Cinerario comune. Tra le dotazioni previste al D.P.R. 10/11/1990, n. 285 e s.m. art. 80, comma 6 “ogni cimitero deve avere un cinerario comune per la raccolta e la conservazione in perpetuo e collettiva delle ceneri provenienti dalla cremazione delle salme (…).” Nonostante la norma l’adeguamento degli impianti non è stato prodotto un numero di installazioni sufficienti alla definizione di un espressione tipologica del cinerario. Si è ritenuto con l’A.C. di sviluppare e realizzare un progetto che ne definisse l’uso come spazio pubblico definito da alcuni elementi di riconoscibilità e gradevolezza e sopratutto fruibili. E quindi la generazione di una piccola piazza, uno spazio verde all’ombra dove ripararsi nei periodi più caldi, un pozzo dove idealmente restituire la vita ed un piccolo muro della memoria dove il nome dei propri cari possa mantenerne il ricordo. Il cinerario quindi può sfruttare, a differenza degli altri impianti mortuari, una condivisione dello spazio dei vivi nel ricordo dei morti.

Il Podere, situato nel territorio rurale che dal golfo di Talamone risale fino alle colline di Magliano in Toscana, è parte di un ampio progetto di bonifica delle aree paludose della bassa Maremma che, realizzato negli anni ’30, prevedeva la costruzione di vari casali identici tra loro. Lo schema tipologico, attribuito con probabilità all’architetto Marcello Piacentini, prevede un corpo di fabbrica principale a due piani, con pianta rettangolare, un semicerchio nella facciata nord, in cui si sviluppa la scala interna e un annesso in adiacenza. L’intervento consiste nella ristrutturazione dell’intero complesso e i due obiettivi principali sono stati la riqualificazione energetica dell’organismo edilizio esistente e la restituzione di un’identità architettonica autentica, instaurando un legame tra involucro esterno e ambienti interni, nel rispetto dell’impianto planimetrico originario e della componente rurale toscana. Le stanze, si susseguono creando un percorso di scoperta continua dell’abitazione, in cui gli spazi di condivisione coesistono con quelli privati. Dalle terrazze al primo piano, termine del percorso, si possono apprezzare luci e colori del paesaggio circostante. Le superfici, fuori e dentro il podere, si caratterizzano per l’utilizzo di materiali naturali locali e di forme geometriche nitide. Le cornici in travertino intorno alle finestre, il cotto grezzo della pavimentazione esterna, gli archi e il legno dell’arredo all’interno, ne sono dimostrazione.

Casa IX

La casa sorge su di una altura vicina a quella che accoglie le rovine del Castello di Montemassi. Lo sfondo rappresentato da questo frammento di paesaggio rappresenta la matrice per le scelte compositive di impianto. Il principio insediativo del progetto riprende il tema dell’aggregazione, così come avviene nell’architettura spontanea tradizionale, intorno ad un volume più grande che accoglie lo spazio principale della casa, si dispongono due volumi di dimensioni inferiori, rendendo chiara la gerarchia tra gli elementi. I tre corpi quadrati sono trattati come volumi stereometrici di dimensioni contenute, sagomati soltanto dalle falde della tradizionale copertura a capanna. Anche i rapporti tra i pieni e i vuoti che scandiscono i prospetti sono tradotti dai caratteri della tradizione, rispettando la prevalenza di superfici chiuse segnate da aperture di dimensioni contenute. Fanno eccezione quelle facciate, che, esposte maggiormente all’irraggiamento solare, per mitigarne gli effetti, ricorrono all’uso della loggia, ricavata all’interno della sagoma del volume così da non alterarne il profilo compatto, ma disegnando altresì spazi di soglia che mediano il passaggio tra l’esterno, regolato dalla misura del paesaggio, e l’interno, calibrato sulla misura umana.

