La Chiesa di San Pellegrino, costruita presso un’antica porta delle fortificazioni romane, fu ampliata alla metà del XVII secolo e nel 1808 fu chiusa al culto. Nel XX secolo fu sede di un’officina organaria e più recentemente divenne un magazzino. La chiesa versava in uno stato di degrado avanzato, l’obiettivo era di restaurare gli esterni, le coperture e gli interni con l’intento di trasferirvi la collezione di calchi di gesso del Polo Museale Toscano. La collezione è formata da 230 pezzi. Il progetto ha riguardato anche i vani adiacenti che sono stati connessi alla chiesa con la riapertura di un’antica porta. L’intervento progettuale è stato impostato alla massima economicità e rispetto del manufatto storico, lo spazio è stato riportato all’antico splendore e l’illuminazione artificiale è stata realizzata con apparecchi posti sul cornicione dell’aula al fine di nascondere ogni elemento tecnologico alla vista. La luce è la materia che definisce lo spazio. Gli elementi architettonici introdotti dal progetto sono le lastre di acciaio del vano porta di collegamento con i locali adiacenti, i gradini mancanti del presbiterio, le aree dove erano originariamente collocati gli altari laterali e la bussola d’ingresso. La pavimentazione di marmo bianco e bardiglio è stata pulita e patinata conservando il livello di usura che testimonia la stratificazione dei molteplici usi avvenuti nell’ultimo secolo. Il Deposito dei Gessi è realizzato con tubi innocenti e bancali di legno.

La Chiesa di San Pellegrino, costruita presso un’antica porta delle fortificazioni romane, fu ampliata alla metà del XVII sec. e nel 1808 fu chiusa al culto. Nel XX sec. fu sede di un’officina organaria e più recentemente divenne un magazzino. La Chiesa versava in uno stato di degrado avanzato, l’obiettivo era di restaurare gli esterni, le coperture e gli interni con l’intento di trasferirvi la collezione di calchi di gesso del Polo Museale Toscano. La collezione è formata da 230 pezzi. Il progetto ha riguardato anche i vani adiacenti che sono stati connessi alla Chiesa con la riapertura di un’antica porta. L’intervento progettuale è stato impostato alla massima economicità e rispetto del manufatto storico, lo spazio è stato riportato all’antico splendore e l’illuminazione artificiale è stata realizzata con apparecchi posti sul cornicione dell’aula al fine di nascondere ogni elemento tecnologico alla vista. La luce è la materia che definisce lo spazio. Gli elementi architettonici introdotti dal progetto sono le lastre di acciaio del vano porta di collegamento con i locali adiacenti, i gradini mancanti del presbiterio, le aree dove erano originariamente collocati gli altari laterali e la bussola d’ingresso. La pavimentazione di marmo bianco e bardiglio è stata pulita e patinata conservando il livello di usura che testimonia la stratificazione dei molteplici usi avvenuti nell’ultimo secolo. Il Deposito dei Gessi è realizzato con tubi innocenti e bancali di legno.

Piazza Carducci si configura, oggi, come il centro dell’insediamento di Seravezza e, in quanto tale, presenta una spiccata valenza polare, a livello sia funzionale che sociale. L’origine peculiare di tale spazio, creatosi in seguito alla deviazione dell’alveo del torrente Vezza, ha fatto sì che un elemento divisorio, un corso d’acqua, desse luogo a degli assi unificanti e ad un nuovo polo, univocamente riconosciuto come centro cittadino. Tale trasformazione ha comportato una serie di incoerenze a livello di tessuto edilizio: la zona a monte e quella a valle, prima separate nettamente dal torrente e quindi poco collegate tra loro (si transitava dall’una all’altra attraverso un ponte), una volta venuto a mancare l’elemento di discontinuità, sono entrate fisicamente in contatto. Il progetto di Piazza Carducci, oltre a ridisegnare tutti gli spazi contermini attraverso una nuova viabilità, si concentra sulla parte basamentale con nuovi materiali e un disegno completo del luogo centrale del capoluogo di Seravezza. Il progetto realizzato ha previsto nuovi elementi scultorei, inserti di essenze arboree elementi luminosi e nuove sedute ed una pavimentazione in calcestruzzo architettonico arricchita da inerti in marmo.
Oggi, ciò che era uno spazio anonimo, dove era impossibile svolgere dignitosamente le manifestazioni pubbliche e commerciali, è divenuto un luogo dove le rappresentazioni di teatro dialettale e le altre forme di spettacolo legate alla vita cittadina sono divenuta regola. Il progetto, in definitiva, attraverso un’indagine sulle regole che governano lo spazio urbano si è agganciato alla storia urbana delle piazze italiane, al contenuto che esse devono esprimere, in termini di socialità e spazi da abitare.

