La casa nasce dal desiderio di un giovane personaggio dello sport di mettere le proprie radici a Firenze, dopo aver vissuto in svariate città. Siamo in un palazzo storico del XV° secolo, Palazzo Foresi, nel cuore della città, in Piazza Strozzi. Il progetto parte dall’idea di riuscire a creare spazi moderni che dialoghino sapientemente con i caratteri rigorosi dell’architettura rinascimentale. L’equilibrio con il passato è raggiunto tramite un impianto distributivo proporzionato, spazi fluidi e razionali quasi si trattasse di un loft. Sono stati utilizzati materiali caldi e naturali con finiture materiche, affiancando dettagli “minimal style” ad opere d’arte della collezione del proprietario. Accanto ai dettagli di stile, numerosi elementi d’arredo sono stati disegnati dal progettista. Il living, caratterizzato dalle imponenti finestre a bifora, funziona come un ambiente dinamico e flessibile, che ruota attorno al tavolo in legno kauri, utilizzato sia come tavolo conviviale che come “work area”. Il volume è dominato dalla suggestiva scala in pietra a sbalzo che conduce al soppalco dedicato al relax. Lo spazio sottostante è impegnato dalla cucina laccata nera con finitura opaca che si apre sull’area imbottiti con un divano in cuoio soft attrezzata con un tecnologico impianto audio-video. Coerenza estetica e dinamismo progettuale anche per l’area notte, dove il progetto concilia elementi realizzati su misura, come il bagno e la stanza guardaroba, con arredi di puro design.

Villino

L’intero progetto, si sviluppa seguendo la linea retta, elemento essenziale da cui si è generato tutto l’intervento, fino alle soluzioni adottate per la scelta di particolari e dettagli, con specifica attenzione rivolta alla nuova scala. Il nuovo progetto di collegamento con il sottotetto, nasce idealmente da un blocco di forma parallelepipeidale nello spazio rilevato, da cui ne viene catturata la sua forma trapezoidale esistente in pianta, che rappresenta, in proiezione, la scala, con tutti i suoi punti e le sue altimetrie dei gradini soprastanti l’opera. Questo disegno, nella sua forma caratteristica, ricorda lo spazio scultoreo ed essenziale, mentre le geometrie e gli elementi dei gradini stessi, si ispirano agli oggetti elementari di design in fusione al progetto d’insieme della scala. La porzione ricavata del sottotetto, invece, ha origine dal disegno in pianta, in particolare, dalla rappresentazione della sua sezione, che genera idealmente un guscio composto da sottrazioni e addizioni compositive di volumi lineari.

Gli interni si ispirano ad un design sofisticato dal gusto retrò che si sviluppa attraverso ambienti accoglienti e conviviali, lasciando ai dettagli d’arredo il compito del racconto. Gli spazi sono decorati con lampade in ottone su disegno anni 50 ed opaline che ricordano i bistrot francesi, arricchiti da carte da parati disegnate da Fornasetti e sedute rivestite con tessuti sartoriali made in Italy. Le scelte cromatiche prediligono i toni sobri del blu e del grigio, con materiali che vanno dal legno e ferro per i pavimenti, alle finiture in ottone ed ai marmi per i tavoli. Dall’ampia vetrata d’ingresso, incorniciata da infissi in legno color black blue si scorge un ampio bancone dove è possibile fermarsi per un cocktail preparato a regola d’arte o un bicchiere di buon vino. La cucina è a vista e si affaccia sulla sala che porta alla piccola corte interna attraverso la quale di accede ad una romantica limonaia. L’intervento volutamente rispettoso delle preesistenze non ha modificato la distribuzione degli spazi ma ha inciso sull’atmosfera degli ambienti preservando l’anima dello luogo situato in uno dei più noti quartieri storico-popolari di Firenze, Santo Spirito.

