Realizzazione di piscina a servizio di agriturismo. La piscina è a servizio esclusivo degli ospiti dell’agriturismo, ed è stata collocata in uno spiazzo naturale presente lungo il pendio collinare, che si apre alla vista verso il mare sul golfo di Talamone. Sfruttando la presenza degli elementi arbustivi ed arborei e scegliendo materiali propri dell’ambito, quali muro con pietra facciavista sul lato a monte della piscina, pavimentazione impermeabile e antisdrucciolevole effetto pietra, e il bordo a sfioro su tre lati, è stato raggiunto l’intento di ottenere un’ottima armonizzazione nell’ambito paesaggistico, creando la sensazione di una finestra affacciata sul mare. L’area intorno alla piscina è stata “recintata” con un gioco di siepi arbustive alternate da recinzione alla maremmana per creare la necessaria barriera di protezione richiesta dalle normative di settore, ed arricchire la sensazione di essere immersi nella natura. La colorazione interna della vasca è stata scelta in tonalità neutra, in effetto pietra, per richiamare la naturalità degli esterni. Il vano tecnico ha trovato alloggiamento in un vano interrato posto a monte, con accesso da botola. L’accesso all’area piscina avviene da una serie di percorsi ricavati nel pendio modellando lo stesso con gradini naturali in terra e pietra e con rampa in mattonellata adatta anche ai disabili.

Piazza Galeazzi

Il progetto di riqualificazione di Piazza Galeazzi a Grosseto ha inteso ridefinire lo spazio pubblico, dominato fortemente dall’antistante chiesa del S. Cuore, al fine di riscoprirne la funzione di “luogo della socializzazione”. Prima dell’intervento la piazza si trovava in una situazione di notevole degrado : – alcune delle alberature presenti sul perimetro della stessa erano in fase di decadimento a causa di patogeni e parassiti mentre le altre, troppo cresciute, creavano un eccessivo disordine. – La fontana al centro era ormai da tempo in disuso e la pavimentazione in terra battuta e breccino, insieme agli arredi usurati e disposti in modo disordinato, non invitavano alla fruizione di questo spiazzo invece strategico per la vicinanza con la chiesa, le scuole e limitrofo ad una delle principali vie della città quale via della Pace. Le indicazioni fornite dall’amministrazione sono state quella di mantenere la fontana esistente restaurandola e riattivando il meccanismo che alimenta il gioco d’acqua oltre a quella di reimpiantare i nuovi alberi in identica posizione di quelli da abbattere a causa della loro malattia. Ulteriore elemento imprescindibile della progettazione è stato lo stretto legame della piazza con l’edificio di culto. L’idea progettuale ha previsto infatti la creazione di un continuum tra chiesa e piazza disegnando su quest’ultima una striscia di pavimentazione in travertino sulla quale è proiettato a terra il disegno del pronao

Nel sito di un abbandonato insediamento agricolo della costa maremmana, viene inserita una comunità terapeutica col nuovo centro di cura dei disturbi alimentari (DCA). La casuale localizzazione dei volumi agricoli è stata ricomposta partendo dall’antico podere leopoldino, che diventa elemento generatore dell’insediamento, formando un impianto urbanistico semichiuso. L’edificio appare così come un organismo compatto posato sulle colline maremmane e la sua configurazione richiama tipologie insediative antiche inserite in contesti naturali. Il tema richiestoci di una innovativa DCA è stato risolto affacciando sulla grande corte gli ambienti residenziali e terapeutici che necessitano di controllo continuo ma discreto. Verso l’esterno l’edificio si presenta più chiuso, con il muro naturalistico ed il muro costruito che lo cingono verso sud e su cui si affaccia il corpo delle attività terapeutiche diurne. L’architettura si fa interprete anche dei temi della sostenibilità declinata nelle varie soluzioni bioclimatiche delle facciate aperte a sud e protette a nord e dei servizi posti a nord mentre residenze e aree di socializzazione sono a sud. Questa architettura bioclimatica scaturisce dal luogo, dalle analisi solari e dalle soluzioni passive adottate per dare confort e benessere ai pazienti, cui contribuisce l’uso di materiali biocompatibili, di materie riciclate e il ridotto impatto di cantiere nella grande trasformazione del luogo mediante il riuso del demolito e dello scavo.

