La Scuola primaria Collodi di Sansepolcro è situata al margine interno della cinta muraria medicea della città in adiacenza ad uno dei suoi bastioni; la realizzazione dell’ampliamento in oggetto, composto da tre aule e dall’auditorium, segue il precedente intervento di ricostruzione del blocco principale a due livelli delle aule. Il completamento del complesso avviene con un impianto dei volumi a corte aperta delineata da un corpo ad “L” che termina nel volume predominante dell’auditorium. Il progetto nasce dall’evocazione delle figure e dei temi della storia di Collodi che prendono forma nei volumi e nei vuoti verdi per raccontare, e concludere, una storia che inizia nel nome stesso della scuola amplificandone la capacità comunicativa e identificativa verso la comunità che ospita. È la balena dell’auditorium che emerge al centro della corte con la sua copertura bianca dalle forme complesse, mostrando la fitta schiera delle colonne colorate all’esterno e, all’interno, la successione dei portali in legno dalla sagoma frastagliata, come il grande palato schermato dai denti della balena dai cui si affaccia Geppetto aspettando Pinocchio. il campo dei miracoli in cui si trasforma lo spazio verde della corte che accoglie i bambini per proseguire il loro lavoro come un’aula all’aperto. È il legno di Geppetto che scandisce le forme delle strutture sia delle aule che dell’auditorium con sagome complesse ed elaborate come quelle intagliate da un falegname.

Palestra scolastica dotata di campo regolamentare per il basket (Livello Base) e per la pallavolo (campo omologato per Campionati Nazionali serie B2). L’edifico si sviluppa trasversalmente a via A. Kuliscioff sulla quale si affaccia mediante una piccola piazza pubblica, dove, varcato l’ingresso, si percorre un percorso pedonale permeabile in autobloccanti di cemento in parte inerbiti, che collega la palestra con la scuola. Il fabbricato, realizzato da una struttura prefabbricata di c.a.p. si compone di tre volumi distinti: il volume che ospita l’area gioco di dimensioni in pianta di circa ml. 22×33 e H interna di ml 8.60 e due volumi più piccoli, ad esso addossati, sempre in prefabbricato di c.a., destinati uno a spogliatoi e l’altro a locale tecnico. La copertura a shed ospita l’impianto fotovoltaico. I pannelli prefabbricati in c.a. del volume principale sono caratterizzati da una finitura in cemento grigio su fondo cassero scandito da finte fughe orizzontali distanziate con andamento decrescente partendo dalla sommità del fabbricato. Un’ampia vetrata d’angolo di colore arancione e vetrofanie con figure di pallavoliste e cestisti caratterizza le facciate sulla piazza. ll blocco degli spogliatoi si distingue, invece, grazie ad una parete verde realizzata da una “pelle” in rete elettrosaldata maglia 80×80 mm, filo 6, sulle quali sono cresciute piante rampicanti (rose e gelsomini) innestate in aiuole ricavate sul marciapiede in calcestruzzo che circonda il fabbricato.

Un cubo di cemento appoggiato su di una lama d’acqua ed un muro a secco, sospeso su un campo di ulivi e affacciato sulla pianura che vede Firenze all’orizzonte. Concrete Barn è un edificio destinato al tempo libero ed alla convivialità. È il fienile contemporaneo di una residenza tradizionale appoggiata sulle colline del Montalbano; costruito come un tubo di cemento, aperto sullo spettacolare paesaggio che lo fronteggia, il cui cannocchiale ottico è filtrato da una membrana costruita prendendo a prestito le trame di mezzane di laterizio che ombreggiano gli interni dei fienili tradizionali. Al suo interno spazi dedicati alla convivialità, al tempo libero ed alla contemplazione. Una cucina, un forno a legna, un tavolo, un piccolo servizio sono tutto quello che serve. Il paesaggio è parte dell’architettura, reso ancora più interessante dalla vibrazione imposta dalla trama di laterizio. All’esterno il volume del forno e del camino sono rivestiti della stessa pietra dei muri a secco della campagna circostante. Cemento, pietra e laterizio si completano nel segno d’acqua della piscina, scavata nella superficie netta dell’aia, rivolta verso le colline vicine ed il lontano orizzonte della pianura. Aia di pietra chiara e di legno grigio, ombreggiata da una pergola leggera e circondata da un giardino naturale e stagionale (landscape arch. Bellesi-Giuntoli). Acqua e cemento, mattone e pietra, superfici lisce soleggiate che dialogano con facciate ombrose e materiche.

