta progettuale attraverso la connotazione cromatica delle pareti e dei soffitti, smorzata ed “incorniciata” da diversi profili in gesso e da un deciso stacco a terra tramite il battiscopa alto venti centimetri. La scelta dell’illuminazione e dei diversi apparecchi, spesso utilizzati in maniera anomala rispetto alla loro originaria destinazione, ha permesso di creare assieme alle imbiancature, alle porte con altezza di duecentocinquanta centimetri, alle cornici ed al pavimento quell’idea di progetto d’interni, prima ancora che gli arredi definissero la diversificazione degli spazi. Il mio lavoro si è esteso fino alla scelta degli arredi, dei tessuti, dei complementi ed alla progettazione di componenti d’arredo ad hoc. L’estrema fiducia che la committenza ha riposto nelle scelte spesso difficili da immaginare del progettista, è stata poi quell’ulteriore nota di “progetto” che ha qualificato questo lavoro.
Il progetto di recupero e riuso del Palazzo Pretorio di Pontedera, PALP, nasce dalla volontà di rilanciare un importante edificio del centro storico offrendo una risposta all’abbandono, attraverso una proposta di rifunzionalizzazione dell’edificio che andasse a creare uno spazio urbano strategico di incontro e scambio per la città. Partendo dalla lettura della sua storia di stratificazioni nei vari periodi architettonici l’intervento di recupero a fini culturali, istituzionali e ricreativi è risultato fin dall’inizio estremamente complesso. Il progetto in linea con quanto richiesto dal bando, ha previsto al piano terra nella parte del loggiato chiuso da vetrate, un ristorante una zona caffetteria e area living. Sulle pareti del loggiato sono state conservate le targhe commemorative presenti e per annullare il classico effetto bar è stato progettato un giardino verticale con sedici essenze selezionate da botanici che caratterizza l’ambiente creando uno sfondo scenografico. Il piano primo, che si sviluppa su due livelli, ospita il nuovo spazio espositivo. Grazie alla disposizione sequenziale degli ambienti con piccole demolizioni ed accorgimenti è stato possibile realizzare uno spazio museale di dieci sale e la sala accoglienza/biglietteria e servizi vari per una superficie di circa 700 mq.
L’edificio è stato costruito nel 1940, come magazzino, privo di pregi artistici e decorativi, successivamente adibito a civile abitazione e donato alla parrocchia, per essere usato per le celebrazioni eucaristiche. Dovevamo rispondere alla fondamentale esigenza della committenza, la parrocchia, di ottenere, nel nuovo progetto, un’aula priva di qualsiasi struttura muraria che impedisse la visione diretta del presbitero durante la celebrazione. Oltre alla ricerca di una nuova e più appropriata distribuzione interna, volevamo che il luogo di culto si prolungasse all’esterno, con un sacrato, in parte coperto, luogo di sosta e di aggregazione per gli abitanti del quartiere. Alla facciata è applicato un rivestimento, una “facciata ventilata”, che impedisce la vista dal basso della copertura, isola termicamente la parete esterna e “incornicia” il portale d’ingresso, evidenziandolo. Il portale non risulta un elemento edilizio aggiunto alla facciata, ma ha una continuità strutturale con le travi interne ed una continuità visiva con il resede esterno, sulla strada. Questo diviene “pausa architettonica” rispetto agli edifici circostanti, privo di segni superflui, sobrio e, con il piccolo sagrato antistante, introduce il fedele all’interno della cappella. “Pausa architettonica” che consente di rispondere alle esigenze della Commissione Episcopale Italiana che ci impone la “riconoscibilità del luogo di culto”. L’ingresso è delimitato da due fioriere laterali che diventano sedute.
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