Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria di Wuhan (Cina) segnalava all’Organizzazione Mondiale della Sanità un cluster di casi di polmonite a eziologia ignota, quella che poco dopo tutto il mondo avrebbe conosciuto come Covid-19. L’OMS avrebbe dichiarato ufficialmente lo stato di PANDEMIA e l’8 marzo l’Italia dava avvio al lock-down nazionale. Saranno mesi molti difficili da affrontare, dove oltre alla paura di contrarre il virus si diffonde uno stato d’incertezza globale su come la vita stessa potrà riprendere. In questo clima, durante il lock-down, nasce la voglia di reagire all’isolamento forzato, si cercano e si studiano risposte che possano in qualche modo riportare la gente a vivere gli spazi pubblici in sicurezza. La ricerca sulle nuove tematiche dell’abitare gli spazi urbani che la pandemia impone, ci porta a formulare un cambio di paradigma. La proposta progettuale si articola sul tracciamento nel parco urbano di una serie di cerchi che possa garantire alle persone che stanno all’interno del perimetro la completa sicurezza attraverso il mantenimento del distanziamento sociale. Il parco, anche se popolato in condizioni di distanziamento dava l’idea di una comunità coesa e viva; vivere soli ma non in solitudine. All’interno di alcuni cerchi sono stati installati degli ombrelloni per avere la possibilità anche nello ore più calde di godere dello spazio pubblico, ed è stato pensato un percorso d’arte (street art) all’aperto usufruibile da tutti.

Un muro recinto percorso avvolge i volumi essenziali dell’atelier disegnando spazi vuoti… spazi per l’arte. L’idea di Atelier alla base del progetto è che abbia le potenzialità per evolversi gradualmente nel tempo in un organismo più complesso, un polo delle arti contemporanee che possa ospitare mostre e performance, in stretto rapporto con il territorio e le sue specificità, con una grande attenzione alle accademie d’arte e in stretto contatto con i laboratori artigianali presenti nel luogo. Dalla corte centrale si svolge la rampa che, con la sua leggera pendenza, a spirale, dinamizza e mette in relazione tutti gli spazi esterni, penetra il corpo principale, lambisce le ampie terrazze e ridiscende infine nel cuore della collina per diventare un percorso ipogeo a supporto dello spazio di futura espansione previsto interamente scavato nel profilo della collina. La superficie del muro-percorso è realizzata con un impasto di terre e pozzolana steso su un sottofondo di giunchi intrecciati e parzialmente bruciati. Il muro ha il colore della terra, una pelle viva, mai uguale nel tempo, che seguirà il lento degrado del giunco, supporto ideale per la vegetazione che man mano lo sostituirà. Il progetto per sua vocazione pone grande attenzione ai materiali ed all’utilizzo di criteri di sostenibilità, in particolare è stato previsto l’utilizzo del legno per le strutture e una parte dei rivestimenti esterni. Pietra, fibre naturali, calce e argilla per gli altri rivestimenti esterni.

Un muro recinto percorso avvolge i volumi essenziali dell’atelier disegnando spazi vuoti… spazi per l’arte. L’idea di Atelier alla base del progetto è che abbia le potenzialità per evolversi gradualmente nel tempo in un organismo più complesso, un polo delle arti contemporanee che possa ospitare mostre e performance, in stretto rapporto con il territorio e le sue specificità, con una grande attenzione alle accademie d’arte e in stretto contatto con i laboratori artigianali presenti nel luogo. Dalla corte centrale si svolge la rampa che, con la sua leggera pendenza, a spirale, dinamizza e mette in relazione tutti gli spazi esterni, penetra il corpo principale, lambisce le ampie terrazze e ridiscende infine nel cuore della collina per diventare un percorso ipogeo a supporto dello spazio di futura espansione previsto interamente scavato nel profilo della collina. La superficie del muro-percorso è realizzata con un impasto di terre e pozzolana steso su un sottofondo di giunchi intrecciati e parzialmente bruciati. Il muro ha il colore della terra, una pelle viva, mai uguale nel tempo, che seguirà il lento degrado del giunco, supporto ideale per la vegetazione che man mano lo sostituirà. Il progetto per sua vocazione pone grande attenzione ai materiali ed all’utilizzo di criteri di sostenibilità, in particolare è stato previsto l’utilizzo del legno per le strutture e una parte dei rivestimenti esterni. Pietra, fibre naturali, calce e argilla per gli altri rivestimenti esterni.

VoipVoice Headquarters

Il progetto VoipVoice si inserisce in quel filone di ricerca teso a riattivare zone produttive che hanno arrestato il loro processo di completamento a causa della crisi edilizia iniziata nel 2008.
Il progetto si è posto vari obiettivi. Interrompere il rapporto di chiusura con lo spazio pubblico, aprendo lo spazio antistante l’edificio alla città. Filtrare, ma non nascondere, il lavoro che vi si svolge all’interno. Richiamare metaforicamente la rete digitale, elemento motore sia dell’attività di VoipVoice che della società contemporanea. Traguardare i fabbricati circostanti a favore di coni visivi verso il paesaggio delle colline. Ricercare l’innovazione, come innovativa è il tipo di attività che si svolge: commercializzazione, comunicazione e ricerca di servizi di rete voip. Creare un parallelismo tra luce, ombra e materia in modo da suscitare nei fruitori una positiva sensazione di stupore, meraviglia e divertimento. L’essenza del progetto si trova rapporto di continuità interno/esterno e nel rapporto di dissolvenza terra/cielo, come è evidente nel differente uso di materiali e colori negli spazi interni a piano terra e piano primo.

Premio Architettura Toscana

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