Per il progetto, finalizzato alla realizzazione della nuova sede direzionale e commerciale di una giovane e dinamica realtà imprenditoriale pisana, la casa farmaceutica Pharmanutra, è stato scelto questo fabbricato isolato, contraddistinto dai connotati di casa rurale, anche se in realtà generato dalla ristrutturazione di un capannone negli anni ’90, perché al di là dei contenuti volumetrici e formali erano state viste le potenzialità in esso contenute. L’intervento è sostanzialmente conservativo, attuato con semplici opere di ristrutturazione interna, per adeguare i locali alle nuove esigenze funzionali, ma il vero intervento è teso alla creazione di un fabbricato ad emissioni zero, energeticamente autosufficiente. La proprietà, operando nel campo della ricerca avanzata è indirizzata a tutto ciò che è all’avanguardia per tecnologia e sensibilità all’ambiente. Da queste premesse ed in considerazione della felice ubicazione del manufatto, libero sui quattro lati e posizionato longitudinalmente secondo l’asse est/ovest, è stato possibile ipotizzare un sistema passivo di climatizzazione, in particolare ricorrendo ad una “serra solare”. L’intervento è assolutamente ecosostenibile, tutti i materiali principalmente utilizzati: ferro, vetro ed alluminio, sono riutilizzabili o riciclabili al 100%. Questo intervento frutto di una attenta combinazione di soluzioni passive, la serra solare e attive, pompa di calore, risponde a pieno titolo ai principi delle “green city”; la sfida
UN NUOVO SPAZIO A SERVIZIO DELLA PARROCCHIA E DELLA COMUNITÀ’ TORNA A PRENDERE VITA ALL’INTERNO DEL COMUNE DI BIENTINA IN PROVINCIA DI PISA. LA SALA E’ DEDICATA A SAN GIOVANNI BOSCO, IL SANTO PATRONO DELLA GIOVENTÙ’. IL FABBRICATO, DENOMINATO EX CINEMA ‘LA TORRE’, OGGETTO DI RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO, COMPLETATO ORIGINARIAMENTE NEL 1958, RIMASE RIFERIMENTO STORICO DEL TEMPO; INIZIO’ COSI’, UN PERIODO DI CRISI DELLE SALE PARROCCHIALI E FU DEFINITIVAMENTE CHIUSO ALLA FINE DEGLI ANNI ’70. NEL 1988, LA ‘BANCHINA’ DI BIENTINA LO RICEVETTE IN COMODATO GRATUITO PER LE NECESSITA’ DELLA ASSOCIAZIONE ‘FILARMONICA BIENTINESE. RIMASTO POI CHIUSO PER DIVERSI ANNI, NEL 2013 LA PARROCCHIA SI E’ RIVOLTA ALLA STUDIO TECNICO TONI E SONO COSI’ COMINCIATI I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE, ATTRAVERSO L’AUSILIO DI MAESTRANZE LOCALI. L’INTERVENTO, CONCLUSOSI CON L’INAUGURAZIONE DEI LOCALI, NEL FEBBRAIO 2017, SI E’ POSTO COME OBIETTIVO QUELLO DI RI-FUNZIONALIZZARE L’EX CINEMA, CON L’ADEGUAMENTO COMPLETO DI TUTTI GLI IMPIANTI , COMPRESO L’INSTALLAZIONE DI UN IMPIANTO AUDIO-VIDEO DIGITALIZZATO, CREANDO COSI’ UNO SPAZIO POLIFUNZIONALE DI AGGREGAZIONE. LO SPAZIO E’ COMPOSTO DA: INGRESSO, PLATEA CON PALCOSCENICO E GALLERIA (PIU’ ALTRI SERVIZI ANNESSI) E ACCOGLIE UN MAX DI 157 POSTI A SEDERE. IN QUANTO SALA POLIFUNZIONALE PER RAGAZZI IL RESTYLING INTERNO HA CERCATO DI CREARE UN AMBIENTE, FRESCO, COLORATO E ACCOGLIENTE CERCANDO ANCHE SOLUZIONI E MATERIALI INNOVATIVI.
