Il progetto prevede l’allestimento di due sale destinate a ospitare l’Atelier di Palazzo Buontalenti, lo spazio dedicato alle attività educative di Pistoia Musei. Le stanze polifunzionali, oltre ai laboratori didattici, possono svolgere il ruolo di centro civico in grado di ospitare incontri e attività di formazione nel cuore della città, in continuità con gli spazi espositivi di Palazzo Buontalenti, Palazzo de’ Rossi e gli uffici di Fondazione Caript. Nelle due sale principali, l’identità del progetto è affidata alla bicromia biancoverde, alternanza cromatica memore dei monumenti pistoiesi. La pavimentazione in resina, gli allestimenti in mesh metallica e i nuovi infissi definiscono il dominio del verde, mentre le ampie campiture parietali e voltate sono connotate da un color bianco latte su cui emergono gli elementi in pietra serena originali, finemente restaurati. Cerchi luminosi, sospesi poco sotto la linea dei capitelli su cui impostano le eleganti volte storiche, illuminano le sale in modo diffuso. Nei locali secondari, utilizzati per il deposito e per la pulizia degli strumenti artistici oltre che per i servizi igienici, la colorazione gialla di resina, marmorino di calce, cementine e tenda, agisce da caldo contrappunto tonale agli ambienti principali.

La casa addossata ad un preesistente edificio si trova nel vecchio borgo di Collodi in prossimità della chiesa di San Bartolomeo.L’edificio su tre livelli, ha dimensioni molto limitate: all’interno 7,7m. di lunghezza, 3m di larghezza, un’ altezza al colmo di 8,80 m: quasi una casa torre.Quando fu acquistata da mio padre per realizzarne una residenza estiva era inabitabile; tetto, pareti e solai era crollati.La presenza di questo vuoto è stato l’elemento conduttore del progetto di recupero.La finalità era quella di esaltare il vuoto e la luce, favorire la trasparenza tramite l’eliminazione di tutte le pareti lasciando visibili tutti i locali. All’interno di questo vuoto un cubo sospeso, rivestito completamente in legno di rovere accoglie al suo interno la camera;sotto la cucina e sopra al secondo piano con la camera-studio. La scala e la passerella che collegano i livelli, in grigliato con zincatura nera, si sviluppano intorno a questo vuoto, permettendo di esplorarlo e viverlo. La trasparenza viene esaltata dal solaio del secondo piano in metallo che permette la vista della copertura già dall’ingresso. Relativamente alla tipologia costruttiva è stata scelta un soluzione completamente ‘a secco ‘ realizzando solai in travicelli di legno lamellare poggiati su profili perimetrali di acciaio che determinano la cerchiatura orizzontale interna. Le pareti esterne e interne sono state lasciate conpietre a vista.infissi di legno. Fine lavori 19.04.2021 Prot.13149

La casa addossata ad un preesistente edificio si trova nel vecchio borgo di Collodi in prossimità della chiesa di San Bartolomeo.L’edificio su tre livelli, ha dimensioni molto limitate: all’interno 7,7m. di lunghezza, 3m di larghezza, un’ altezza al colmo di 8,80 m: quasi una casa torre.Quando fu acquistata da mio padre per realizzarne una residenza estiva era inabitabile; tetto, pareti e solai era crollati.La presenza di questo vuoto è stato l’elemento conduttore del progetto di recupero.La finalità era quella di esaltare il vuoto e la luce, favorire la trasparenza tramite l’eliminazione di tutte le pareti lasciando visibili tutti i locali. All’interno di questo vuoto un cubo sospeso, rivestito completamente in legno di rovere accoglie al suo interno la camera;sotto la cucina e sopra al secondo piano con la camera-studio. La scala e la passerella che collegano i livelli, in grigliato con zincatura nera, si sviluppano intorno a questo vuoto, permettendo di esplorarlo e viverlo. La trasparenza viene esaltata dal solaio del secondo piano in metallo che permette la vista della copertura già dall’ingresso. Relativamente alla tipologia costruttiva è stata scelta un soluzione completamente ‘a secco ‘ realizzando solai in travicelli di legno lamellare poggiati su profili perimetrali di acciaio che determinano la cerchiatura orizzontale interna. Le pareti esterne e interne sono state lasciate conpietre a vista.infissi di legno. Fine lavori 19.04.2021 Prot.13149

I restauri hanno interessato la Compagnia del SS. Sacramento, risalente al XVIII sec. e la torre campanaria, risalente al XVI sec. che rappresenta il manufatto più antico, tuttora conservato nelle caratteristiche originarie. Il restauro della torre ha visto la preliminare messa in sicurezza del paramento lapideo, con successiva pulitura mediante operazioni graduali di minimo impatto, facilmente controllabili e in grado di garantire il mantenimento delle patine naturali. In fase di rimozione degli intonaci degradati nella cella campanaria è emerso un fatto anomalo, o quantomeno singolare: le 4 catene in ferro erano state “tagliate” negli anni ’60, in occasione della rimozione del castello in legno delle campane (scelta molto opinabile in assenza di idonee opere di ripristino o quantomeno compensative). E’ stato pertanto eseguito un intervento di ripristino, considerando il contributo essenziale che le catene svolgono per la tenuta strutturale. Per il restauro della facciata sud della Compagnia, visti i forti degradi presenti, è stata operata la rimozione completa dell’intonaco ammalorato, previa esecuzione di saggi stratigrafici che hanno permesso di risalire ai cromatismi che si sono succeduti nel tempo. Qui l’intervento ha visto la realizzazione di un intonaco “all’antica” a base di calce idraulica naturale, con il ripristino, in considerazione del valore testimoniale, della decorazione geometrica a riquadri secondo il disegno originale risalente agli anni trenta.