Hidden Eggs

L’opera è situata nel sottosuolo di una villetta a Luciana (Fauglia). Era possibile accedere dal Soggiorno alle Cantine mediante una scala in pietra chiusa da una grata in ferro; le cantine avevano un solaio in legno (quota -2.97 mt) poggiato su travi in acciaio, da una botola con scala a pioli era possibile accedere al livello sottostante (quota – 5.27 mt). Il livello di umidità era tale da aver corroso i solai e compromesso l’impianto elettrico delle cantine. L’Opera Hidden Eggs ha previsto una nuova chiusura delle scale composta da tre vetrate con infisso in acciaio e maniglia a scomparsa poste a livello del pavimento del soggiorno. E’ stato quindi realizzato un impianto di aerazione forzata utilizzando tubazioni in Pvc per le cantine ed in acciaio inox a vista in Cucina regolate da un ventilatore con motore posto all’esterno del fabbricato. Sono stati realizzati nuovi solai e scale a chiocciola mediante profili in acciaio e lamiere grecate (per garantire maggiore passaggio d’aria). La Cantina di destra, utilizzata per i vini, è visibile dal lucernario in Soggiorno e presenta un solaio composto da lamiere tagliate a spicchi che proseguono l’andamento della scala a chiocciola, ha sia illuminazione scenica realizzata mediante led colorati che illuminazione tecnica per l’utilizzo della cantina stessa. La Cantina di sinistra, utilizzata come ripostiglio, ha scale decentrate e solaio composto da lamiere tagliate irregolarmente, presenta illuminazione tecnica a tenuta stagna.

La Chiesa di San Pellegrino, costruita presso un’antica porta delle fortificazioni romane, fu ampliata alla metà del XVII secolo e nel 1808 fu chiusa al culto. Nel XX secolo fu sede di un’officina organaria e più recentemente divenne un magazzino. La chiesa versava in uno stato di degrado avanzato, l’obiettivo era di restaurare gli esterni, le coperture e gli interni con l’intento di trasferirvi la collezione di calchi di gesso del Polo Museale Toscano. La collezione è formata da 230 pezzi. Il progetto ha riguardato anche i vani adiacenti che sono stati connessi alla chiesa con la riapertura di un’antica porta. L’intervento progettuale è stato impostato alla massima economicità e rispetto del manufatto storico, lo spazio è stato riportato all’antico splendore e l’illuminazione artificiale è stata realizzata con apparecchi posti sul cornicione dell’aula al fine di nascondere ogni elemento tecnologico alla vista. La luce è la materia che definisce lo spazio. Gli elementi architettonici introdotti dal progetto sono le lastre di acciaio del vano porta di collegamento con i locali adiacenti, i gradini mancanti del presbiterio, le aree dove erano originariamente collocati gli altari laterali e la bussola d’ingresso. La pavimentazione di marmo bianco e bardiglio è stata pulita e patinata conservando il livello di usura che testimonia la stratificazione dei molteplici usi avvenuti nell’ultimo secolo. Il Deposito dei Gessi è realizzato con tubi innocenti e bancali di legno.

M.A.C.O.

Il Museo di Arte e Cultura Orientale di Arcidosso, è il frutto di oltre 35 anni di collaborazione tra il Comune di Arcidosso e l’Associazione Culturale Comunità Dzogchen di Merigar, un’associazione culturale senza scopo di lucro, diretta dal Prof. Namkhai Norbu, un professore in pensione di lingue tibetane e mongole presso l’Università orientale di Napoli.Molto importante per il successo dell’intero progetto, è stato il desiderio di utilizzare il museo per coltivare un dialogo tra le due comunità, vale a dire tra la comunità “tibetana” e la popolazione locale, per contribuire ad una maggiore comprensione interculturale e creare una armonia superando preconcetti.Per portare avanti questo obiettivo, si è ritenuto che fosse importante creare un’esperienza di “museo vivente” per i visitatori. Il tema centrale ed unificante di tutto il progetto è il mandala, questo tema è stato utilizzato sia sul piano concettuale museologico che sulla progettazione architettonica. Il mandala è una rappresentazione del cosmo, (microcosmo e macrocosmo) di fondamentale importanza nell’architettura sia buddista che indù.Si è deciso di creare una replica tridimensionale della cappella centrale del tempio Jokhang a Lhasa, dove risiede la statua Jowo Buddha, la più venerata e sacra.Abbiamo utilizzato l’interno di un Palazzo del 1700 per esplorare l’evoluzione dell’architettura monastica buddhista ed abbiamo creato un contenitore tridimensionale per un percorso di esperienze sensoriali e realtàaumenta

