L’intervento si è rilevato per condizioni e per scelta, composito, in quanto ha adottato e combinato tra loro più registri di mera conservazione, di risarcimento, di aggiunta, di manutenzione. Il progetto ha ricercato un’assonanza temperata tra le parti attraverso l’utilizzo di materiali affini e compatibili, proponendo un risultato che ha voluto essere sobrio ma ha rifiutato di essere neutrale ha cercato cioè di riconnettere le parti preesistenti alle nuove integrazioni senza rimarcare la discontinuità ma senza nemmeno mascherarla, affidandosi sopratutto al differenziale dovuto all’assenza di degrado e patinatura dei nuovi materiali rispetto agli antichi e a contatti nitidi che rispettano le tracce antiche senza però ostentarle in modo “scientifico“. La scelta è stata quella di condurre un intervento per così dire prudente, discreto in un certo qual modo timido da risultare quasi “trasparente” che ha permesso di conservare e rispettare i caratteri delle superficie preesistenti. L’intervento sulle strutture è stato anch’esso sviluppato in modo da minimizzare l’impatto e non alterare il meccanismo statico preesistente, dove ciò non è stato possibile si è reso reversibile al fine di poterlo rimuovere nel caso di mutate necessità o di avanzamento tecnologico: non sostituzione dell’organismo statico con uno diverso, ma restituzione alle strutture preesistenti dei loro compiti e delle loro caratteristiche con l’eventuale aiuto, dove si è reso necessario, di strutture integrative.

L’intervento qui presentato rientra nel più generale progetto di manutenzione e riammodernamento del complesso della Cantina della Società Cooperativa di Pitigliano, attivo già a partire dagli anni Cinquanta, finanziato con fondi della Regione Toscana e della cantina stessa. Si tratta qui del nuovo punto vendita e degustazione non solo del vino ma anche dell’olio e dei prodotti locali. Viene completamente ristrutturata la parte terminale del capannone in cemento armato prefabbricato con funzioni di deposito direttamente prospiciente all’entrata del complesso. Il fronte e la testata del capannone sono stati completamente ripensati attraverso la realizzazione di una nuova pensilina inclinata con struttura in acciaio zincato e rivestimento in lastre di corten asolate direttamente appesa alle travi esistenti in cemento armato prefabbricato, e creando un nuovo spazio adibito a punto vendita e separato dal magazzino per mezzo di pareti realizzate con pannelli sandwich coibentati con una facciata, quella verso il punto vendita, rivestita in lamiera di corten. Tutta la nuova pensilina ed un nuovo volume sporgente dal corpo di fabbrica sempre rivestito in lastre di corten con il logo della cantina ritagliato al laser, sono retroilluminati in modo da creare un effetto particolare durante le ore notturne. Il punto vendita è chiuso verso l’esterno da una grande vetrata anch’essa con profili di corten che permette di percepire in modo immediato e diretto i prodotti in vendita all’interno.

Nel bel mezzo di un oliveto, ci troviamo ad operare su di un abuso edilizio. Nata come una baracca di legno, divenne in un momento non ben precisato una casetta di mattoni forati. Nel passaggio di proprietà il suo destino sarebbe stata la demolizione, ma perché mai dover produrre quintali di macerie quando si può tentare un riuso? Come esser certi che anche la platea fondativa in cemento armato sarebbe stata effettivamente eliminata? Abbiamo condotto una trattativa con l’ufficio tecnico comunale per fare in modo che il cliente non perdesse il bene acquisito e che il paesaggio potesse redimersi dall’abuso. Si è deciso che la preesistenza potesse essere ammantata di una veste lignea, camaleontica per rapporto alla tonalità della terra, dei tronchi nodosi degli ulivi e dei cipressi circostanti. L’intero perimetro murario della casetta, copertura compresa, è stato rivestito da balle di paglia raccolte nei campi circostanti. A chiusura dell’involucro edilizio sono state avvitate sui telai d’abete delle assi da ponte usate e passate a fiamma per aumentarne la resistenza nel tempo, facendo così rivivere un’antica tecnica contadina sprofondata nell’oblio. Se gli esterni restituiscono le scure tonalità dei tronchi e della terra, l’interno è un abbagliante scrigno dorato al quale si demanda in qualche modo il ricordo dell’occultato involucro di paglia. Gli intonaci di calce sono ricavati da argille scavate nei campi circostanti e applicate con grande sapienza artigianale.

