Musealizzazione della fornace storica Cioni-Alderighi a Montelupo Fiorentino. Montelupo (FI) è città della ceramica. La fornace pre-industriale Cioni-Alderighi ne è testimonianza storica nonché sito museale civico. Con un budget di 35K, Fondazione Museo Montelupo e Comune hanno richiesto il progetto di un’installazione permanente dedicate alla produzione tradizionale della ceramica e il progetto di uno spazio flessibile, tale da ospitare più funzioni (conferenze, mostre, laboratori), che fosse sostenibile in termini economici e gestionali. La fornace, addossata alle mura trecentesche, è un edificio rurale su due piani. La manipolazione ceramica avveniva nel cortile e al piano terra, la parte di decorazione al secondo e quella di cottura in un ambiente adiacente al momento non accessibile. Il progetto di musealizzazione mette in scena il racconto site-specific del lavoro di un ceramista e, in collaborazione con il duo artistico I pastis, sperimenta una modalità di storytelling legata alle forme della video-arte. Suoni e immagini guidano il visitatore all’interno di una bottega, le protagoniste sono le mani che lavorano e il loro suono. Ogni postazione, che corrisponde ad una tappa delle lavorazioni, consiste in un videoproiettore, un sistema di diffusione audio e gli oggetti e gli arredi originali. Una grande tenda può configurare diverse modalità di uso degli spazi (percorso, conferenza, mostra). Al primo piano l’intervento si concentra sugli arredi. L’intervento è lo step uno del programma di recupero dell’area museale di Palazzo Podestarile.
L’intervento generale di riordino dell’impianto sportivo pubblico ASSI GIGLIO ROSSO di Firenze è stato attuato per fasi successive che si sono concluse nel marzo 2013. La prima fase ha avuto come oggetto la ristrutturazione dello storico fabbricato “Casa del Custode” per uso spogliatoi atleti e la realizzazione della Club House a servizio sia dell’impianto sportivo che della città. È seguito il recupero delle aree verdi con l’eliminazione delle superfetazioni e delle strutture distrutte dall’incendio del ’73 con la realizzazione del percorso accessibile perimetrale all’impianto anche per utenti DA. Ultima fase la “Nuova Sede” ed il blocco servizi igienici della tribuna spettatori. I nuovi manufatti si inseriscono nel delicato contesto ambientale con scelte sia planimetriche sia altimetriche che richiamano allineamenti ed assi delle preesistenze. Il coraggio formale di alcune soluzioni intende esaltare la dinamicità ed il movimento pur rimanendo ancorato ad una composizione geometrica semplice e ad una formalità legata alla tradizione architettonica fiorentina. I nuovi materiali usati, granito ceramico e rame, non contrastano con lo specialissimo ambiente definibile come vero e proprio “parco sportivo”. Un modo nuovo, su un contesto antico, di concepire l’attività sportiva come elemento di aggregazione sociale attraverso la rilettura architettonica dei luoghi intesi ora non più come un parco di episodi ma di nuovi spazi tra loro interagenti.
L’edificio, posto appena fuori dalla città storica, è il frutto di un progetto di recupero di un’antica fabbrica tessile che ha re-interpretato la stereometria e la regolarità dell’edificio esistente, ed aperto il volume alla città. La nuova immagine offerta è una sorta di “sfocatura” dell’opificio industriale, che, come nei dipinti di Richter, introduce nuove dimensioni di significato. La struttura è stata rivestita da un tessuto in alluminio traforato bronzato, al fine di rendere visibile, in trasparenza, le caratteristiche architettoniche della costruzione preesistente. La progettazione degli interni è stata concepita come dialogo tra gli elementi caratterizzanti l’ex edificio industriale ed i nuovi elementi funzionali, generando degli spazi interni polivalenti aperti al pubblico, collegati da corridoi che rivestono la funzione di ambienti di relazione, e che restituiscono un’immagine rappresentativa del ruolo pubblico. L’apertura su via Baldanzi, che apre la sala Consiglio verso la città, ed una serie di “tagli” operati sull’edificio esistente, introducono segni contemporanei caratterizzati dalle forme architettoniche articolate e dal rivestimento in acciaio corten, enfatizzati dal nuovo ponte di collegamento in Uglass. La classe energetica dell’edificio è A+, conseguita utilizzando fonti di energie rinnovabili in ogni condizione di funzionamento, in particolare solare elettrico e termico, geotermia, tetto ventilato con isolamento in lana di pecora.
L’edificio, posto appena fuori dalla città storica, è il frutto di un progetto di recupero di un’antica fabbrica tessile. È un esempio significativo di edilizia industriale della città di Prato, caratterizzato dalla partitura cadenzata delle aperture dei fronti e, soprattutto dall’impianto planivolumetrico complessivo. L’edifico è rimasto intatto nelle sue caratteristiche architettoniche ad eccezione dei profondi tagli d’ingresso che delimitano l’Auditorium rispetto al restante edificio, tali da permettere la realizzazione, anche per mezzo del recupero delle aree attorno a Via Pelagatti (realizzazione nuovo parcheggio pubblico, percorso attrezzato di collegamento tra Via Valentini e Via Pelagatti, percorso verde attrezzato di collegamento con Via del Romito e di un tratto di pista ciclabile), di una relazione dell’intero edificio al contesto limitrofo ed appunto a Via Valentini, tradizionale asse direzionale della città di Prato. Dai tre tagli d’ingresso si accede all’interno di una grande corte centrale, che è sicuramente una delle parti più interessanti dell’edificio, sia per la dimensione e le proporzioni urbane, che la rendono uno dei luoghi “nascosti” più affascinanti di questo comparto urbano, sia per le caratteristiche architettoniche planimetriche e dei fronti. L’attuale corte interna si trasforma così in una nuova centralità urbana, una piazza-giardino relazionata al contesto limitrofo, anch’esso recuperato, con un nuovo, importante, collegamento a via Valentini.
