La “Casa nel bosco” è ubicata sul versante ovest della val Bisenzio, in un bosco di castagni del Monteferrato che fronteggia i monti della Calvana. Il progetto della casa è nato dall’osservazione della natura del contesto e si è sviluppato per mezzo di un dialogo continuo tra gli elementi naturali del luogo e il segno sul foglio bianco. L’orientamento dell’edificio, i volumi, gli aggetti, le aperture, gli elementi di finitura sono pensati in funzione dello sfruttamento delle caratteristiche bioclimatiche del luogo a vantaggio del risparmio energetico. Queste caratteristiche formali, integrate da un’impiantistica all’avanguardia conferiscono all’edificio la qualifica di “Nearly Zero Energy Building” La natura rigogliosa del luogo e la luce sono in dialogo continuo con gli spazi e le prospettive interne diventando parte integrante della casa. Il principale “tema emozionale” è generato dalla luce del mattino e dal vento che “dipingono” sulla parete di cemento armato l’ombra in movimento degli alberi e delle piante circostanti.

La realizzazione del nuovo ampliamento è stata pensata per soddisfare quelle che sono le esigenze legate alla progressiva espansione dell’azienda Tricobiotos S.p.A. I nuovi uffici inoltre garantiranno spazi più accoglienti e in grado di restituire, in termini di comfort ambientale, un luogo di lavoro più consono alle necessità operative dell’azienda e a quelle psicofisiche del personale che vi andrà ad operare. Lavorare in un ambiente salubre, migliore, bello, sicuramente favorisce anche la performance produttiva di ogni singolo addetto. Oltre a questo l’obiettivo correlato è dare maggiore prestigio all’immobile esistente e fornire al visitatore (fornitore, cliente o istituzione) la giusta immagine e percezione del valore dei brand rappresentati. La nuova architettura è stata concepita per trasmettere al visitatore un’immagine professionale, elegante e moderna, ma al contempo sobria e priva di sfarzi o esasperazioni architettoniche. Il nuovo edificio individua, attraverso l’utilizzo di materiali diversi, le due funzioni principali: quella produttiva al piano terra e quella amministrativo-tecnica ai piani superiori. Cemento a faccia vista per la prima, lamiera sagomata in alluminio anodizzato per la seconda. L’architettura risponde alle esigenze dell’azienda attraverso un linguaggio semplice e diretto usando pochi materiali, che facilitano anche la manutenzione generale dell’immobile, e forme geometriche non complesse.

“Casa per Tre Dame” è stata progettata per tre donne, una mamma e due figlie, un forte esempio di imprenditoria femminile che dopo anni decide di tornare a vivere sotto un unico tetto, vendendo le singole abitazioni per costruire un nuovo ed unico nucleo edificato. L’obiettivo del progetto era quello di costruire tre unità amalgamate in un unico fabbricato, concepito con una soluzione di continuità tra le varie unità, rispondendo alle singole esigenze delle committenti. La bellezza della costruzione si è concretizzata nella collaborazione tra committenza, progettista ed impresa fin dalle prime fasi: un esempio di questa sinergia è stato il momento del getto della platea, quando le tre proprietarie hanno consegnato ciascuna un oggetto da posare nelle fondazioni in cemento armato, come gesto “augurale e fondativo”. Il progetto si imposta su un margine in pietra che fa da piattaforma tettonica a due volumi compositivi superiori che si dispongono, al di sopra di questo, accoppiati e paralleli, separati da un elemento distributivo centrale. Non avendo “retri”, la costruzione si caratterizza per la cura delle due “navate” intonacate, ricreando una suggestione che richiama un’architettura navale. Il paramento di margine è stato realizzato a sassi di pietra calcarea, “alberese”, per poter riprendere l’immagine dei muri che cingono ancora il tracciato delle vecchie strade della zona e finire di delimitare con la stessa morfologia il “cuore” centrale verde del campo del Salicone.