Ottica Ballerini è un’attività con una lunga tradizione familiare nel centro storico di Grosseto, all’interno di un edificio Liberty vincolato dalla Soprintendenza. Il concept è stato sviluppato in stretta collaborazione con la committenza per fare emergere i valori di artigianalità e ricerca del dettaglio che la rappresentano. L’idea di progetto vede l’interno come un palcoscenico dove elementi eterogenei creano più azioni in grado di stimolare la curiosità dell’osservatore.A fare da scenografia è l’oro che celebra il presente e fa da ponte con la tradizione. Nuovi infissi e vetrine riprendono le cromie del marcapiano, mentre internamente nuovi arredi in acciaio si modellano sugli esistenti in legno mantenendo un distacco formale dagli stessi. I sistemi espositivi in metallo sono così sospesi e sottili contrapponendosi alla solidità degli elementi mantenuti. Texture materiche, come la calce delle pareti, la pavimentazione esistente in pietra e la finitura brunita e spazzolata dell’acciaio riprendono l’artigianalità del territorio. Il progetto della luce contribuisce a valorizzare la materia e svela simmetria e linearità dello spazio. Alle gole luminose lungo il perimetro si alterna un sistema puntale che mette in scena il prodotto e rende scultorei gli elementi in metallo. Il risultato è la reinterpretazione dell’esistente, partendo da quanto c’era il progetto trova le giuste proporzioni riuscendo attraverso forme e finiture a nascondere il nuovo con il vecchio e vicecersa

Ottica Ballerini è un’attività con una lunga tradizione familiare nel centro storico di Grosseto, all’interno di un edificio Liberty vincolato dalla Soprintendenza. Il concept è stato sviluppato in stretta collaborazione con la committenza per fare emergere i valori di artigianalità e ricerca del dettaglio che la rappresentano. L’idea di progetto vede l’interno come un palcoscenico dove elementi eterogenei creano più azioni in grado di stimolare la curiosità dell’osservatore.A fare da scenografia è l’oro che celebra il presente e fa da ponte con la tradizione. Nuovi infissi e vetrine riprendono le cromie del marcapiano, mentre internamente nuovi arredi in acciaio si modellano sugli esistenti in legno mantenendo un distacco formale dagli stessi. I sistemi espositivi in metallo sono così sospesi e sottili contrapponendosi alla solidità degli elementi mantenuti. Texture materiche, come la calce delle pareti, la pavimentazione esistente in pietra e la finitura brunita e spazzolata dell’acciaio riprendono l’artigianalità del territorio. Il progetto della luce contribuisce a valorizzare la materia e svela simmetria e linearità dello spazio. Alle gole luminose a soffitto, si alterna un sistema puntale che mette in scena il prodotto e rende scultorei gli elementi in metallo. Il risultato è la reinterpretazione dell’esistente, partendo da quanto c’era il progetto trova le giuste proporzioni riuscendo attraverso forme e finiture a nascondere il nuovo con il vecchio e viceversa.

La struttura dell’antica stalla di una casa colonica, sulle colline che guardano il golfo di Talamone, è oggetto dell’intervento di restauro “Podere Civitella” che ruota fin da subito su due cardini: la passione dei clienti per il mondo dell’arte e l’importante carattere storico dell’edificio toscano. Nel rispondere alla necessità di inserire tre camere da letto con rispettivi bagni si è deciso di rispettare l’impianto originale a due navate, dedicandone una alla zona notte ed una a quella giorno. Le morbide curve delle pareti, inserite nella rigida struttura rurale, dapprima definiscono con la loro parte concava gli spazi delle camere per poi ricavare con la controparte convessa i bagni, in un flusso sempre più intimo che porta alle ampie docce circolari. Gli spazi giorno si articolano in tre momenti: la cucina con la sala da pranzo, il grande salotto conviviale e la zona del camino. Questa enfilade, scandita dai preesistenti archi a tutto sesto, permette una comunicazione tra gli spazi della vita quotidiana senza mai sovrapporli. I pezzi iconici di Pistoletto o di Ceroli, con gli altri dipinti e sculture, cercano il dialogo con le tonalità e le finiture scelte. Lo storico pavimento in cotto del soggiorno si reinventa nel mosaico color mattone della zona notte, le travi dipinte interagiscono con i toni verdi dei soffitti delle camere, plasmando l’atmosfera della nuova stalla restaurata: rigorosa nelle sue geometrie esterne ed armoniosa nelle forme e tonalità interne.

