L’intervento per il nuovo laboratorio è riferito all’ampliamento dell’attività di trasformazione dei prodotti aziendali della Fattoria di Rimaggio. La configurazione architettonica unisce esigenze di tipo funzionale con esigenze estetiche, trovandosi all’interno di un contesto storicizzato e dove, nel tempo, si sono sovrapposti segni della storia rappresentati da fabbricati di vario genere, dalla composizione volumetrica all’uso dei materiali. A questi, ed in particolar modo a quelli di maggior pregio, si riferisce il progetto, non prescindendo da una accurata lettura del luogo per un corretto inserimento nel contesto ambientale.

Cantina Ornina

La cantina vinicola Ornina nasce dall’incontro fra un architetto fortunato, una committenza illuminata, una ditta paziente, un’amministrazione comunale molto aperta. Nella progettazione si è partiti dallo studio del luogo e dell’azienda, infatti l’edificio è concepito per rappresentare un prodotto fortemente legato al territorio da cui nasce. I vini, fortemente innovativi, nascono da una sperimentazione fatta con tre elementi: terra, vento e luce, seguendo tecniche di coltivazione biodinamiche. Così l’edificio è stato concepito in rapporto con la terra circostante, con la luce e con i panorami del Casentino. La cantina non è completamente interrata ma emerge dal pendio e garantisce un rapporto diretto con l’esterno: i percorsi (che hanno costituito parte integrante della progettazione) sono studiati per creare una forte interconnessione con il terreno fino a fondersi con la copertura verde. Le aperture, non eccessivamente grandi, sono poste in punti di particolare interesse dei percorsi per offrire viste sia dall’interno verso l’esterno che viceversa. Anche il ciclo di produzione del vino ha avuto la sua parte nella creazione degli spazi, in modo da garantire una lavorazione per caduta, con utilizzo minimale di macchinari elettrici. In linea con la filosofia di produzione dell’azienda Ornina, l’intero edificio è costruito in bioedilizia e concepito per essere autosufficiente dal punto di vista energetico.

ampliamento di abitazione monofamiliare

L’intervento prevede la riqualificazione dell’area dove sono collocati una coppia di blocchi di loculi a fila verticale tra due manufatti esistenti nell’ultimo ordine del Cimitero Monumentale di Arezzo, in prossimità del bastione della Fortezza Medicea. Il progetto ha riguardato la trasformazione dell’attuale spazio in una cappella funeraria chiusa ad uso privato, nel riaspetto dei caratteri del sito e di tutela paesaggistica delle presenze storiche esistenti. La scelta progettuale è stata quella di realizzare una cappella con caratteri di leggerezza e trasparenza in modo tale da non alterare i rapporti morfologici e le finiture dei manufatti esistenti mediante uno spazio chiuso e utilizzo di componenti opachi; inoltre, mantenere libere le visuali lungo i percorsi interni che guardano la fortezza. Le dimensioni dell’area sono: larghezza 3.40 ml, lunghezza 2.65 ml, altezza 4.60 ml. Il sistema costruttivo utilizzato è costituito da un telaio metallico in acciaio inox satinato e vetro strutturale. Anche le griglie laterali svolgono funzioni strutturali per consentire di avere lastre sottili.

CENTRO*

Il CENTRO*Arezzo trae spunto dal logo Coop e dalla relazione con la città storica. Il primo elemento caratterizzante del logo è il cerchio. La ripetizione di questa forma geometrica è l’elemento chiave dell’intervento. L’aggregazione di cerchi di diverso diametro, inseriti in una griglia geometrica, genera un pattern che viene declinato nell’edificio creando effetti percettivi variabili. Il secondo spunto del logo è quello della continuità tra le lettere, che conferisce ad esso una lettura unitaria. Allo stesso modo un nastro continuo diventa l’elemento generatore degli spazi, accompagnando il visitatore in un sentiero fluido e curvilineo. Il pattern genera una superficie bianca, forata, dai raccordi curvilinei che si articola nella facciata esterna, nel soffitto del percorso interno, sviluppandosi nelle facciate della piazza. La scansione degli ambienti del CENTRO*Arezzo e l’articolazione dei percorsi è tesa a ricreare la spazialità della città storica nei suoi elementi caratterizzanti: la strada e la piazza. Il nuovo profilo dell’edificio è teso a ricreare un dialogo con l’articolazione caratteristica della città, riproponendo un elemento verticale per accentuare l’ingresso principale e richiamare con un nuovo linguaggio le forme delle torri di Arezzo. La presenza del verde sia negli spazi esterni che in quelli interni accompagna il visitatore lungo i percorsi con una serie di aiuole circolari, ed insieme alla luce solare filtrata crea un ambiente dal carattere naturale.