Nel bel mezzo di un oliveto, ci troviamo ad operare su di un abuso edilizio. Nata come una baracca di legno, divenne in un momento non ben precisato una casetta di mattoni forati. Nel passaggio di proprietà il suo destino sarebbe stata la demolizione, ma perché mai dover produrre quintali di macerie quando si può tentare un riuso? Come esser certi che anche la platea fondativa in cemento armato sarebbe stata effettivamente eliminata? Abbiamo condotto una trattativa con l’ufficio tecnico comunale per fare in modo che il cliente non perdesse il bene acquisito e che il paesaggio potesse redimersi dall’abuso. Si è deciso che la preesistenza potesse essere ammantata di una veste lignea, camaleontica per rapporto alla tonalità della terra, dei tronchi nodosi degli ulivi e dei cipressi circostanti. L’intero perimetro murario della casetta, copertura compresa, è stato rivestito da balle di paglia raccolte nei campi circostanti. A chiusura dell’involucro edilizio sono state avvitate sui telai d’abete delle assi da ponte usate e passate a fiamma per aumentarne la resistenza nel tempo, facendo così rivivere un’antica tecnica contadina sprofondata nell’oblio. Se gli esterni restituiscono le scure tonalità dei tronchi e della terra, l’interno è un abbagliante scrigno dorato al quale si demanda in qualche modo il ricordo dell’occultato involucro di paglia. Gli intonaci di calce sono ricavati da argille scavate nei campi circostanti e applicate con grande sapienza artigianale.

Casa Verde

Il progetto intende riattivare e sviluppare, attraverso il recupero e l’integrazione di un vecchio presidio già adibito ad Orfanotrofio, una porzione di territorio a ridosso del centro storico collinare di una cittadina di origine medievale. La “Casa verde”, così storicamente chiamata fino a metà degli anni Cinquanta per la forte valenza sociale di orfanotrofio appunto e perché immersa in un bosco di “Quercus Ilex” (Lecci), è sempre stata punto di riferimento per San Miniato, per l’associazionismo e il volontariato, ed anche quando la Fondazione Stella Maris l’ha adibita a residenza sociale per disabili ospita essenzialmente ragazze affette da patologie di carattere neuropsichiatrico.
Il progetto è di fatto una ricerca di legami di fratellanza. Con il bosco, per mezzo dello studio delle sfumature di colore che le foglie hanno nelle diverse stagioni, di cui la facciata ne raccoglie sotto una lettura contemporanea la valenza cromatica. Con le “ragazze ospiti” attraverso la rilettura dei loro lavori grafici riportati in editing sulla facciata in vetro. Con la città tramite il recupero dei “vicoli carbonai” (utili e necessari per la manutenzione dei versanti). Con l luce naturale (filtro vano scala principale). Con il paesaggio attraverso il vecchio filare secolare di cipressi tangenti alla struttura. Con l’arte attraverso l’artista Mercurio-s17s71 che rileggendo il volto degli “ospiti” ha creato una collezione di opere contemporanee.

dg_House A, B, C e D

Il progetto per delle residenze sulle colline della Maremma toscana riprende i caratteri e i materiali della tradizione senza rinunciare alla contemporaneità e all’essenzialità delle linee e delle soluzioni distributive. Il complesso risponde alle esigenze dell’abitare contemporaneo in un contesto rurale. House A e B: alla casa padronale si affianca la dépendance per gli ospiti, ed un locale tecnico ipogeo. I nuovi volumi si accostano a quelli esistenti proseguendo le tracce dei muri portanti in pietra delle case coloniche adiacenti; le linee pulite ed essenziali insieme alle ampie parti vetrate sul paesaggio dichiarano invece la freschezza e la sobrietà della matrice più moderna del progetto. I volumi aggettanti trasportano l’osservatore al centro della fitta pineta e lo sguardo verso il mare. A memoria delle antiche aie, i due volumi sono collegati tra loro da un pergolato in acciaio che trasforma lo spazio intermedio in una corte interna: una leggera linea di separazione tra costruito e natura. La grande copertura lignea, contribuisce a disegnare un unico spazio. House C e D: residenza con piscina la prima e appartamento per il custode e magazzino/garage la seconda che viene realizzata parzialmente ipogea per non interporre del costruito tra gli edifici A, B e il panorama. La soluzione permette inoltre di realizzare un belvedere in continuità con la campagna. La piscina è concepita come un fontanile: un monolite in resina dal quale sgorga acqua in continuazione.

