L’intervento in oggetto si colloca in via Aretina, all’interno del quartiere 2 di Firenze, nella zona denominata Varlungo sita nella parte est della città, più nota come ‘Firenze Sud’. Il progetto ha interessato la riqualificazione di capannoni industriali abbandonati risalenti ad epoche diverse per un totale di 3200 mq destinato ora a laboratori artistici, studi e spazi collettivi dedicati a chi frequenta questi ambienti. Questi edifici erano segnalati nel piano strutturale del Comune di Firenze come di particolare criticità. Con il progetto si è previsto il recupero puntuale degli immobili e delle strutture cercando di evidenziare in particolare elementi strutturali quali capriate, travature, tetti in legno e murature in mattoni. Si è scelto di lasciare visibili le tracce del tempo che aveva lasciato stratificazioni di epoche differenti: una mangiatoia laddove ora sorge un piccolo bar, metodologie costruttive varie quali capriate in legno e volte in laterizio armato, materiali e colori misti. Con questo obiettivo si è scelto di suddividere gli spazi interni con partizioni di altezza 2, 50 m così da lasciare la percezione di unità dell’intero complesso. All’interno sono stati realizzati: uffici per il personale, uno spazio lounge interno e due piazzali esterni riqualificati ed attrezzati, uno spazio bar, numerosi laboratori con attrezzature varie a seconda delle necessità delle discipline, studi privati, 4 studio per il ricovero di ospiti stranieri e un auditorium.

Il tema della semplicità in architettura non è nuovo. Dibattuto da Loos a Pawson, da Mies a Siza, è stato perlopiù limitato a questioni di ordine formale e costruttivo rendendo di fatto il minimalismo architettonico uno stile linguistico tra i tanti. Nel contesto attuale, in un momento in cui è evidente che l’economia globale ha ecceduto la capacità portante del pianeta, è un imperativo etico recuperarne il significato in un’accezione in cui la riduzione formale degli elementi sia affiancata dalla ricerca di sostenibilità e compatibilità ambientale. Nel caso degli alloggi per giovani coppie a Tavola si tratta di praticare una filosofia di design che persegua un pensiero sostenibile ai diversi livelli di cui è costituito un intervento di questo tipo: sociale, economico, compositivo, tecnologico, energetico, ambientale. Si tratta di un minimalismo di necessità da applicare al disegno, al programma e all’uso degli spazi, intimi e collettivi. Aumentare la qualità di un comparto di edilizia sovvenzionata riducendo forme, materiali e risorse energetiche attraverso un progetto di architettura contemporanea sostenibile, quale tentativo per definire alcune leggi della semplicità (Maeda 2006) fondate su: omettere il superfluo, progettare la semplicità nella complessità, incentivare nuove pratiche di vita a basso consumo, pensare come un architetto del paesaggio.

Hotel Glance

Hotel Glance – 4000mq -Fi L’Hotel Glance nasce dalla riconversione di un edificio prevalentemente destinato ad uffici in una nuova struttura turistico ricettiva . L’immobile ,progettato dall’Arch. Italo Gamberini alla fine degli anni ’50, è costituito da un edificio su 5 piani, una corte interna e una terrazza panoramica in copertura . Il progetto consiste in una riorganizzazione funzionale dell’intero edificio attraverso l’utilizzo di un linguaggio architettonico contemporaneo e relativamente inusuale in una città come Firenze, capace di conferire fruibilità agli spazi mantenendo sempre la massima attenzione ad ogni singolo dettaglio di arredo che è stato integralmente realizzato su progetto dello studio . Il tema conduttore dell’intervento è il patrimonio artistico della città declinato attraverso la riproduzione di alcuni dettagli di opere scultoree appartenenti a 4 artisti operanti nel territorio Fiorentino nel periodo Rinascimentale quali Michelangelo, Giambologna, Ammannati e Baccio Bandinelli ad ognuno dei quali è stato dedicato un singolo piano. Le fotografie appositamente scattate sono state rielaborate , stampate su fibra di vetro e utilizzate come rivestimento di pareti o di arredi in macro dimensione . Nella corte interna all’edificio è stato realizzato un open bar inserito in un contesto di verde costituito dalle tipiche essenze della campagna Toscana mentre all’ultimo livello è presente uno “sky bar” destinato ad eventi con piscina e zona relax .