UN NUOVO SPAZIO A SERVIZIO DELLA PARROCCHIA E DELLA COMUNITÀ’ TORNA A PRENDERE VITA ALL’INTERNO DEL COMUNE DI BIENTINA IN PROVINCIA DI PISA. LA SALA E’ DEDICATA A SAN GIOVANNI BOSCO, IL SANTO PATRONO DELLA GIOVENTÙ’. IL FABBRICATO, DENOMINATO EX CINEMA ‘LA TORRE’, OGGETTO DI RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO, COMPLETATO ORIGINARIAMENTE NEL 1958, RIMASE RIFERIMENTO STORICO DEL TEMPO; INIZIO’ COSI’, UN PERIODO DI CRISI DELLE SALE PARROCCHIALI E FU DEFINITIVAMENTE CHIUSO ALLA FINE DEGLI ANNI ’70. NEL 1988, LA ‘BANCHINA’ DI BIENTINA LO RICEVETTE IN COMODATO GRATUITO PER LE NECESSITA’ DELLA ASSOCIAZIONE ‘FILARMONICA BIENTINESE. RIMASTO POI CHIUSO PER DIVERSI ANNI, NEL 2013 LA PARROCCHIA SI E’ RIVOLTA ALLA STUDIO TECNICO TONI E SONO COSI’ COMINCIATI I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE, ATTRAVERSO L’AUSILIO DI MAESTRANZE LOCALI. L’INTERVENTO, CONCLUSOSI CON L’INAUGURAZIONE DEI LOCALI, NEL FEBBRAIO 2017, SI E’ POSTO COME OBIETTIVO QUELLO DI RI-FUNZIONALIZZARE L’EX CINEMA, CON L’ADEGUAMENTO COMPLETO DI TUTTI GLI IMPIANTI , COMPRESO L’INSTALLAZIONE DI UN IMPIANTO AUDIO-VIDEO DIGITALIZZATO, CREANDO COSI’ UNO SPAZIO POLIFUNZIONALE DI AGGREGAZIONE. LO SPAZIO E’ COMPOSTO DA: INGRESSO, PLATEA CON PALCOSCENICO E GALLERIA (PIU’ ALTRI SERVIZI ANNESSI) E ACCOGLIE UN MAX DI 157 POSTI A SEDERE. IN QUANTO SALA POLIFUNZIONALE PER RAGAZZI IL RESTYLING INTERNO HA CERCATO DI CREARE UN AMBIENTE, FRESCO, COLORATO E ACCOGLIENTE CERCANDO ANCHE SOLUZIONI E MATERIALI INNOVATIVI.
Il recupero delle Mura antiche, ha permesso di riqualificare il percorso, che da Via Massetana sale lungo una rampa (esterna alla cinta muraria), varca le mura tramite una fenditura, contenuta in un involucro in cor-ten, illuminato di notte e collega il centro storico attraverso Via Maremma. Uno scavo archeologico ha evidenziato tracce di abitazioni medioevali, che nessuna cartografia aveva mai individuato. Il cammino di riscoperta delle Mura, pavimento in pietra arenaria, include l’Opera a Verde ideata dall’artista Maria Dompè: un luogo senza tempo dove vivere un’esperienza sensoriale, accompagnati da un mix di sonorità musicali e dall’effluvio floreale misto ad aromi mediterranei. Il giardino, denominato SOL OMNIBUS LUCET e dedicato a Norma Parenti la giovane partigiana fucilata dalle truppe tedesche nel 1944, è costituito da una sorta di cerchio energetico spiroidale, con traiettorie centripete ondulate e alternate sia da dossi rifiniti in prato, modellati e contenuti in lastre di cor-ten incise con motti latini, sia da sentieri concavi, pavimentati in pietra a secco. Il disegno complessivo è incorniciato da un cerchio di pietra intervallato da fioriture a ciclo stagionale e alberi ombreggianti a favorire sedute meditative in cor-ten. Al centro dell’opera, l’artista ha creato un piccolo pozzo in pietra urbana riciclata, per contenere (interrandoli) sogni e desideri scritti da studenti massetani, con l’intento di ripetere periodicamente un rito catartico di condivisione.
Lo spazio centrale chiuso da partizioni trasparenti e opache intorno al quale si snoda un unico spazio divisibile da pareti mobili che individuano l’area riposo, l’area pranzo e i laboratori. Le partizioni mobili consentono di utilizzare questi spazi in modo diverso a seconda del progetto didattico, del numero di bambini presenti, della possibilità di ospitarvi eventi che coinvolgano bambini e genitori .La forma sferica e la presenza di ambienti che si aggregano intorno all’aula centrale creano una distribuzione estremamente fluida e una maggiore facilità nel controllo dei bambini da parte degli educatori. Spazi interni: didattico per i bambini dai 18 mesi ai 6 anni, servizi igienici, il laboratorio/atelier centrale,gli ambienti polifunzionali (riposo/laboratori), il refettorio, cucina, lavanderia, dispensa, locale tecnico Progettazione integrata e studio bioclimatico dell’architettura Geotermia Pannelli solari Pannelli fotovoltaici Recupero acqua piovana impianto di ventilazione interna (in mq) superfice lotto 1186,Sul 418,giardino 424,Volume 1566 mc
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