Per la realizzazione è stata scelta una zona di crinale, terrazzata con muri a secco in pietra locale, tra le vigne, in modo da evidenziarne il rapporto con l’Ambiente. Il progetto ha inteso rispettare l’andamento del terreno con i suoi livelli, inserendo la cantina anche all’interno del terreno, per contenerne l’altezza fuori terra. L’edificio si configura come un’architettura parzialmente ipogea, limitando le altezze fuori terra riducendone l’impatto col paesaggio. L’edificio parte dalla strada a monte e scende a collegarsi con la strada a valle, non superando la quota della strada superiore, si articola per masse, in modo compatto e lineare senza introdurre elementi verticali in contrasto con l’ambiente, pensata come un organismo che nasce dal terreno, si forma e si affina emergendo. I muri esistenti, in pietra locale, posati a secco con tecnica faccia vista, divengono il suo basamento. La parte inferiore dell’edificio è stata realizzata con pietra locale, con gli stessi valori cromatici e pezzatura simile. La parte superiore sempre realizzata in pietra ha forme e finiture più regolari. Un’architettura solida, che trova nella pietra naturale la sua definizione materica e sottolinea la continuità col Paesaggio. I due tipi di muratura sono separati da un profilato in acciaio Corten che introduce un elemento di finitura sui prospetti e sottolinea la diversità fra i due tipi di tessitura muraria. Tutte le parti metalliche della Nuova Cantina sono realizzate in Corten.

Il complesso monumentale dei Bottini dell’Olio–Luogo Pio, realizzato all’inizio del XVIII secolo, costituisce un intero isolato urbano nel cuore dello storico quartiere della Venezia Nuova. L’intervento di restauro degli edifici esistenti ha compreso anche il completamento delle parti distrutte dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale realizzando, purtroppo ancora non in maniera completa, nuovi volumi sul sedime di quelli storici tesi a ricucire il tessuto urbano sfrangiato dalle bombe. In essi mediante l’utilizzo di materiali quali il vetro, il metallo ed il laterizio scialbato a vista, si sono introdotti linguaggi architettonici distinguibili ma che trovano riferimenti nel contesto del quartiere. L’intervento ha realizzato anche nuovi collegamenti funzionali interni, scale, ascensori, rampe e passaggi coperti, che hanno reso il complesso funzionale al nuovo ruolo e completamente accessibile. Gli impianti di riscaldamento e raffrescamento, utilizzando l’acqua del vicino canale, realizzano un alto risparmio energetico, le reti distributive sono celate ed integrate negli elementi architettonici e negli allestimenti. Negli spazi così restaurati e ricostruiti, si sono ricavati nuovi locali espositivi e nuove dotazioni di servizi per l’esistente Biblioteca Labronica. All’interno dei Bottini dell’Olio, negli ampi saloni voltati, è stato allestito il nuovo Museo della Città, mentre gli ambienti e la Chiesa del Luogo Pio ospitano la collezione comunale di arte contemporanea.

“Procchio for all” è un progetto di spazio pubblico contemporaneo che integra accessibilità e valorizzazione del luogo, attraverso lo sviluppo di soluzioni in grado di potenziare/incrementare l’uso della spiaggia in/a favore di un’utenza il più ampia possibile anche al di là della stagione turistica. L’intervento si colloca alla fine della passeggiata a mare sulla spiaggia di Procchio, unico golfo con comodo ed esteso arenile presente nel comune di Marciana all’Isola d’Elba. Il sito scelto per il progetto rappresenta un luogo di ritrovo per i giovani grazie anche alla vicina palestra. Utilizzato per attività sportive, oggi risulta essere uno spazio di socialità e di aggregazione importante anche nei mesi fuori stagione. Durante l’estate la spiaggia è meta privilegiata da associazioni legate alla disabilità. Il risultato è un’architettura in legno di iroko, realizzata completamente a secco in grado di garantire a tutti l’accesso all’arenile recuperando attraverso l’uso pubblico il rapporto tra contesto antropizzato ed elementi naturali. Una piattaforma continua, sempre fruibile, diventa rampa per l’accesso al mare e seduta per vivere la spiaggia in tutte le stagioni. La pedana è anche basamento per il punto accessibile: un piccolo volume che ospita al chiuso i locali di servizio igienico e spogliatoi, idonei ad accogliere anche persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, ed include in esso uno spazio coperto ma aperto dedicato a docce pubbliche.