Aria è un’aula all’aperto realizzata per la scuola media Bugiani di Follonica. Il progetto, fortemente voluto dall’amministrazione come risposta ai problemi generati dal Covid in ambito scolastico, ha visto la preziosa collaborazione dell’associazione Arcobaleno, impegnata da anni nella formazione degli insegnanti per l’outdoor education. La scelta del luogo, avvenuta di concerto con insegnanti e studenti, si inserisce nel particolare contesto dell’area ex Ilva, sfruttando come copertura una corona di pini marittimi stretti tra l’edificio della scuola e quello della biblioteca. Il progetto è inscritto quindi in un cerchio la cui circonferenza sfiora i tronchi degli alberi, la misura tra le varie sedute assicura il distanziamento ma allo stesso tempo permette una lettura unitaria delle varie piattaforme. L’aula è stata disegnata con l’idea di creare uno spazio multidirezionale, superando l’impostazione tradizionale della lezione frontale: fornire libertà di espressione ai ragazzi è stata la chiave per immaginare queste sedute. Fin da subito gli studenti hanno fatto proprie queste strutture, mostrando la flessibilità della struttura nel trasformarsi da aula a gioco, a sedute dove sostare o addirittura sdraiarsi. Per la realizzazione delle strutture sono state impiegate travi in legno lamellare di abete, incernierate mediante barre filettate in acciaio. Il trattamento del sistema di fissaggio e i profili HEA per l’appoggio a terra sono un tributo al passato produttivo dell’area.

L’intervento riguarda la piazza situata a fianco al plesso scolastico di Via Garibaldi nella parte a sud del centro storico di Monterotondo Marittimo (GR). Il progetto prevede la creazione di uno spazio fluido in cui la differenziazione netta tra marciapiede (transito) e piazza (sosta) viene attenuata, a favore di un unico e più ampio spazio che possa accogliere le manifestazioni pubbliche e la vita sociale del paese. Al fine di migliorare il rapporto con le visuali panoramiche godibili dalla piazza, si prevede la demolizione dell’attuale parapetto in muratura e la sostituzione con una ringhiera in acciaio dai contorni minimali e visivamente poco impattante. Luce e contesto panoramico entrano, in questo modo, all’interno della piazza che può così godere della quinta scenica offerta dal territorio circostante l’abitato. Attraverso l’installazione di nuovi arredi urbani, in acciaio CorTen, la piazza viene ridistribuita andando ad individuare due spazi principali che assolvono a funzioni differenti: uno legato alle rappresentazioni e agli spettacoli, l’altro legato alla sosta e la vita sociale. Un setto in acciaio CorTen, che funge da quinta scenica, abbraccia la piazza e inquadra, attraverso delle aperture orizzontali, il panorama circostante. Una pedana mobile può all’occorrenza essere posizionata in prossimità del setto e la realizzazione di tre panche, di altezza degradante e sedute modulari, ripropongono schematicamente la scansione delle sedute di un piccolo teatro.

L’intervento si inserisce sul colle del Poggettone di Punta Ala (GR), su un declivio che dal punto più alto del luogo scende verso valle e il mare. L’edificio, due unità immobiliari residenziali, è costituito da due identici corpi di fabbrica specchiati fra loro, che vanno a disporsi parallelamente ai livelli degradanti del terreno. Alle estremità gli edifici puntano – a ponente e a maestrale – verso gli specchi d’acqua della baia di Punta Ala, dall’unico punto in cui è possibile vedere entrambi gli opposti mari, separati appunto dal promontorio del Poggettone. I volumi sono disposti su di un unico piano, ma con un salto di quota ad assecondare l’andamento del declivio, in modo tale da disporre gli ambienti interni su due aree sfalsate fra loro; ciò permette di movimentare non solo gli interni ma anche i corpi esterni. La pietra di rivestimento color sabbia permea gli edifici, alternandosi a fasce di intonaco che individuano le grandi aperture vetrate degli ingressi. Degli aggetti sagomati in cemento sull’estradosso dei vani finestra e delle porte, caratterizzano ulteriormente i fronti. Gli aggetti e le rientranze dei corpi di fabbrica, suggeriscono forti contrasti di luci e di ombre, in un gioco di chiaroscuri dinamico. Molta attenzione è stata posta sulle sistemazioni esterne e sulla mitigazione, con una intensa opera di rinverdimento con essenze mediterranee.