La struttura dell’antica stalla di una casa colonica, sulle colline che guardano il golfo di Talamone, è oggetto dell’intervento di restauro “Podere Civitella” che ruota fin da subito su due cardini: la passione dei clienti per il mondo dell’arte e l’importante carattere storico dell’edificio toscano. Nel rispondere alla necessità di inserire tre camere da letto con rispettivi bagni si è deciso di rispettare l’impianto originale a due navate, dedicandone una alla zona notte ed una a quella giorno. Le morbide curve delle pareti, inserite nella rigida struttura rurale, dapprima definiscono con la loro parte concava gli spazi delle camere per poi ricavare con la controparte convessa i bagni, in un flusso sempre più intimo che porta alle ampie docce circolari. Gli spazi giorno si articolano in tre momenti: la cucina con la sala da pranzo, il grande salotto conviviale e la zona del camino. Questa enfilade, scandita dai preesistenti archi a tutto sesto, permette una comunicazione tra gli spazi della vita quotidiana senza mai sovrapporli. I pezzi iconici di Pistoletto o di Ceroli, con gli altri dipinti e sculture, cercano il dialogo con le tonalità e le finiture scelte. Lo storico pavimento in cotto del soggiorno si reinventa nel mosaico color mattone della zona notte, le travi dipinte interagiscono con i toni verdi dei soffitti delle camere, plasmando l’atmosfera della nuova stalla restaurata: rigorosa nelle sue geometrie esterne ed armoniosa nelle forme e tonalità interne.

Tenuta il Quinto

Ubik architecture firma la nuova cantina vinicola “Tenuta il Quinto” sulle colline di Magliano in Toscana, un piccolo paese in provincia di Grosseto. La sua architettura è stata pensata per entrare in mimesi con il paesaggio e lasciarsi scoprire a poco a poco, attraversando la tenuta che la ospita e rifuggendo qualsiasi tentativo di monumentalismo. La cantina è stata posizionata in modo da massimizzarne l’integrazione nel paesaggio, riducendo al contempo gli scavi. Il suo volume si inserisce, infatti, nel reticolo stradale esistente ricongiungendo i vari percorsi posti a livelli diversi, evitando la realizzazione di nuove strade, nella consapevolezza che in ambito paesaggistico tali elementi possono essere più impattanti degli edifici. La nuova architettura della cantina è generata attraverso le linee del paesaggio esistente. Idea che il visitatore legge chiaramente nei nastri metallici che caratterizzano la cantina, i quali cambiano significato nel loro scorrere, trasformandosi da strada a muro, da muro a copertura, fino a fondersi nuovamente nel reticolo viario poderale. Quando si arriva alla tenuta siamo circondati dal verde del paesaggio maremmano e la vista si apre fino al promontorio dell’Argentario. Quella che sembra una collina tra le altre, è l’ingresso della cantina che nasce dal terreno. La sua facciata, realizzata con la pietra proveniente dagli stessi scavi ed elementi di corten si integra con i colori della campagna circostante. Tale scelta progettuale sottolinea la rice

La ristrutturazione di un edificio all’interno del Camping Oasi a Orbetello, adibito a ristorante, bar e market, realizzato negli anni ’70 in struttura prefabbricata in cemento, ha dato l’occasione di una sua rilettura, lasciandosi guidare dalle suggestioni dell’ambiente circostante. L’intervento partendo dalla necessità di un adeguamento igienico-funzionale nella rivisitazione della distribuzione interna, si è proiettato all’esterno nella volontà di interrompere la monotonia dell’originaria costruzione differenziando le varie destinazioni d’uso e caratterizzando in maniera netta la sala ristorante e il bar. Su questi si è operata una forte connotazione volumetrica esasperando i rapporti fra i pieni della muratura e i vuoti delle grandi vetrate, che hanno permesso di creare una continuità fra interno ed esterno. Antistante la sala è stato costruito un pergolato in acciaio tinteggiato, con copertura in rete elettrosaldata dove si intrecciano rampicanti di passiflora, per il pranzo all’aperto. Nella parte relativa ai servizi – market cucina magazzini – si è invece mantenuta la configurazione strutturale originaria inscatolando l’aggetto delle travi di copertura con lamiera grecata e rivestendo in legno al naturale le pareti del fronte, dove due tettoie in acciaio vanno a costituire una sorta di portale d’ingresso alle attività principali.

