L’Oratorio degli Angeli Custodi costruito nel 1638 si trova nel centro storico di Lucca. L’apparato pittorico è esempio paradigmatico di ricca decorazione barocca. Divenne centrale nella vita della città grazie alla sua splendida acustica. Negli ultimi decenni, gli affreschi si stavano gravemente deteriorando. Inoltre, la sagrestia era stata trasformata in camerino di fortuna per gli artisti e non esistevano spazi di servizio per il pubblico. Il sistema illuminotecnico era scarso e disomogeneo. Il cortile interno scoperto si trovava in avanzato stato di degrado. L’Oratorio è stato oggetto di un sistematico restauro. Il cortile interno è stato coperto con una copertura leggera in acciaio e vetro opalino, il nuovo piano di calpestio si struttura su tre gradoni che collegano i due livelli del vano di ingresso all’ex sacrestia, è arredato da un desk girevole di legno con funzione di snella biglietteria. Il sistema illuminotecnico è composto da strip led incassate nell’asola delle travi della copertura vetrata. Il nuovo sistema di pareti pieghettate individuano gli incassi delle porte di accesso ai camerini e ai servizi igienici oltre che realizzare due sedute lungo il corridoio di distribuzione. Il sistema illuminotecnico è realizzato con apparecchi ad incasso nel soffitto dipinto nero in continuità con quello dei camerini. Nei due camerini lampade lineari si alternano agli specchi, un terzo locale è sala riunione. Gli arredi sacri sono stati riallestisti nei nuovi spazi.

Il borgo è morfologicamente caratterizzato, in funzione della matrice originaria di sviluppo, dalla sua forma allungata al margine della antica direttrice di sviluppo infrastrutturale, la giacitura degli edifici e l’organizzazione interna sottolineano i rapporti volumetrici tra le masse all’interno di questo fuso allungato. Il progetto ha donato nuovo senso al luogo, attraverso la funzione residenziale e con la riscoperta della storia che lo ha caratterizzato. La nuova distribuzione degli spazi a comune ha fatto riemergere le grandi arcate delle antiche costruzioni, caratterizzando i nuovi spazi collettivi della comunità con il grande arco che genera un ambiente a tripla altezza. I nuovi abitanti potranno così accarezzare le strutture antiche, muoversi attraverso la storia, confrontarsi con essa quotidianamente rigenerando un ambiente sepolto. L’Oratorio di San Jacopo, con la sua sala di 70 mq, è diventato uno spazio multifunzionale per mostre d’arte contemporanea, per eventi artistici e musicali pur conservando anche la sua funzione originaria. Questo sia per coinvolgere i nuovi residenti del complesso, ma anche per diventare un’altra offerta di spazio culturale della città di Seravezza luogo il percorso della via di Michelangelo. Questo percorso di riconoscenza e riconoscimento si è voluto far condividere all’artista G.D. Parra per la creazione della grande opera “obelisco di luce”.

Il nuovo complesso parrocchiale nel quartiere Varignano è stato realizzato in sostituzione di un edificio preesistente non più idoneo alle necessità pastorali. Il complesso contiene spazi per varie attività, di natura sia liturgica che sociale, con aree dedicate anche all’incontro delle varie associazioni di quartiere. Oltre alla grande aula liturgica in grado di ospitare oltre 400 fedeli, alla canonica e alle aule per la catechesi, sono disponibili zone per attività di studio, di gioco, di sostegno alla comunità. Si tratta di un complesso di circa 1700 mq di superficie utilizzabile, con aree verdi e sagrato che ospita il nuovo campanile. Con il suo portato di nuovi spazi e di nuovi servizi, il progetto del Varignano rappresenta un segno di rinnovamento per l’intero quartiere, esempio di partecipazione aperto alla città, risultato di atti-va collaborazione tra attori sociali e istituzionali, estesa a migliorare fruibilità, dotazioni e vivibilità per tutta la comunità coinvolta. Un obiettivo alto per questo edificio, pensato per la collettività e per avviare un percorso di rigenerazione. L’ulteriore tema proposto, la sostenibilità, è stato raggiunto con la realizzazione di un edificio alta-mente performante dal punto di vista del risparmio energetico. La costruzione, in pannelli di legno X-lam, è dotata di semplici tecnologie per il ricambio e il trattamento dell’aria primaria, alimentate da un campo fotovoltaico da 27 kW sulla copertura.