PROGETTO CANTINA DAVINUM_CASTELFIORENTINO (FI) Il progetto riguarda il recupero e la conversione di porzione di un edificio commerciale: locali a destinazione magazzino e locali accessori con contestuale frazionamento e cambio di destinazione a artigianale produttivo, uso cantina. La strategia progettuale adottata ha analizzato gli aspetti funzionali legati alla produzione individuando le fasi specifiche del processo. A sintesi dell’analisi è stato necessario individuare i seguenti ambienti: uno destinato alle prime fasi del processo_conferimento delle uva_diraspatura_fermentazione delle uva e la chiarificazione. Altro ambiente per il processo di invecchiamento: il vino, conferito all’interno di barrique in rovere rimane qui per un periodo di 20/24 mesi dopo di quale si può procedere all’ultima fase: l’imbottigliamento. Inoltre poi sono stati creati gli ambienti accessori alla attività: una zona espositiva, un magazzino, gli ambienti uffici e ultimi, gli ambienti di servizio. Architettonicamente, funzionalmente e esteticamente il baricentro del progetto è la barriccaia, collettore tra la vinificazione e l’esposizione: è l’ambiente “rappresentativo”, reso visibile dalla esposizione attraverso una parete vetrata. L’ aspetto sensoriale del visitatore (caratteristica imprescindibile delle cantine architettoniche) è enfatizzato in ogni ambiente dalla scelta attenta dei cromatismi materici, delle luci, delle finiture,degli arredi rendendo così ogni ambiente unico nel suo genere.

La dimora storica di impianto ottocentesco denominata Villa “Bellavista” si trova fra gli olivi della collina di Vicchio di Rimaggio. L’immobile, composto da garage interrato, due piani fuori terra, piano sottotetto e altana, è stato sottoposto negli ultimi anni ad un intervento di recupero con adeguamento del piano sottotetto agli standard abitativi. Sono i 160 mq di quest’ultimo piano con altana, ad essere oggetto dell’intervento di ristrutturazione e allestimento di interni, dove materiali identitari del luogo vengono declinati con richiami tipici dell’architettura toscana, attraverso lavorazioni e forme che si articolano tra classico e moderno. I pavimenti, realizzati su disegno da una ditta artigiana del luogo, sono in noce nazionale posato in quadrotte stile Versailles con bindello e fascia di aggiustaggio. I pavimenti dei bagni, con relativi lavabi e piatti doccia, realizzati anch’essi su disegno, posati e lucidati in opera, alternano materiali quali marmo bianco Carrara, Verde Guatemala, Nero Marquinia e Botticino per l’altana. Nel bagno del figlio, come in cucina, sono state posate delle cementine a richiamare gli stili talvolta floreali e alle volte geometrici delle pastine degli anni ’30. Il camino della cucina e la scala di collegamento con l’altana sono in pietra serena. Il camino del soggiorno, in marmo Calacatta macchia vecchia, diventa il fulcro della casa, dove raccogliersi per godere appieno della meravigliosa vista sulla cupola del Brunelleschi.

La dimora storica di impianto ottocentesco denominata Villa “Bellavista” si trova fra gli olivi della collina di Vicchio di Rimaggio. L’immobile, composto da garage interrato, due piani fuori terra, piano sottotetto e altana, è stato sottoposto negli ultimi anni ad un intervento di recupero con adeguamento del piano sottotetto agli standard abitativi. Sono i 160 mq di quest’ultimo piano con altana, ad essere oggetto dell’intervento di ristrutturazione e allestimento di interni, dove materiali identitari del luogo vengono declinati con richiami tipici dell’architettura toscana, attraverso lavorazioni e forme che si articolano tra classico e moderno. I pavimenti, realizzati su disegno da una ditta artigiana del luogo, sono in noce nazionale posato in quadrotte stile Versailles con bindello e fascia di aggiustaggio. I pavimenti dei bagni, con relativi lavabi e piatti doccia, realizzati anch’essi su disegno, posati e lucidati in opera, alternano materiali quali marmo bianco Carrara, Verde Guatemala, Nero Marquinia e Botticino per l’altana. Nel bagno del figlio, come in cucina, sono state posate delle cementine a richiamare gli stili talvolta floreali e alle volte geometrici delle pastine degli anni ’30. Il camino della cucina e la scala di collegamento con l’altana sono in pietra serena. Il camino del soggiorno, in marmo Calacatta macchia vecchia, diventa il fulcro della casa, dove raccogliersi per godere appieno della meravigliosa vista sulla cupola del Brunelleschi.