Nel cuore della Maremma toscana, CasAmanda nasce dalla necessità di connettere lo spazio costruito al contesto naturale. La casa, infatti, che sorge sul sedime di una preesistenza, è stata reinventata come un piccolo podere moderno in cui gli elementi della natura “formano” matericamente l’architettura, mentre i toni della terra e del verde circostante si fondono con le superfici ed entrano nell’edificio. Gli ambienti interni si sviluppano su due piani, collegati da una scala, illuminata naturalmente da un taglio verticale a tutta altezza sul prospetto nord dell’edificio. Riguardo alla scala esterna, che porta direttamente ad una delle camere, lo stile della prima rampa, a sbalzo in cemento faccia vista e ferro, si contrappone alla seconda, più tradizionale, in muratura rivestita con listelli di cotto. Al piano terra, contraddistinto da una pavimentazione in cemento, cucina, sala da pranzo e salone condividono lo stesso spazio e si affacciano all’esterno con ampie vetrate. Al piano superiore, le camere sfruttano l’altezza del tetto in legno e a sud aprono uniche visuali verso la laguna all’orizzonte. Lungo la stradina di campagna, il volume interrompe la continuità del muro in pietra arenaria, ma dialoga con questo, come fosse una sua derivazione.

L’abitazione è situata nel bel territorio della Maremma Toscana ai margini di un’ombrosa sughereta, sul declivio di un poggio che scende dolcemente verso un vicino torrente. L’obiettivo principale del progetto è consistito nel trovare un principio insediativo che, introducendo la volumetria necessaria, rispettasse la morfologia del terreno senza impattare nel contesto ambientale. Si è perciò scelto di adottare una tipologia a corte semi-interrata, che lasciasse emergere dal piano di campagna uno solo dei due piani di cui l’edificio è composto. La corte interna “in buca”, oltre a fornire areazione e illuminazione agli ambienti seminterrati, avrebbe anche creato un luogo protetto, una sorta di “giardino segreto” per l’intimità della vita familiare. Lo scavo nella corte ha rivelato la presenza di pietra di ottima qualità, che è stata usata per il rivestimento esterno con grandi vantaggi ambientali, sia per lo smaltimento dei detriti e la disponibilità di materiale a km zero, che per l’inserimento paesaggistico del volume fuori terra. La zona living al piano terra è connotata da una grande permeabilità visiva, con le sue grandi vetrate contrapposte che perforano la massa dell’edificio, creando un cannocchiale architettonico verso il paesaggio. Lo sviluppo orizzontale dei volumi, la propensione verso i valori della massa, la purezza dei volumi e le loro nitide connessioni plastiche, costituiscono riferimenti all’architettura mediterranea rivisitata in chiave contemporanea.

L’edificio di Palazzo agli Arcieri è stato realizzato con un cantiere aperto nel 2018 in un ex opificio industriale degradato. Nasce dall’idea di rigenerare questa area attraverso un progetto che ricucisse il tessuto urbano entrando in dialogo con le cinquecentesche Mura Medicee e il trecentesco Cassero Senese. Un dialogo sottolineato dall’assonanza formale tra il nuovo edificio e le preesistenze storiche, proponendo un volume compatto dalle vaste aperture orizzontali e dal tetto a forte spiovente. Questo progetto vuol riportare abitanti nell’area centrale della città che si sta invece spopolando, recuperando in qualche modo il valore abitativo del centro storico ,grazie a questa nuova residenza organizzata in sette appartamenti su quattro piani dove la distribuzione interna degli spazi è fatta in funzione della vista delle Mura. L’edificio è stato concepito nel rispetto e nella salvaguardia dell’ambiente, improntato al raggiungimento della qualità della vita degli abitanti grazie alla distribuzione degli spazi e al trattamento dell’aria tramite un impianto integrato di climatizzazione e vmc. La struttura costruttiva a secco e gli infissi ad alto isolamento termico-acustico rendono l’edificio energeticamente prestazionale, raggiungendo la classe energetica A3. L’uso di pannelli fotovoltaici garantisce l’autosufficienza nella produzione di energia elettrica destinata alla climatizzazione e alla produzione di acqua calda. Un modo per ridurre I consumi e la produzione di Co

