La Villa colonica del ‘400, oggetto dell’intervento di recupero, si trova nel comune di Monteriggioni (SI) a pochi passi dallo splendido castello della Chiocciola. La Villa è stata attribuita da alcuni studiosi all’opera di Baldassarre Peruzzi, pittore e architetto senese che operò in zona ad inizio XV secolo. L’intervento si concentra sul piano nobile di circa 400 mq con la realizzazione di un appartamento moderno e funzionale dotato di ogni confort. L’idea portante del progetto è stata quella di usare due registri paralleli, quello quasi filologico del restauro delle parti originali e quello assolutamente contemporaneo dei nuovi interventi e dell’arredo. Ne è scaturito un insieme in cui le due parti dialogano con espressioni anche molto diverse, ma con la costante ricerca di una sintesi finale comune. I nuovi ambienti funzionali al nuovo programma abitativo sono stati realizzati come scatole isolate dipinte con smalto bianco lucido che non arrivano mai al soffitto, ma si fermano prima, per ospitare temi di illuminazioni con luce a led. I nuovi pavimenti della zona giorno sono stati realizzati in resina cementizia di color ocra chiaro. I pavimenti della zona notte sono invece tutti realizzati con un parquet in legno di quercia naturale ossidata trattato a calce. Tutti gli arredi della casa, ad eccezione di qualche oggetto di recupero, sono stati realizzati su disegno e prodotti da artigiani locali come pezzi unici e irripetibili.

Casa Moma

casa unifamiliare

La necessità di ampliare la scuola primaria I Ciliani nasce per soddisfare la domanda di spazi didattici in quest’area del territorio. E’ stato realizzato un edificio che ha incrementato le aule didattiche, i laboratori, la mensa e un archivio. La superficie è di mq 1300 disposta su due piani oltre al seminterrato e si attesta sulla struttura della scuola esistente su un asse est-ovest a confine con la proprietà. Le aule sul giardino sono dotate di grandi vetrate con lamelle frangisole. Sul lato nord le finestre sono a nastro e sono posti i percorsi distributivi dei piani. In copertura è presente un lucernario che illumina gli ambienti sottostanti fino al piano terra mediante un taglio vetrato nel solaio del piano primo. Le murature esterne hanno caratteristiche termiche ed acustiche rispondenti alle normative, negli ambienti sono presenti pannelli in fibra di legno colorati per eliminare il fenomeno di riverbero del rumore, il riscaldamento è a pannelli radianti a soffitto e tutta la scuola è dotata di connessione wifi. Esternamente sul confine è stato utilizzato un rivestimento in lamiera microforata di alluminio spessore 20/10 anodizzata montata su struttura in acciaio zincata. Vicino all’ingresso e al camminamento pedonale il rivestimento è caratterizzato da un disegno con alcuni alberi che richiamano la vegetazione esistente nel giardino scolastico e dà una propria connotazione all’intervento.

Piazza Carducci si configura, oggi, come il centro dell’insediamento di Seravezza e, in quanto tale, presenta una spiccata valenza polare, a livello sia funzionale che sociale. L’origine peculiare di tale spazio, creatosi in seguito alla deviazione dell’alveo del torrente Vezza, ha fatto sì che un elemento divisorio, un corso d’acqua, desse luogo a degli assi unificanti e ad un nuovo polo, univocamente riconosciuto come centro cittadino. Tale trasformazione ha comportato una serie di incoerenze a livello di tessuto edilizio: la zona a monte e quella a valle, prima separate nettamente dal torrente e quindi poco collegate tra loro (si transitava dall’una all’altra attraverso un ponte), una volta venuto a mancare l’elemento di discontinuità, sono entrate fisicamente in contatto. Il progetto di Piazza Carducci, oltre a ridisegnare tutti gli spazi contermini attraverso una nuova viabilità, si concentra sulla parte basamentale con nuovi materiali e un disegno completo del luogo centrale del capoluogo di Seravezza. Il progetto realizzato ha previsto nuovi elementi scultorei, inserti di essenze arboree elementi luminosi e nuove sedute ed una pavimentazione in calcestruzzo architettonico arricchita da inerti in marmo.
Oggi, ciò che era uno spazio anonimo, dove era impossibile svolgere dignitosamente le manifestazioni pubbliche e commerciali, è divenuto un luogo dove le rappresentazioni di teatro dialettale e le altre forme di spettacolo legate alla vita cittadina sono divenuta regola. Il progetto, in definitiva, attraverso un’indagine sulle regole che governano lo spazio urbano si è agganciato alla storia urbana delle piazze italiane, al contenuto che esse devono esprimere, in termini di socialità e spazi da abitare.

