Fienile

Oggetto: Progetto di restauro e risanamento conservativo del fabbricato n.ro 4 e di ristrutturazione edilizia ricostruttiva per il fabbricato n.ro 7 della Scheda Normativa n. 692 del Regolamento Urbanistico del Comune di Arezzo, Loc. Tregozzano. descrizione Si tratta del restauro del vecchio fienile adibito a deposito e della sostituzione della tettoia adiacente con una porzione di fabbricato da destinare il tutto a civile abitazione. Il progetto si è composto quindi di due momenti come meglio di seguito descritto: RESTAURO DEL FIENILE. A piano terra è stato restaurato per ricavarci la cucina e un servizio igienico con antibagno. Tramite una scala rettilinea ubicata nella parte terminale si accede al piano primo dove è stata ricavata una camera doppia con annesso servizio igienico. All’esterno al posto della vecchia concimaia è stata realizzata una pergola con canniccio nella parte superiore. PORZIONE IN SOSTITUZIONE. La vecchia tettoia regolarmente costruita in adiacenza al fienile è stata interamente demolita, strutture metalliche e pareti in bozze di tufo comprese per fare posto alla nuova porzione di edificio. Il nuovo involucro si sviluppa interamente a piano terra andando a ricalcare il vecchio perimetro, ha una forma pressochè rettangolare con ampie aperture nei due lati maggiori. Nel suo interno sono ricavati il soggiorno pranzo, due camere matrimoniali e due servizi igienici.

LA FORNACE AGRESTI Progetto di restauro Localizzazione: via delle Fornaci, Impruneta, Firenze Committente: Amministrazione Comunale di Impruneta Progetto: Guicciardini & Magni Architetti Progetto strutture: Enrico Baroni Progetto impianti: Gianni Cinellli Estensione degli interventi: mq. 1.200 La Fornace Agresti è un raro esempio di archeologia industriale. La costruzione risale infatti agli inizi del 700 ed ha subito, nel corso dei secoli, numerose modifiche e trasformazioni. Gli ambienti della Fornace sono quindi il risultato di una serie di aggiunte successive, durante le quali i vari annessi, i loggiati per l’essiccazione e l’immagazzinamento dei prodotti si sono sommati alla struttura dell’antica Fornace in un corpo organico che è quasi privo di connotazioni temporali, ma è reso unitario e significativo dalle tracce e dai segni delle lavorazioni. L’idea che ci ha guidato nella redazione del progetto è che il manufatto sia il reperto principale da mostrare, e così come si restaura un quadro o una scultura che dovranno essere esposti, con la stessa attenzione e cura abbiamo procedendo con il restauro dell’edificio. I lacerti delle pavimentazioni residue in cotto, i segni dello scorrimento dei mezzi e degli animali da soma, gli annerimenti e le bruciature delle zone adiacenti i forni costituiscono un documento unico da conservare, di interesse probabilmente superiore a quello dello stesso organismo architettonico.

Il progetto è stato promosso dal Comune di Fucecchio e dall’Ausl 11, per creare una “Nuova Porta Urbana” risolutiva delle problematiche di accessibilità e mobilità pedonale/veicolare dell’antico Borgo medioevale e della zona Ospedaliera, entrambi in zona dominante rispetto al recente contesto urbano. L’opera è inserita in zona valliva, sul fronte Nord del vecchio centro, in un contesto caratterizzato da forte dislivello tra nucleo originario e nuovi insediamenti; costituisce oggi la “Nuova Porta Urbana” al servizio del centro storico e della struttura ospedaliera, con spazi di sosta veicolare e connessione alla viabilità esistente. Il percorso pedonale inizia a valle da uno slargo e si sviluppa tangente alla Piazza intitolata a Giovanni Paolo II nella quale è presente fontana rievocativa del “Barchino del Padule”. Il primo salto di quota è collocato a circa metà percorso con dispositivo di risalita meccanizzata (scala mobile); prosegue successivo percorso pedonale fino ad arrivare all’impianto di risalita vero e proprio (ascensori e Scale) inserito nella “torre“ concepita in due volumi, con profili di richiamo storico connessi da un volume trasparente passante, che consente la vista lato valle e della zona di interesse SIR “Padule di Fucecchio”. Questo sistema permette il raggiungimento dei vari livelli richiesti dalle esigenze ospedaliere e quello più alto, dal quale attraverso il collegamento aereo, costituito da percorso sospeso, si raggiunge l’antica Via Castruccio.