Il bando di gara del Comune di Livorno del 2013 prevedeva il restauro e l’ampliamento di uno piccolo chalet in stile neoclassico dei primi del Novecento e la riqualificazione del Parco della Rotonda di Ardenza, tappa finale dell’ottocentesca passeggiata a mare della città di Livorno, tra le prime realizzate in Italia. Contrariamente a quanto permesso dal bando si è scelto di limitare l’edificato all’area retrostante allo chalet originario, lasciare libera l’area centrale di intersezione dei viali, mantenendo la totale permeabilità visiva sugli assi principali e generando uno spazio urbano che potesse assumere la funzione di “piazza”, luogo pubblico e polifunzionale per eccellenza. Lo chalet storico, completamente restaurato, è diventato così il fulcro dell’intervento progettuale. Il nuovo ampliamento, invece, è stato studiato per integrarsi nel contesto naturale esistente ed allo stesso tempo dialogare con all’edificio storico. Caratterizzato da una grande permeabilità visiva, è stato impostato rivisitando in chiave contemporanea i fili architettonici, le simmetrie e le proporzioni dell’edificio originario diventandone, allo stesso tempo, cornice e sfondo capaci di tutelarlo e valorizzarlo. All’interno di un organismo edilizio con elevata sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, trovano spazio ambienti eterogenei e polifunzionali in cui si svolge attività di ristorazione con possibilità di ospitare eventi culturali.

Il bando di gara del Comune di Livorno del 2013 prevedeva il restauro e l’ampliamento di uno piccolo chalet in stile neoclassico dei primi del Novecento e la riqualificazione del Parco della Rotonda di Ardenza, tappa finale dell’ottocentesca passeggiata a mare della città di Livorno, tra le prime realizzate in Italia. Contrariamente a quanto permesso dal bando si è scelto di limitare l’edificato all’area retrostante allo chalet originario, lasciare libera l’area centrale di intersezione dei viali, mantenendo la totale permeabilità visiva sugli assi principali e generando uno spazio urbano che potesse assumere la funzione di “piazza”, luogo pubblico e polifunzionale per eccellenza. Lo chalet storico, completamente restaurato, è diventato così il fulcro dell’intervento progettuale. Il nuovo ampliamento, invece, è stato studiato per integrarsi nel contesto naturale esistente ed allo stesso tempo dialogare con all’edificio storico. Caratterizzato da una grande permeabilità visiva, è stato impostato rivisitando in chiave contemporanea i fili architettonici, le simmetrie e le proporzioni dell’edificio originario diventandone, allo stesso tempo, cornice e sfondo capaci di tutelarlo e valorizzarlo. All’interno di un organismo edilizio con elevata sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, trovano spazio ambienti eterogenei e polifunzionali in cui si svolge attività di ristorazione con possibilità di ospitare eventi culturali.

Il bando di gara del Comune di Livorno del 2013 prevedeva il restauro e l’ampliamento di uno piccolo chalet in stile neoclassico dei primi del Novecento e la riqualificazione del Parco della Rotonda di Ardenza, tappa finale dell’ottocentesca passeggiata a mare della città di Livorno, tra le prime realizzate in Italia. Contrariamente a quanto permesso dal bando si è scelto di limitare l’edificato all’area retrostante allo chalet originario, lasciare libera l’area centrale di intersezione dei viali, mantenendo la totale permeabilità visiva sugli assi principali e generando uno spazio urbano che potesse assumere la funzione di “piazza”, luogo pubblico e polifunzionale per eccellenza. Lo chalet storico, completamente restaurato, è diventato così il fulcro dell’intervento progettuale. Il nuovo ampliamento, invece, è stato studiato per integrarsi nel contesto naturale esistente ed allo stesso tempo dialogare con all’edificio storico. Caratterizzato da una grande permeabilità visiva, è stato impostato rivisitando in chiave contemporanea i fili architettonici, le simmetrie e le proporzioni dell’edificio originario diventandone, allo stesso tempo, cornice e sfondo capaci di tutelarlo e valorizzarlo. All’interno di un organismo edilizio con elevata sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, trovano spazio ambienti eterogenei e polifunzionali in cui si svolge attività di ristorazione con possibilità di ospitare eventi culturali.