La sfida: trasformare quella che appariva come un’anonima villetta di campagna in un’autentica casa colonica toscana, non già per aggregazione di elementi tradizionali, bensì “per via di levare”. Vengono rimossi: 1_Gli sporti di gronda, facendo risaltare il profilo primario e archetipico della casa. 2_L’intonaco plastico delle murature, permettendo la riemersione del paramento lapideo. 3_I controsoffitti, facendo riapparire le solide travi in tronchi di castagno. Scarnificata la preesistenza, vengono stabilite due diverse modalità di intervento. La prima è mimetica e riguarda principalmente il massetto di copertura del pavimento radiante dove un cocciopesto levigato si fonde con le tonalità sabbiose della pietra arenaria dei muri. In continuità coloristica e materica sono anche i banconi della cucina e del bagno, entrambi caratterizzati da lavabi monolitici. La seconda modalità d’intervento, lavora invece per contrasto attraverso l’uso dell’acciaio grezzo. Un materiale che marca la nuova fase costruttiva, lasciando gli innesti ben leggibili rispetto agli elementi originari. Gli infissi tecnici in alluminio antracite lavorano pure per contrasto, tradendo un’anima tecnologica che è stata parte rilevante della ristrutturazione. Oltre a notevoli rinforzi strutturali antisismici, la casa colonica è infatti dotata di un sofisticato impianto termico che ibrida un termocamino con due pompe di calore alimentate dal campo fotovoltaico installato in copertura.

Villa S

Nella prima periferia pistoiese, un antico casolare di tardo ‘800 domina la vallata con vista sulla citta’ e i suoi monumenti. Il restauro si è focalizzato sul recupero e sulla valorizzazione delle peculiarità dell’immobile, mentre un attento ammodernamento gli ha conferito una maggiore efficienza dal punto di vista energetico e funzionale. La copertura è stata isolata per ridurre le dispersioni termiche ed è stato installato un sistema a pompa di calore con riscaldamento a pavimento. Queste modifiche non solo migliorano il comfort degli ambienti, ma riducono anche l’impatto ambientale dell’edificio sul territorio. Pur avendo subito un pesante restyling, si è cercato di mantenere l’essenza e l’aspetto originale dell’edificio, adeguandolo a soluzioni più sostenibili per renderlo funzionale e confortevole agli abitanti moderni. Questa combinazione tra il vecchio e il nuovo permette di preservare la storia dell’edificio, garantendo al contempo un futuro sostenibile.

Casa GM

Oggetto del progetto è la ridefinizione degli spazi interni di un edificio anni ’50 situato nel centro storico pistoiese e caratterizzato da una maestosa scala ad andatura curvilinea. La scala, core centrale dell’intera abitazione, ha subito un’importante opera di restyling grazie alla sostituzione del parapetto ligneo pre-esistente con uno in lamiera di color ottanio oltre all’applicazione di un rivestimento continuo in rovere sulle gradonate esistenti. Inoltre, per l’accesso al sottotetto è stata introdotta una nuova scala spiroidale che si lega a quella esistente fungendone da naturale prosecuzione. La scala così ottenuta crea una sorta di corrente ascensionale che incuriosisce e spinge il visitatore alla ri-scoperta di tutti gli spazi abitati. Particolare attenzione è stata riservata alla scelta dei materiali di tutte le finiture i quali non sovrastano le peculiarità storiche dell’edificio ma le valorizzano preservandone l’autenticità.

Villa D

Una microarchitettura in bioedilizia nelle campagne pistoiesi realizzata in ampliamento ad una rimessa agricola esistente. L’edificio prende spunto dall’architettura rurale dei luoghi e si caratterizzata con linee semplici e richiami all’architettura tradizionale, quali il tetto a falde a coppi e tegole e le mandolate in laterizio. La struttura è costituita da pilastri, travi ed arcarecci in legno lamellare ancorati con sistemi a scomparsa e realizzati con viti autopforanti. Per i prospetti laterali del fabbricato in ampliamento è stato concepito un inserto in laterizio, in richiamo alla mandolata toscana, per offrire la giusta privacy e creare un continuum materico e cromatico con la copertura in laterizio. Il prospetto principale, così come l’edificio esistente, viene inciso da una grande vetrata per favorire l’ingresso della luce naturale e la visuale sull’intera vallata.