Il fabbricato, costruito nei primi anni del ‘900 come edificio produttivo, è caratterizzato da due spazi vuoti e una volumetria compatta con grandi aperture simmetriche. La struttura eretta con muratura in pietra e mattoni e conci squadrati agli angoli presenta una tipologia costruttiva differente dagli altri edifici colonici del complesso, annessi alla villa padronale del Secolo XVIII. Il restauro e il consolidamento delle strutture, attuato con tecniche e materiali coerenti con i caratteri costruttivi originari, è realizzato seguendo i criteri del green building, ponendo particolare cura nella definizione dei dettagli, degli aspetti illuminotecnici e del design degli elementi funzionali. L’intervento lascia intatta la spazialità originaria, inserendo i servizi e gli impianti all’interno di moduli concepiti come elementi di arredo, disposti in sequenza e staccati dai soffitti, che scandiscono gli ambienti senza interrompere la percezione visiva d’insieme. Lo studio illuminotecnico permette di costruire scenari funzionali alla percezione dello spazio e delle opere d’arte. Il progetto si completa con la realizzazione di un padiglione tecnologico, sovrastante un piano interrato adibito a servizi, coperto con pannelli fotovoltaici e solari integrati nella copertura, che si relaziona con l’edificio principale attraverso un’area soggiorno open air. Questa soluzione assolve alla necessità energetica dell’edificio, congiuntamente con una pompa di calore aria-acqua ad alto rendimento

Fienile

L’esigenza del cliente era di conservare l’immagine del vecchio fienile e creare uno spazio aperto e luminoso capace di assorbire il verde circostante e limitare la presenza della sottostante strada. Sulle grandi aperture vetrate delle facciate sud ed ovest è stata riproposta la schermatura di tavole con funzione di brise-soleil tipica dell’archittetura povera versiliese; i pilastri in bozze di ghiaia e calce realizzate in opera sono mantenuti ed integrati, la spaziatura dei travi perimetrali e delle finestre sono quelle originarie Si sono create zone distinte: una zona notte ricavata su due piani con i servizi nella parte in muratura in pietra e una zona a tutto volume nel fienile dove si sono realizzati i tre ponti dell’area living; il legno delle facciate trova la sua continuità all’interno nelle scale, negli arredi e nei ponti che sono sorretti da una struttura in acciaio verniciato. La cucina a piano terra, che si affaccia sul piccolo giardino, si apre in verticale allo studio ed al soggiorno in continuità visiva fino alla copertura sotto cui trova spazio l’ultimo ponte dedicato alla meditazione e alla lettura. Il verde ridondante del piccolo giardino si arrampica sulle facciate amplificando la sensazione di naturalità. E’ stata dedicata particolare attenzione all’uso di materiali di recupero e naturali, come la vetrata a piano terra, appartenuta ad una ferramenta, ed i grandi piani in legno e le scale provenienti da una vecchia falegnameria.