Casa Moma

casa unifamiliare

Fienile

Oggetto: Progetto di restauro e risanamento conservativo del fabbricato n.ro 4 e di ristrutturazione edilizia ricostruttiva per il fabbricato n.ro 7 della Scheda Normativa n. 692 del Regolamento Urbanistico del Comune di Arezzo, Loc. Tregozzano. descrizione Si tratta del restauro del vecchio fienile adibito a deposito e della sostituzione della tettoia adiacente con una porzione di fabbricato da destinare il tutto a civile abitazione. Il progetto si è composto quindi di due momenti come meglio di seguito descritto: RESTAURO DEL FIENILE. A piano terra è stato restaurato per ricavarci la cucina e un servizio igienico con antibagno. Tramite una scala rettilinea ubicata nella parte terminale si accede al piano primo dove è stata ricavata una camera doppia con annesso servizio igienico. All’esterno al posto della vecchia concimaia è stata realizzata una pergola con canniccio nella parte superiore. PORZIONE IN SOSTITUZIONE. La vecchia tettoia regolarmente costruita in adiacenza al fienile è stata interamente demolita, strutture metalliche e pareti in bozze di tufo comprese per fare posto alla nuova porzione di edificio. Il nuovo involucro si sviluppa interamente a piano terra andando a ricalcare il vecchio perimetro, ha una forma pressochè rettangolare con ampie aperture nei due lati maggiori. Nel suo interno sono ricavati il soggiorno pranzo, due camere matrimoniali e due servizi igienici.

L’intervento consiste nella ricostruzione dell’antico “Palazzo sulla Fonte” parzialmente distrutto durante il bombardamento della città nel 1943. Il palazzo costituisce l’angolo di un isolato nel cuore del centro storico dirimpetto all’antica pieve di S.Maria. Il progetto, rappresenta un tema estremamente delicato sia dal punto di vista architettonico che civile. Al “ripristino architettonico”, che tra l’altro richiedeva particolari soluzioni strutturali antisismiche, si accompagnava infatti la “ricomposizione urbanistica” con la ricostruzione delle cortine edilizie dell’isolato e la loro ricomposizione volumetrica al fine di ricostituire l’ambiente urbano con i suoi scorci e le sue caratteristiche. L’intervento doveva anche mirare ad un recupero della valenza storico-culturale del luogo a fronte del degrado fisico, considerato, col tempo, quasi una preesistenza “neo-archeologica” a cui gli aretini si erano abituati. Così l’aspetto “non finito” delle facciate, sottolineato dall’uso materico del mattone scialbato, rimarca la contemporaneità dell’intervento, evita il rischio di un “falso storico” del “dove era e come era” e ricorda quei drammatici eventi pur armonizzandosi con l’ambiente circostante. La sua destinazione finale, poi, ad ampliamento della “Casa-Muse Bruschi” accresce il significato simbolico di centro dell’antiquariato aretino: da ciò l’inserimento in facciata di alcune riproduzioni di reperti archeologici per evidenziarne la nuova funzione.