Nel museo abbiamo evocato l’antica facciata con un modello a grandezza naturale, basato sul disegno di Bernardo Poccetti, realizzato con membrature architettoniche in resina caricata con polvere di marmo su una struttura metallica e ricollocando le sculture nelle loro posizioni originali. La grande sala che un tempo era il Teatro degli Intrepidi (prima di diventare un malinconico garage) ora è un teatro dell’architettura e costituisce la scena fissa su cui si muovono le opere d’arte intrattenendo i loro mutevoli rapporti e i loro dialoghi con i visitatori. Sui due lati lunghi si confrontano due facciate: quella Arnolfiana (abitata dalle sculture) e quelle di marmo bianco con tre porte (quelle del Battistero) e trenta finestre. Dietro alla facciata di marmo bianco, su tre gallerie a diversi livelli, sono ospitate le statue antiche, quelle del campanile e i modelli storici per la facciata del duomo. Attraverso le finestre le statue dialogano con quelle della facciata. La parete traforata prosegue con lo stesso ritmo nei lacunari della copertura della grande sala, dove le aperture, fanno piovere la luce zenitale proveniente dai lucernari. Molte altre sale sono le sale del museo: accennerò solo a quella della Pietà. La Pietà ha avuto una storia travagliata, finalmente approdata al Museo… volevamo darle una collocazione serena, dove potesse trovare lo spazio e la luce che le era destinata, così sta su una sorta di mensa di pietra in una stanza alta sotto la luce che viene dall’alto.

Toscana Ricicla – piattaforma di comunicazione integrata che coinvolge 12 soggetti regionali, tra aziende pubbliche ed Enti (Regione Toscana, Revet, Quadrifoglio, Publiambiente, Seitoscana, …), legati all’economia circolare dei rifiuti – da quest’anno ha dato vita alla “Settimana della Qualità”, appuntamento periodico e itinerante che punta alla comunicazione e alla corretta informazione per innalzare la qualità dei materiali raccolti. Per questo l’Arch. Chiara Fanigliulo è stata incaricata di progettare uno stand che ospiti conferenze ed incontri e che mostri cosa si può produrre dal riciclo di materia. Il padiglione, inaugurato a Novembre 2016 in Piazza Repubblica a Firenze e che nei mesi a venire si sposterà in varie città della Toscana, utilizza materiali provenienti dalla filiera del riciclo: profili, rivestimenti, pavimentazioni e coppi in plastica, arredi in cartone, una rastrelliera in acciaio, oggetti in alluminio, bottiglie di vetro, decorazioni di carta, tutto rigorosamente ottenuto dal riciclo. I setti, dati da un gioco di “pieni-vuoti” di profili, orientati lungo gli assi diagonali dello stand, aprono lo spazio e individuano 4 aree: area espositiva, ambiente chiuso ravvivato da luci e verde; area kids, provvista di casetta per bambini; area garden, con parete di verde verticale; area lounge, allestita con arredi in cartone riciclato e coperta da un tetto trasparente, che contribuisce a mantenere il contatto e l’integrazione del padiglione con l’intorno.

