Rinnovamento di un appartamento sul lungomare di Lido di Camaiore in Versilia. Un ambiente unico adibito a soggiorno, studio, pranzo e cucina si affaccia sul mare, da questo si può accedere alla camera da letto e ai servizi, un deposito accessibile dal pianerottolo completa l’appartamento. Da ogni ambiente è possibile traguardare il Mar Tirreno. La spiaggia è entrata in casa. Le onde hanno scavato lo spazio e depositato legni chiari portati da lontano. Venti sabbiosi invernali hanno lasciato traccia del loro passaggio sulle facce di due blocchi di pietra, bianchi del marmo delle vicine Alpi Apuane.

La casa è stata costruita in una radura tra ulivi, lecci e pini marittimi a metà collina tra la piana di Lucca e l’altopiano delle Pizzorne. Alla costruzione esistente sono stati aggiunti due ampliamenti, uno sulla testata nord-ovest, l’altro, parzialmente interrato, verso nord-est. La parte esistente è intonacata e tinteggiata a calce, quella nuova in pietra di Guamo (Verrucano dei Monti Pisani). Il fronte sud dell’ampliamento è un infilata di pilastri massicci a doppia altezza e i serramenti sono arretrati per ripararsi meglio dal sole e dall’acqua. Il volume dell’entrata della casa è l’unione tra il vecchio e il nuovo: a sud l’esistente mentre a nord una galleria si allunga per spingere il nuovo volume a trovare lo spazio libero e la vista verso valle e Lucca. L’infilata dei nuovi volumi inclinandosi verso nord-est facilitano l’apertura della corte verso il verde della radura. Le due facciate dell’entrata sono due portali uguali in pietra di Santafiora sabbiata, una è il fondale di un cortile stretto e lungo ed è l’entrata principale della casa, l’altra del cortile aperto verso il verde. I serramenti e le persiane sono in legno verniciato. I cortili e i marciapiedi sono in Santafiora sabbiata. Una scala è in ferro, l’altra è in ferro e legno wengé. Le tinteggiature interne sono chiare. La struttura del nuovo edificio è un telaio in c.a. con appoggiati il tetto a capriate e il solaio in travi e travicelli in legno di castagno. I nuovi edifici sono in classe energetica A3.

La Costa dei Barbari per la Versilia è un locale storico che sorse nel porto di Viareggio. Negli anni 70/80 il locale fu trasferito, l’anarchia e la semplicità del primo fabbricato furono abbandonate e fu realizzato un fabbricato di legno con copertura a capanna.Il contrasto con le costruzioni spontanee e illegittime del viale Europa era evidente. Da una parte lamiere, cannicci e tele disegnavano il fronte delle attività del lungo mare, dall’altra la nuova costruzione.La ricostruzione ha comportato una serie di riflessioni.La banalizzazione delle soluzioni adottate hanno portato un impoverimento dei segni del passato per una proposizione di un lessico scontato. Dall’osservazione dei padiglioni realizzati sulla passeggiata a mare e degli stabilimenti marini dell’800 sono emerse una lunga serie di suggestioni spaziali autetiche. Non la riproposizione di un’abaco di elementi tipologici codificati quali finestre ad oblò, passamanerie in acciaio inox od ottone, icone abusate per rappresentare costruzioni marine.La terrazza di uno stabilimento balneare di fine ottocento sospesa tra terra e mare è ispiratrice del progetto. La visione dello spazio illimitato,l’aria che penetra tra le strutture e fa muovere le tende che sbattendo trasmettendo una sensazione di quiete, la luce che invade lo spazio. Il cubo sopra le tende è rosso come i fuochi accesi sulla spiaggia intorno ai quali ci si raduna e ancora ogni altra cosa che la fantasia e l’ispirazione dell’osservatore può suggerire

Un’antica chiesa medievale con annesso ospedale per i pellegrini, già ampliata e trasformata nel corso del Cinquecento torna a vivere dopo un lungo abbandono. Spogliata dei suoi arredi e utilizzata per gli usi più incongrui durante il secolo scorso il complesso è stato oggetto di un accurato restauro volto a consolidare le sue strutture e recuperarne l’assetto originario perduto nel tempo. L’oratorio con l’annessa canonica rivelano oggi le proprie membrature libere da superfetazioni, mentre i volumi accolgono inserti architettonici in grado di dialogare con essi senza alternare la percezione complessiva degli ambienti. Con particolare attenzione alla natura degli edifici sono stati inseriti impianti tecnologici in grado di rispettare la vocazione del luogo e garantirne l’efficienza per un uso finalmente compatibile con la sua storia. Arredi antichi e contemporanei si uniscono a far rivivere lo scorrere del tempo.