Casa TLI è un’unità abitativa di piccole dimensioni che fa parte di un blocco di appartamenti risalente ai primi anni settanta del secolo scorso e di conseguenza, l’involucro non avrebbe potuto essere modificato. Lo sforzo maggiore dunque è stato dedicato alla creazione di spazi dinamici all’interno di un contenitore rigido che potessero soddisfare le esigenze di un gruppo familiare di quattro persone stimolando nel contempo, uno stile di vita improntato alla libertà e alla naturalezza d’uso degli ambienti. In altre parole, la volontà di creare uno spazio domestico creativo, a dispetto anche delle dimensioni molto limitate, ha indotto ad evitare quanto più possibile le partizioni cieche che ne avrebbero ridotto il “respiro”; la necessaria definizione funzionale, è stata ottenuta articolando le superfici orizzontali le cui forme scultoree sono enfatizzate da tagli ed asole illuminate da strisce di luce che creano scenari diversi. Gli spazi di connessione e l’ampio soggiorno sono stati trattati in modo da renderli il più possibile multifunzionali con aree specializzate contenute e ampie porte scorrevoli che, a seconda delle necessità, funzionano come pareti divisorie a scomparsa modificando sensibilmente l’ambiente.

VILLA N è un’unità abitativa monofamiliare organizzata intorno ad una corte centrale; la trasparenza totale delle pareti di due dei tre piani che vi si affacciano, consente una reciprocità complessa ed una ricchezza di relazioni tra i vari ambienti diurni, con assi visivi obliqui e spazi passanti molto profondi. Una notevole permeabilità visiva che mette in contatto diretto il living, l’ingresso principale e la zona cucina-pranzo tra sé e con l’esterno in un tutt’uno, privo di destinazioni funzionali troppo rigide; questa attitudine “introversa” della casa garantisce la necessaria protezione dal tessuto urbano circostante, vicinissimo e di bassissima qualità architettonica. La zona notte al primo piano è formata da ambienti intimi ma ugualmente luminosi, connotati dalla loro sensibilità per le variazioni della luce naturale, ottenuta con asole lineari ritagliate nella copertura che li mettono in contatto diretto con il cielo. In generale, il linguaggio espressivo dell’opera è stato condizionato dalla decisa predilezione della committenza per il nitore dei materiali ma soprattutto, per gli angoli retti e le superfici lisce e planari, che ha spinto gli architetti a cercare di superarne la staticità implicita, disarticolando e frammentando strategicamente le masse. Le soluzioni energetiche di carattere puramente tecnologico sono state ridotte al minimo possibile a vantaggio di sistemi “low tech” che controllano il microclima interno in maniera passiva.

La prima casa in Toscana ad ottenere la certificazione Energy Pass “Superior – e – ClimAbita”, un edificio residenziale isolato che sostituisce il volume pre-esistente. La bellezza è anche sostenibile!L’edificio ha una struttura portante in legno, con pareti esterne a telaio, coibentazione interna in canapa e cappotto esterno in sughero, mentre sulla copertura piana l’inserimento di un tetto verde consente un grande miglioramento del comportamento estivo dell’edificio, per un involucro dalle elevatissime performance. Le pareti della “torretta”, rivestita in lastre di zinco-titanio, hanno facciata e copertura ventilata. La tonalità delle lastre di rivestimento evoca il calore del legno, esprimono al tempo stesso un carattere contemporaneo, che si integra armoniosamente con l’altro materiale che caratterizza i rivestimenti esterni, la pietra locale recuperata. I materiali naturali impiegati sono legno, sughero e canapa, tutti materiali totalmente ecologici, che garantiscono una buona traspirabilità e che non contengono additivi chimici, per un ambiente interno che risulta salubre e con un confort abitativo elevato. Per quanto riguarda l’impiantistica, il riscaldamento a pavimento è alimentato da pompa di calore integrata ad un impianto fotovoltaico, sono installati dei pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria. L’edificio è dotato di un impianto meccanizzato di ricambio dell’aria, così da garantire costantemente condizioni igrotermiche ottimali.

Premio Architettura Toscana

2018 - 2022 © Tutti i diritti riservati. Fondazione Architetti Firenze, Via Valfonda 1/a, 50123 Firenze

Cod.Fisc./P Iva 06309990486 | Privacy Policy | Cookie Policy

Design by D'Apostrophe | Developed by Shambix