La capanna

Il fabbricato, costruito nei primi anni del ‘900 come edificio produttivo, è caratterizzato da due spazi vuoti e una volumetria compatta con grandi aperture simmetriche. La struttura eretta con muratura in pietra e mattoni e conci squadrati agli angoli presenta una tipologia costruttiva differente dagli altri edifici colonici del complesso, annessi alla villa padronale del Secolo XVIII. Il restauro e il consolidamento delle strutture, attuato con tecniche e materiali coerenti con i caratteri costruttivi originari, è realizzato seguendo i criteri del green building, ponendo particolare cura nella definizione dei dettagli, degli aspetti illuminotecnici e del design degli elementi funzionali. L’intervento lascia intatta la spazialità originaria, inserendo i servizi e gli impianti all’interno di moduli concepiti come elementi di arredo, disposti in sequenza e staccati dai soffitti, che scandiscono gli ambienti senza interrompere la percezione visiva d’insieme. Lo studio illuminotecnico permette di costruire scenari funzionali alla percezione dello spazio e delle opere d’arte. Il progetto si completa con la realizzazione di un padiglione tecnologico, sovrastante un piano interrato adibito a servizi, coperto con pannelli fotovoltaici e solari integrati nella copertura, che si relaziona con l’edificio principale attraverso un’area soggiorno open air. Questa soluzione assolve alla necessità energetica dell’edificio, congiuntamente con una pompa di calore aria-acqua ad alto rendimento

L’intervento proposto nasce dall’esigenza di una giovane coppia che aveva intenzione di trasferirsi subito fuori Coreglia Antelminelli, su una collina a bassa densità abitativa, nella casa che era appartenuta alla nonna. L’abitazione esistente si componeva di una ex stalla e di un’abitazione con un grande terreno pertinenziale circostante. I lavori sono iniziati in data 23.12.2014 e finiti in data 02.12.2015. Gli interventi previsti erano necessari per migliorare le caratteristiche prestazionali dell’abitazione principale (due camere, cucina, due bagni, taverna al piano interrato) e dell’annesso (ove è stata realizzata la sala a doppia altezza), per riorganizzare la distribuzione interna e le aree di pertinenza esterne. Il progetto ha tenuto conto delle esigenze abitative del committente prestando particolare attenzione all’aspetto energetico. Abbiamo deciso di realizzare un cappotto termico, di installare pannelli solari termici, di riutilizzare le acque piovane per l’irrigazione del terreno circostante, scegliere un’illuminazione led a basso impatto, in modo da garantire l’adeguato confort e un sensibile risparmio nella gestione dei costi di manutenzione. I materiali sono stati scelti per l’alta durabilità e le caratteristiche prestazionali migliori per le soluzioni proposte. La buona riuscita dell’intervento è merito di tutti, dalla progettazione all’esecuzione, passando per ogni scelta condivisa e voluta fortemente dalla committenza.

L’intervento proposto nasce dall’esigenza di una giovane coppia che aveva intenzione di trasferirsi subito fuori Coreglia Antelminelli, su una collina a bassa densità abitativa, nella casa che era appartenuta alla nonna. L’abitazione esistente si componeva di una ex stalla e di un’abitazione con un grande terreno pertinenziale circostante. I lavori sono iniziati in data 23.12.2014 e finiti in data 02.12.2015. Gli interventi previsti erano necessari per migliorare le caratteristiche prestazionali dell’abitazione principale (due camere, cucina, due bagni, taverna al piano interrato) e dell’annesso (ove è stata realizzata la sala a doppia altezza), per riorganizzare la distribuzione interna e le aree di pertinenza esterne. Il progetto ha tenuto conto delle esigenze abitative del committente prestando particolare attenzione all’aspetto energetico. Abbiamo deciso di realizzare un cappotto termico, di installare pannelli solari termici, di riutilizzare le acque piovane per l’irrigazione del terreno circostante, scegliere un’illuminazione led a basso impatto, in modo da garantire l’adeguato confort e un sensibile risparmio nella gestione dei costi di manutenzione. I materiali sono stati scelti per l’alta durabilità e le caratteristiche prestazionali migliori per le soluzioni proposte. La buona riuscita dell’intervento è merito di tutti, dalla progettazione all’esecuzione, passando per ogni scelta condivisa e voluta fortemente dalla committenza.

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