L’edificio è stato realizzato in una zona di recente espansione nel contesto tipico delle aree di lottizzazione, caratterizzata da residenze in prevalenza isolate. L’area di intervento presenta tuttavia condizioni particolari, attestandosi sul margine dell’insediamento e prospettando sul territorio della Valle del Serchio immediatamente a monte del nucleo urbano di Castelnuovo di Garfagnana. Il sito ha reso dunque la possibilità di stabilire relazioni funzionali e visuali articolate, riferite da un lato al contesto urbano, dall’altro al panorama apuano e l’abitato del capoluogo. La residenza, realizzata con tecnologie idonee ad ottenere una alta performance energetica, è disposta su due livelli organizzati su un volume principale con copertura in legno aggettante sui fronti ed estesa per coprire due logge mediante appoggio delle orditure strutturali su pilastri tubolari in acciaio, mentre un corpo minore, con copertura utilizzata come solarium, accoglie gli spazi accessori. L’impianto geometrico dell’edificio è definito dal volume principale, a pianta quadrata; in elevato, è ridefinito da volumi minori disposti sui fronti, con forme e dimensioni che si pongono come aggregazioni minori sottoposte all’elemento unificante costituito dalla copertura; fra questi, un ruolo particolare è stato attributo al corpo aggettante della camera principale dell’abitazione, che si espone con una apertura vetrata a tutta parete verso il panorama montano e le aree agricole prospicienti.

Progetto di allestimento della mostra di Nino Migliori – Lumen – Ilaria del Carretto, svoltasi a Lucca presso l’Oratorio di San Giuseppe, Museo della Cattedrale, dal 13 settembre 2016 al 25 ottobre 2016. Con l’estensione a Ilaria del Carretto, il lavoro fotografico di Migliori ispirato alla scultura, illuminata a fiamma di candela, ha preso la figura di un ciclo unitario dal titolo LUMEN, comprendendovi anche la serie precedenti: Leoni e metope del Duomo di Modena (già presentata a Modena, Galleria Civica, marzo – giugno 2016) e il Compianto di Nicolò dell’Arca di Santa Maria della Vita (in corso di completamento a Bologna). Tutte sviluppano l’idea avviata con lo Zooforo del Battistero di Parma del 2006. LUMEN è ora un ciclo che si compone di più atti, prodotti da una pluralità di soggetti istituzionali e finanziari, distinti per ogni luogo, ma integrati tra loro dall’unitarietà della ricerca formale su opere scultoree della storia dell’arte, illuminate a lume di candela. La serie di fotografie da Ilaria del Carretto a lume di candela entra dunque oggi nel patrimonio d’arte contemporanea dello Stato, con assegnazione alla Soprintendenza ABAP di Lucca.

Il progetto per restauro e adeguamento in oggetto conserva le caratteristiche storiche ed architettoniche dell’edificio vincolato di origine quattrocentesca e lo adegua alle funzioni preesistenti attraverso interventi contemporanei, puntuali, coordinati e leggeri che, pur mantenendo la propria individualità e riconoscibilità, ben si integrano con le preesistenze storiche. Questi interventi di natura più progettuale sono accompagnati da un intervento generale di restauro conservativo dei vari ambienti interni interessati e dei paramenti esterni, in parte in laterizio, e della terrazza, al primo piano, caratterizzata da un pavimento in pietra con botole, anch’esse in pietra, utilizzate in passato per riempire il granaio che era posto al piano terra. L’intervento mantiene le volumetrie attuali, elimina le superfetazioni e riorganizza i percorsi funzionali e distributivi. Al piano primo e secondo rimane ubicata la biblioteca che è collegata al piano terra dalla scala esterna esistente e da un nuovo ascensore per consentire l’accesso anche ai disabili senza intervenire in modo invasivo sul fabbricato. Un ulteriore ascensore esterno è previsto vicino alla terrazza e rifinito con un rivestimento esterno di lamiera in corten incisa da parole dedicate ai Cavalieri del Tau, la via Francigena e la Biblioteca. Al piano terra è previsto un adeguamento di tipo strutturale per realizzare la soprastante biblioteca e conservare i reperti archeologici ritrovati durante i lavori di restauro.