Il complesso canonico è stato restaurato secondo i principi del restauro scientifico e reso accessibile ai disabili ove possibile, affinché il luogo tornasse un punto di ritrovo per la comunità. È stato eseguito il consolidamento delle murature per bloccare lo slittamento di alcune parti, che comprometteva tutto il complesso. Sono state eliminate superfetazioni e incongruenze presenti in pianta e in alzato. Sono state tolte tubazioni ed intonaci ammalorati, sostituiti con intonaci tradizionali a base di calce. Il progetto del resede tergale ha evidenziato l’antico ingresso della pieve romanica, invertito nel XVI Secolo. Sono stati individuati i piani storici, collegati da scale e rampe, il tutto rivestito in pietra serena. La terrazza di accesso all’abside è protetta da una balaustra in vetro che consente la visione continua dell’ingresso originario. Sui corpi più antichi della chiesa è stata mantenuta la muratura a vista, per distinguerli dai corpi aggiunti nei secoli, intonacati e finiti con colori storici. Il giardino e le murature in pietra forte sono stati restaurati e resi accessibili, così come la scala a doppia rampa. All’interno è stato restaurato il piano seminterrato, risalente al castello preesistente. Sono stati eliminati i grossi pilastri costruiti negli anni Settanta, che rompevano l’unitarietà planimetrica. Per le pavimentazioni si è scelta la pietra serena, mentre i solai, eccetto l’unico ligneo storico, sono stati celati da controsoffitti ad elementi lignei.

L’edificio,progettato seguendo i criteri della architettura bioclimatica,si confronta con l’edificato storico di Montepulciano. E’ ricercata una sintesi tra tecnica ed estetica adottando forme,materiali,colori propri della tradizione locale e moderne tecnologie che coniugano le esigenze espresse dalla destinazione d’uso con l’inserimento nel contesto. Da citare,in proposito,l’uso del mattone e del travertino nonché la serra solare,fulcro della articolazione dei corpi di fabbrica.Come anche il contrasto,nel fronte principale, tra la plasticità delle forme chiuse laterali, con la linearità e trasparenza dell’elemento centrale,legame visivo con la Val di Chiana ed i laghi di Montepulciano,Chiusi e Trasimeno. Articolato su tre corpi di fabbrica disposti su cinque livelli complessivi l’edificio lascia inalterate le quote altimetriche esistenti. Esposti a sud gli uffici,circa 40 posti operatore su due livelli. Al centro la serra solare,un unico volume alto 4 piani. A nord lo sportello bancario di superficie pari a 300 mq,al di sopra,una sala conferenze da 150 posti articolata su un volume a doppia altezza.All’ultimo livello una saletta per corsi di aggiornamento e la sala del consiglio di amministrazione. L’edificio in Classe A,è dotato di impianto di climatizzazione alimentato da pompe di calore aria-acqua con motore endotermico a gas,di un impianto fotovoltaico da 20 KWh,di un accumulo delle acque meteoriche da 300 mc. Sono stati realizzati circa 500 mq di verde pensile.

Gli allestimenti sono interpretati come naturale completamento dell’involucro architettonico. L’integrazione di estetica e funzionalità è vincolo e spunto per l’utilizzo di materiali di grande qualità ed elevate prestazioni tecnico-funzionali legate alla privacy e alla sicurezza degli utenti. La reintrepretazione del motivo dei ricorsi in travertino presenti sulle facciate nel rivestimento fonoassorbente della sala conferenze,con la tessitura della controsoffittatura,trasmettono una sensazione di avvolgenza a chi entra facendo naturalmente confluire l’attenzione verso gli oratori. Nella saletta corsi lo stesso motivo è stato declinato con delle sottili barre rosse inserite nelle scanalature del rivestimento.I colori utilizzati contribuiscono alla diffusione di una luce particolarmente adatta al livello di attenzione proprio di un corso. Lo sportello bancario è stato interpretato come uno spazio dinamico in cui la linearità espressa dalle finiture delle pavimentazioni e delle controsoffittature svolge un ruolo sostanziale. La cifra degli spazi per uffici è la funzionalità unita alla essenzialità di materiali e prodotti utilizzati sia per gli arredi sia per le pareti in vetro.Le cromie utilizzate stimolano alla attività pur rimanendo su toni pastello. La serra solare è parte imprenscindibile sia dell’architettura sia degli allestimenti, ne costituisce la fusione.Accoglie il visitatore mostrando senza timore l’interno dell’edificio e il suo legame con il territorio.

