Durante i lavori di recupero degli ambienti sottostanti al “Cortile di Michelozzo” sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici che hanno reso necessario rivedere concettualmente il progetto nella sua complessità oltre alle opportune revisioni dei progetti impiantistico e strutturale. Le linee guida condivise tra la committenza, le soprintendenze e i progettisti hanno previsto di recuperare e quindi musealizzare l’intero “quadrilatero” che corrisponde al cortile, compresa la cosiddetta “Rampa dei Muli” accesso privilegiato ai locali sotterranei. Grandi lastre in acciaio Corten coprono la zona degli scavi: la loro divisione, oltre a configurare un disegno che ricalca il rilievo e le annotazioni degli archeologi, lascia intravedere, come e dove rinvenuti, i ritrovamenti di maggior rilevanza a testimoniare e “raccontare se stessi”. La valorizzazione passa dall’esposizione ragionata dei reperti, indispensabilmente mediata da un apparato didattico/didascalico attento alle “percezioni sensoriali” dei visitatori. Concentrando le teche in un’area dedicata è stato possibile organizzare i reperti non solo per la loro datazione e/o luogo di provenienza ma anche in un confronto comparativo con i grandi temi: la casa, la cucina, l’architettura, ecc. Una volta fruito l’insieme dei reperti l’approfondimento delle informazioni è affidato a uno strumento multimediale con display touchscreen, “estensione fisica” delle vetrine ma distinto in un momento di sintesi del percorso espositivo

Romanico Automatico

Romanico è un intervento realizzato nel centro storico di Pistoia, in un’area a lungo dimenticata. Il processo di recupero di questo spazio, a cura dell’associazione Spichisi, intende valorizzare l’area di Piazzetta Sant’Atto e Vicolo dei Bacchettoni attraverso un programma di residenze artistiche ed eventi correlati. Questo luogo oggi, grazie ad un patto di collaborazione e gestione dei beni comuni, stretto tra l’associazione, alcuni residenti e l’amministrazione comunale, prende il nome di Giardino di Cino. Il progetto fa forza sulla particolare scala di questo luogo, trasformandolo da vicolo dimenticato in spazio pubblico, intimo e raccolto, una sorta di giardino inaspettato popolato da interventi artistici e dispositivi di aggregazione sociale. La prima fase, Romanico Automatico, consiste nella realizzazione di un disegno a terra frutto di un’astratta, seppur rigorosa, manipolazione dei temi compositivi dell’architettura romanica. L’intervento si pone l’obiettivo di rafforzare l’identità dell’area mediante l’uso di una matrice grafica ben radicata nell’immaginario comune dei cittadini pistoiesi, instaurando un dialogo di continuità e trasformazione con i numerosi esempi di architettura romanica del centro storico. La seconda fase, realizzata a distanza di due anni a causa dell’emergenza Covid, ha visto l’installazione di dispositivi pensati per la seduta e funzionali allo svolgimento degli eventi curati dall’associazione in programma per primavera 2022.

Edificio residenziale, certificato CasaClima A.

Il nostro progetto per ETRA, nuovo brand di hospitality nel campo del lusso, nasce al piano nobile di Palazzo Paggi-Tainti, raro esempio di architettura Liberty nel panorama fiorentino collocato ad un passo dal complesso monumentale del Duomo di Firenze. Alla ricchezza dell’apparato decorativo di facciata abbiamo abbinato un linguaggio architettonico contemporaneo fatto di pochi segni essenziali, di pieni e di vuoti, di superfici materiche esaltate dallo studio della luce capace di dare significato agli spazi interni completamente distrutti nel corso degli anni. La percezione del lusso nasce non da un’ostentata opulenza ma dall’utilizzo di materiali pregiati, dalla ricerca del dettaglio e dalla sperimentazione di nuove forme di artigianalità capaci di rendere materiali semplici unici e preziosi. Citazioni di artisti dell’epoca o di paesaggi storici, si alternano all’utilizzo di tecnologie contemporanee che creano effetti inaspettati. L’uniformità e il controllo cromatico di tutti gli ambienti consente l’esaltazione di alcuni particolari trattati con finiture preziose senza mai cedere all’esaltazione del decoro. Ogni dettaglio è stato meticolosamente disegnato o integrato con componenti di serie prodotti dalle eccellenze dell’Industrial Design italiano. Particolare rilevanza è stata data all’utilizzo della luce, componente determinante del progetto architettonico in quanto capace di sottolinearne i tagli più significativi e di creare scenari inaspettati.