Il fabbricato, costruito nei primi anni del ‘900 come edificio produttivo, è caratterizzato da due spazi vuoti e una volumetria compatta con grandi aperture simmetriche. La struttura eretta con muratura in pietra e mattoni e conci squadrati agli angoli presenta una tipologia costruttiva differente dagli altri edifici colonici del complesso, annessi alla villa padronale del Secolo XVIII. Il restauro e il consolidamento delle strutture, attuato con tecniche e materiali coerenti con i caratteri costruttivi originari, è realizzato seguendo i criteri del green building, ponendo particolare cura nella definizione dei dettagli, degli aspetti illuminotecnici e del design degli elementi funzionali. L’intervento lascia intatta la spazialità originaria, inserendo i servizi e gli impianti all’interno di moduli concepiti come elementi di arredo, disposti in sequenza e staccati dai soffitti, che scandiscono gli ambienti senza interrompere la percezione visiva d’insieme. Lo studio illuminotecnico permette di costruire scenari funzionali alla percezione dello spazio e delle opere d’arte. Il progetto si completa con la realizzazione di un padiglione tecnologico, sovrastante un piano interrato adibito a servizi, coperto con pannelli fotovoltaici e solari integrati nella copertura, che si relaziona con l’edificio principale attraverso un’area soggiorno open air. Questa soluzione assolve alla necessità energetica dell’edificio, congiuntamente con una pompa di calore aria-acqua ad alto rendimento
Oggetto del presente intervento è un immobile ubicato in località Cedri, Comune di Peccioli. Il fabbricato, già presente nelle mappe della cartografia del catasto leopoldino, risale al XIX secolo e originariamente aveva funzioni agricole; nella seconda metà del XX secolo era già impiegato ad uso esclusivo di civile abitazione. E’ stata eseguita una riqualificazione dell’intero edificio, mantenendo gli elementi architettonici e i materiali originali che lo caratterizzano. Internamente sono stati parzialmente ridistribuiti gli ambienti, unendo due piccoli ambienti in un unico salone e adeguando i servizi igienici ad esigenze abitative più moderne. Si è scelto di demolire parte del controsoffitto non strutturale, al fine di recuperare la spazialità tipica dei fabbricati di questo tipo, valorizzando le travi in legno originali riportate a vista; le pareti del salone sono state stonacate fino a far riaffiorare la pietra originale, che ripulita e imbiancata restituisce all’ambiente interno la vera essenza materica; in questo ambiente sono stati posizionati due lucernari per incrementare l’illuminazione e l’aerazione del locale. Nella camera-studio l’altezza recuperata è stata sfruttata per realizzare un soppalco in legno e ferro a vista, illuminato tramite l’apertura di un lucernario in copertura. Per quanto riguarda i lavori esterni, oltre alla revisione delle facciate e delle coperture, è stato riqualificato il sistema del verde.
L’intervento consiste nella ricostruzione dell’antico “Palazzo sulla Fonte” parzialmente distrutto durante il bombardamento della città nel 1943. Il palazzo costituisce l’angolo di un isolato nel cuore del centro storico dirimpetto all’antica pieve di S.Maria. Il progetto, rappresenta un tema estremamente delicato sia dal punto di vista architettonico che civile. Al “ripristino architettonico”, che tra l’altro richiedeva particolari soluzioni strutturali antisismiche, si accompagnava infatti la “ricomposizione urbanistica” con la ricostruzione delle cortine edilizie dell’isolato e la loro ricomposizione volumetrica al fine di ricostituire l’ambiente urbano con i suoi scorci e le sue caratteristiche. L’intervento doveva anche mirare ad un recupero della valenza storico-culturale del luogo a fronte del degrado fisico, considerato, col tempo, quasi una preesistenza “neo-archeologica” a cui gli aretini si erano abituati. Così l’aspetto “non finito” delle facciate, sottolineato dall’uso materico del mattone scialbato, rimarca la contemporaneità dell’intervento, evita il rischio di un “falso storico” del “dove era e come era” e ricorda quei drammatici eventi pur armonizzandosi con l’ambiente circostante. La sua destinazione finale, poi, ad ampliamento della “Casa-Muse Bruschi” accresce il significato simbolico di centro dell’antiquariato aretino: da ciò l’inserimento in facciata di alcune riproduzioni di reperti archeologici per evidenziarne la nuova funzione.
L’esigenza del cliente era di conservare l’immagine del vecchio fienile e creare uno spazio aperto e luminoso capace di assorbire il verde circostante e limitare la presenza della sottostante strada. Sulle grandi aperture vetrate delle facciate sud ed ovest è stata riproposta la schermatura di tavole con funzione di brise-soleil tipica dell’archittetura povera versiliese; i pilastri in bozze di ghiaia e calce realizzate in opera sono mantenuti ed integrati, la spaziatura dei travi perimetrali e delle finestre sono quelle originarie Si sono create zone distinte: una zona notte ricavata su due piani con i servizi nella parte in muratura in pietra e una zona a tutto volume nel fienile dove si sono realizzati i tre ponti dell’area living; il legno delle facciate trova la sua continuità all’interno nelle scale, negli arredi e nei ponti che sono sorretti da una struttura in acciaio verniciato. La cucina a piano terra, che si affaccia sul piccolo giardino, si apre in verticale allo studio ed al soggiorno in continuità visiva fino alla copertura sotto cui trova spazio l’ultimo ponte dedicato alla meditazione e alla lettura. Il verde ridondante del piccolo giardino si arrampica sulle facciate amplificando la sensazione di naturalità. E’ stata dedicata particolare attenzione all’uso di materiali di recupero e naturali, come la vetrata a piano terra, appartenuta ad una ferramenta, ed i grandi piani in legno e le scale provenienti da una vecchia falegnameria.
