Dopo un iter progettuale lungo e pieno di cambiamenti e ripensamenti, durato ben 16 anni, nell’arco dei quali sono stati elaborati 3 progetti, il seguente è la loro sintesi. La rilevanza dell’intervento progettuale sull’edificio d’angolo tra via G. Carducci e via Piave assume un ruolo ancor più marcatamente strategico, alla luce della volontà espressa dal committente di trasferire qui parte degli uffici direzionali, trasformando il complesso in un nuovo quartier generale della banca. Il travertino viene impiegato come materiale di rivestimento di tutto l’edificio, al piano terra, quale elemento di unione dell’intero intervento, in lastre ad orditura liscia continua. I piani superiori sono caratterizzati da un rivestimento a scacchiera in lamiera di alluminio verniciato a polveri, sagomato su un profilo a doppia calandratura, ad inglobare interamente i piani primo e secondo sotto ad un brise-soleil unico. Il rivestimento “a scacchi” ricopre i due piani direzionali dell’edificio d’angolo e si estende lungo via Piave fino ad avvolgere anche parte degli attuali uffici della banca. Questo sistema di rivestimento assicura condizioni ottimali di illuminazione interna, restituendo un’immagine chiara e riconoscibile della banca alla collettività di Castelfiorentino; un’immagine nuova, in qualche modo permeabile al contesto, che filtra attraverso le maglie vuote del rivestimento.

Cantina Cupano

Il progetto ha tenuto principalmente conto dell’alto valore ambientale del luogo, con un’impronta di sostenibilità che integra l’aspetto ambientale ed economico al design. L’edificio è stato concepito per semplificare la complessità funzionale di una cantina, privilegiando soluzioni costruttive versatili per massimizzare la flessibilità degli spazi, ridurre il volume costruito e garantire comfort elevato con bassi consumi energetici potenziando quelli passivi. Il guscio esterno della nuova area di vinificazione, realizzato con cemento a vista colorato in pasta, è caratterizzato da una superficie vibrante ottenuta con una casseratura di assi da ponte di diverso spessore. Le facciate ventilate sono rivestite con tavole di abete lasciate all’ossidazione naturale, mentre le lattonerie, i canali di gronda e la copertura della zona centrale sono in acciaio corten. La struttura della zona lavorazioni, posizionata tra le due cantine, è costituita da una maglia in carpenteria metallica in acciaio nero sabbiato. Diverse tipologie di aperture conferiscono diversità materica: piccole bucature quadrate, fisse o apribili, nella quinta di cemento per illuminare la zona di vinificazione; una grande vetrata orientata a est, schermata dal verde, e la copertura apribile per l’illuminazione e il ricambio d’aria nella zona lavorazione del prodotto. Tutte le superfici vetrate sono state arretrate per evitare riflessi nel paesaggio circostante, garantendo un’integrazione ottimale con l’ambiente.

Domus C

La componente principale del progetto è la bellezza dell’area stessa, che ha richiesto da subito una particolare attenzione al rapporto con il suolo, con il mare, con le tecniche e i materiali costruttivi autoctoni, forti componenti alla base dell’ideazione di questo edificio, che mira alla reinterpretazione dei tratti caratteristici dei luoghi al fine di inserire nel golfo un’architettura in modo rispettoso, capace di valorizzare il contesto e di diventarne parte integrante. Inserito nella zona centrale e panoramica del lotto, rivolto a sud verso la valle e il mare, il progetto prevede l’inserimento di una grande copertura piana, poggiante su esili elementi verticali, a loro volta ancorati ad uno zoccolo in pietra naturale, completamente integrato alla macchia vegetale del luogo. L’utilizzo dell’acciaio e del cemento armato, portati al limite della loro tenuta, ha consentito di realizzare l’ampia copertura quasi esclusivamente appoggiata ai sottili pilastri, lasciando posto ad ampie vetrate che restituiscono leggerezza all’intera composizione. Lo spazio creatosi tra copertura e basamento rappresenta l’ambiente principale dell’abitazione, e si articola nel grande living vetrato e nei profondi portici perimetrali, espansione degli spazi interni. L’area giorno si sviluppa attorno ad un grande vuoto, praticabile attraverso la scala in cemento, la quale conduce al livello seminterrato adibito a zona notte, affacciata a sud sul grande lastricato in travertino e sulla piscina.