Il progetto dell’abitazione privata parte da una attenta analisi delle tipologie edilizie di case contadine della Valdichiana. La ricerca delle valide ragioni e della consapevolezza bioclimatica propria della cultura locale hanno guidato la progettazione, plasmando i suggerimenti derivanti dall’analisi dell’area d’intervento. E così l’assenza di finestre esposte a tramontana, l’orientamento delle facciate secondo i quattro punti cardinali con la facciata principale esposta a sud, la creazione di un camino centrale per scaldare la casa e di loggiati tutti attorno dimensionati per far entrare i raggi solari d’inverno e di schermarli nei mesi estivi sono diventati la strategia bioclimatica passiva dell’abitazione. Gli spazi serventi sono stati disposti nel lato nord e lungo la strada di accesso che lambisce la casa, permettendo alla zona giorno di aprirsi verticalmente con un doppio volume e orizzontalmente sui lati sud e ovest verso il parco, determinando con le grandi vetrate una continuità tra interno ed esterno. A mediare la loggia, progettata per accogliere la vegetazione. Ciò ha permesso al progetto di diventare a tutti gli effetti una autentica casa contemporanea toscana, in cui le virtù della tradizione si fondono con le innovazioni tecnologiche.

L’edificio di Palazzo agli Arcieri è stato realizzato con un cantiere aperto nel 2018 in un ex opificio industriale degradato. Nasce dall’idea di rigenerare questa area attraverso un progetto che ricucisse il tessuto urbano entrando in dialogo con le cinquecentesche Mura Medicee e il trecentesco Cassero Senese. Un dialogo sottolineato dall’assonanza formale tra il nuovo edificio e le preesistenze storiche, proponendo un volume compatto dalle vaste aperture orizzontali e dal tetto a forte spiovente. Questo progetto vuol riportare abitanti nell’area centrale della città che si sta invece spopolando, recuperando in qualche modo il valore abitativo del centro storico ,grazie a questa nuova residenza organizzata in sette appartamenti su quattro piani dove la distribuzione interna degli spazi è fatta in funzione della vista delle Mura. L’edificio è stato concepito nel rispetto e nella salvaguardia dell’ambiente, improntato al raggiungimento della qualità della vita degli abitanti grazie alla distribuzione degli spazi e al trattamento dell’aria tramite un impianto integrato di climatizzazione e vmc. La struttura costruttiva a secco e gli infissi ad alto isolamento termico-acustico rendono l’edificio energeticamente prestazionale, raggiungendo la classe energetica A3. L’uso di pannelli fotovoltaici garantisce l’autosufficienza nella produzione di energia elettrica destinata alla climatizzazione e alla produzione di acqua calda. Un modo per ridurre I consumi e la produzione di Co

Adagiata sulle colline toscane ed articolata in volumi rigorosi ed eleganti che ne interpretano l’andamento, La Manufacture è la nuova sede produttiva, specializzata nella produzione di borse, della maison Celine in Italia. L’edificio, 5.200 mq destinati ad accogliere i nuovi 250 artigiani, si colloca nel comune di Radda in Chianti, in provincia di Siena, sul sedime di un vecchio stabilimento industriale dismesso. L’attenzione per il contesto, la visione del paesaggio circostante praticamente da ogni punto di vista, la continua percezione del tempo che passa e del cambio delle stagioni, la luce che entra da ogni parte, mirano a rendere il lavoro all’interno dell’edificio un’esperienza piacevole ed unica e ad avere un riflesso positivo sulle persone che vi lavorano. Le facciate in mattoni di vetro, con la funzione di regolare l’ombreggiatura degli spazi interni permettendo alla luce naturale di filtrare negli ambienti di produzione, assumono talvolta una leggera curvatura che li distanzia progressivamente dai volumi regolari interni. La differenza di temperatura che si crea tra la doppia pelle genera dei moti convettivi, come quelli di una serra solare, sfruttando così tutte le caratteristiche termiche che portano ad un risparmio energetico e ad un maggior benessere. La riflessione del contesto e del cielo sulla combinazione tra pareti vetrate e diaframmi in vetrocemento grigio sospesi, fanno sì che, nonostante la dimensione, si nasconda nel panorama circostante.