Il fabbricato, costruito nei primi anni del ‘900 come edificio produttivo, è caratterizzato da due spazi vuoti e una volumetria compatta con grandi aperture simmetriche. La struttura eretta con muratura in pietra e mattoni e conci squadrati agli angoli presenta una tipologia costruttiva differente dagli altri edifici colonici del complesso, annessi alla villa padronale del Secolo XVIII. Il restauro e il consolidamento delle strutture, attuato con tecniche e materiali coerenti con i caratteri costruttivi originari, è realizzato seguendo i criteri del green building, ponendo particolare cura nella definizione dei dettagli, degli aspetti illuminotecnici e del design degli elementi funzionali. L’intervento lascia intatta la spazialità originaria, inserendo i servizi e gli impianti all’interno di moduli concepiti come elementi di arredo, disposti in sequenza e staccati dai soffitti, che scandiscono gli ambienti senza interrompere la percezione visiva d’insieme. Lo studio illuminotecnico permette di costruire scenari funzionali alla percezione dello spazio e delle opere d’arte. Il progetto si completa con la realizzazione di un padiglione tecnologico, sovrastante un piano interrato adibito a servizi, coperto con pannelli fotovoltaici e solari integrati nella copertura, che si relaziona con l’edificio principale attraverso un’area soggiorno open air. Questa soluzione assolve alla necessità energetica dell’edificio, congiuntamente con una pompa di calore aria-acqua ad alto rendimento
LA “NUOVA DOGANA D’ACQUA” La “Dogna d’Acqua” è un progetto per la ricostruzione sulle vie d’acqua di un edificio costruito negli anni Trenta dell’Ottocento, ordinato dal Granduca Leopoldo II di Toscana e demolita dalla guerra. Il progetto mantiene inalterati i due canali navigabili sottostanti dotati di volte sulle quali è stata ricostruita la “Nuova Dogana d’Acqua”. L’edificio è in acciaio e vetro con una struttura in elevazione costituita da un telaio spaziale realizzato con colonne in HEB360 e travi principali in HEA300. Le perimetrazioni sono state realizzate con sistemi prefabbricati a secco. Il condizionamento è stato realizzato con sistema termomeccanico e trattamento aria. Il perimetro esterno è costituito da pareti ventilate in vetro serigrafato che riproducono l’immagine della “Vecchia Dogana d’Acqua”. La copertura, munita di lanterna è stato realizzata con coil in acciaio elettrocolorato ventilato montato a mano ribordato, con padiglioni uguali a quelli preesistenti. Le parti interne sono state realizzate a secco, i controsoffitti in cartongesso con impianti incassati, isolanti in pannelli di legno, pavimentazioni in linoleum, ascensore, compartimentazioni REI 60, impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
L’opera nasce dall’occasione di una ristrutturazione di una residenza estiva costruita a metà degli anni Sessanta, adagiata su una duna di sabbia e circondata da pini marittimi. L’intervento delinea una duplice prospettiva: da un lato la necessità di individuare una sintesi tra la natura dell’edificio – seppur ancora da scoprire – e i valori morfologici e cromatici del luogo in cui esso è insediato; dall’altro la volontà di collocare il carattere degli ambienti interni nel solco di una tradizione che fa del comfort, della domesticità, dell’appropriatezza la propria cifra identificativa. Tutto ciò si applica soprattutto nella modulazione della luce e delle vedute, nel- la misura e conformazione degli spazi, nella discrezione dei materiali. Una ideale direttrice longitudinale, che attraversa l’intera costruzione, permette di trovare una convergenza tra due aspetti operativi significativi: in primo luogo la ridefinizione della spazialità interna, che si concretizza in una sequenza di stanze passanti in stretto rapporto tra loro e con il paesaggio circostante; in secondo luogo l’identificazione del carattere dell’edificio in una nuova morfologia, allo stesso tempo naturale e archetipica, che trova nel sedimento orizzontale la cifra costitutiva.