Il progetto consiste nella realizzazione di due nuovi volumi ‘accorpati’ all’edificio esistente e la realizzazione di un piano interrato che collega e unisce le due porzioni sovrastanti. I due volumi hanno forma simile ma destinazione diversa. Nel primo edificio è inserita la nuova sala ristorante, che si collega con la cucina esistente (e il bar) tramite un piccolo volume trasparente la cui copertura si estende per l’intero tratto di sovrapposizione tra il vecchio e il nuovo edificio. Nel secondo edificio è stata collocata la segreteria, gli uffici e una sala riunione. Questo volume è collegato ‘fisicamente’ con quello esistente con una copertura trasparente. Successivamente è stato realizzato il porticato che amplia la sala ristorante nei mesi estivi. La ricerca del corretto inserimento ambientale insieme alla funzionalità degli spazi e dei percorsi costituiscono gli aspetti principali del progetto: forme semplici e rigorose con ampie porzioni vetrate, per esaltarne l’apertura e il senso di accoglienza verso l’esterno, L’edificio vuole risultare ‘contemporaneo’ e allo stesso tempo intimamente connesso al luogo: è realmente un ampliamento ma, con forza, cerca la sua ‘indipendenza’ per comunicare solidità e continuità nel tempo. Dal punto di vista costruttivo: il piano interrato è stato realizzato con una struttura in calcestruzzo armato e per i volumi ‘fuori terra’ strutture in legno: pareti in Xlam e soffitti a vista. Manto di copertura in rame naturale.

Villa Conti

Il progetto, su un area in collina, è stato affrontato considerando il tema dell’inserimento paesaggistico del fabbricato. Il progetto propone un edificio con un solo piano fuori terra, che si sviluppa su un corpo di fabbrica principale, posto lungo l’asse est/ovest, di forma rettangolare e compatta con una copertura a più falde delle quali le principali sono convergenti con impluvio interno. Un lungo parallelepipedo al quale si contrappongono nel lato nord altri due volumi, volendo con questa scelta emulare un processo diacronico di crescita del fabbricato tipico del processo evolutivo dell’edilizia di base nelle nostre terre. Il progetto del fabbricato si è inoltre basato sui principi della progettazione bioclimatica. L’Architettura si muove sempre di più verso la sostenibilità, verso un’integrazione degli edifici nella natura e nella ricerca di materiali che siano il più possibile eco-compatibili. In particolare ciò che renderà l’architettura sostenibile sarà il superamento della radicata tradizione costruttiva per porre, all’inizio del processo, altri elementi e sistemi considerati fino da oggi solo marginalmente: orientamento, soleggiamento, fattori di ventilazione naturale, ombreggiamento, ma anche l’adozione di sistemi di sfruttamento ed utilizzo dell’energia ricavabile da fonti rinnovabili e sistemi domotici di gestione. Per questo motivo è stato realizzato un edificio nZEB, con struttura prefabbricata in legno ad altissima prestazione energetica.

Villa D

Una microarchitettura in bioedilizia nelle campagne pistoiesi realizzata in ampliamento ad una rimessa agricola esistente. L’edificio prende spunto dall’architettura rurale dei luoghi e si caratterizzata con linee semplici e richiami all’architettura tradizionale, quali il tetto a falde a coppi e tegole e le mandolate in laterizio. La struttura è costituita da pilastri, travi ed arcarecci in legno lamellare ancorati con sistemi a scomparsa e realizzati con viti autopforanti. Per i prospetti laterali del fabbricato in ampliamento è stato concepito un inserto in laterizio, in richiamo alla mandolata toscana, per offrire la giusta privacy e creare un continuum materico e cromatico con la copertura in laterizio. Il prospetto principale, così come l’edificio esistente, viene inciso da una grande vetrata per favorire l’ingresso della luce naturale e la visuale sull’intera vallata.