L’edificio prevede tre sezioni di scuola materna e cinque di scuola elementare, oltre a due grandi corti esterne per le attività ludico-ricreative e didattiche all’aperto. Sviluppato a un solo livello, il volume s’inserisce nel contesto, non alterando la percezione del paesaggio circostante e assecondando l’andamento naturale del suolo e le pendenze presenti nell’area. La collocazione al centro del lotto triangolare consente anche la realizzazione di una zona a verde pubblico, utile ad integrare l’edificio con il quartiere, mentre a valle, in un’area più sicura e protetta del traffico residenziale, si realizza uno slargo per il trasporto degli alunni e il parcheggio. Il volume è organizzato come una L ribaltata disposta est-ovest e nord-sud, alla quale corrispondono il corpo delle elementari e quello della materna. Le aule affacciano sulle corti interne rese permeabili dalle ampie vetrate, i laboratori e la mensa verso lo spazio aperto. Il disegno delle facciate esterne e delle corti rimanda all’immagine dei muri di cinta degli agglomerati storici e definendo anche il confine tra la città e la campagna. I materiali, le finiture e il trattamento delle superfici in laterizio e in legno danno concretezza e fisicità all’edificio, esaltandone le qualità tattili e i riferimenti alla dimensione naturale. Il risultato è un’architettura elementare, misurata e fortemente connotata come civile, che comunica liberamente con l’esterno.

Furla Progetto Italia

La nuova Furla Factory sorge a Tavarnelle Val di Pesa, in provincia di Firenze, immersa nella zona del Chianti. Il progetto si confronta con un tema fondamentale: l’inserimento dell’architettura per l’industria nel paesaggio italiano e offre l’occasione per ripensare la qualità dei luoghi di lavoro. Furla Factory è composta da tre corpi principali: uno destinato agli uffici, due ai laboratori e alla logistica, tutti pensati per integrarsi nel modo meno invasivo al paesaggio, assecondando l’andamento naturale della collina, quasi mimetizzandosi con l’ambiente circostante. L’ingresso principale riprende l’archetipo degli accessi alle ville toscane: un filare ordinato di cipressi che accoglie il visitatore e descrive il percorso d’accesso, ritmo che viene riproposto sulla facciata degli edifici con lamelle filtranti che mediano la luce all’interno degli spazi di lavoro. Lungo il viale si dispongono in armonica successione di piani gli edifici, sfalsati in pianta e posti su livelli diversi per ospitare le attività della Factory, il parcheggio integrato alla morfologia del terreno, e la piazza Furla, punto focale dell’asse che segna l’arrivo e l’ingresso principale. Il disegno dagli spazi aperti è l’elemento principale dell’impianto progettuale. La natura supera i confini fra interno ed esterno grazie a un sistema di patii e di tetti verdi con vista sull’area boschiva.

Cimitero

Il cimitero di Castel San Gimignano è esempio paradigmatico di Camposanto nella campagna Toscana. Il valore paesaggistico del manufatto è stato preservato. Il progetto dell’edificio dei nuovi loculi si è espresso in un rapporto equilibrato tra i pieni e i vuoti esistenti. Il nuovo segno dei muri in gabbionate contenenti pietra calcarea locale che tracciano i nuovi loculi, dialogano con le sequenze lineari delle murature di confine e del muro a secco tra il campo superiore e quello inferiore. La conformazione a cappella dei nuovi loculi determina il giusto spazio per la preghiera. La massa plastica dei due cubi di pietra del nuovo volume compongono dialettici rapporti tra interno e esterno. La scelta consapevole di impiegare muri gabbionati, utilizzati di consueto come contenimento di pendii e terre, è stata determinata dalla tensione espressa dal luogo. I muri a secco rappresentano il diretto legame fisico e spirituale con la vita di chi ha vissuto il contesto ambientale e culturale di Castel San Gimignano. Luogo carico di storia e di lavoro con e per le terre: materia di sostentamento e di vita. Il muro a secco del terrazzamento e la scala di collegamento tra i due campi sono stati consolidati con gabbionate lineari naturalizzate. Due nuovi percorsi pavimentati in blocchi di cls prefabbricati posati a secco scorrono sul nuovo prato. Nuovi cipressi attenuano l’impatto visivo con i loculi pre-esistenti e piante di gelsomino scorrono lungo le pareti dei nuovi loculi.

