Enry

La pizzeria osteria “Enry” come la conosciamo adesso nasce da un restyling di un’attività storica del paese di Cecina, aperta dal 1926: non un locale raffinato, ma famoso per i suoi prodotti da asporto come la pizza al taglio e la torta di ceci. Il fondo si trova sul corso pedonale principale del paese. L’obiettivo dell’intervento è stato quello di mantenere nell’immaginario della cittadinanza il collegamento tra locale e tipologia di prodotti distribuiti, ma innalzare decisamente il livello dell’ambiente e aumentarne le funzioni. Avendo voluto ampliare l’attività delle sole merende pomeridiane con un servizio al tavolo di pizzeria e osteria, il principale obiettivo è stato quello di rendere l’ambiente più intimo e aver fatto sì che l’utente traesse piacere nel sostare per consumare sia una merenda che una cena. L’aspetto estetico è stato totalmente rivoluzionato: si è voluto comunicare in modo deciso che la nuova gestione avrebbe voluto innalzare il livello del servizio, aprendo il locale a un pubblico più ampio. Sono state prese le caratteristiche di un ambiente rustico e sono state ripulite da tutte le linee ridondanti e dai colori troppo classici. Il nuovo “Enry” ti accoglie con colori caldi ma non brillanti e con luci delicate e mirate a un preciso obiettivo. I materiali a contatto con la clientela sono gentili al tatto, sia che si tratti di travertino che di legno. Tutti gli arredi sono stati disegnati e realizzati su misura ad eccezione delle sedie e dei tavoli da esterno.

Il progetto è iniziato con l’intento di fornire un’identità nuova e fresca ad un esercizio commerciale che già esisteva da dieci anni. Per il restyling del salone di bellezza sono serviti quindici giorni di intenso lavoro di artigiani locali, che con la loro abilità hanno dato una nuova pelle al locale. Il salone si trova nel quartiere Venezia di Livorno ed è caratterizzato da un ampio spazio di cento metri quadrati con volte a crociera. L’idea di partenza è stata quella di preservare l’unicità dello spazio aggiungendo elementi e materiali che rendessero l’ambiente confortevole, caldo ed accogliente. Il soffitto è stato dipinto di verde pastello mentre le pareti bianche accolgono sullo sfondo del locale una raffinata carta da parati. Per gli arredi sono stati scelti materiali che scaldassero l’ambiente sia a livello visivo che tattile: il legno per le mensolature, pelle vintage nella nuance cuoio per le sedute, oro per i dettagli, marmo verde alpi per rivestire il bancone della reception, micropainting chiaro del pavimento per dare luce ad un ambiente carente di illuminazione naturale efficiente mantenendo la texture del pavimento preesistente.

Pop House

Spazi aperti, piante, luce e design. Un attico eclettico nel cuore della città di Livorno, in un palazzo recentemente ristrutturato, dove si uniscono arte, musica e arredi su misura che rendono il progetto assolutamente originale. Entrando nell’appartamento ci troviamo catapultati in uno spazio pieno di arte e creatività. Dall’ingresso si può subito apprezzare il “box” della cucina: un sistema di porte scorrevoli in vetro che possono essere chiuse o aperte all’occorrenza, svelando la particolarità di questo spazio, dove una parete verde totalmente ricoperta da piante stabilizzate diventa lo sfondo di tutto il living. Vista dalla zona giorno, la cucina riporta ad un ambiente naturale: gli arredi della cucina sembrano delle pietre immerse in una giungla rigogliosa. Quando il box si chiude sembra di essere in un giardino d’inverno, mantenendo sempre il contatto visivo con il resto della casa. La zona giorno è un ambiente unico, visivamente connesso da una particolare pavimentazione in legno a listoni trapezoidali. In ogni stanza sono state istallate delle casse dal design e dalla qualità inconfondibile che permettono di essere avvolti sempre dalla musica. Il progetto Pop House è un progetto di identità. Il principale obbiettivo di questo progetto di ristrutturazione è stato quello di realizzare spazi in totale sintonia con il committente, ambienti che fossero lo specchio della personalità di chi li abita, di chi li vive nel quotidiano.

