Castagneto Carducci è un borgo tra i più suggestivi della Costa degli Etruschi ed è dove nasce l’ex Officina del Gusto, un caffè con cucina. Il contesto vede i centri storici svuotarsi e diventare come delle cartoline piuttosto che essere fulcri della vita sociale, sempre più attività chiudono e le rimanenti non tengono il passo coi tempi. Nasce quindi l’esigenza di un rinnovamento generale che va dal ripensare un intero contesto urbano ed arriva nel particolare a far rinascere le attività esistenti. E’ in questo senso che il fondo dove aveva sede un’officina meccanica viene convertito in un locale che si distingue dagli altri sia per la spazialità che per i servizi dati. L’idea alla base del progetto è quella di eliminare le superfetazioni riportando alla luce e valorizzando le caratteristiche identitarie costruttive dell’edificio storico e farlo rivivere in chiave contemporanea. La matericità di pareti in pietra ed archi in mattoni si contrappone alle linee semplici di arredi e luci in metallo; il calore viene esaltato dall’utilizzo del legno sia per la superficie pavimentata che per bancone, mensole e tavoli, quest’ultimi inoltre raccontano un po’ di storia del territorio grazie al reimpiego di barrique usate per il vino Bolgheri DOC. Lo spazio è organizzato per esaltarne la fluidità e per mantenere sempre il contatto con la vallata esterna, proprio in tal senso è stata ideata la “cucina a vista-con vista”, uno spazio aperto sia sulla sala consumazioni che sul paesaggio.

SuperLodge

Il progetto muove nel rispetto e nella valorizzazione degli elementi maggiormente caratterizzanti l’edificio originario, non con una logica di mera conservazione ma attraverso la rilettura e l’interpretazione. L’involucro esterno, caratterizzato dalla composizione ritmata delle aperture, dal rigore della forma composta e dalla ricchezza di modanature, è stato mantenuto nella sua geometria. La rilettura in chiave contemporanea ha determinato la scelta della colorazione monocroma di tutti i prospetti, comprese le modanature e l’intradosso della gronda lignea. L’unico intervento esterno è coinciso con la sostituzioni delle superfetazioni incongruenti con una loggia a sbalzo, costituente un volume diafano dagli inconsueti effetti di luce. Internamente sono stati esaltati due elementi fondamentali della spazialità originaria e della nuova architettura risultante: le grandi altezze di interpiano e la scala in pietra con balaustra Liberty. La distribuzione interna è stata adeguata alle esigenze della vita contemporanea perseguendo la massima fluidità spaziale. Conseguentemente gli ambienti, originariamente austeri ed in penombra, sono ora invasi dalla luce. Nel volume diafano della loggia la luce assume delle caratteristiche assolutamente inedite per l’edificio: la microforatura permette di avere un ambiente aperto ma protetto dall’irraggiamento diretto, cangiante e confortevole. Lo spazio è a tutti gli effetti una ambiente esterno, ma si coniuga con un senso di protezione e privacy.

L’impostazione planimetrica a piastra di un solo piano fuori terra soddisfa l’esigenza primaria di una organizzazione razionale della biblioteca ed al tempo stesso favorisce la creazione di uno spazio pubblico che riproduce la suggestione di strada pedonale coperta. Il percorso informale tra le due città dense viene assorbito con il risultato di includere i flussi pedonali verso il sottopasso alla stazione entro il nuovo organismo edilizio. Questa dinamica consente ai passanti un approccio diverso ed innovativo con i servizi della biblioteca, verso i quali si sentiranno naturalmente attratti. Il nuovo edificio non esprime rappresentatività con la forma della sua architettura, il suo valore simbolico è nel modo di rapportarsi al contesto e alla natura. Alla scala urbana l’architettura è seminascosta dal verde, unica emergenza i camini di ventilazione. La biblioteca è un simbolo di per se stessa: simbolo della conoscenza, dell’ampiezza di vedute, di fruizione intelligente delle risorse; una sorta di monumento alla sostenibilità alla cultura del rispetto dell’ambiente. Questa biblioteca, realizzata con struttura in legno lamellare e con muri di tamponamento in balle di paglia, che sfrutta sistemi di ventilazione naturale, risponde alle caratteristiche specifiche di ecocompatibiltà, sostenibilità, efficienza energetica, capacità di isolamento termico ed acustico, e costo contenuto che l’Amministrazione desidera ottenere e ne rappresenta quindi il simbolo, il monumento.