Casa nell’orto

Nelle sue varie declinazioni l’abitare privato può cristallizzare la manifesta volontà di riappropriarsi di una dimensione perduta, la dimensione di una porzione di territorio residuale. In questo progetto la forma non è contesto, non è reinterpretazione della tradizione né ricerca di rapporti figurativi perduti. Si è cristallizzata l’aspirazione a una pratica della committenza: coltivare l’orto; e si è fatto con una forma pura che ha origine nella forma ancestrale del disegno infantile dei bambini della casa. Lo scopo precede la prassi metodologica di inserire architetture contemporanee in contesti territoriali fragili in modo da riattivarne, con nuove relazioni di prossimità, le potenzialità relazionali. Questo progetto rientra in quel filone di ricerca tesa a indagare come la sintesi figurativa di un’opera d’architettura sia spesso ricorsiva nell’attività di un architetto, e come essa stessa possa essere un elemento d’indagine indispensabile nel cercare risposte e/o modelli adeguati richiesti da una contemporaneità estremamente fluida e dinamica.

Un unico pattern definisce la nuova piazza per l’Isolotto: un tappeto continuo, capace di rendere le differenze delle variazioni su un tema. Sono trame diverse che partecipano alla definizione di un disegno unico, comune dove ciò che prevale è il valore simbolico del “noi”, noi tutti insieme. Un flying magic carpet, capace di rendere vicini luoghi e persone lontane; è l’immagine simbolica della volontà di rendere vicino ciò che oggi è distante: le opinioni, i valori culturali, le etnie. Per questo il simbolo principale diventa rispecchiarsi nella copertura della grande pensilina, insieme. La vivibilità di una città oggi si misura innanzitutto sulla capacità che essa ha di invitare le persone a percorrerla, ad attraversarla in bicicletta, a sostare nei suoi spazi. Camminare è il punto di partenza, perché una città è tanto più ospitale ed accogliente quanto più è disponibile a farsi attraversare, così sono stati immaginati spazi che possono essere percorsi da tutti e guardati da tutti. Quello che abbiamo indagato con questo progetto quindi, è un’idea di città come luogo d’incontro, all’interno della quale lo spazio vuoto viene considerato un’opportunità di disegnare le relazioni tra cose diverse (edifici, persone, attività, flussi ecc.), di raccontare la qualità della vita che si svolge all’interno, attraverso un’idea che tenga insieme una sequenza di spazi del fuori, quelli di tutti, dove ogni individualità si riconosce come parte di una comunità, come parte di un “Noi”.

La Scuola primaria Collodi di Sansepolcro è situata al margine interno della cinta muraria medicea della città in adiacenza ad uno dei suoi bastioni; la realizzazione dell’ampliamento in oggetto, composto da tre aule e dall’auditorium, segue il precedente intervento di ricostruzione del blocco principale a due livelli delle aule. Il completamento del complesso avviene con un impianto dei volumi a corte aperta delineata da un corpo ad “L” che termina nel volume predominante dell’auditorium. Il progetto nasce dall’evocazione delle figure e dei temi della storia di Collodi che prendono forma nei volumi e nei vuoti verdi per raccontare, e concludere, una storia che inizia nel nome stesso della scuola amplificandone la capacità comunicativa e identificativa verso la comunità che ospita. È la balena dell’auditorium che emerge al centro della corte con la sua copertura bianca dalle forme complesse, mostrando la fitta schiera delle colonne colorate all’esterno e, all’interno, la successione dei portali in legno dalla sagoma frastagliata, come il grande palato schermato dai denti della balena dai cui si affaccia Geppetto aspettando Pinocchio. il campo dei miracoli in cui si trasforma lo spazio verde della corte che accoglie i bambini per proseguire il loro lavoro come un’aula all’aperto. È il legno di Geppetto che scandisce le forme delle strutture sia delle aule che dell’auditorium con sagome complesse ed elaborate come quelle intagliate da un falegname.