A distanza di vent’anni, sono stato chiamato a confrontarmi con me stesso e la mia storia personale. Il primo progetto, chiuso e monolitico come una fortezza inespugnabile dall’esterno, cita nelle fattezze certe costruzioni militari presenti sulla costa di Donoratico, ma fa venire in mente anche i bambini che costruiscono architetture di sabbia con i loro secchielli colorati. L’interno invece, in maniera del tutto inaspettata, si presenta come un antro azzurro rivestito di mosaico, una vasca virtuale in cui nuotano pesci rossi svelati da un fascio di luce proveniente dall’alto. Nel nuovo edificio il discorso si ribalta, relazionandosi con l’esistente in maniera contrastante: il precedente è chiuso, il nuovo è traforato, collegati da un tunnel rosso; organico il primo, geometrico il secondo; contenente una sorpresa il primo, con una sorpresa svelata il secondo. I mobili e gli armadi di quest’ultimo, di una vivace tonalità turchese, sono tappezzati con riproduzioni di disegni fatti negli ultimi venti anni, e si vedono passando da fuori. Insieme questi due edifici creano un nuovo complesso architettonico, serio da fuori e allegro dentro!

Cantina del Bruciato

Il progetto, situato in una delle zone più felici per la produzione del vino in Italia, Bolgheri, mira alla costruzione di una nuova cantina e la riqualificazione di un capannone esistente per farne il nuovo centro aziendale per la Tenuta di Guado al Tasso di proprietà della famiglia Antinori. Il sito, a solo un chilometro dal mare, ha un orografia pianeggiante e il progetto, viste le grandi dimensioni e l’esigenza di costruire fuori terra, si è dovuto da subito confrontare con il paesaggio e l’integrazione con esso. La progettazione di dune ricche di vegetazione mediterranea, elemento tipico del territorio, mitigano l’impatto visivo dell’intervento. Il volume della cantina, riprendendo le tematiche industriali di serialità, è pensato come un oggetto modulare a shed lungo l’asse longitudinale con un passo di 5 m a campata che trova in facciata una forte articolazione attraverso un rivestimento sfaccettato, una “corazza” in lamiera forata, che funge da filtro termico e d’illuminazione. Questa pelle, realizzata in zinco al titanio di colore scuro, cerca un dialogo continuo con il paesaggio.

C’erano una volta due anime buone che, stanche della nebbia, decisero di lasciarla alle spalle e trascorrere il resto del tempo felici e contenti a contatto col salmastro. Da qui nasce l’idea progettuale, ma anche dalla voglia di riscatto e di riempirsi occhi e cuore di blu. Un vecchio appartamento anni ‘60 situato lungo la riva del Porto di San Vincenzo è stato oggetto di una ristrutturazione che lo ha trasformato radicalmente. Gli spazi sono stati disegnati per avere un contatto visivo costante con il mare, motivo per cui già con l’ingresso si è voluto ricreare un cannocchiale che indirizza l’occhio verso l’esterno tramite un gioco di superfici inclinate e luci lineari. E’ stata inoltre creata un’unica zona giorno che si apre sulla terrazza nella quale le superfici ed i volumi dedicati a cucina e pranzo si incastrano gradualmente in quelli dedicati al soggiorno. Lo spazio principale è abbracciato dai mobili contenitori la cui superficie liscia è alternata con delle nicchie dipinte con i colori del mare, questi inoltre sono stati progettati in modo che potessero dare connotazioni diverse allo spazio pur mantenendo un disegno unitario: è così che essi fungono sia da guardaroba che da nicchia-studio, sia da mobile tv-radio che da libreria, sia da credenza che da esposizione ed infine celano le porte che danno sulle due zone notte. Entrambe le camere guardano il paesaggio e sono dotate di cabine armadio e bagni, anche quest’ultimi parlano del territorio tramite i rivestimenti.