Il progetto riguarda un antico casale del 1887, nelle vicinanze del Comune di Lucca ed un più recente annesso rustico destinato a tirasotto, il tutto immerso in un paesaggio collinare ed ambienti boschivi. L’intervento di restauro valorizza gli elementi strutturali tipici dell’architettura locale, l’utilizzo del mattone faccia a vista, della pietra di Matraia e del legno di castagno, rivisitando i materiali in chiave contemporanea. All’interno si è provveduto ad applicare manualmente intonaci a base di calce naturale evidenziando la struttura irregolare delle pareti dovuta dall’utilizzo di materiali come il sasso e la pietra. Il recupero delle travi e delle tavelle tramite sabbiatura è un richiamo alla tradizionale architettura interna toscana attualizzata mediante la sbiancatura dei soffitti. L’esterno dell’immobile è stato conservato inalterato mantenendone la storicità senza intaccarne il fascino optando per degli infissi esterni in acciaio dal profilo contenuto. Nel giardino l’ampia piscina s’inserisce nel paesaggio circostante, dove il disegno delle pavimentazioni rispetta la vegetazione secolare lasciandone inalterata la posizione. Il volume del tirasotto è stato totalmente ristrutturato internamente, optando per materiali e colori contemporanei, dove il pavimento in calcestruzzo ed il blocco nero a sevizi contribuiscono a dare nuova identità.

La tenuta del Buonamico si trova in Toscana, a sud ovest di Montecarlo di Lucca. È un’azienda storica, la più prestigiosa della regione, recentemente ampliata e ristrutturata. Produce vini famosi e un olio “di Re”. Con questo progetto di una struttura turistico-ricettiva, ne ho voluto precisare l’immagine, proponendo un edificio che ricorda una foglia di vite, leggermente appoggiata sul terreno. Il paesaggio si apre sugli Appennini, sul borgo di Montecarlo adagiato sui rilievi collinari e sulla pianura coltivata che defluisce verso il Mar Tirreno ed ha avuto una influenza rilevante nella progettazione. La struttura portante, in legno lamellare, è formata da tre grandi archi che si incrociano al centro. La copertura in rame ossidato. L’edificio si sviluppa su tre piani degradanti, seguendo il naturale andamento del terreno. Il ristorante occupa parte del primo piano ed è formato da una sala da pranzo interamente vetrata, le cui pareti mobili e trasparenti creano continuità con la terrazza. La cucina è visibile dalla sala da pranzo. Un ascensore contenuto in un cilindro di cemento dorato, conduce al piano inferiore dove si trovano undici suite, ognuna delle quali si affaccia direttamente su un piccolo giardino privato coperto da pergolato. Un altro ascensore, più piccolo, conduce al piano successivo ad un centro benessere, alla grande piscina ed ai giardini che sfumano nella terra coltivata.

Sortita San Paolino

La Sortita del Baluardo San Paolino è uno dei luoghi più interessanti degli spazi interni delle Mura urbane di Lucca. La riapertura al passaggio pubblico è un’importante operazione di valorizzazione che permette la connessione diretta della città al parcheggio di viale Carducci. La richiesta della committenza era di restituire la sortita alla fruizione pubblica in sicurezza permettendone una corretta percezione. È stato studiato così un nuovo sistema illuminotecnico che elimina i precedenti apparecchi a parete. Gli apparecchi a incasso a pavimento sono inseriti in fasce o corone di acciaio corten che staccandosi dalle pareti con una fascia di granulato di marmo bianco di Carrara, costituiscono una protezione all’impianto e una guida visiva del percorso. Il corten rende chiaramente individuabile l’intervento contemporaneo nel contesto dello spazio storico. I totem contengono il sistema di emergenza, le prese elettriche e le linee dati per gli allestimenti temporanei. Una contro parete di acciaio corten con foratura a laser che riproduce il disegno del paramento a broccato del baldacchino del Duomo di Lucca, consente di schermare il consolidamento murario pre-esistente della parete. Il sistema di raccolta acque piovane di percolamento dalle murature è realizzato da canalette lineari con griglie in ghisa sferoidale collocate sulle soglie di passaggio tra i vari ambienti e lungo il perimetro continuo della sala centrale, l’acqua di raccolta è convogliata nel pozzo esistente.