Il progetto nasce dalla volontà di realizzare due nuove residenze universitarie, caratterizzate da una forma chiara e rigorosa, aperte sul paesaggio urbano. Uno schema semplice, esaltato dal ruolo chiave delle grandi finestre, i bow-window che all’esterno, sulle facciate dal disegno severo, realizzano una distonia dinamica mentre, all’interno, caratterizzano lo spazio di ogni camera. Le nuove Residenze si inseriscono a completamento della Residenza Studentesca Calamandrei realizzando un unico grande Campus universitario. Su di un podium che ne costituisce la base unitaria, si ergono la torre di CampusX, uno degli edifici più alti di Firenze e l’edificio basso, destinato al Diritto allo Studio Universitario. Da essi si gode una vista straordinaria, sia verso la città con al centro la Cupola, sia verso le colline e il verde circostante. Il progetto si è concentrato nel realizzare stanze luminose aperte sul paesaggio: una “finestra tipo”, articolata e ampia, tale da costituire un piccolo micromondo ambientale, non solo per ricevere luce e aria, ma per diventare oggetto di arredo ed elemento articolato di organizzazione della camera. La torre e la quinta della residenza DSU verso la piazza sono rivestite da un mosaico di tessere ceramiche bianche, care alla tradizione dell’architettura italiana. Una scelta che vuole restituire alla torre un aspetto metafisico, sfaccettato e mutevole al minimo variare della luce diurna e notturna, rendendola un elemento riconoscibile nella città.

L’edificio, a pianta rettangolare, è costituito da tre ambienti contigui e comunicanti: uno destinato alla cucina-cambusa; un secondo con carattere polifunzionale e l’ultimo occupato dai servizi. Esteticamente, il fabbricato si presenta come un poliedro a base rettangolare la cui sezione trasversale riproduce l’immagine elementare della casa con tetto a due falde. Per sottolineare questa forma primigenia i due lati minori sono stati rivestiti con una lamina brunita di rame, la stessa che ricopre il tetto a capanna. La scelta è stata dettata anche dalla necessità di proteggere efficacemente le murature, recuperando la pratica presente nel nostro Appennino di coprire con lamiere le facciate più esposte alle intemperie. Le due pareti lunghe, protette dalla sporgenza delle gronde, sono foderate con tavole di legno di abete al naturale; identica essenza per i portelloni delle aperture. La scelta di nascondere le componenti tecnologiche e dunque di concepire i canali di raccolta delle acque meteoriche come due fessure in prossimità delle gronde e di incassare i canali discendenti all’interno delle murature è stata dettata dalla volontà di far risaltare la pulizia formale del volume. La tecnica costruttiva adottata è la muratura portante. Questo nuovo edificio, pur rifacendosi a criteri tipologici e costruttivi propri della nostra Montagna, intende rifuggire facili e falsi esiti mimetici nella ricerca di un appropriato rapporto con il contesto ambientale.

Il nuovo complesso parrocchiale nel quartiere Varignano è stato realizzato in sostituzione di un edificio preesistente non più idoneo alle necessità pastorali. Il complesso contiene spazi per varie attività, di natura sia liturgica che sociale, con aree dedicate anche all’incontro delle varie associazioni di quartiere. Oltre alla grande aula liturgica in grado di ospitare oltre 400 fedeli, alla canonica e alle aule per la catechesi, sono disponibili zone per attività di studio, di gioco, di sostegno alla comunità. Si tratta di un complesso di circa 1700 mq di superficie utilizzabile, con aree verdi e sagrato che ospita il nuovo campanile. Con il suo portato di nuovi spazi e di nuovi servizi, il progetto del Varignano rappresenta un segno di rinnovamento per l’intero quartiere, esempio di partecipazione aperto alla città, risultato di atti-va collaborazione tra attori sociali e istituzionali, estesa a migliorare fruibilità, dotazioni e vivibilità per tutta la comunità coinvolta. Un obiettivo alto per questo edificio, pensato per la collettività e per avviare un percorso di rigenerazione. L’ulteriore tema proposto, la sostenibilità, è stato raggiunto con la realizzazione di un edificio alta-mente performante dal punto di vista del risparmio energetico. La costruzione, in pannelli di legno X-lam, è dotata di semplici tecnologie per il ricambio e il trattamento dell’aria primaria, alimentate da un campo fotovoltaico da 27 kW sulla copertura.

Premio Architettura Toscana

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