All’interno della struttura ricettiva “Torre di Baratti – Bio Resort”, ristrutturata nel 2016 nell’incantevole Golfo di Baratti, sorge il ristorante omonimo diretto dallo chef Stefano Pinciaroli e dal sommelier Lorenzo Caponi. La volontà è stata quella di riappropriarsi di una dimensione umana in totale armonia con la natura, con un occhio attento ad armonizzare il rapporto tra tavola e quello che di più naturale e sano offre la natura che le sta intorno. In equilibrio con l’ambiente circostante in cui si inserisce, il progetto a cura dello studio Zeno Pucci+Architects, si propone come un’architettura caratterizzata da una forma decisa, ma gentile: un volume allungato ad un piano, metà murato e metà vetrato. All’interno del blocco edificato, trovano alloggio la reception del resort e la cucina, caratterizzata da un contatto diretto tra cliente e chef. La parte vetrata su tre lati, permette di godere dall’interno della natura circostante. I piccoli tavoli, realizzati su disegno dello stesso Zeno Pucci, sono arricchiti dalle sedute di tonalità rosse, da pezzi di design o di recupero distribuiti in modo casuale. Nelle ore serali, le lampade a sospensione, conferiscono all’ambiente una luce soffusa, puntuale sui tavoli, lasciando il resto dell’ambiente nella penombra, enfatizzando il rapporto con l’ambiente esterno.

Il progetto, gli alberi, le piante, la natura, l’acqua in questo intervento erano tutti elementi da unire. Il primo costruito dall’uomo, pertanto razionale, prevedibile e calcolabile, le altre create dalla natura, quindi imprevedibili, irrazionali e vive. Progettare tra e con gli alberi ha il pregio di mostrare il mondo da un’altra prospettiva, ma soprattutto consente di ristabilire un vero contatto con la natura ed è questo il fondamento per un intervento ecosostenibile. Il lavoro che è stato fatto per realizzare il Reef Sansone, era quello di cercare un equilibrio perfetto tra la struttura e la natura e dove la stessa diventasse l’interprete principale. Tutti questi sogni tramutati in concetti, hanno trovato la sua massima estensione nella fase di progettazione, infatti per non contaminare il sito durante la fase di realizzazione, si è optato per l’utilizzo di materiali naturali come, pannelli isolanti in fibra di legno, materassini in lana vergine di pecora e per quanto riguarda la struttura è stato utilizzato ferro e legno lamellare proveniente da foreste a taglio controllato. La fusione e l’armonia con il paesaggio circostante ha stimolato l’inserimento di orti verticali con piante autoctone, un piccolo giardino pensile che racchiude in sé piante della macchia mediterranea e dell’ambiente circostante. Il tutto costruito con materiale montato a secco, che permetterà al momento dello smontaggio dell’intera struttura, di lasciare lo stato dei luoghi come trovato in origine

Lo studio è collocato nel centro di Vicarello, un piccolo centro abitato nella provincia di Livorno e l’immobile si affaccia sulla piazza principale del paese. L’edificio originario degli anni Quaranta, dismesso da oltre vent’anni, è stato demolito per dare spazio ad una nuova architettura che rappresentasse e rispondesse al meglio alle esigenze, pur nel rispetto dei limiti imposti dall’edificio originario. L’idea progettuale si basa sulla combinazione tra la semplicità delle linee architettoniche e l’eleganza dei materiali. Il risultato è un edificio decorato da un gioco di vuoti e pieni, esaltato dal contrasto tra il bianco dell’intonaco e la matericità del legno. La forza che distingue questo progetto è la cura del dettaglio, un’attenzione che inizia dal volume architettonico fino allo studio dei minimi particolari. Un progetto che connubia la tradizione artigianale e l’innovazione tecnologica.