L’area oggetto di intervento fa parte del bacino del Lago di Massacciuccoli; fino agli anni Quaranta del Novecento trovavamo le coltivazioni di riso, poi dagli anni Sessanta la coltura di Fior di Loto oggi una delle più vaste d’Europa. Il sito era in stato di degrado e di abbandono. Il percorso ciclopedonale “Fior di Loto” riporta alla luce un vero e proprio “gioiello ambientale”; si estende per 1 km ed è parte del sistema dei percorsi territoriali dedicati a luoghi della vita di Giacomo Puccini. Il progetto si inserisce nel contesto ambientale interpretandone materiali e forme, rispondendo alle complesse esigenze tecnico-idrauliche dell’area e all’esigenza di un armonico inserimento paesaggistico. Un palcoscenico ambientale dove natura, coltivazione e infrastruttura instaurano un nuovo ed equilibrato dialogo. I vincoli idraulici sono risolti con tratti in rilevato e un pontile ligneo di centocinquanta metri, ciò determina variazioni della velocità di percorrenza, delle percezioni prospettiche e differenti sonorità. Il pontile è in lamellare e massello di abete rosso su pali in acciaio. Il progetto è ad impatto ambientale “zero”, i materiali sono naturali, permeabili e senza agenti chimici. I filari di pioppi cipressini creano zone ombreggiate e le sequenze lineari di essenze arbustive danno vita a un confine osmotico fra natura selvatica e costruzione. Un’architettura naturalizzata dove la “natura costruita” si ibrida con la “natura naturale”: sottili linee cromatiche, cangianti al variare delle stagioni.

Vi è stato un periodo (fine XVI secolo) in cui Lucca si presentava come città “picta” grazie all’estro di Agostino Ghirlanda, artefice di una nuova frenesia decorativa delle dimore lucchesi riscontrabile nei graffiti che avrebbero reso il Palazzo Dipinto uno degli episodi più suggestivi ed apprezzati di un certo gusto di decorazione urbana. È in questo scorcio di città che si trova uno degli edifici più antichi, nato come stazione di posta ma che oggi rivive come prestigioso boutique hotel. L’aura e l’aspetto tradizionale degli ambienti sono stati preservati ed armoniosamente integrati con un linguaggio contemporaneo ed attuale: il piano terra, destinato a welcome area (hall, bar e giardino d’inverno), è ampiamente illuminato da luce naturale sia grazie alla valorizzazione delle grandi aperture esistenti che alla struttura in acciaio e vetro del giardino, posto nel cuore dell’hotel. È, inoltre, visibile la tessitura muraria originale, lasciata a vista nella zona della hall, così come anche gli elementi lignei del solaio di copertura. Le venti stanze, al piano primo e secondo dell’edificio, sono state progettate in modo da integrarsi con la struttura storica esistente, mantenendo quanto possibile gli elementi originari senza tralasciare le necessità della nuova realtà. Particolare attenzione e cura sono state poste anche nella progettazione degli elementi di arredo, pensati e disegnati per ogni tipologia di alloggio, prediligendo l’utilizzo di materiali, tessuti e finiture di pregio.