Casa Camilla

Il progetto per casa camilla si sviluppa a partire dalla pianificazione funzionale precisa sullo spazio della casa e dalla sovrapposizione formale delle volumetrie abitative. Le tre funzioni richieste generano un trittico volumetrico, corrispondente ai due piani abitativi e al blocco garage, e sono collocati in maniera sovrapposta tra loro. Nel punto di intersezione, il vuoto che si genera funge da perno e filtro tra i due spazi e il giardino retrostante. In alzato una pensilina abbraccia e raggruppa i volumi, separando il giorno, al piano terra, e la notte al piano superiore.

Casa IX

La casa sorge su di una altura vicina a quella che accoglie le rovine del Castello di Montemassi. Lo sfondo rappresentato da questo frammento di paesaggio rappresenta la matrice per le scelte compositive di impianto. Il principio insediativo del progetto riprende il tema dell’aggregazione, così come avviene nell’architettura spontanea tradizionale, intorno ad un volume più grande che accoglie lo spazio principale della casa, si dispongono due volumi di dimensioni inferiori, rendendo chiara la gerarchia tra gli elementi. I tre corpi quadrati sono trattati come volumi stereometrici di dimensioni contenute, sagomati soltanto dalle falde della tradizionale copertura a capanna. Anche i rapporti tra i pieni e i vuoti che scandiscono i prospetti sono tradotti dai caratteri della tradizione, rispettando la prevalenza di superfici chiuse segnate da aperture di dimensioni contenute. Fanno eccezione quelle facciate, che, esposte maggiormente all’irraggiamento solare, per mitigarne gli effetti, ricorrono all’uso della loggia, ricavata all’interno della sagoma del volume così da non alterarne il profilo compatto, ma disegnando altresì spazi di soglia che mediano il passaggio tra l’esterno, regolato dalla misura del paesaggio, e l’interno, calibrato sulla misura umana.

L’edificio è stato progettato per rispondere a obiettivi pedagogici, funzionali, estetici, di sostenibilità ambientale, gestione e manutenzione del fabbricato. Lo spazio scolastico è un laboratorio educativo e i processi di apprendimento non possono prescindere dall’ambiente fisico in cui i soggetti coinvolti si muovono e agiscono. Per questo motivo sono state messe in atto strategie, progettuali e costruttive, per la realizzazione di una scuola aperta e dinamica, dove lo spazio dialoga con l’esterno, dilatandosi e diventando ‘ospitale’ quali la parete come spazio di continuità e relazione non di separazione, le luci, i colori, le forme, il materiale naturale del legno accostato al bianco degli infissi e del rivestimento, le zone d’ombra create dalla conformazione della struttura. L’edificio è costituito da due blocchi distinti, compresi tra due ‘quinte’ sceniche: una zona comprendente la hall d’ingresso e la distribuzione e una zona con le aule, ognuna con una propria copertura a due falde. La scuola, colorata e luminosa, manifesta all’esterno la suddivisione degli spazi interni. Le aule, rivolte a Nord-Est, presentano ampie aperture pentagonali vetrate. Le aperture sono arretrate rispetto al filo dell’edificio, con il quale si raccordano tramite strombature rivestite in listelli di legno. La parete attrezzata del piano terra, in legno massello, all’interno di una partizione di nicchie e sedute, contiene porte che collegano la mensa e l’aula polivalente al giardino.