L’area oggetto di intervento fa parte del bacino del Lago di Massacciuccoli; fino agli anni ’40 del ‘900 trovavamo le coltivazioni di riso, poi dagli anni ’60 la coltura di Fior di Loto oggi una delle più vaste d’Europa. Il sito era in stato di degrado e di abbandono. Il percorso ciclopedonale “Fior di Loto” riporta alla luce un vero e proprio “gioiello ambientale”; si estende per 1 km ed è parte del sistema dei percorsi territoriali dedicati a luoghi della vita di G. Puccini. Il progetto si inserisce nel contesto ambientale interpretandone materiali e forme, rispondendo alle complesse esigenze tecnico-idrauliche dell’area e all’esigenza di un armonico inserimento paesaggistico. Un palcoscenico ambientale dove natura, coltivazione e infrastruttura instaurano un nuovo ed equilibrato dialogo. I vincoli idraulici sono risolti con tratti in rilevato e un pontile ligneo di 150 m, ciò determina variazioni della velocità di percorrenza, delle percezioni prospettiche e differenti sonorità. Il pontile è in lamellare e massello di abete rosso su pali in acciaio. Il progetto è ad impatto ambientale “zero”, i materiali sono naturali, permeabili e senza agenti chimici. I filari di pioppi cipressini creano zone ombreggiate e le sequenze lineari di essenze arbustive danno vita a un confine osmotico fra natura selvatica e costruzione. Un’architettura naturalizzata dove la “natura costruita” si ibrida con la “natura naturale”: sottili linee cromatiche, cangianti al variare delle stagioni.

Il restauro del convento di San Francesco si inserisce nel quadro di interventi realizzati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca per l’insediamento dell’istituzione Alti Studi Universitari IMT nel centro storico della città, completando, con la biblioteca e gli uffici amministrativi già realizzati, il campus . Il complesso di San Francesco riunisce in un edificio didattica, ricerca e residenza, secondo lo spirito dello studium: luogo di cultura, di vita quotidiana della comunità scientifica. A fianco delle aule per la didattica e i dottorandi e degli uffici di professori e ricercatori si trova la foresteria, composta da camere doppie, singole e mini appartamenti. La Cappella della famiglia Guinigi ospita l’aula magna di IMT mentre i locali della sagrestia sono stati attrezzati per seminari e riunioni. Gli interventi recuperano le spazialità e le percorrenze originarie del convento, rimuovendo le partizioni recenti e riorganizzando la distribuzione attorno ai chiostri in parte chiusi con pareti vetrate. Una vasta campagna di saggi stratigrafici ha permesso di indagare e recuperare ampie porzioni di apparati decorativi celati da intonaci recenti; attraversare gli spazi è ora anche percorrere la storia del monumento. Le nuove esigenze distributive sono soddisfatte attraverso una serie di elementi architettonici che si sovrappongono al contesto storico in maniera discreta ma riconoscibile attraverso l’uso di materiali tecniche contemporanee.