Palestra scolastica dotata di campo regolamentare per il basket (Livello Base) e per la pallavolo (campo omologato per Campionati Nazionali serie B2). L’edifico si sviluppa trasversalmente a via A. Kuliscioff sulla quale si affaccia mediante una piccola piazza pubblica, dove, varcato l’ingresso, si percorre un percorso pedonale permeabile in autobloccanti di cemento in parte inerbiti, che collega la palestra con la scuola. Il fabbricato, realizzato da una struttura prefabbricata di c.a.p. si compone di tre volumi distinti: il volume che ospita l’area gioco di dimensioni in pianta di circa ml. 22×33 e H interna di ml 8.60 e due volumi più piccoli, ad esso addossati, sempre in prefabbricato di c.a., destinati uno a spogliatoi e l’altro a locale tecnico. La copertura a shed ospita l’impianto fotovoltaico. I pannelli prefabbricati in c.a. del volume principale sono caratterizzati da una finitura in cemento grigio su fondo cassero scandito da finte fughe orizzontali distanziate con andamento decrescente partendo dalla sommità del fabbricato. Un’ampia vetrata d’angolo di colore arancione e vetrofanie con figure di pallavoliste e cestisti caratterizza le facciate sulla piazza. ll blocco degli spogliatoi si distingue, invece, grazie ad una parete verde realizzata da una “pelle” in rete elettrosaldata maglia 80×80 mm, filo 6, sulle quali sono cresciute piante rampicanti (rose e gelsomini) innestate in aiuole ricavate sul marciapiede in calcestruzzo che circonda il fabbricato.

NEST

NEST, acronimo di New Enginery Solution Technology. NEST, in inglese NIDO. Il progetto, per questa Società che opera nel settore chimico-farmaceutico, prende spunto dall’idea di creare con linee semplici e moderne un ambiente di lavoro confortevole, luminoso, ben organizzato e decisamente proiettato verso il futuro, NEXT appunto! Gli spazi sono stati predisposti per creare una immediata, chiara lettura del percorso distributivo. All’ingresso, disimpegnata, la stanza delle riunioni con accanto una piccola sala di attesa e l’ufficio dell’amministrazione caratterizzato da una grande parete vetrata che si affaccia sul largo corridoio centrale. Con l’ausilio di una pensilina bianca, lungo l’asse di distribuzione, inscatolato il NIDO, uno spazio avvolgente al di sotto del quale sono riuniti gli uffici dei quattro soci fondatori allitterati sia nella forma sia nella funzione. Ogni ambiente, di colore grigio scuro, si distingue per la presenza di una grande lettera in acciaio satinato e i quattro uffici, in prospettiva, compongono la parola NEST. In fondo al corridoio, superata l’area break, l’ampio open space con le postazioni dei giovani collaboratori trova la centralità operativa con “l’isola grigia”, composta da due piccoli nidi al cui interno è possibile svolgere attività lavorative più privatizzate e direzionali.
NEST = NIDO = NEXT…LAVORO = COMFORT = FUTURO