Polimoda

Il progetto del Nuovo Centro per l’Alta Moda nel Comune di Scandicci fa parte di un PIUSS approvato e finanziato dalla Regione Toscana. Scandicci in questi anni ha scommesso sulla contemporaneità per riqualificare e rigenerare gli spazi architettonici della città fino ad allora “periferia di Firenze” senza avere una propria e autonoma identità: il nuovo Centro civico di Richard Rogers, il programma direttore di Rogers ed il nuovo Polimoda. La tipologia scolastica per una didattica speciale, come un centro per l’Alta Moda, presuppone una ricerca attenta degli spazi e della comunicazione interna per un pubblico di tipo internazionale. Il tessuto connettivo dell’edificio scolastico, ad esempio, è ampio come dimensione e trattato come “stanza” proprio per superare la mera funzione di collegamento ,a divenire in modo flessibile uno spazio aggiuntivo per gli studenti. La scelta dei colori, il nero interno e il bianco esterno, segue una logica precisa per lasciare spazio alla creatività del singolo senza sovrapporsi sulla creatività della didattica. Una sorta di tela bianca su cui far emergere i colori, le composizioni del singolo oggetto come una sorta di museo per la Moda. L’edificio è ruotato secondo l’orientamento est/ovest del sole per una gestione sostenibile del complesso e lasciare in ombra soprattutto nei mesi estivi le parti più colpite dal sole.I paramenti esterni sono stati pensati come un “abito” che senza gridare riesce a dare un’immagine contemporanea.

L’unità immobiliare, ante ‘67, è Classificata in Centro storico entro le mura, e in Classe 5. L’obiettivo principale del progetto di recupero e cambio di destinazione, da uffici a residenza per turisti, era quello di creare uno spazio fluido che permettesse una facile fruizione e ampia disponibilità di spazi e letti. Partendo da uno studio preliminare per capire la fattibilità del cambio di destinazione e un attento preventivo di massima, avendo ben presente le richieste precise della committenza, gli architetti sono riusciti a sviluppare liberamente un progetto, in cui si coniuga armoniosamente la luce, le forme e i materiali impiegati integrandoli nell’ambiente minimalista, attraverso una libera interpretazione degli spazi interni per meglio adattarsi alla nuova destinazione. L’atmosfera dell’interno è influenzata da diversi materiali di lusso e da un insieme cromatico molto semplice dominato dall’intonaco burro, i soffitti bianchi, il parquet chiaro, posato a lisca di pesce tradizionale, e la pietra nei bagni. I tocchi di colore sono dati dalle carte da parati scelte fra le molteplici del negozio specializzato di Via Santo Spirito, gli arredi sono stati realizzati e scelti dagli architetti nel rispetto di un unicum spaziale. Due porte a scorrere gemelle, appese nel controsoffitto, si aprono sull’ingresso dando la possibilità di utilizzare lo spazio in modo flessibile, gli specchi ampliano lo spazio, riflettendo la luce delle ampie finestre.

Per il progetto, finalizzato alla realizzazione della nuova sede direzionale e commerciale di una giovane e dinamica realtà imprenditoriale pisana, la casa farmaceutica Pharmanutra, è stato scelto questo fabbricato isolato, contraddistinto dai connotati di casa rurale, anche se in realtà generato dalla ristrutturazione di un capannone negli anni ’90, perché al di là dei contenuti volumetrici e formali erano state viste le potenzialità in esso contenute. L’intervento è sostanzialmente conservativo, attuato con semplici opere di ristrutturazione interna, per adeguare i locali alle nuove esigenze funzionali, ma il vero intervento è teso alla creazione di un fabbricato ad emissioni zero, energeticamente autosufficiente. La proprietà, operando nel campo della ricerca avanzata è indirizzata a tutto ciò che è all’avanguardia per tecnologia e sensibilità all’ambiente. Da queste premesse ed in considerazione della felice ubicazione del manufatto, libero sui quattro lati e posizionato longitudinalmente secondo l’asse est/ovest, è stato possibile ipotizzare un sistema passivo di climatizzazione, in particolare ricorrendo ad una “serra solare”. L’intervento è assolutamente ecosostenibile, tutti i materiali principalmente utilizzati: ferro, vetro ed alluminio, sono riutilizzabili o riciclabili al 100%. Questo intervento frutto di una attenta combinazione di soluzioni passive, la serra solare e attive, pompa di calore, risponde a pieno titolo ai principi delle “green city”; la sfida