Villa MD

L’edificio oggetto di intervento, un villino in stile liberty degli anni trenta, presentava un elevato livello di degrado oltre alla presenza di alcune superfetazioni frutto del frazionamento in due distinte unità immobiliari avvenuta negli anni cinquanta. Il progetto propone di ridare dignità all’edificio tramite interventi puntuali di restauro conservativo e la rimozione della scala esterna. Con la realizzazione di una scala interna nella posizione originaria, viene ripristinato l’aspetto storico dell’immobile all’epoca della sua costruzione, mentre all’interno il fabbricato viene svuotato in modo tale da creare un unico open-space tra ingresso, salotto e cucina con il pavimento in resina che risulta inciso da inserti in legno a testimonianza e memoria delle porzioni murarie demolite. La scala, come già detto riportata nella posizione originaria, viene sospesa rispetto al mobile di partenza grazie a tiranti in ferro ancorati al solaio sovrastante, diventando da mobile d’arredo, collegamento funzionale con i piani sovrastanti.

I lavori di restauro conservativo hanno interessato la facciata sul Corso e la copertura dell’aula retrostante. Per la facciata si trattava di intervenire sull’avanzato degrado del paramento murario, in buona parte a vista (pietra e laterizio) e con ricorsi orizzontali ad intonaco, da tempo soggetto a fenomeni di disgregazione e progressivo distacco di frammenti. Sono state utilizzate malte di calce naturale per la stilatura dei giunti che avessero le stesse caratteristiche materiche e cromatiche delle preesistenti, con inerti di granulometria adeguata, attraverso l’esecuzione di apposite campionature. Gli interventi sulla facciata sono stati completati con un restauro del portale che potremmo definire morfologico. Questo, nella fase di ricostruzione post-bellica, era rimasto incompleto, con l’intento successivo di ricollocare l’apparato decorativo lapideo, danneggiato dagli eventi bellici. Tale lettura ha portato ad una soluzione che da una lato accrescesse il decoro complessivo della facciata, banalizzato dall’utilizzo di materiali di scarsa qualità e da tessiture murarie scadenti e dall’altra permettesse di ridare leggibilità alla stessa morfologia del portale, rispettando il manufatto originale. L’intervento si è pertanto limitato ad un ripristino dell’intonaco sulle lesene che delimitano il portale, consentendo di migliorare la leggibilità, ridefinendo sul piano materico l’originale stacco fra il portale stesso e la superficie muraria a vista della facciata.

Fondazione MAiC

  • 2 anni ago
  • written by admin

Il progetto è nato per rispondere alla richiesta di un centro di riabilitazione per l’handicap fisico e mentale, per l’autismo e per un supporto fisioterapico aperto alla città. Nuovi corpi di fabbrica, articolati e divisi per funzioni diverse, sono collegati al vecchio edificio, ampliato e ristrutturato, da un percorso coperto che si apre su un parco a verde attrezzato: “metronomo” che scandisce il tempo della permanenza. Il nuovo edificio, a pianta ellittica, con il corpo in mattoni ed un percorso a due livelli coperto da una struttura in metallo e vetro, ricorda il gesto del seminatore quando il braccio allarga il movimento e spande il seme per raccontare al mondo il frutto che nascerà; ed anche nel suo ingresso a forma tronco-conica, i simboli si susseguono e i materiali si sommano per raccontare, senza nasconderli, coloro che vivono dentro e devono sentirsi proiettati in quel mondo che spesso viene loro negato. All’interno, aule/laboratorio per lo sviluppo di capacità operativo-sensoriali, un auditorium, una nuova aula liturgica per rispondere anche alle esigenze del quartiere e della città. Nuovo e antico convivono, anche nel vecchio edificio ristrutturato, memoria e permanenza della storia, che, con la sua quinta in mattoni (materiale unificante di tutto l’intervento), curvata e possente, offre con i suoi vuoti, da dentro e da fuori, scorci, quadri e nuove prospettive. Un’avventura non facile, vissuta con il mio collega e collaboratore arch. Riccardo Lombardi.

Trattasi della realizzazione di edificio residenziale monofamiliare ad Uzzano (Pistoia); disposto su più livelli oltre ad una ampia terrazza di copertura-solarium con pannelli fotovoltaici per il fabbisogno energetico e una serra solare per incrementare l’apporto termico nei mesi invernali. I locali per la residenza al piano primo sono accessibili da una rampa panoramica. Il risparmio energetico è elevato, dato l’impianto di riscaldamento radiante a pavimento alimentato da una pompa di calore e il trattamento termo igrometrico dell’aria, tutto autosufficiente perché alimentato dall’energia di 9KW prodotta dai pannelli fotovoltaici. L’involucro edilizio, realizzato con il sistema costruttivo prefabbricato a secco Rubner, garantisce alto isolamento termico ed elevati standards di risparmio energetico, come dai protocolli di CasaClima. Le facciate isolate con un pannello di sughero di sp=cm.8; gli infissi in alluminio-legno a taglio termico e vetrate basso emissive con sistemi per la mitigazione degli effetti solari. Il sistema edilizio, i materiali eco-compatibili impiegati rispondono alle norme richieste per le strutture lignee antisismiche.

Premio Architettura Toscana

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