L’intervento in oggetto si colloca in via Aretina, all’interno del quartiere 2 di Firenze, nella zona denominata Varlungo sita nella parte est della città, più nota come ‘Firenze Sud’. Il progetto ha interessato la riqualificazione di capannoni industriali abbandonati risalenti ad epoche diverse per un totale di 3200 mq destinato ora a laboratori artistici, studi e spazi collettivi dedicati a chi frequenta questi ambienti. Questi edifici erano segnalati nel piano strutturale del Comune di Firenze come di particolare criticità. Con il progetto si è previsto il recupero puntuale degli immobili e delle strutture cercando di evidenziare in particolare elementi strutturali quali capriate, travature, tetti in legno e murature in mattoni. Si è scelto di lasciare visibili le tracce del tempo che aveva lasciato stratificazioni di epoche differenti: una mangiatoia laddove ora sorge un piccolo bar, metodologie costruttive varie quali capriate in legno e volte in laterizio armato, materiali e colori misti. Con questo obiettivo si è scelto di suddividere gli spazi interni con partizioni di altezza 2, 50 m così da lasciare la percezione di unità dell’intero complesso. All’interno sono stati realizzati: uffici per il personale, uno spazio lounge interno e due piazzali esterni riqualificati ed attrezzati, uno spazio bar, numerosi laboratori con attrezzature varie a seconda delle necessità delle discipline, studi privati, 4 studio per il ricovero di ospiti stranieri e un auditorium.

Il tema della semplicità in architettura non è nuovo. Dibattuto da Loos a Pawson, da Mies a Siza, è stato perlopiù limitato a questioni di ordine formale e costruttivo rendendo di fatto il minimalismo architettonico uno stile linguistico tra i tanti. Nel contesto attuale, in un momento in cui è evidente che l’economia globale ha ecceduto la capacità portante del pianeta, è un imperativo etico recuperarne il significato in un’accezione in cui la riduzione formale degli elementi sia affiancata dalla ricerca di sostenibilità e compatibilità ambientale. Nel caso degli alloggi per giovani coppie a Tavola si tratta di praticare una filosofia di design che persegua un pensiero sostenibile ai diversi livelli di cui è costituito un intervento di questo tipo: sociale, economico, compositivo, tecnologico, energetico, ambientale. Si tratta di un minimalismo di necessità da applicare al disegno, al programma e all’uso degli spazi, intimi e collettivi. Aumentare la qualità di un comparto di edilizia sovvenzionata riducendo forme, materiali e risorse energetiche attraverso un progetto di architettura contemporanea sostenibile, quale tentativo per definire alcune leggi della semplicità (Maeda 2006) fondate su: omettere il superfluo, progettare la semplicità nella complessità, incentivare nuove pratiche di vita a basso consumo, pensare come un architetto del paesaggio.