L’attenzione e il “rispetto” del contesto in cui ci siamo trovati ad operare, ci ha imposto un intervento che, non alterando la facciata dell’immobile, si sviluppasse all’interno dell’unità immobiliare e fosse caratterizzato dalla fornitura di un arredo e impianti, il cui eventuale smontaggio, non compromettesse parti strutturali e decorative dell’edificio. L’intento è quello di “invitare”, all’interno dell’allestimento, la clientela che sta visitando l’area monumentale, in un percorso espositivo nel quale, gli oggetti venduti, sono inseriti in un arredo connesso architettonicamente con l’esterno. “Invito” realizzato con un ingresso “sempre aperto”, senza ulteriori infissi, utilizzando il portone esistente, restaurato e l’uso di colori e materiali presenti nell’adiacente piazza “dei Miracoli”: il prato, il grigio della pietra “serena” e del marmo Bardiglio, il bianco del marmo di Carrara. Il negozio è un percorso, delimitato a terra da un prato artificiale, ad una quota rialzata rispetto alla pavimentazione. Alle pareti laterali sono appese delle “nicchie”, con andamento curvilineo, che accompagnano il cliente nell’acquisto e nell’osservazione dei prodotti, fino alla cassa, posta nella stanza successiva a quella di ingresso. Gli espositori, sospesi da terra, sono progettati come un “nastro” continuo dove si inseriscono nicchie con archi a tutto sesto, ricordo degli archetti ciechi e delle lesene appartenenti agli edifici della piazza.

L’edificio è stato realizzato in una zona di recente espansione nel contesto tipico delle aree di lottizzazione, caratterizzata da residenze in prevalenza isolate. L’area di intervento presenta tuttavia condizioni particolari, attestandosi sul margine dell’insediamento e prospettando sul territorio della Valle del Serchio immediatamente a monte del nucleo urbano di Castelnuovo di Garfagnana. Il sito ha reso dunque la possibilità di stabilire relazioni funzionali e visuali articolate, riferite da un lato al contesto urbano, dall’altro al panorama apuano e l’abitato del capoluogo. La residenza, realizzata con tecnologie idonee ad ottenere una alta performance energetica, è disposta su due livelli organizzati su un volume principale con copertura in legno aggettante sui fronti ed estesa per coprire due logge mediante appoggio delle orditure strutturali su pilastri tubolari in acciaio, mentre un corpo minore, con copertura utilizzata come solarium, accoglie gli spazi accessori. L’impianto geometrico dell’edificio è definito dal volume principale, a pianta quadrata; in elevato, è ridefinito da volumi minori disposti sui fronti, con forme e dimensioni che si pongono come aggregazioni minori sottoposte all’elemento unificante costituito dalla copertura; fra questi, un ruolo particolare è stato attributo al corpo aggettante della camera principale dell’abitazione, che si espone con una apertura vetrata a tutta parete verso il panorama montano e le aree agricole prospicienti.

Il Casale “Bovalico” è situato a sud-est di Castelfalfi; nel cuore della Toscana, aperto su una meravigliosa vallata. L’edificio di 680 mq, circondato da 4.300 mq di verde privato è posto all’interno del golf e si sviluppa su tre piani ed una porzione minore ad un piano ammezzato. Trovato abbandonato ed in stato di avanzato degrado, con solai pericolanti o tetto quasi inesistenti e ampie porzioni di muratura crollate è stato completamente demolito. La nuova costruzione è stata realizzata con muratura portante in laterizio “poroton” rivestita esternamente con muratura in pietrame faccia vista, rispettando i requisiti antisismici e quelli di efficienza energetica. Il casale è stata realizzato nel rispetto dell’ambiente e della tradizione storica della Toscana, in armonia con le proporzioni, i materiali (cotto, pietra e legno) ed i cromatismi dell’antico complesso pur rinnovandolo con una loggia e una terrazza panoramica verso il Castello. Il tetto ed i solai sono stati realizzati con struttura a vista consistente in travi e correnti in legno e scempiato in mezzane di cotto. Il Casale è stato suddiviso in quattro unità immobiliari, la cui estensione varia dai 90 ai 150 mq. Ciascun appartamento ha un accesso ed un giardino privato, ognuno dispone di una cantina privata con proprio locale tecnico e di posto auto esterno coperto da pergola. La piscina condominiale, ampia e perfettamente attrezzata, è circondata da alberi da frutto ed essenze tipiche locali.

