Wood factory

L’edificio oggetto del nostro progetto è situato via Enrico Conti, 21 al margine nord-est del territorio comunale di Scandicci, posizionato all’interno di un’area situata in prossimità del tratto autostradale della A1. Fa parte di un complesso produttivo realizzato alla fine degli anni ’60 composto da tre corpi: un ampio capannone e due volumi tecnici (sala macchine/torre silos). L’intervento riguarda la demolizione e ricostruzione del corpo di fabbrica denominato “sala macchine” ed il recupero funzionale della “torre silos”. In sostituzione del volume demolito è stata realizzata una nuova struttura multipiano (4 piani) in legno, metallo e vetro che ospita uffici, laboratori e archivi. L’intelaiatura portante in acciaio è volutamente lasciata a vista, i solai sono in legno lamellare ed i tamponamenti verticali sono realizzati con struttura a telaio in legno ed ampie vetrate filtrate da brise soleil in legno. La “torre silos” ospita invece i servizi di connessione verticale (scala e ascensori), i servizi igienici ed alcune sale riunione. Sul fronte nord è stata posizionata una scala di sicurezza in metallo che avvolge l’edificio.

L’area di progetto è posta in una zona semicentrale, in prossimità dell’attuale centro direzionale, in un contesto prettamente residenziale. Il circostante contesto urbano, mostra un edificato di scarso valore paesaggistico oltre che architettonico. Si tratta di edifici multipiano realizzati per lo più negli anni’70, con facciate ad intonaco, cemento armato a vista e finiture di scarso pregio, le cui imponenti volumetrie bloccano le viste dal basso verso le colline o le emergenze più prossime. La mancata riqualificazione degli spazi verdi circostanti e dell’area sportiva, nel corso degli anni ha determinato una condizione di vuoto percettivo. In questo ambito il progetto proposto, che sintetizza la cura formale ed estetica alla sostenibilità ambientale, è in grado di sviluppare soluzioni che coniugano risparmi energetici apprezzabili a linguaggi formali, percettivi-estetici adatti alla riqualificazione di aree di interesse notevole per la città di Scandicci. L’intervento, infatti, propone soluzioni per la definizione di un linguaggio morfologico e formale attraverso elementi capaci di migliorare l’aspetto percettivo dell’intero isolato e di introdurre elementi di eco-sostenibilità in grado di migliorare lo spazio abitato. All’interno di una complessiva pianificazione sostenibile del governo delle città, che contempli in modo coordinato tutti gli aspetti della vita delle comunità, dalla gestione dei rifiuti ai trasporti, la qualità degli edifici gioca un ruolo chiave, sia che

NEST

NEST, acronimo di New Enginery Solution Technology. NEST, in inglese NIDO. Il progetto, per questa Società che opera nel settore chimico-farmaceutico, prende spunto dall’idea di creare con linee semplici e moderne un ambiente di lavoro confortevole, luminoso, ben organizzato e decisamente proiettato verso il futuro, NEXT appunto! Gli spazi sono stati predisposti per creare una immediata, chiara lettura del percorso distributivo. All’ingresso, disimpegnata, la stanza delle riunioni con accanto una piccola sala di attesa e l’ufficio dell’amministrazione caratterizzato da una grande parete vetrata che si affaccia sul largo corridoio centrale. Con l’ausilio di una pensilina bianca, lungo l’asse di distribuzione, inscatolato il NIDO, uno spazio avvolgente al di sotto del quale sono riuniti gli uffici dei quattro soci fondatori allitterati sia nella forma sia nella funzione. Ogni ambiente, di colore grigio scuro, si distingue per la presenza di una grande lettera in acciaio satinato e i quattro uffici, in prospettiva, compongono la parola NEST. In fondo al corridoio, superata l’area break, l’ampio open space con le postazioni dei giovani collaboratori trova la centralità operativa con “l’isola grigia”, composta da due piccoli nidi al cui interno è possibile svolgere attività lavorative più privatizzate e direzionali.
NEST = NIDO = NEXT…LAVORO = COMFORT = FUTURO

Conpcet. Arte povera, Tecniche espositive derivate dall’idea in di un cantiere in allestimento.
Materiali. Mutuati dal riuso industriale. Pavimento in pannelli di OSB maschiati. Display in lamiere piegate a formare scaffali espositori autoilluminati su ogni piano. Elementi in rete metallica da cantiere cm 10×10 con filo ϕ6, appositamente sagomata per definire l’emicolonna e la trave, come struttura autoportante per sistemi espositivi, arredi e illuminazione. Geometria. Tracciato regolatore a pianta quadrata, della parte espositiva, quale fulcro stereometrico organizzatore dei volumi e degli spazi circostanti.

Tacchificio… la magica parola, dal suono onomatopeico del punzone della macchina, aveva già traghettato il nostro pensiero nello spazio dell’opificio dove regna sovrana e indiscussa: l’arte del fabbricare. Poi, camminando tra PC, stampanti 3D, macchine CAM per i torni a controllo digitale abbiamo finalmente visto la nascita di un tacco, espulso con forza come un atto d’amore. Una meraviglia dell’arte decorativa e dei sincronismi della materia lavorata: tra la scultura “per via di levare” dei torni e la modellazione “per via di porre” delle stampanti. Quando abbiamo realizzato che, in un nuovo spazio nel distretto del lusso a Scandicci, dovevamo aiutare a esporre migliaia di quei “prodotti”, non ci sono stati tentennamenti. Un solo chiaro concetto ci ha guidati nel progettare: attrarre il visitatore in uno spazio museografico, più che in quello di una fiera.

Polimoda

Il progetto del Nuovo Centro per l’Alta Moda nel Comune di Scandicci fa parte di un PIUSS approvato e finanziato dalla Regione Toscana. Scandicci in questi anni ha scommesso sulla contemporaneità per riqualificare e rigenerare gli spazi architettonici della città fino ad allora “periferia di Firenze” senza avere una propria e autonoma identità: il nuovo Centro civico di Richard Rogers, il programma direttore di Rogers ed il nuovo Polimoda. La tipologia scolastica per una didattica speciale, come un centro per l’Alta Moda, presuppone una ricerca attenta degli spazi e della comunicazione interna per un pubblico di tipo internazionale. Il tessuto connettivo dell’edificio scolastico, ad esempio, è ampio come dimensione e trattato come “stanza” proprio per superare la mera funzione di collegamento ,a divenire in modo flessibile uno spazio aggiuntivo per gli studenti. La scelta dei colori, il nero interno e il bianco esterno, segue una logica precisa per lasciare spazio alla creatività del singolo senza sovrapporsi sulla creatività della didattica. Una sorta di tela bianca su cui far emergere i colori, le composizioni del singolo oggetto come una sorta di museo per la Moda. L’edificio è ruotato secondo l’orientamento est/ovest del sole per una gestione sostenibile del complesso e lasciare in ombra soprattutto nei mesi estivi le parti più colpite dal sole.I paramenti esterni sono stati pensati come un “abito” che senza gridare riesce a dare un’immagine contemporanea.

Premio Architettura Toscana

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