Massima estensione di superficie a parcheggio, massima superficie a magazzino, massima altezza. Il progetto del magazzino per autoricambi viene sviluppato, da una parte partendo da queste richieste programmatiche e dall’altra relazionandosi con un tessuto edilizio di anonimo e discontinuo. Viene elaborata un architettura semplice costituita da un volume di tre piani fuori terra e un ampio parcheggio interrato. La sagoma del fabbricato viene collocata al centro del lotto in modo da liberare gran parte della superficie esterna. Il disegno planimetrico segue quindi uno sviluppo per spazi concentrici costituiti da una successione di fasce funzionali: La prima fascia si sviluppa tutto intorno all’edificio ed è interamente dedicata a circolazione e parcheggio mentre la seconda, piantumata a verde, si estende fino al perimetro della parcella e costituisce un filtro naturale verso il contesto circostante. L’ edificio si mostra essenziale, articolato in due semplici volumi sovrapposti. In basso un basamento in continuità cromatica con il piazzale di asfalto e, su questo podio scuro e opaco, un volume di due livelli, alleggerito da un rivestimento in lamiera di acciaio microforata che riflette le tonalità dell’ambiente. I due “ordini” architettonici rappresentano le relative funzioni interne. Al piano terra spazio di accoglienza e uffici, ai piani superiori spazi destinati a magazzino. Completano il disegno delle facciate la scala e le bucature richieste dalle misure antincendio.

Casa privata

La casa di Sansepolcro è stata ideata come uno scrigno lapideo inciso e segnato dai serramenti in legno che si configurano come stratificazioni materiche. La scelta dei materiali è finalizzata ad accentuare un rapporto dialettico con il contesto ma senza rinunciare ad operazioni progettuali nette e radicali sulla volumetria. I serramenti in legno sono l’occasione per innestare nel volume dinamici e preziosi inserti materici, che producono vibrazioni e giochi di luce sempre differenti. L’interno risulta segnato dalla presenza forte della scala che si riverbera anche sul volume in pietra e disimpegna tutti gli ambienti, mentre la progettazione dell’arredo su misura definisce soluzioni integrate a forte carica plastica.

Realizzazione di piscina a servizio di agriturismo. La piscina è a servizio esclusivo degli ospiti dell’agriturismo, ed è stata collocata in uno spiazzo naturale presente lungo il pendio collinare, che si apre alla vista verso il mare sul golfo di Talamone. Sfruttando la presenza degli elementi arbustivi ed arborei e scegliendo materiali propri dell’ambito, quali muro con pietra facciavista sul lato a monte della piscina, pavimentazione impermeabile e antisdrucciolevole effetto pietra, e il bordo a sfioro su tre lati, è stato raggiunto l’intento di ottenere un’ottima armonizzazione nell’ambito paesaggistico, creando la sensazione di una finestra affacciata sul mare. L’area intorno alla piscina è stata “recintata” con un gioco di siepi arbustive alternate da recinzione alla maremmana per creare la necessaria barriera di protezione richiesta dalle normative di settore, ed arricchire la sensazione di essere immersi nella natura. La colorazione interna della vasca è stata scelta in tonalità neutra, in effetto pietra, per richiamare la naturalità degli esterni. Il vano tecnico ha trovato alloggiamento in un vano interrato posto a monte, con accesso da botola. L’accesso all’area piscina avviene da una serie di percorsi ricavati nel pendio modellando lo stesso con gradini naturali in terra e pietra e con rampa in mattonellata adatta anche ai disabili.