Hotel Glance

Hotel Glance – 4000mq -Fi L’Hotel Glance nasce dalla riconversione di un edificio prevalentemente destinato ad uffici in una nuova struttura turistico ricettiva . L’immobile ,progettato dall’Arch. Italo Gamberini alla fine degli anni ’50, è costituito da un edificio su 5 piani, una corte interna e una terrazza panoramica in copertura . Il progetto consiste in una riorganizzazione funzionale dell’intero edificio attraverso l’utilizzo di un linguaggio architettonico contemporaneo e relativamente inusuale in una città come Firenze, capace di conferire fruibilità agli spazi mantenendo sempre la massima attenzione ad ogni singolo dettaglio di arredo che è stato integralmente realizzato su progetto dello studio . Il tema conduttore dell’intervento è il patrimonio artistico della città declinato attraverso la riproduzione di alcuni dettagli di opere scultoree appartenenti a 4 artisti operanti nel territorio Fiorentino nel periodo Rinascimentale quali Michelangelo, Giambologna, Ammannati e Baccio Bandinelli ad ognuno dei quali è stato dedicato un singolo piano. Le fotografie appositamente scattate sono state rielaborate , stampate su fibra di vetro e utilizzate come rivestimento di pareti o di arredi in macro dimensione . Nella corte interna all’edificio è stato realizzato un open bar inserito in un contesto di verde costituito dalle tipiche essenze della campagna Toscana mentre all’ultimo livello è presente uno “sky bar” destinato ad eventi con piscina e zona relax .

PROGETTO CANTINA DAVINUM_CASTELFIORENTINO (FI) Il progetto riguarda il recupero e la conversione di porzione di un edificio commerciale: locali a destinazione magazzino e locali accessori con contestuale frazionamento e cambio di destinazione a artigianale produttivo, uso cantina. La strategia progettuale adottata ha analizzato gli aspetti funzionali legati alla produzione individuando le fasi specifiche del processo. A sintesi dell’analisi è stato necessario individuare i seguenti ambienti: uno destinato alle prime fasi del processo_conferimento delle uva_diraspatura_fermentazione delle uva e la chiarificazione. Altro ambiente per il processo di invecchiamento: il vino, conferito all’interno di barrique in rovere rimane qui per un periodo di 20/24 mesi dopo di quale si può procedere all’ultima fase: l’imbottigliamento. Inoltre poi sono stati creati gli ambienti accessori alla attività: una zona espositiva, un magazzino, gli ambienti uffici e ultimi, gli ambienti di servizio. Architettonicamente, funzionalmente e esteticamente il baricentro del progetto è la barriccaia, collettore tra la vinificazione e l’esposizione: è l’ambiente “rappresentativo”, reso visibile dalla esposizione attraverso una parete vetrata. L’ aspetto sensoriale del visitatore (caratteristica imprescindibile delle cantine architettoniche) è enfatizzato in ogni ambiente dalla scelta attenta dei cromatismi materici, delle luci, delle finiture,degli arredi rendendo così ogni ambiente unico nel suo genere.

La dimora storica di impianto ottocentesco denominata Villa “Bellavista” si trova fra gli olivi della collina di Vicchio di Rimaggio. L’immobile, composto da garage interrato, due piani fuori terra, piano sottotetto e altana, è stato sottoposto negli ultimi anni ad un intervento di recupero con adeguamento del piano sottotetto agli standard abitativi. Sono i 160 mq di quest’ultimo piano con altana, ad essere oggetto dell’intervento di ristrutturazione e allestimento di interni, dove materiali identitari del luogo vengono declinati con richiami tipici dell’architettura toscana, attraverso lavorazioni e forme che si articolano tra classico e moderno. I pavimenti, realizzati su disegno da una ditta artigiana del luogo, sono in noce nazionale posato in quadrotte stile Versailles con bindello e fascia di aggiustaggio. I pavimenti dei bagni, con relativi lavabi e piatti doccia, realizzati anch’essi su disegno, posati e lucidati in opera, alternano materiali quali marmo bianco Carrara, Verde Guatemala, Nero Marquinia e Botticino per l’altana. Nel bagno del figlio, come in cucina, sono state posate delle cementine a richiamare gli stili talvolta floreali e alle volte geometrici delle pastine degli anni ’30. Il camino della cucina e la scala di collegamento con l’altana sono in pietra serena. Il camino del soggiorno, in marmo Calacatta macchia vecchia, diventa il fulcro della casa, dove raccogliersi per godere appieno della meravigliosa vista sulla cupola del Brunelleschi.