Cisternone

Il Cisternone è un’architettura idraulica ottocentesca che collega la cinta degli orti pubblici al centro storico medievale di Seggiano (1000 ab.). Abbandonato da molto tempo, è oggi la nuova porta simbolica al Museo della terra e dell’olivastra diffuso nell’intero centro storico: qui si celebra la parte più nascosta del paesaggio olivicolo: le “radici intelligenti” delle piante; la metafora ispirerà il nome della fondazione comunale creata per promuovere la vita sociale e culturale della comunità. L’edificio restaurato e i nuovi spazi di accesso al piede accolgono la presentazione dell’apparato radicale della più grande pianta al mondo coltivata in aeroponica, beneficiata dallo specchio d’acqua ricavato al fondo dell’ambiente e alimentata dai nutrienti dispensati lungo le pareti. Nella verticalità dello spazio e nella fitta penombra, visitatori e cittadini vivono un incontro multisensoriale con l’intelligenza vegetale, ecologica e resiliente. L’attività elettrica delle radici è monitorata dal Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale dell’Università di Firenze guidato da Stefano Mancuso; i dati sono interpretati in tempo reale dall’installazione artistica di Gianandrea Gazzola che li traduce in forma di scrittura. La visita termina sulla piazzetta all’estradosso del volume idraulico dove tronco e chioma della pianta si integrano visivamente con gli uliveti circostanti. Il progetto del museo diffuso è stato esposto alla Biennale di Architettura di Venezia del 2018.

Arroccato sulle ultime pendici meridionali delle Colline Metallifere, il castello di Montemassi, conosciuto per la sua rappresentazione nel celebre affresco del Palazzo Pubblico di Siena, attribuito a Simone Martini, domina, da un’aspra altura, un piccolo borgo e il paesaggio circostante, Il progetto di valorizzazione, che riparte dagli interventi di restauro effettuati circa venti anni prima, punta a rendere il sito storico accessibile al pubblico e consentire lo svolgimento di piccoli concerti, esposizioni temporanee e conferenze. Alcuni interventi puntuali, in relazione tra loro, mirano ad una ricomposizione della rovina: l’ingresso, la regolarizzazione dei piani di calpestio delle aree interne. Il progetto nel suo complesso aderisce alla morfologia del suolo e alle tracce archeologiche, seppure operando una selezione ragionata; i nuovi elementi si inseriscono puntuali e silenziosi lasciando leggibili i segni del tempo, delle stratificazioni sovrapposte, aiutando la lettura delle testimonianze storiche. Un doppio pannello di corten ricuce, individuando un varco, lo strappo del muro perimetrale in corrispondenza dell’antica porta di accesso al castello. In posizione di apertura, il portone, ruotando di 90°, segnala l’ingresso e amplifica lo spazio della soglia. Il grande spazio centrale sospeso sulle rovine, evoca la piazza tardomedievale. Da qui, terminato il faticoso itinerario di salita, lo sguardo può finalmente spingersi fino a incontrare l’orizzonte marino.

Realizzazione di piscina a servizio di agriturismo. La piscina è a servizio esclusivo degli ospiti dell’agriturismo, ed è stata collocata in uno spiazzo naturale presente lungo il pendio collinare, che si apre alla vista verso il mare sul golfo di Talamone. Sfruttando la presenza degli elementi arbustivi ed arborei e scegliendo materiali propri dell’ambito, quali muro con pietra facciavista sul lato a monte della piscina, pavimentazione impermeabile e antisdrucciolevole effetto pietra, e il bordo a sfioro su tre lati, è stato raggiunto l’intento di ottenere un’ottima armonizzazione nell’ambito paesaggistico, creando la sensazione di una finestra affacciata sul mare. L’area intorno alla piscina è stata “recintata” con un gioco di siepi arbustive alternate da recinzione alla maremmana per creare la necessaria barriera di protezione richiesta dalle normative di settore, ed arricchire la sensazione di essere immersi nella natura. La colorazione interna della vasca è stata scelta in tonalità neutra, in effetto pietra, per richiamare la naturalità degli esterni. Il vano tecnico ha trovato alloggiamento in un vano interrato posto a monte, con accesso da botola. L’accesso all’area piscina avviene da una serie di percorsi ricavati nel pendio modellando lo stesso con gradini naturali in terra e pietra e con rampa in mattonellata adatta anche ai disabili.

Premio Architettura Toscana

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