Casa F

La villa si inserisce in un tessuto urbano privo di particolari caratteri architettonici ma connotato da un contesto paesaggistico prezioso che vede il mare sul fondale scenico delle Alpi Apuane. La necessità di riservatezza e l’amore per il paesaggio hanno suggerito il posizionamento dell’edificato all’interno del lotto facendo si che la villa si presenti con superfici piene sul perimetro ma trasparenti al suo interno creando un indissolubile rapporto con il verde e con la piscina su cui si affaccia. La purezza dei volumi è controbilanciata dalla ricercatezza e la lavorazione dei materiali naturali usati per le sue superfici quali il legno di tek e il travertino declinato in finiture diverse per ogni diverso scopo a partire dai ciclopici blocchi a spacco della parte basamentale fino alle acidature e bocciardature dei rivestimenti interni ed esterni. La purezza concettuale e funzionale è bilanciata dalla complessità dei volumi interni che, oltre a posizionarsi su quote diverse, si distinguono schiacciandosi, innalzandosi o proiettandosi verso l’esterno. Fulcro del progetto il vano di ingresso a doppia altezza che, oltre a fungere da spazio distributivo e sottolineato dalla quinta del camino, si estende al di là della copertura attraverso un grande lucernario realizzato su travi di vetro rendendosi visibile fin dall’esterno. Particolare attenzione è stata posta nei confronti del contenimento energetico rendendo la costruzione adeguata al modo di vivere contemporaneo.

Un complesso commerciale preesistente è oggetto di un intervento di riqualificazione per ospitare una nuova sede direzionale e produttiva. L’impianto planimetrico prevede tre blocchi funzionali – uffici, officina e magazzino – disposti in sequenza a partire dal tracciato viario principale. Officina e magazzino sono sottoposti ad un intervento di adeguamento e ristrutturazione; per gli uffici, si è proceduto alla demolizione del vecchio edificio e alla sua sostituzione: un parallelepipedo, 50x10x10m, accoglie su due livelli le funzioni previste. Il nuovo edificio si allarga e si innalza a coprire la sagoma della ‘fabbrica’, ridefinendo l’ordine gerarchico tra le parti e rafforzando il rapporto con la strada. Distaccata di alcuni metri dal corpo esistente, la nuova costruzione permette di introdurre una piccola corte, fonte di luce naturale. La scala, all’interno, è contenuta tra setti e volumi che ne svelano progressivamente la spazialità fluida, seppure controllata. La volumetria del nuovo fabbricato è intaccata da una grande finestra che inquadra la campagna ancora intatta e proietta la struttura spaziale della scala all’esterno; su uno dei prospetti di testa è scavata la loggia della sala riunioni, dalla quale si può allungare lo sguardo sui monti e i borghi vicini. La struttura è rivestita con una parete ventilata metallica sottoposta ad un processo d’invecchiamento naturale, superficie imperfetta e vibrante dove paesaggio agrario e paesaggio di fabbrica si incontrano.

Podere La Chiesa

Il progetto della cantina nasce da un’ispirazione profonda nel contesto ambientale circostante, con l’obiettivo di creare un edificio unico e integrato armoniosamente nella collina che lo ospita. La scelta di inserire una zolla in calcestruzzo incassata nel terreno mira a mimetizzare la struttura con l’ambiente circostante, mentre le due principali facciate comunicative si rifanno alle caratteristiche delle facciate dell’abitato vicino, trasformando le piccole bucature in suggestivi dettagli che evocano il grappolo d’uva. Durante la fase di progettazione, sono stati individuati due focus principali. In primo luogo, la qualità estetico-funzionale si manifesta attraverso spazi studiati attentamente, come lo spazio degustazione, che riflettono la luce verso l’interno e permettono di godere del paesaggio circostante da ogni punto della cantina grazie a cerchi strategicamente posizionati. In secondo luogo, la qualità sensoriale-emotiva si esprime attraverso una trasformazione dinamica dell’edificio: di giorno, la struttura appare come un pieno che si fonde con il terreno, mentre di notte i vuoti emergono, creando un effetto suggestivo e mutevole. Dal punto di vista costruttivo, l’innovazione è stata ottenuta tramite l’utilizzo di un materiale tradizionale, il calcestruzzo. Le facciate lisce ed uniformi sono il risultato di un getto unico di 7 metri di altezza fino alla base, garantendo la continuità del colore del materiale. Gli impianti sono stati integrati prima dei getti per