Fondazione MAiC

  • 2 anni ago
  • written by admin

Il progetto è nato per rispondere alla richiesta di un centro di riabilitazione per l’handicap fisico e mentale, per l’autismo e per un supporto fisioterapico aperto alla città. Nuovi corpi di fabbrica, articolati e divisi per funzioni diverse, sono collegati al vecchio edificio, ampliato e ristrutturato, da un percorso coperto che si apre su un parco a verde attrezzato: “metronomo” che scandisce il tempo della permanenza. Il nuovo edificio, a pianta ellittica, con il corpo in mattoni ed un percorso a due livelli coperto da una struttura in metallo e vetro, ricorda il gesto del seminatore quando il braccio allarga il movimento e spande il seme per raccontare al mondo il frutto che nascerà; ed anche nel suo ingresso a forma tronco-conica, i simboli si susseguono e i materiali si sommano per raccontare, senza nasconderli, coloro che vivono dentro e devono sentirsi proiettati in quel mondo che spesso viene loro negato. All’interno, aule/laboratorio per lo sviluppo di capacità operativo-sensoriali, un auditorium, una nuova aula liturgica per rispondere anche alle esigenze del quartiere e della città. Nuovo e antico convivono, anche nel vecchio edificio ristrutturato, memoria e permanenza della storia, che, con la sua quinta in mattoni (materiale unificante di tutto l’intervento), curvata e possente, offre con i suoi vuoti, da dentro e da fuori, scorci, quadri e nuove prospettive. Un’avventura non facile, vissuta con il mio collega e collaboratore arch. Riccardo Lombardi.

La villa ha una morfologia anni ’50 in quanto ubicata in zona con vincolo paesaggistico. L’assetto interno ed esterno è compiutamente minimalista e razionale, e rispecchia le esigenze estetiche e funzionali del suo proprietario. Le 2 pareti perpendicolari, pur sfalsate, sono state rivestite in pietra naturale, di pochi millimetri, con due diversi colori con alto effetto scenico. La parete nera è alta 9 metri coincidente con un lucernario sul tetto e la realizzazione di un vuoto nel solaio del piano primo. La parete beige coincide con l’altro lucernario e l’altro vuoto nel solaio. Delle porte invisibili si vedono solo le maniglie che fuoriescono dalla pietra. Grandi vetrate, scorrevoli e fisse, in alluminio forniti dalla Ditta Galloni di Montespertoli, enfatizzano continuità tra esterno ed interno. La realizzazione di due piattaforme contrapposte e complanari, uno sul fronte principale e uno su quello tergale e la pavimentazione, in cemento tipo resina, realizzata dalla Silvano Ferretti di Pistoia, identica tra esterno ed interno, enfatizza la continuità tra esterno ed interno. La pensilina sulla piattaforma tergale ha un aggetto di 3,5 metri e rende confortevole l’utilizzo dell’area pranzo esterna. Il tetto è grigio in cemento tipo scandole. Tutti i bagni sono rivestiti in cemento grigio, con sanitari colorati. Il bagno padronale ha il lavandino in travertino a vasca scavata in un unico blocco. Hanno partecipato alla progettazione Daniela Murri dello Diago, Chiara Sabattini, Irene Blasich.

Trattasi della realizzazione di edificio residenziale monofamiliare ad Uzzano (Pistoia); disposto su più livelli oltre ad una ampia terrazza di copertura-solarium con pannelli fotovoltaici per il fabbisogno energetico e una serra solare per incrementare l’apporto termico nei mesi invernali. I locali per la residenza al piano primo sono accessibili da una rampa panoramica. Il risparmio energetico è elevato, dato l’impianto di riscaldamento radiante a pavimento alimentato da una pompa di calore e il trattamento termo igrometrico dell’aria, tutto autosufficiente perché alimentato dall’energia di 9KW prodotta dai pannelli fotovoltaici. L’involucro edilizio, realizzato con il sistema costruttivo prefabbricato a secco Rubner, garantisce alto isolamento termico ed elevati standards di risparmio energetico, come dai protocolli di CasaClima. Le facciate isolate con un pannello di sughero di sp=cm.8; gli infissi in alluminio-legno a taglio termico e vetrate basso emissive con sistemi per la mitigazione degli effetti solari. Il sistema edilizio, i materiali eco-compatibili impiegati rispondono alle norme richieste per le strutture lignee antisismiche.

Premio Architettura Toscana

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