Castagneto Carducci è un borgo tra i più suggestivi della Costa degli Etruschi ed è dove nasce l’ex Officina del Gusto, un caffè con cucina. Il contesto vede i centri storici svuotarsi e diventare delle cartoline piuttosto che essere fulcri della vita sociale, sempre più attività chiudono e le rimanenti non tengono il passo coi tempi. Nasce quindi l’esigenza di un rinnovamento generale che va dal ripensare un intero contesto e arriva nel particolare a far rinascere le attività esistenti. E’ in questo senso che il fondo dove aveva sede un’officina meccanica viene convertito in un locale che si distingue dagli altri sia per la spazialità che per i servizi dati. L’idea alla base del progetto è quella di eliminare le superfetazioni riportando alla luce e valorizzando le caratteristiche identitarie costruttive dell’edificio storico e farlo rivivere in chiave contemporanea. La matericità di pareti in pietra ed archi in mattoni si contrappone alle linee semplici di arredi e luci in metallo; il calore viene esaltato dall’utilizzo del legno sia per la superficie pavimentata che per bancone, mensole e tavoli, quest’ultimi inoltre raccontano un po’ di storia del territorio grazie all’impiego di barrique usate per il vino Bolgheri DOC. Lo spazio è organizzato per esaltare la fluidità e per mantenere sempre il contatto con la vallata esterna, e in tal senso è stata ideata la “cucina a vista-con vista”, uno spazio aperto sia sulla sala consumazioni che sul paesaggio.

Collocato in un edificio quattrocentesco, che fu adibito anche a monastero, si trova nel centro storico di Piombino, a pochi passi dal municipio e dal mare. Sulla facciata un bassorilievo in pietra è di difficile interpretazione poiché gli stemmi furono scalpellinati da Cesare Borgia nel 1502 per obliterare la memoria dei precedenti signori, gli Appiani. L’ultimo uso dei locali fu poi come ristorante (chiuse nel 2010), ma già dagli inizi del ‘900 ospitava un bar. Negli anni ’20 la Ramazzotti indisse un premio in denaro per l’esercizio che più avesse consumato il loro amaro. Giovanni Sansoni, proprietario del bar, creò allora l’aperitivo Nanni, pubblicizzato dalla gigantografia tuttora posta tra le due porte di accesso, che recita “Siamo vecchi e si preferisce sempre il Nanni” e il Bar Nanni vinse il premio. La sfida progettuale era allora quella di ridare vita a un locale molto caro ai Piombinesi: per questo abbiamo realizzato un mix tra antico e moderno, dando al locale un aspetto classico ed elegante, capace di evocare i caffè storici in modo attuale. Il progetto coniuga infatti materiali “moderni” quali il gres porcellanato per il pavimento, l’acciaio corten del bancone ed i tavoli, il vetro decorato a foglia oro dei piani dei tavoli e del bancone, con la boiserie della sala da tè, i divani in pelle tipo Chester, i lampadari viennesi, gli specchi e il portacappelli in ottone. Il dehors, posto in area pedonale, ospita tavoli e sedie in stile viennese e ombrelloni colorati.

Edificio ERP

Fabbricato composto da n. 16 alloggi per edilizia residenziale pubblica, ubicato su area comunale interposta tra la Via Aurelia e la Via P. P. Pasolini. Progettato con criteri di sostenibilità e controllo climatico mediante lo studio della configurazione geografica in rapporto all’illuminazione naturale. Dotato di impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica e solare termico, oltre a caldaia centralizzata ad alto rendimento con gestione autonoma sui singoli appartamenti. Esterni protetti da brise-soleil per una corretta gestione dell’illuminazione solare. Accessibilità ai disabili, di cui un appartamento dedicato ai portatori di handicap. Acustica controllata tra le strutture verticali ed orizzontali mediante guaine ad alte prestazioni.