Oggetto della presente proposta è la realizzazione di una sala multifunzionale nel Comune di Pisa, quartiere “I Passi”, nell’ambito del progetto “PIU” (PIANI DI INNOVAZIONE URBANA), che ha lo scopo di dotare la comunità di uno spazio che diventi luogo di incontro, di scambio e di arricchimento personale e collettivo. L’edificio ha la funzione principale di auditorium fruibile sia dal quartiere che dall’intera città, ma come già detto, si configura come uno spazio multifunzionale. Nella fase di studio sono stati presi a riferimento gli edifici presenti nel quartiere ed è emerso che la gran parte dei fabbricati esistenti sono di natura residenziale e realizzati con mattoni facciavista, mentre il complesso parrocchiale del quartiere è un edificio dalle forme nette e squadrate in calcestruzzo armato, che quindi si distingue dal resto dell’edificato rendendolo facilmente identificabile. L’area oggetto dell’intervento si colloca a nord di Pisa in un’area a prevalenza residenziale di origine popolare derivante principalmente da una lottizzazione INA Casa degli anni 50 e 60. Nel quartiere sono presenti i principali servizi: la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, la chiesa ed un complesso sportivo. Il volume della sala polivalente è articolato su due piani fuori terra; il piano terra è realizzato su strutture puntiformi, offrendo così un porticato ed una piazza coperta dalla quale si accede al piano primo, dove si è ubicata la sala che ha una disponibilità di 120 posti.

L’area di progetto è posta in una zona semicentrale, in prossimità dell’attuale centro direzionale, in un contesto prettamente residenziale. Il circostante contesto urbano, mostra un edificato di scarso valore paesaggistico oltre che architettonico. Si tratta di edifici multipiano realizzati per lo più negli anni’70, con facciate ad intonaco, cemento armato a vista e finiture di scarso pregio, le cui imponenti volumetrie bloccano le viste dal basso verso le colline o le emergenze più prossime. La mancata riqualificazione degli spazi verdi circostanti e dell’area sportiva, nel corso degli anni ha determinato una condizione di vuoto percettivo. In questo ambito il progetto proposto, che sintetizza la cura formale ed estetica alla sostenibilità ambientale, è in grado di sviluppare soluzioni che coniugano risparmi energetici apprezzabili a linguaggi formali, percettivi-estetici adatti alla riqualificazione di aree di interesse notevole per la città di Scandicci. L’intervento, infatti, propone soluzioni per la definizione di un linguaggio morfologico e formale attraverso elementi capaci di migliorare l’aspetto percettivo dell’intero isolato e di introdurre elementi di eco-sostenibilità in grado di migliorare lo spazio abitato. All’interno di una complessiva pianificazione sostenibile del governo delle città, che contempli in modo coordinato tutti gli aspetti della vita delle comunità, dalla gestione dei rifiuti ai trasporti, la qualità degli edifici gioca un ruolo chiave, sia che

Il progetto è frutto della partecipazione ad un concorso, nel quale era posto a base di gara un progetto preliminare, rispetto al quale era richiesto di presentare delle modifiche. Il progetto è risultato vincitore della gara e la soluzione proposta e realizzata ha trovato un grande apprezzamento da parte della committenza. L’edificio del nuovo Ingresso costituisce il primo fondamentale impatto tra Ospedale ed utenza. Nella consapevolezza di quanto questo primo rapporto con la struttura sia fondamentale, il progetto nasce con la precisa volontà di dare una maggiore visibilità e protagonismo al nuovo Ingresso, rispetto a quanto ipotizzato nel progetto posto a base di gara, attraverso una spazialità generosa con un aggetto che ricuce i volumi sottostanti, scherma i prospetti vetrati e offre un luogo accogliente – e non solo di transito – dove poter sostare e socializzare. Gli spazi esterni protetti sono concepiti per creare uno spazio pubblico nel verde e, al tempo stesso, per comunicare una riconoscibile accoglienza che agevoli anche l’orientamento ed il wayfinding, in questo modo la nuova loggia ed il nuovo landscaping offrono protezione e massima accoglienza. La maggior caratterizzazione estetico architettonica del nuovo Ingresso dialoga con la struttura preesistente, ricercando una composizione spaziale e materica rivolta a riqualificare l’intero complesso.

Premio Architettura Toscana

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