Italian Tapas

Italian Tapas si trova in un edificio del XVI secolo, Palazzo Panattoni, in un ampio spazio all’interno del quale un tempo abitava una storica pasticceria fiorentina. Nell’allestimento degli spazi ruolo fondamentale ha avuto il concetto di contrasto: antico e moderno, colori scuri e colori chiari, tradizione e sperimentazione, servizio informale e servizio attento, così da dare vita ad uno spazio che prende spunto ed energia dal passato per mirare al futuro. Il confronto con uno spazio così caratterizzato dal tempo come quello al piano terra di Palazzo Panattoni è stata una sfida progettuale molto interessante. Il sistema di raccolta delle acque meteoriche che abbiamo ritrovato nelle murature è stato trasformato in un sistema di illuminazione decorativo. Il certosino lavoro della restauratrice Cristina Napolitano, ha permesso di recuperare alcuni affreschi e stucchi antichi oltre che importanti ornamenti in pietra serena. Gli arredi, tutti realizzati su misura, hanno conferito allo spazio un carattere dinamico e versatile come richiesto dal committente. Le sedute ora si trasformano in bancone ora in un sistema di tavolini e panche. L’illuminazione caratterizza ogni singola sala conferendo caratteristiche diverse. Un piccolo giardino interno, come una piccola giungla arricchisce l’antico pozzo riscoperto tra le murature.

Sala Don Zeno

La sala polivalente”Don Zeno”è stata realizzata a Nomadelfia,una località a pochi chilometri da Grosseto,abitata da una comunità cattolica,organizzata in Gruppi Familiari,che vuole costruire una nuova civiltà fondata sul Vangelo ed è aperta all’accoglienza di figli in affido.Il padre fondatore di Nomadelfia è Don Zeno Saltini,un sacerdote di Carpi che,dopo varie vicissitudini,ha trasferito la comunità da Fossoli,dove era nata,a Batignano,nella Maremma Grossetana.La sala polivalente prende il nome del fondatore ed è destinata ad accogliere le attività collegate alla vita ed alle necessità degli abitanti.La sala,infatti,oltre che luogo di culto,dovrà ospitare convegni, riunioni,celebrazioni,eventi musicali e teatrali,come le famose”Serate di Nomadelfia”,spettacolo di balli e danze interpretato dai ragazzi e dalle ragazze di Nomadelfia e rappresentato ogni anno in varie località italiane per far conoscere il messaggio di Don Zeno.Per questo motivo e per l’importante funzione assegnata a questi spettacoli,il padre fondatore aveva sempre sognato di poter realizzare a Nomadelfia un teatro tenda,per dare una sede più stabile alle”serate”e poter ospitare all’interno della Comunità eventi e manifestazioni.Il linguaggio architettonico adottato nella progettazione si ricollega a questa tradizione di Nomadelfia,alle strutture circolari o semicircolari, quasi sempre temporanee e mobili,che hanno fino ad oggi ospitato le “Serate” e gli eventi più significativi della Comunità.

La capanna

Il fabbricato, costruito nei primi anni del ‘900 come edificio produttivo, è caratterizzato da due spazi vuoti e una volumetria compatta con grandi aperture simmetriche. La struttura eretta con muratura in pietra e mattoni e conci squadrati agli angoli presenta una tipologia costruttiva differente dagli altri edifici colonici del complesso, annessi alla villa padronale del Secolo XVIII. Il restauro e il consolidamento delle strutture, attuato con tecniche e materiali coerenti con i caratteri costruttivi originari, è realizzato seguendo i criteri del green building, ponendo particolare cura nella definizione dei dettagli, degli aspetti illuminotecnici e del design degli elementi funzionali. L’intervento lascia intatta la spazialità originaria, inserendo i servizi e gli impianti all’interno di moduli concepiti come elementi di arredo, disposti in sequenza e staccati dai soffitti, che scandiscono gli ambienti senza interrompere la percezione visiva d’insieme. Lo studio illuminotecnico permette di costruire scenari funzionali alla percezione dello spazio e delle opere d’arte. Il progetto si completa con la realizzazione di un padiglione tecnologico, sovrastante un piano interrato adibito a servizi, coperto con pannelli fotovoltaici e solari integrati nella copertura, che si relaziona con l’edificio principale attraverso un’area soggiorno open air. Questa soluzione assolve alla necessità energetica dell’edificio, congiuntamente con una pompa di calore aria-acqua ad alto rendimento

Premio Architettura Toscana

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