La dimora storica di impianto ottocentesco denominata Villa “Bellavista” si trova fra gli olivi della collina di Vicchio di Rimaggio. L’immobile, composto da garage interrato, due piani fuori terra, piano sottotetto e altana, è stato sottoposto negli ultimi anni ad un intervento di recupero con adeguamento del piano sottotetto agli standard abitativi. Sono i 160 mq di quest’ultimo piano con altana, ad essere oggetto dell’intervento di ristrutturazione e allestimento di interni, dove materiali identitari del luogo vengono declinati con richiami tipici dell’architettura toscana, attraverso lavorazioni e forme che si articolano tra classico e moderno. I pavimenti, realizzati su disegno da una ditta artigiana del luogo, sono in noce nazionale posato in quadrotte stile Versailles con bindello e fascia di aggiustaggio. I pavimenti dei bagni, con relativi lavabi e piatti doccia, realizzati anch’essi su disegno, posati e lucidati in opera, alternano materiali quali marmo bianco Carrara, Verde Guatemala, Nero Marquinia e Botticino per l’altana. Nel bagno del figlio, come in cucina, sono state posate delle cementine a richiamare gli stili talvolta floreali e alle volte geometrici delle pastine degli anni ’30. Il camino della cucina e la scala di collegamento con l’altana sono in pietra serena. Il camino del soggiorno, in marmo Calacatta macchia vecchia, diventa il fulcro della casa, dove raccogliersi per godere appieno della meravigliosa vista sulla cupola del Brunelleschi.

L’area dello Scalo Merci a Siena, con il suo vuoto urbano di grandi dimensioni, si presta decisamente a divenire un luogo di sperimentazione di tipologie edilizie innovative e contemporanee, finalmente libere da costrizioni storicistiche che in questa zona risulterebbero assolutamente forzate e fuori tema. Infatti, seppur vicina, la città storica non risulta avere alcuna influenza diretta su questa zona che deve la sua genesi urbanistica maggiormente a fattori legati alla viabilità piuttosto che a dinamiche legate allo sviluppo urbano. Questo isolato racchiuso tra l’arteria stradale di Viale Sardegna e i binari della ferrovia si presta ad una visione quasi esclusivamente dinamica ed in movimento, infatti manca lo spazio frontale almeno su Viale Sardegna per un’osservazione statica. Il progetto nasce proprio da queste caratteristiche specifiche dell’area: i segni dei binari del vecchio scalo merci si trasformano negli elementi generatori della composizione, la loro simbolica estrusione determina la forma dell’edificio, della piazza podio e del verde. Le relazioni reciproche generano spazi verdi che filtrano gli edifici dalle strade, piazze rialzate in cui si affacciano i negozi, giardini più intimi tra i blocchi residenziali. La forma allude al movimento di un treno lanciato alla massima velocità attraverso l’esasperazione degli elementi orizzontali rafforzati dalla netta bicromia.

L’unità immobiliare, ante ‘67, è Classificata in Centro storico entro le mura, e in Classe 5. L’obiettivo principale del progetto di recupero e cambio di destinazione, da uffici a residenza per turisti, era quello di creare uno spazio fluido che permettesse una facile fruizione e ampia disponibilità di spazi e letti. Partendo da uno studio preliminare per capire la fattibilità del cambio di destinazione e un attento preventivo di massima, avendo ben presente le richieste precise della committenza, gli architetti sono riusciti a sviluppare liberamente un progetto, in cui si coniuga armoniosamente la luce, le forme e i materiali impiegati integrandoli nell’ambiente minimalista, attraverso una libera interpretazione degli spazi interni per meglio adattarsi alla nuova destinazione. L’atmosfera dell’interno è influenzata da diversi materiali di lusso e da un insieme cromatico molto semplice dominato dall’intonaco burro, i soffitti bianchi, il parquet chiaro, posato a lisca di pesce tradizionale, e la pietra nei bagni. I tocchi di colore sono dati dalle carte da parati scelte fra le molteplici del negozio specializzato di Via Santo Spirito, gli arredi sono stati realizzati e scelti dagli architetti nel rispetto di un unicum spaziale. Due porte a scorrere gemelle, appese nel controsoffitto, si aprono sull’ingresso dando la possibilità di utilizzare lo spazio in modo flessibile, gli specchi ampliano lo spazio, riflettendo la luce delle ampie finestre.

Premio Architettura Toscana

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