L’edificio esistente non è mai stato un esempio significativo di archeologia industriale. Il progetto propone di enfatizzare la più importante delle sue qualità che è la dimensione. L’idea è quella di trattare in modo uniforme l’intero volume con un rivestimento in alluminio anodizzato color bronzo con l’obiettivo però di non cancellare completamente la preesistenza. Questa nuova pelle metallica avvolge interamente l’edificio rafforzando la sua grande volumetria e il suo essere “un fuori scala” nel contesto urbano ma, allo stesso tempo, grazie all’effetto di trasparenza consente di mantenere parzialmente visibili le caratteristiche architettoniche dell’edificio esistente. La nuova immagine che la Camera di Commercio di Prato offre alla città è una sorta di sfocatura dell’edificio industriale del quale si continuano a vedere gli elementi principali: la serialità delle aperture, le cornici marcapiano e gli elementi decorativi rappresentativi. Una sorta di vedo-non vedo che moltiplica le possibilità di percezione del nuovo edificio contemporaneo.

L’intervento generale di riordino dell’impianto sportivo pubblico ASSI GIGLIO ROSSO di Firenze è stato attuato per fasi successive che si sono concluse nel marzo 2013. Atto finale dell’intervento generale è la cosiddetta “Nuova Sede” della Soc.tà Sportiva ASSI. Il manufatto si inserisce nel delicato contesto ambientale con scelte planimetriche e altimetriche che richiamano allineamenti ed assi delle preesistenze. Il coraggio formale di alcune soluzioni intende esaltare la dinamicità ed il movimento pur rimanendo ancorato a una composizione geometrica semplice e a una formalità legata alla piu’ recente tradizione architettonica fiorentina. I nuovi materiali usati non contrastano con lo specialissimo ambiente definibile come vero e proprio “parco sportivo”. L’accesso all’edificio avviene da valle, attraverso gli storici ingressi lungo il viale Michelangelo e dal piano pista. Il primo livello comprende oltre un locale ufficio-reception, una palestra ed i relativi spogliatoi. Il secondo livello, posto a quota di poco superiore al piano della pista di atletica, è occupato dagli uffici della società sportiva e dai locali necessari all’organizzazione e la gestione dell’attività agonistica. Sono state utilizzate soluzioni impiantistiche volte al contenimento dei consumi ed all’efficienza energetica del fabbricato attraverso un impianto geotermico e solare, con riduzione annuale di CO2 stimabile in 7,25 ton. Tutto il fabbricato è accessibile ai DA.

La Petite

“La Petite” è un cocktail-restaurant nel centro storico di Firenze. Al piano terra si trova il cocktail-bar, mentre la sala al primo piano è adibita a ristorante. Gli interni sono stati progettati e disegnati in ogni dettaglio: il rivestimento parietale, la scala, tutti gli arredi (ad eccezione delle sedute), i corpi illuminanti. Elemento focale del locale è la scultura parietale in pietra chiara, mutevole con la luce grazie al disegno delle ombre. Per ottenere la complessità geometrica ed il gioco di ombre ricercato, è stato studiata la posizione e la rotazione di ogni elemento. La struttura della scala in lame di acciaio rende permeabile il movimento dei clienti tra i due livelli del locale. Il cordino in pelle rende vibrante il parapetto e contribuisce a smaterializzare visivamente la struttura metallica. I tavolini alti da bar rispondono a due necessità diverse: accoppiati, divengono tavoli per pasteggiare in compagnia, addossati in linea alla parete, costituiscono invece una mensola su cui appoggiare i drinks. Al livello superiore, la saletta offre uno spazio raccolto: una panca sottolinea la parete centrale, un sistema di mensole all’altezza dei tavoli riequilibra le proporzioni della stanza affrescata, grandi specchi ingrandiscono l’ambiente, a terra un pavimento in vinile intrecciato dà la sensazione di un grande tappeto. I corpi illuminanti sono orientabili verso i tavoli per un’illuminazione diretta o contro la parete, per un effetto di luce più diffusa