Castagneto Carducci è un borgo tra i più suggestivi della Costa degli Etruschi ed è dove nasce l’ex Officina del Gusto, un caffè con cucina. Il contesto vede i centri storici svuotarsi e diventare come delle cartoline piuttosto che essere fulcri della vita sociale, sempre più attività chiudono e le rimanenti non tengono il passo coi tempi. Nasce quindi l’esigenza di un rinnovamento generale che va dal ripensare un intero contesto urbano ed arriva nel particolare a far rinascere le attività esistenti. E’ in questo senso che il fondo dove aveva sede un’officina meccanica viene convertito in un locale che si distingue dagli altri sia per la spazialità che per i servizi dati. L’idea alla base del progetto è quella di eliminare le superfetazioni riportando alla luce e valorizzando le caratteristiche identitarie costruttive dell’edificio storico e farlo rivivere in chiave contemporanea. La matericità di pareti in pietra ed archi in mattoni si contrappone alle linee semplici di arredi e luci in metallo; il calore viene esaltato dall’utilizzo del legno sia per la superficie pavimentata che per bancone, mensole e tavoli, quest’ultimi inoltre raccontano un po’ di storia del territorio grazie al reimpiego di barrique usate per il vino Bolgheri DOC. Lo spazio è organizzato per esaltarne la fluidità e per mantenere sempre il contatto con la vallata esterna, proprio in tal senso è stata ideata la “cucina a vista-con vista”, uno spazio aperto sia sulla sala consumazioni che sul paesaggio.

L’impostazione planimetrica a piastra di un solo piano fuori terra soddisfa l’esigenza primaria di una organizzazione razionale della biblioteca ed al tempo stesso favorisce la creazione di uno spazio pubblico che riproduce la suggestione di strada pedonale coperta. Il percorso informale tra le due città dense viene assorbito con il risultato di includere i flussi pedonali verso il sottopasso alla stazione entro il nuovo organismo edilizio. Questa dinamica consente ai passanti un approccio diverso ed innovativo con i servizi della biblioteca, verso i quali si sentiranno naturalmente attratti. Il nuovo edificio non esprime rappresentatività con la forma della sua architettura, il suo valore simbolico è nel modo di rapportarsi al contesto e alla natura. Alla scala urbana l’architettura è seminascosta dal verde, unica emergenza i camini di ventilazione. La biblioteca è un simbolo di per se stessa: simbolo della conoscenza, dell’ampiezza di vedute, di fruizione intelligente delle risorse; una sorta di monumento alla sostenibilità alla cultura del rispetto dell’ambiente. Questa biblioteca, realizzata con struttura in legno lamellare e con muri di tamponamento in balle di paglia, che sfrutta sistemi di ventilazione naturale, risponde alle caratteristiche specifiche di ecocompatibiltà, sostenibilità, efficienza energetica, capacità di isolamento termico ed acustico, e costo contenuto che l’Amministrazione desidera ottenere e ne rappresenta quindi il simbolo, il monumento.

nohouse

L’edificio, di fattura singolare per l’alta Maremma, basso e con copertura a terrazza, è stato costruito negli anni Settanta. La struttura originaria è in muratura, realizzata in blocchi di tufo, e priva, prima della ristrutturazione, di impianto di riscaldamento. Per migliorarne l’isolamento termico è stato realizzato in copertura un cappotto, le murature porose sono state protette da un intonaco per allontanare l’acqua. Il nuovo progetto collega gli interni con gli esterni: la zona giorno è sull’asse sud-est/nord-ovest, l’orientamento viene fatto coincidere con i coni visivi. Il tavolo da pranzo è stato posto di affaccio al giardino e alla pianta di salice, in modo che la mattina si possa fare colazione guardando il sorgere del sole mentre il divano ha una vista sul giardino di accesso e sul tramonto estivo. Il letto è stato posto in asse con la finestra esposta a sud-ovest. Il tiglio, grazie alle sue foglie caduche, offre alla camera un’ombra fresca nelle stagioni calde mentre permette il passaggio dei raggi del sole in inverno. Il centro della casa è il fuoco. È stato realizzato un termocamino a legna, perché il fuoco in campagna è elemento utile anche per togliere l’umidità. In estate l’acqua calda è prodotta da due pannelli solari. Dopo aver posizionato gli arredi fondamentali in corrispondenza delle aperture principali si è continuato un processo di autocritica, cercando la sintesi tra forma e funzione, togliendo sempre il superfluo e aggiungendo solo il significante.

Premio Architettura Toscana

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