Il restauro del Convento delle Clarisse e dell’adiacente Chiesa dei Bigi per l’allestimento della Collezione Gianfranco Luzzetti ha ripristinato la percorribilità originale del Convento e il collegamento con la Chiesa interrotto nell’ottocento, in una essenzialità narrativa ove i protagonisti sono le opere della Collezione esposte secondo il gusto personale del Collezionista, in continuità con la sua casa museo fiorentina. Grande attenzione è stata posto ai visitatori con mobilità ridotto, i quali possono visitare autonomamente la Collezione grazie a un sistema di rampe esterne e interne che assecondano i cambi di quota dei vari corpi di fabbrica. Visto il valore storico dell’edificio e le idee espositive del Collezionista, il quale concepisce la galleria come una strada aperta, si è deciso di intervenire con un allestimento essenziale: nella galleria che affaccia sul chiostro e in alcune sale, al piede delle opere pittoriche, è stato realizzato un arredo continuo dalle forme nette e pure, per escludere ogni intento di mimesi con l’edificio storico, che nasconde la tecnologia necessaria al museo. Un ruolo di massima importanza è affidato all’illuminazione delle opere, realizzata interamente con sorgenti led che consentono una più elevata resa dei colori, assicurano benefici per la conservazione e abbassano notevolmente i consumi. Le fonti luminose indirette sono calibrate per “accarezzare” gli elementi architettonici, mentre la luce sulle singole opere è morbida e puntuale.

Il nuovo centro sportivo dell’U.S. Grosseto 1912 sorge nella frazione di Roselle alle pendici delle colline che ospitano le rovine dell’antica città etrusco-romana. I corpi di fabbrica si dispongono parallelamente all’andamento dei campi coltivati che fino dai tempi dalla bonifica disegnano la pianura maremmana come un mosaico. Il complesso si configura in un corpo allungato: un volume stereometrico scolpito in blocchi di altezze diverse e segnato da alcuni scavi profondi che accolgono tutte le aperture e gli ingressi alle funzioni principali. Le superfici continue e chiuse sono tinteggiate di un intonaco chiaro che si contrappone ai toni scuri e terrosi che colorano le parti scavate, con un rimando al chiaroscuro delle pareti di pietra delle cave circostanti. Il programma prevedeva la realizzazione degli uffici della società sportiva, una piccola foresteria con le camere per ospitare gli atleti del settore giovanile oltre che un centro medico, un punto ristoro e gli spogliatoi a servizio dei due campi da gioco.

MAGMA

Il Museo delle Arti in Ghisa nella MAremma è una scatola magica, dove muri secolari convivono con le ultime tecnologie multimediali. Un viaggio virtuale nel tempo e nello spazio alla scoperta della culla della siderurgia italiana, in uno straordinario monumento di archeologia industriale. Il MAGMA nasce dalla volontà di raccontare la storia tecnologica, artistica e umana dello stabilimento siderurgico di Follonica nel momento massimo della sua produzione. Per buona parte dell’Ottocento, l’edificio che ospita il museo funziona infatti come un modernissimo forno fusorio per la produzione della ghisa: il San Ferdinando. Il nuovo allestimento interattivo e multimediale ridona vita al vecchio forno, con un percorso espositivo che si snoda in tre grandi sezioni, una per piano. L’arte, al piano primo, espone l’alto livello di specializzazione e raffinatezza raggiunto dalle fonderie di Follonica. La storia, al piano secondo, esamina le ragioni di quel genius loci che ha permesso a questa terra di venire sfruttata a livello siderurgico per millenni. La produzione, al piano seminterrato, mostra il complesso sistema tecnologico utilizzato dallo stabilimento per la fusione della ghisa. Attraverso documenti e testimonianze, filmati e ricostruzioni, l’esposizione aiuta così a comprendere quale complesso di relazioni viene innescato con la creazione di questo piccolo, ma storico stabilimento.

Premio Architettura Toscana

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