Il progetto Area Marketing e Factory Museum Ginori 1735 è parte di una più ampia campagna di riqualificazione degli stabilimenti storici Ginori, affidati allo studio b-arch, tuttora in corso di realizzazione. Comprende uffici/headquarter, outlet, spazi aperti e restauro della torre dell’acqua, vero e proprio landmark territoriale dell’azienda sestese. Il progetto prevede la valorizzazione delle campate e delle lievi strutture in cemento armato della navata centrale, che diventano uno spettacolare contenitore di ampi spazi aperti, dedicati ad attività didattiche, espositive e di marketing, e di una trama di volumi chiusi che ospitano attività più raccolte: auditorium/multimedia, show-kitchen, meeting room e box didattici. Il brief proposto prevede la realizzazione dello spazio in due step successivi, concepiti in modo che la conclusione del primo si presenti comunque come un’opera compiuta e funzionale. B-arch concepisce un progetto dove la conclusione del primo capitolo dimostri tuttavia la sua caratteristica di “non finito”, pur fornendo tutte le funzionalità richieste. La superficie grezza del cartongesso diventa una texture pittorico-gestuale a cui viene sovrapposta la grafica gigante del marchio aziendale, fresco di re-branding. Le strutture espositive sono realizzate in blocchi grezzi di gasbeton, che al termine del loro utilizzo temporaneo potranno tornare alla funzione originale di materiale da costruzione, completando i contenuti di sostenibilità del progetto.

Un cubo di cemento appoggiato su di una lama d’acqua ed un muro a secco, sospeso su un campo di ulivi e affacciato sulla pianura che vede Firenze all’orizzonte. Concrete Barn è un edificio destinato al tempo libero ed alla convivialità. È il fienile contemporaneo di una residenza tradizionale appoggiata sulle colline del Montalbano; costruito come un tubo di cemento, aperto sullo spettacolare paesaggio che lo fronteggia, il cui cannocchiale ottico è filtrato da una membrana costruita prendendo a prestito le trame di mezzane di laterizio che ombreggiano gli interni dei fienili tradizionali. Al suo interno spazi dedicati alla convivialità, al tempo libero ed alla contemplazione. Una cucina, un forno a legna, un tavolo, un piccolo servizio sono tutto quello che serve. Il paesaggio è parte dell’architettura, reso ancora più interessante dalla vibrazione imposta dalla trama di laterizio. All’esterno il volume del forno e del camino sono rivestiti della stessa pietra dei muri a secco della campagna circostante. Cemento, pietra e laterizio si completano nel segno d’acqua della piscina, scavata nella superficie netta dell’aia, rivolta verso le colline vicine ed il lontano orizzonte della pianura. Aia di pietra chiara e di legno grigio, ombreggiata da una pergola leggera e circondata da un giardino naturale e stagionale (landscape arch. Bellesi-Giuntoli). Acqua e cemento, mattone e pietra, superfici lisce soleggiate che dialogano con facciate ombrose e materiche.

Il progetto dell’abitazione privata parte da una attenta analisi delle tipologie edilizie di case contadine della Valdichiana. La ricerca delle valide ragioni e della consapevolezza bioclimatica propria della cultura locale hanno guidato la progettazione, plasmando i suggerimenti derivanti dall’analisi dell’area d’intervento. E così l’assenza di finestre esposte a tramontana, l’orientamento delle facciate secondo i quattro punti cardinali con la facciata principale esposta a sud, la creazione di un camino centrale per scaldare la casa e di loggiati tutti attorno dimensionati per far entrare i raggi solari d’inverno e di schermarli nei mesi estivi sono diventati la strategia bioclimatica passiva dell’abitazione. Gli spazi serventi sono stati disposti nel lato nord e lungo la strada di accesso che lambisce la casa, permettendo alla zona giorno di aprirsi verticalmente con un doppio volume e orizzontalmente sui lati sud e ovest verso il parco, determinando con le grandi vetrate una continuità tra interno ed esterno. A mediare la loggia, progettata per accogliere la vegetazione. Ciò ha permesso al progetto di diventare a tutti gli effetti una autentica casa contemporanea toscana, in cui le virtù della tradizione si fondono con le innovazioni tecnologiche.

Premio Architettura Toscana

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