La Chiesa di San Pellegrino, costruita presso un’antica porta delle fortificazioni romane, fu ampliata alla metà del XVII secolo e nel 1808 fu chiusa al culto. Nel XX secolo fu sede di un’officina organaria e più recentemente divenne un magazzino. La chiesa versava in uno stato di degrado avanzato, l’obiettivo era di restaurare gli esterni, le coperture e gli interni con l’intento di trasferirvi la collezione di calchi di gesso del Polo Museale Toscano. La collezione è formata da 230 pezzi. Il progetto ha riguardato anche i vani adiacenti che sono stati connessi alla chiesa con la riapertura di un’antica porta. L’intervento progettuale è stato impostato alla massima economicità e rispetto del manufatto storico, lo spazio è stato riportato all’antico splendore e l’illuminazione artificiale è stata realizzata con apparecchi posti sul cornicione dell’aula al fine di nascondere ogni elemento tecnologico alla vista. La luce è la materia che definisce lo spazio. Gli elementi architettonici introdotti dal progetto sono le lastre di acciaio del vano porta di collegamento con i locali adiacenti, i gradini mancanti del presbiterio, le aree dove erano originariamente collocati gli altari laterali e la bussola d’ingresso. La pavimentazione di marmo bianco e bardiglio è stata pulita e patinata conservando il livello di usura che testimonia la stratificazione dei molteplici usi avvenuti nell’ultimo secolo. Il Deposito dei Gessi è realizzato con tubi innocenti e bancali di legno.

La Chiesa di San Pellegrino, costruita presso un’antica porta delle fortificazioni romane, fu ampliata alla metà del XVII sec. e nel 1808 fu chiusa al culto. Nel XX sec. fu sede di un’officina organaria e più recentemente divenne un magazzino. La Chiesa versava in uno stato di degrado avanzato, l’obiettivo era di restaurare gli esterni, le coperture e gli interni con l’intento di trasferirvi la collezione di calchi di gesso del Polo Museale Toscano. La collezione è formata da 230 pezzi. Il progetto ha riguardato anche i vani adiacenti che sono stati connessi alla Chiesa con la riapertura di un’antica porta. L’intervento progettuale è stato impostato alla massima economicità e rispetto del manufatto storico, lo spazio è stato riportato all’antico splendore e l’illuminazione artificiale è stata realizzata con apparecchi posti sul cornicione dell’aula al fine di nascondere ogni elemento tecnologico alla vista. La luce è la materia che definisce lo spazio. Gli elementi architettonici introdotti dal progetto sono le lastre di acciaio del vano porta di collegamento con i locali adiacenti, i gradini mancanti del presbiterio, le aree dove erano originariamente collocati gli altari laterali e la bussola d’ingresso. La pavimentazione di marmo bianco e bardiglio è stata pulita e patinata conservando il livello di usura che testimonia la stratificazione dei molteplici usi avvenuti nell’ultimo secolo. Il Deposito dei Gessi è realizzato con tubi innocenti e bancali di legno.

Piazza Carducci si configura, oggi, come il centro dell’insediamento di Seravezza e, in quanto tale, presenta una spiccata valenza polare, a livello sia funzionale che sociale. L’origine peculiare di tale spazio, creatosi in seguito alla deviazione dell’alveo del torrente Vezza, ha fatto sì che un elemento divisorio, un corso d’acqua, desse luogo a degli assi unificanti e ad un nuovo polo, univocamente riconosciuto come centro cittadino. Tale trasformazione ha comportato una serie di incoerenze a livello di tessuto edilizio: la zona a monte e quella a valle, prima separate nettamente dal torrente e quindi poco collegate tra loro (si transitava dall’una all’altra attraverso un ponte), una volta venuto a mancare l’elemento di discontinuità, sono entrate fisicamente in contatto. Il progetto di Piazza Carducci, oltre a ridisegnare tutti gli spazi contermini attraverso una nuova viabilità, si concentra sulla parte basamentale con nuovi materiali e un disegno completo del luogo centrale del capoluogo di Seravezza. Il progetto realizzato ha previsto nuovi elementi scultorei, inserti di essenze arboree elementi luminosi e nuove sedute ed una pavimentazione in calcestruzzo architettonico arricchita da inerti in marmo.
Oggi, ciò che era uno spazio anonimo, dove era impossibile svolgere dignitosamente le manifestazioni pubbliche e commerciali, è divenuto un luogo dove le rappresentazioni di teatro dialettale e le altre forme di spettacolo legate alla vita cittadina sono divenuta regola. Il progetto, in definitiva, attraverso un’indagine sulle regole che governano lo spazio urbano si è agganciato alla storia urbana delle piazze italiane, al contenuto che esse devono esprimere, in termini di socialità e spazi da abitare.

Premio Architettura Toscana

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