Momenti Diversi

Tutto è collegato: l’ombra e la luce, il negativo ed il positivo, il nero ed il bianco, l’amore ed il dolore, il bello ed il brutto, perché la vera armonia si raggiunge anche attraverso l’accettazione degli equilibri tra momenti diversi. Il progetto vede la riconversione di una vecchia stalla in nuova residenza, dislocata su due piani. L’intenzione progettuale è stata quella di mantenere l’impronta originaria, esaltando i materiali autentici ed affiancandoli a lavorazioni contemporanee. Sul pavimento in resina scura poggiano i vecchi scalini in pietra che conducono al piano primo la cui muratura è stata lasciata a faccia vista e trattata in maniera uniforme con il resto delle superfici verticali mentre i prospetti esterni sono stati interamente preservati e mantenuti sia nell’aspetto materico che formale. Il risultato parla di ambienti che, seppur pensati e modellati come un unico organismo, riescono ad evocare sensazioni eterogenee, frutto di spazi colmi di identità propria grazia anche al continuo dialogo tra dentro-fuori.

Non si tratta della “classica casa con giardino”, ma della sapiente declinazione in forma del concetto del vivere in consapevolezza dell’intorno e dell’ambiente: immersa nel verde delle colline toscane, la villa è concepita in modo da integrarsi e fondersi con il mondo naturale che la circonda. Il progetto interpreta, in chiave contemporanea, la tradizione costruttiva locale coniugando elementi tipologici, quali la copertura a falda e materiali ricorrenti (intonaco, legno e pietra) in un disegno architettonico che richiama, nel corpo principale, l’archetipo per eccellenza della casa, introducendo ampie vetrate, portici profondi ed un’addizione, dal sapore contemporaneo, in vetro ed acciaio. La zona notte e living, poste sullo stesso livello, si articolano secondo il concetto dell’open space: eliminati gli spazi-disimpegno, i necessari passaggi distributivi sono aperti e funzionalizzati con lo scopo di dare il massimo valore percettivo e fruitivo degli spazi. La zona all’aperto, in stretta relazione con l’ambiente interno, diventa elemento protagonista attraverso un continuo dialogo visivo tra il “dentro” ed il “fuori”. L’atmosfera di apertura è accentuata dal volume trasparente che sporge dal profilo principale e si immerge nella natura, eclissando totalmente la sensazione di qualsiasi confine.

L’opportunità di costruire una pista ciclopedonale è stato motivo di riflessione sul significato di strada. Il progetto non si è limitato alla costruzione di nuova pista ciclabile tout court, ma ha recuperato, o meglio, si è riappropriato della dimensione umana della strada un rapporto non solo distributivo ma sociale, storico, didattico, con le comunità coinvolte. La proposta progettuale della nuova pista ciclopedonale, ha inoltre un secondo tema ambizioso: la ricostruzione mnemonica della “Via Dei Marmi di Michelangelo”. Raccogliere il racconto storico, dei caratteri etici dello spazio consolidato e riportare al centro del progetto la città ed il suo paesaggio è stato fondamentale per l’idea compositiva della ricostruzione di un tratto, un frammento della “Via dei Marmi”. Paradossalmente la nuova ciclopista, tenta di rallentare il viandante con l’intento di riconquistarsi lo spazio perduto; la pista è un racconto da leggere che si snoda per un chilometro e mezzo. Nel tracciato realizzato si susseguono eventi e suggestioni che coinvolgono il passante in una lettura storica mnemonica del proprio territorio. Soffici, Carrà, sono stati frequentatori abituali di queste terre e ne hanno raccontato il vero valore identitario. Il passaggio del fiume Versilia è un ulteriore frammento documentale; lungo il parapetto sono state esposte una serie di foto d’epoca che raccontano non solo la strada nella sua evoluzione nel tempo, ma anche il rapporto col fiume Versilia.

Rinnovamento di un appartamento sul lungomare di Lido di Camaiore in Versilia. Un ambiente unico adibito a soggiorno, studio, pranzo e cucina si affaccia sul mare, da questo si può accedere alla camera da letto e ai servizi, un deposito accessibile dal pianerottolo completa l’appartamento. Da ogni ambiente è possibile traguardare il Mar Tirreno. La spiaggia è entrata in casa. Le onde hanno scavato lo spazio e depositato legni chiari portati da lontano. Venti sabbiosi invernali hanno lasciato traccia del loro passaggio sulle facce di due blocchi di pietra, bianchi del marmo delle vicine Alpi Apuane.

Premio Architettura Toscana

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