Progettare è anche ricostruire il discorso tramite un frammento di un luogo, metafore, nel tentativo di dare forma nuovamente ai fatti dell’uomo. Racconta Carmelo Bene parafrasando un testo di Boris Pasternak che “Il poeta vede al tempo stesso e da un punto solo ciò che è visibile a due isolatamente”. Anche qui, ne “La Libecciata”, il guardare è un atto fondativo dell’architettura, e consente di scorgere da uno stesso punto due lati del paesaggio: la terra e il mare ma anche la città, già storica mediazione questi due elementi naturali, che soprattutto nel Tirreno, principio delle cose, costruisce la sua storia passata oltre che quella attuale. Muri, basamenti, finestre, si aprono e si spezzano nei tracciati urbani di una città in qualche modo porosa, una pietra pomice trovata sul lungo mare del litorale toscano e scavata lungo infinite cavità dall’acqua e il suo sale, come gli stretti vicoli della città marinara. Luce e oscurità ne riempiono l’aria salmastra, la saturano di cristalli in sospensione, microscopici frammenti di luce che macchiano quasi pittoricamente il reale, lo sbiadiscono e si depositano sugli oggetti smussandone le asperità e gli spigoli, erodendone la materia, un po’ come guardando da dietro un vetro incrostato dal salmastro un mondo nuovo, lo stesso mondo che differente si staglia sulle tele del Fattori che da queste vie è passato.

Domus C

Il primo aspetto di forte rilevanza del progetto è la straordinarietà delle caratteristiche dell’area di intervento. Il rapporto con il suolo, con il mare, con le tecniche e i materiali costruttivi autoctoni, sono forti componenti alla base della progettazione di questo edificio, che mira alla reinterpretazione dei tratti caratteristici dei luoghi, al fine di inserire nel golfo un’architettura in modo rispettoso, capace di valorizzare il contesto e di diventarne parte integrante. Inserito nella zona centrale e panoramica del lotto, rivolto a sud verso la valle e il mare, il progetto prevede l’inserimento di una grande copertura piana, poggiante su esili elementi verticali, a loro volta ancorati ad uno zoccolo in pietra naturale, completamente inserito nella macchia vegetale del luogo. L’utilizzo dell’acciaio e del cemento armato, portati al limite della loro tenuta, ha consentito di realizzare l’ampia copertura quasi esclusivamente appoggiata ai sottili pilastri, e di inserire ampie vetrate le quali restituiscono leggerezza all’intera composizione. Lo spazio creatosi tra copertura e basamento rappresenta l’ambiente principale dell’abitazione, e si articola nel grande living vetrato e nei profondi portici perimetrali, espansione degli spazi interni. L’area giorno si sviluppa attorno ad un grande vuoto, praticabile attraverso la scala in cemento, la quale conduce al livello seminterrato adibito a zona notte, affacciata a sud sul grande lastricato in travertino e sulla piscina.

Domus C

Il primo aspetto di forte rilevanza del progetto è la straordinarietà delle caratteristiche dell’area di intervento. Il rapporto con il suolo, con il mare, con le tecniche e i materiali costruttivi autoctoni, sono forti componenti alla base della progettazione di questo edificio, che mira alla reinterpretazione dei tratti caratteristici dei luoghi, al fine di inserire nel golfo un’architettura in modo rispettoso, capace di valorizzare il contesto e di diventarne parte integrante. Inserito nella zona centrale e panoramica del lotto, rivolto a sud verso la valle e il mare, il progetto prevede l’inserimento di una grande copertura piana, poggiante su esili elementi verticali, a loro volta ancorati ad uno zoccolo in pietra naturale, completamente inserito nella macchia vegetale del luogo. L’utilizzo dell’acciaio e del cemento armato, portati al limite della loro tenuta, ha consentito di realizzare l’ampia copertura quasi esclusivamente appoggiata ai sottili pilastri, e di inserire ampie vetrate le quali restituiscono leggerezza all’intera composizione. Lo spazio creatosi tra copertura e basamento rappresenta l’ambiente principale dell’abitazione, e si articola nel grande living vetrato e nei profondi portici perimetrali, espansione degli spazi interni. L’area giorno si sviluppa attorno ad un grande vuoto, praticabile attraverso la scala in cemento, la quale conduce al livello seminterrato adibito a zona notte, affacciata a sud sul grande lastricato in travertino e sulla piscina.

Premio Architettura Toscana

2018 - 2022 © Tutti i diritti riservati. Fondazione Architetti Firenze, Via Valfonda 1/a, 50123 Firenze

Cod.Fisc./P Iva 06309990486 | Privacy Policy | Cookie Policy

Design by D'Apostrophe | Developed by Shambix