L’arena spettacoli e l’area mercatale del Parco Centrale sono gli interventi che hanno trasformato l’area dell’ex Ippodromo dei Pini, realizzando il processo di trasformazione urbana più esteso (P.I.U.S.S.) della città di Follonica. Il paesaggio urbano oggetto d’intervento è stato risolto in relazione alla città e al suo territorio ovvero al sistema del verde, a quello insediativo e a quello del paesaggio. Il progetto si fa catalizzatore della storia urbana della città e dell’esigenza ecologica di continuità del verde, dell’integrazione dei sistemi della mobilità, dei bisogni urbani e delle esigenze del quartiere. Il progetto non propone un modello ma un processo che interpreti tutte le componenti del paesaggio come un tutt’uno: un sistema di elementi tra loro connessi così che tutte le strutture rappresentino un unico assetto. L’arena spettacoli si conforma come collina artificiale a forma di “U” dando vita ad uno spazio aperto nella natura dove poter svolgere concerti per un grande pubblico. L’area mercatale oltre a ricoprire il ruolo tecnico di luogo per il commercio, grazie alla diffusa vegetazione arborea e arbustiva diviene vero e proprio polmone verde della città. Dove prima, c’era il vuoto urbano della pista da corsa dei cavalli, adesso c’è un vero e proprio parco da vivere sia di giorno sia di notte in cui i cittadini possono passeggiare nel verde e riscoprire il paesaggio naturale del fiume Petraia e della Gora che attraversa la città.

La Petite

“La Petite” è un cocktail-restaurant nel centro storico di Firenze. Al piano terra si trova il cocktail-bar, mentre la sala al primo piano è adibita a ristorante. Gli interni sono stati progettati e disegnati in ogni dettaglio: il rivestimento parietale, la scala, tutti gli arredi (ad eccezione delle sedute), i corpi illuminanti. Elemento focale del locale è la scultura parietale in pietra chiara, mutevole con la luce grazie al disegno delle ombre. Per ottenere la complessità geometrica ed il gioco di ombre ricercato, è stato studiata la posizione e la rotazione di ogni elemento. La struttura della scala in lame di acciaio rende permeabile il movimento dei clienti tra i due livelli del locale. Il cordino in pelle rende vibrante il parapetto e contribuisce a smaterializzare visivamente la struttura metallica. I tavolini alti da bar rispondono a due necessità diverse: accoppiati, divengono tavoli per pasteggiare in compagnia, addossati in linea alla parete, costituiscono invece una mensola su cui appoggiare i drinks. Al livello superiore, la saletta offre uno spazio raccolto: una panca sottolinea la parete centrale, un sistema di mensole all’altezza dei tavoli riequilibra le proporzioni della stanza affrescata, grandi specchi ingrandiscono l’ambiente, a terra un pavimento in vinile intrecciato dà la sensazione di un grande tappeto. I corpi illuminanti sono orientabili verso i tavoli per un’illuminazione diretta o contro la parete, per un effetto di luce più diffusa

Progetto di allestimento della mostra di Nino Migliori – Lumen – Ilaria del Carretto, svoltasi a Lucca presso l’Oratorio di San Giuseppe, Museo della Cattedrale, dal 13 settembre 2016 al 25 ottobre 2016. Con l’estensione a Ilaria del Carretto, il lavoro fotografico di Migliori ispirato alla scultura, illuminata a fiamma di candela, ha preso la figura di un ciclo unitario dal titolo LUMEN, comprendendovi anche la serie precedenti: Leoni e metope del Duomo di Modena (già presentata a Modena, Galleria Civica, marzo – giugno 2016) e il Compianto di Nicolò dell’Arca di Santa Maria della Vita (in corso di completamento a Bologna). Tutte sviluppano l’idea avviata con lo Zooforo del Battistero di Parma del 2006. LUMEN è ora un ciclo che si compone di più atti, prodotti da una pluralità di soggetti istituzionali e finanziari, distinti per ogni luogo, ma integrati tra loro dall’unitarietà della ricerca formale su opere scultoree della storia dell’arte, illuminate a lume di candela. La serie di fotografie da Ilaria del Carretto a lume di candela entra dunque oggi nel patrimonio d’arte contemporanea dello Stato, con assegnazione alla Soprintendenza ABAP di Lucca.

Premio Architettura Toscana

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