Opera Prima
Progettare è anche ricostruire il discorso tramite un frammento di un luogo, metafore, nel tentativo di dare forma nuovamente ai fatti dell’uomo. Racconta Carmelo Bene parafrasando un testo di Boris Pasternak che “Il poeta vede al tempo stesso e da un punto solo ciò che è visibile a due isolatamente”. Anche qui, ne “La Libecciata”, il guardare è un atto fondativo dell’architettura, e consente di scorgere da uno stesso punto due lati del paesaggio: la terra e il mare ma anche la città, già storica mediazione questi due elementi naturali, che soprattutto nel Tirreno, principio delle cose, costruisce la sua storia passata oltre che quella attuale. Muri, basamenti, finestre, si aprono e si spezzano nei tracciati urbani di una città in qualche modo porosa, una pietra pomice trovata sul lungo mare del litorale toscano e scavata lungo infinite cavità dall’acqua e il suo sale, come gli stretti vicoli della città marinara. Luce e oscurità ne riempiono l’aria salmastra, la saturano di cristalli in sospensione, microscopici frammenti di luce che macchiano quasi pittoricamente il reale, lo sbiadiscono e si depositano sugli oggetti smussandone le asperità e gli spigoli, erodendone la materia, un po’ come guardando da dietro un vetro incrostato dal salmastro un mondo nuovo, lo stesso mondo che differente si staglia sulle tele del Fattori che da queste vie è passato.
Indirizzo
via Gustavo Uzielli 74, LivornoProgetto dal
2016al
2017Realizzazione dal
2017al
2018Candidature di architetture realizzate sul territorio toscano dal 31 gennaio 2012 al 1° febbraio 2017.
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