dg_House A, B, C e D

Il progetto per delle residenze sulle colline della Maremma toscana riprende i caratteri e i materiali della tradizione senza rinunciare alla contemporaneità e all’essenzialità delle linee e delle soluzioni distributive. Il complesso risponde alle esigenze dell’abitare contemporaneo in un contesto rurale. House A e B: alla casa padronale si affianca la dépendance per gli ospiti, ed un locale tecnico ipogeo. I nuovi volumi si accostano a quelli esistenti proseguendo le tracce dei muri portanti in pietra delle case coloniche adiacenti; le linee pulite ed essenziali insieme alle ampie parti vetrate sul paesaggio dichiarano invece la freschezza e la sobrietà della matrice più moderna del progetto. I volumi aggettanti trasportano l’osservatore al centro della fitta pineta e lo sguardo verso il mare. A memoria delle antiche aie, i due volumi sono collegati tra loro da un pergolato in acciaio che trasforma lo spazio intermedio in una corte interna: una leggera linea di separazione tra costruito e natura. La grande copertura lignea, contribuisce a disegnare un unico spazio. House C e D: residenza con piscina la prima e appartamento per il custode e magazzino/garage la seconda che viene realizzata parzialmente ipogea per non interporre del costruito tra gli edifici A, B e il panorama. La soluzione permette inoltre di realizzare un belvedere in continuità con la campagna. La piscina è concepita come un fontanile: un monolite in resina dal quale sgorga acqua in continuazione.

dg_House A, B, C e D

Il progetto per delle residenze sulle colline della Maremma toscana riprende i caratteri e i materiali della tradizione senza rinunciare alla contemporaneità e all’essenzialità delle linee e delle soluzioni distributive. Il complesso risponde alle esigenze dell’abitare contemporaneo in un contesto rurale. House A e B: alla casa padronale si affianca la dépendance per gli ospiti, ed un locale tecnico ipogeo. I nuovi volumi si accostano a quelli esistenti proseguendo le tracce dei muri portanti in pietra delle case coloniche adiacenti; le linee pulite ed essenziali insieme alle ampie parti vetrate sul paesaggio dichiarano invece la freschezza e la sobrietà della matrice più moderna del progetto. I volumi aggettanti trasportano l’osservatore al centro della fitta pineta e lo sguardo verso il mare. A memoria delle antiche aie, i due volumi sono collegati tra loro da un pergolato in acciaio che trasforma lo spazio intermedio in una corte interna: una leggera linea di separazione tra costruito e natura. La grande copertura lignea, contribuisce a disegnare un unico spazio. House C e D: residenza con piscina la prima e appartamento per il custode e magazzino/garage la seconda che viene realizzata parzialmente ipogea per non interporre del costruito tra gli edifici A, B e il panorama. La soluzione permette inoltre di realizzare un belvedere in continuità con la campagna. La piscina è concepita come un fontanile: un monolite in resina dal quale sgorga acqua in continuazione.

Domus C

Il primo aspetto di forte rilevanza del progetto è la straordinarietà delle caratteristiche dell’area di intervento. Il rapporto con il suolo, con il mare, con le tecniche e i materiali costruttivi autoctoni, sono forti componenti alla base della progettazione di questo edificio, che mira alla reinterpretazione dei tratti caratteristici dei luoghi, al fine di inserire nel golfo un’architettura in modo rispettoso, capace di valorizzare il contesto e di diventarne parte integrante. Inserito nella zona centrale e panoramica del lotto, rivolto a sud verso la valle e il mare, il progetto prevede l’inserimento di una grande copertura piana, poggiante su esili elementi verticali, a loro volta ancorati ad uno zoccolo in pietra naturale, completamente inserito nella macchia vegetale del luogo. L’utilizzo dell’acciaio e del cemento armato, portati al limite della loro tenuta, ha consentito di realizzare l’ampia copertura quasi esclusivamente appoggiata ai sottili pilastri, e di inserire ampie vetrate le quali restituiscono leggerezza all’intera composizione. Lo spazio creatosi tra copertura e basamento rappresenta l’ambiente principale dell’abitazione, e si articola nel grande living vetrato e nei profondi portici perimetrali, espansione degli spazi interni. L’area giorno si sviluppa attorno ad un grande vuoto, praticabile attraverso la scala in cemento, la quale conduce al livello seminterrato adibito a zona notte, affacciata a sud sul grande lastricato in travertino e sulla piscina.