L’area dello Scalo Merci a Siena, con il suo vuoto urbano di grandi dimensioni, si presta decisamente a divenire un luogo di sperimentazione di tipologie edilizie innovative e contemporanee, finalmente libere da costrizioni storicistiche che in questa zona risulterebbero assolutamente forzate e fuori tema. Infatti, seppur vicina, la città storica non risulta avere alcuna influenza diretta su questa zona che deve la sua genesi urbanistica maggiormente a fattori legati alla viabilità piuttosto che a dinamiche legate allo sviluppo urbano. Questo isolato racchiuso tra l’arteria stradale di Viale Sardegna e i binari della ferrovia si presta ad una visione quasi esclusivamente dinamica ed in movimento, infatti manca lo spazio frontale almeno su Viale Sardegna per un’osservazione statica. Il progetto nasce proprio da queste caratteristiche specifiche dell’area: i segni dei binari del vecchio scalo merci si trasformano negli elementi generatori della composizione, la loro simbolica estrusione determina la forma dell’edificio, della piazza podio e del verde. Le relazioni reciproche generano spazi verdi che filtrano gli edifici dalle strade, piazze rialzate in cui si affacciano i negozi, giardini più intimi tra i blocchi residenziali. La forma allude al movimento di un treno lanciato alla massima velocità attraverso l’esasperazione degli elementi orizzontali rafforzati dalla netta bicromia.

L’unità immobiliare, ante ‘67, è Classificata in Centro storico entro le mura, e in Classe 5. L’obiettivo principale del progetto di recupero e cambio di destinazione, da uffici a residenza per turisti, era quello di creare uno spazio fluido che permettesse una facile fruizione e ampia disponibilità di spazi e letti. Partendo da uno studio preliminare per capire la fattibilità del cambio di destinazione e un attento preventivo di massima, avendo ben presente le richieste precise della committenza, gli architetti sono riusciti a sviluppare liberamente un progetto, in cui si coniuga armoniosamente la luce, le forme e i materiali impiegati integrandoli nell’ambiente minimalista, attraverso una libera interpretazione degli spazi interni per meglio adattarsi alla nuova destinazione. L’atmosfera dell’interno è influenzata da diversi materiali di lusso e da un insieme cromatico molto semplice dominato dall’intonaco burro, i soffitti bianchi, il parquet chiaro, posato a lisca di pesce tradizionale, e la pietra nei bagni. I tocchi di colore sono dati dalle carte da parati scelte fra le molteplici del negozio specializzato di Via Santo Spirito, gli arredi sono stati realizzati e scelti dagli architetti nel rispetto di un unicum spaziale. Due porte a scorrere gemelle, appese nel controsoffitto, si aprono sull’ingresso dando la possibilità di utilizzare lo spazio in modo flessibile, gli specchi ampliano lo spazio, riflettendo la luce delle ampie finestre.

Fienile

Oggetto: Progetto di restauro e risanamento conservativo del fabbricato n.ro 4 e di ristrutturazione edilizia ricostruttiva per il fabbricato n.ro 7 della Scheda Normativa n. 692 del Regolamento Urbanistico del Comune di Arezzo, Loc. Tregozzano. descrizione Si tratta del restauro del vecchio fienile adibito a deposito e della sostituzione della tettoia adiacente con una porzione di fabbricato da destinare il tutto a civile abitazione. Il progetto si è composto quindi di due momenti come meglio di seguito descritto: RESTAURO DEL FIENILE. A piano terra è stato restaurato per ricavarci la cucina e un servizio igienico con antibagno. Tramite una scala rettilinea ubicata nella parte terminale si accede al piano primo dove è stata ricavata una camera doppia con annesso servizio igienico. All’esterno al posto della vecchia concimaia è stata realizzata una pergola con canniccio nella parte superiore. PORZIONE IN SOSTITUZIONE. La vecchia tettoia regolarmente costruita in adiacenza al fienile è stata interamente demolita, strutture metalliche e pareti in bozze di tufo comprese per fare posto alla nuova porzione di edificio. Il nuovo involucro si sviluppa interamente a piano terra andando a ricalcare il vecchio perimetro, ha una forma pressochè rettangolare con ampie aperture nei due lati maggiori. Nel suo interno sono ricavati il soggiorno pranzo, due camere matrimoniali e due servizi igienici.