L’intervento proposto nasce dall’esigenza di una giovane coppia che aveva intenzione di trasferirsi subito fuori Coreglia Antelminelli, su una collina a bassa densità abitativa, nella casa che era appartenuta alla nonna. L’abitazione esistente si componeva di una ex stalla e di un’abitazione con un grande terreno pertinenziale circostante. I lavori sono iniziati in data 23.12.2014 e finiti in data 02.12.2015. Gli interventi previsti erano necessari per migliorare le caratteristiche prestazionali dell’abitazione principale (due camere, cucina, due bagni, taverna al piano interrato) e dell’annesso (ove è stata realizzata la sala a doppia altezza), per riorganizzare la distribuzione interna e le aree di pertinenza esterne. Il progetto ha tenuto conto delle esigenze abitative del committente prestando particolare attenzione all’aspetto energetico. Abbiamo deciso di realizzare un cappotto termico, di installare pannelli solari termici, di riutilizzare le acque piovane per l’irrigazione del terreno circostante, scegliere un’illuminazione led a basso impatto, in modo da garantire l’adeguato confort e un sensibile risparmio nella gestione dei costi di manutenzione. I materiali sono stati scelti per l’alta durabilità e le caratteristiche prestazionali migliori per le soluzioni proposte. La buona riuscita dell’intervento è merito di tutti, dalla progettazione all’esecuzione, passando per ogni scelta condivisa e voluta fortemente dalla committenza.
Il recupero delle Mura antiche, ha permesso di riqualificare il percorso, che da Via Massetana sale lungo una rampa (esterna alla cinta muraria), varca le mura tramite una fenditura, contenuta in un involucro in cor-ten, illuminato di notte e collega il centro storico attraverso Via Maremma. Uno scavo archeologico ha evidenziato tracce di abitazioni medioevali, che nessuna cartografia aveva mai individuato. Il cammino di riscoperta delle Mura, pavimento in pietra arenaria, include l’Opera a Verde ideata dall’artista Maria Dompè: un luogo senza tempo dove vivere un’esperienza sensoriale, accompagnati da un mix di sonorità musicali e dall’effluvio floreale misto ad aromi mediterranei. Il giardino, denominato SOL OMNIBUS LUCET e dedicato a Norma Parenti la giovane partigiana fucilata dalle truppe tedesche nel 1944, è costituito da una sorta di cerchio energetico spiroidale, con traiettorie centripete ondulate e alternate sia da dossi rifiniti in prato, modellati e contenuti in lastre di cor-ten incise con motti latini, sia da sentieri concavi, pavimentati in pietra a secco. Il disegno complessivo è incorniciato da un cerchio di pietra intervallato da fioriture a ciclo stagionale e alberi ombreggianti a favorire sedute meditative in cor-ten. Al centro dell’opera, l’artista ha creato un piccolo pozzo in pietra urbana riciclata, per contenere (interrandoli) sogni e desideri scritti da studenti massetani, con l’intento di ripetere periodicamente un rito catartico di condivisione.
Il progetto si trova nell’incantevole Golfo di Baratti e gode di una posizione panoramica di notevole prestigio, con affacci e caratteristiche uniche, esattamente al centro fra mare e collina, ai piedi dell’antico borgo Etrusco di Populonia. E’ un paesaggio forte pregnante di segni e di senso, quello dove nasce la frazione di Baratti, golfo di mare di rara bellezza, che ha mantenuto quel sapore genuino di casa, e dove sorge la “Torre di Baratti-Bio Resort”, immersa nei colori e negli odori della campagna, il cui nome nasce dalla particolare tipologia del fabbricato, nato come torre di guardia d’avamposto.La finitura del restauro, parte dal presupposto che il design deve sempre incarnare un duplice movimento: accogliere la vita quotidiana e armonizzare la percezione dello spazio ambientale, dialogando con la tradizione e i luoghi, dove l’impiego di materiali estremamente naturali, come il legno per gli arredi, o il marmo travertino per i bagni, realizzano ambienti confortevoli che sanno di “casa”. Distribuito su 3 livelli, il resort ospita 3 standard suite, 2 appartamenti bilocali e 1 appartamento suite ricavato nell’antica torre con una vista unica sul golfo. Silenziose e luminose, le suites del resort sono caratterizzate da eleganti arredi in stile mediterraneo, gli appartamenti collocati al piano terra con ingresso indipendente e spazio esterno privato sono caratterizzati da un mobile-cucina moderno a scomparsa. Gli arredi e i mobili cucina sono realizzati su disegno.
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