Domus C

Il primo aspetto di forte rilevanza del progetto è la straordinarietà delle caratteristiche dell’area di intervento. Il rapporto con il suolo, con il mare, con le tecniche e i materiali costruttivi autoctoni, sono forti componenti alla base della progettazione di questo edificio, che mira alla reinterpretazione dei tratti caratteristici dei luoghi, al fine di inserire nel golfo un’architettura in modo rispettoso, capace di valorizzare il contesto e di diventarne parte integrante. Inserito nella zona centrale e panoramica del lotto, rivolto a sud verso la valle e il mare, il progetto prevede l’inserimento di una grande copertura piana, poggiante su esili elementi verticali, a loro volta ancorati ad uno zoccolo in pietra naturale, completamente inserito nella macchia vegetale del luogo. L’utilizzo dell’acciaio e del cemento armato, portati al limite della loro tenuta, ha consentito di realizzare l’ampia copertura quasi esclusivamente appoggiata ai sottili pilastri, e di inserire ampie vetrate le quali restituiscono leggerezza all’intera composizione. Lo spazio creatosi tra copertura e basamento rappresenta l’ambiente principale dell’abitazione, e si articola nel grande living vetrato e nei profondi portici perimetrali, espansione degli spazi interni. L’area giorno si sviluppa attorno ad un grande vuoto, praticabile attraverso la scala in cemento, la quale conduce al livello seminterrato adibito a zona notte, affacciata a sud sul grande lastricato in travertino e sulla piscina.

L’intervento di recupero interessa porzione di un più vasto fabbricato abitativo realizzato nei primi anni Sessanta del secolo scorso. Il fabbricato era stato edificato con tecnologie tradizionali in uso nel momento ossia muratura portante di mattoni, solai in latero-cemento, copertura a falde inclinate in travetti prefabbricati e manto in tegole di laterizio. L’abitazione è definita da due piani fuori terra con zona giorno al piano inferiore e zona notte a quello superiore. Il tutto ruota intorno allo spostamento della scala di accesso al piano primo da uno specifico vano attestante l’esterno alla zona dell’ingresso e prevede anche la traslazione delle pareti attestanti direttamente sul nuovo disimpegno–vano scala. Ciò ha richiesto un significativo intervento di ridefinizione degli elementi strutturali del manufatto con la messa in opera di longarine metalliche sia nella ricucitura della primitiva trama portante sia per la nuova scala. Pochi e chiari elementi, una scala ed una articolata struttura metallica che si inseriscono nel primitivo manufatto con la forza derivante dal loro essere “ferro” imponendosi per la contemporaneità del linguaggio e la delicatezza del tratto ed una parete colorata di rosso che fa da contrappunto ad un pavimento in pietra levigata al piano terra ed in legno al primo, concorrono a trasformare un comune e tipologicamente datato “terratetto” in una abitazione aperta in linea con i modi del vivere contemporaneo.

VoipVoice Headquarters

Il progetto VoipVoice si inserisce in quel filone di ricerca teso a riattivare zone produttive che hanno arrestato il loro processo di completamento a causa della crisi edilizia iniziata nel 2008.
Il progetto si è posto vari obiettivi. Interrompere il rapporto di chiusura con lo spazio pubblico, aprendo lo spazio antistante l’edificio alla città. Filtrare, ma non nascondere, il lavoro che vi si svolge all’interno. Richiamare metaforicamente la rete digitale, elemento motore sia dell’attività di VoipVoice che della società contemporanea. Traguardare i fabbricati circostanti a favore di coni visivi verso il paesaggio delle colline. Ricercare l’innovazione, come innovativa è il tipo di attività che si svolge: commercializzazione, comunicazione e ricerca di servizi di rete voip. Creare un parallelismo tra luce, ombra e materia in modo da suscitare nei fruitori una positiva sensazione di stupore, meraviglia e divertimento. L’essenza del progetto si trova rapporto di continuità interno/esterno e nel rapporto di dissolvenza terra/cielo, come è evidente nel differente uso di materiali e colori negli spazi interni a piano terra e piano primo.

Premio Architettura Toscana

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