LA FORNACE AGRESTI Progetto di restauro Localizzazione: via delle Fornaci, Impruneta, Firenze Committente: Amministrazione Comunale di Impruneta Progetto: Guicciardini & Magni Architetti Progetto strutture: Enrico Baroni Progetto impianti: Gianni Cinellli Estensione degli interventi: mq. 1.200 La Fornace Agresti è un raro esempio di archeologia industriale. La costruzione risale infatti agli inizi del 700 ed ha subito, nel corso dei secoli, numerose modifiche e trasformazioni. Gli ambienti della Fornace sono quindi il risultato di una serie di aggiunte successive, durante le quali i vari annessi, i loggiati per l’essiccazione e l’immagazzinamento dei prodotti si sono sommati alla struttura dell’antica Fornace in un corpo organico che è quasi privo di connotazioni temporali, ma è reso unitario e significativo dalle tracce e dai segni delle lavorazioni. L’idea che ci ha guidato nella redazione del progetto è che il manufatto sia il reperto principale da mostrare, e così come si restaura un quadro o una scultura che dovranno essere esposti, con la stessa attenzione e cura abbiamo procedendo con il restauro dell’edificio. I lacerti delle pavimentazioni residue in cotto, i segni dello scorrimento dei mezzi e degli animali da soma, gli annerimenti e le bruciature delle zone adiacenti i forni costituiscono un documento unico da conservare, di interesse probabilmente superiore a quello dello stesso organismo architettonico.

Il progetto è stato promosso dal Comune di Fucecchio e dall’Ausl 11, per creare una “Nuova Porta Urbana” risolutiva delle problematiche di accessibilità e mobilità pedonale/veicolare dell’antico Borgo medioevale e della zona Ospedaliera, entrambi in zona dominante rispetto al recente contesto urbano. L’opera è inserita in zona valliva, sul fronte Nord del vecchio centro, in un contesto caratterizzato da forte dislivello tra nucleo originario e nuovi insediamenti; costituisce oggi la “Nuova Porta Urbana” al servizio del centro storico e della struttura ospedaliera, con spazi di sosta veicolare e connessione alla viabilità esistente. Il percorso pedonale inizia a valle da uno slargo e si sviluppa tangente alla Piazza intitolata a Giovanni Paolo II nella quale è presente fontana rievocativa del “Barchino del Padule”. Il primo salto di quota è collocato a circa metà percorso con dispositivo di risalita meccanizzata (scala mobile); prosegue successivo percorso pedonale fino ad arrivare all’impianto di risalita vero e proprio (ascensori e Scale) inserito nella “torre“ concepita in due volumi, con profili di richiamo storico connessi da un volume trasparente passante, che consente la vista lato valle e della zona di interesse SIR “Padule di Fucecchio”. Questo sistema permette il raggiungimento dei vari livelli richiesti dalle esigenze ospedaliere e quello più alto, dal quale attraverso il collegamento aereo, costituito da percorso sospeso, si raggiunge l’antica Via Castruccio.

Il complesso canonico è stato restaurato secondo i principi del restauro scientifico e reso accessibile ai disabili ove possibile, affinché il luogo tornasse un punto di ritrovo per la comunità. È stato eseguito il consolidamento delle murature per bloccare lo slittamento di alcune parti, che comprometteva tutto il complesso. Sono state eliminate superfetazioni e incongruenze presenti in pianta e in alzato. Sono state tolte tubazioni ed intonaci ammalorati, sostituiti con intonaci tradizionali a base di calce. Il progetto del resede tergale ha evidenziato l’antico ingresso della pieve romanica, invertito nel XVI Secolo. Sono stati individuati i piani storici, collegati da scale e rampe, il tutto rivestito in pietra serena. La terrazza di accesso all’abside è protetta da una balaustra in vetro che consente la visione continua dell’ingresso originario. Sui corpi più antichi della chiesa è stata mantenuta la muratura a vista, per distinguerli dai corpi aggiunti nei secoli, intonacati e finiti con colori storici. Il giardino e le murature in pietra forte sono stati restaurati e resi accessibili, così come la scala a doppia rampa. All’interno è stato restaurato il piano seminterrato, risalente al castello preesistente. Sono stati eliminati i grossi pilastri costruiti negli anni Settanta, che rompevano l’unitarietà planimetrica. Per le pavimentazioni si è scelta la pietra serena, mentre i solai, eccetto l’unico ligneo storico, sono stati celati da controsoffitti ad elementi lignei.

Premio Architettura Toscana

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