La Villa colonica del ‘400, oggetto dell’intervento di recupero, si trova nel comune di Monteriggioni (SI) a pochi passi dallo splendido castello della Chiocciola. La Villa è stata attribuita da alcuni studiosi all’opera di Baldassarre Peruzzi, pittore e architetto senese che operò in zona ad inizio XV secolo. L’intervento si concentra sul piano nobile di circa 400 mq con la realizzazione di un appartamento moderno e funzionale dotato di ogni confort. L’idea portante del progetto è stata quella di usare due registri paralleli, quello quasi filologico del restauro delle parti originali e quello assolutamente contemporaneo dei nuovi interventi e dell’arredo. Ne è scaturito un insieme in cui le due parti dialogano con espressioni anche molto diverse, ma con la costante ricerca di una sintesi finale comune. I nuovi ambienti funzionali al nuovo programma abitativo sono stati realizzati come scatole isolate dipinte con smalto bianco lucido che non arrivano mai al soffitto, ma si fermano prima, per ospitare temi di illuminazioni con luce a led. I nuovi pavimenti della zona giorno sono stati realizzati in resina cementizia di color ocra chiaro. I pavimenti della zona notte sono invece tutti realizzati con un parquet in legno di quercia naturale ossidata trattato a calce. Tutti gli arredi della casa, ad eccezione di qualche oggetto di recupero, sono stati realizzati su disegno e prodotti da artigiani locali come pezzi unici e irripetibili.

Hotel Glance

Hotel Glance – 4000mq -Fi L’Hotel Glance nasce dalla riconversione di un edificio prevalentemente destinato ad uffici in una nuova struttura turistico ricettiva . L’immobile ,progettato dall’Arch. Italo Gamberini alla fine degli anni ’50, è costituito da un edificio su 5 piani, una corte interna e una terrazza panoramica in copertura . Il progetto consiste in una riorganizzazione funzionale dell’intero edificio attraverso l’utilizzo di un linguaggio architettonico contemporaneo e relativamente inusuale in una città come Firenze, capace di conferire fruibilità agli spazi mantenendo sempre la massima attenzione ad ogni singolo dettaglio di arredo che è stato integralmente realizzato su progetto dello studio . Il tema conduttore dell’intervento è il patrimonio artistico della città declinato attraverso la riproduzione di alcuni dettagli di opere scultoree appartenenti a 4 artisti operanti nel territorio Fiorentino nel periodo Rinascimentale quali Michelangelo, Giambologna, Ammannati e Baccio Bandinelli ad ognuno dei quali è stato dedicato un singolo piano. Le fotografie appositamente scattate sono state rielaborate , stampate su fibra di vetro e utilizzate come rivestimento di pareti o di arredi in macro dimensione . Nella corte interna all’edificio è stato realizzato un open bar inserito in un contesto di verde costituito dalle tipiche essenze della campagna Toscana mentre all’ultimo livello è presente uno “sky bar” destinato ad eventi con piscina e zona relax .

PROGETTO CANTINA DAVINUM_CASTELFIORENTINO (FI) Il progetto riguarda il recupero e la conversione di porzione di un edificio commerciale: locali a destinazione magazzino e locali accessori con contestuale frazionamento e cambio di destinazione a artigianale produttivo, uso cantina. La strategia progettuale adottata ha analizzato gli aspetti funzionali legati alla produzione individuando le fasi specifiche del processo. A sintesi dell’analisi è stato necessario individuare i seguenti ambienti: uno destinato alle prime fasi del processo_conferimento delle uva_diraspatura_fermentazione delle uva e la chiarificazione. Altro ambiente per il processo di invecchiamento: il vino, conferito all’interno di barrique in rovere rimane qui per un periodo di 20/24 mesi dopo di quale si può procedere all’ultima fase: l’imbottigliamento. Inoltre poi sono stati creati gli ambienti accessori alla attività: una zona espositiva, un magazzino, gli ambienti uffici e ultimi, gli ambienti di servizio. Architettonicamente, funzionalmente e esteticamente il baricentro del progetto è la barriccaia, collettore tra la vinificazione e l’esposizione: è l’ambiente “rappresentativo”, reso visibile dalla esposizione attraverso una parete vetrata. L’ aspetto sensoriale del visitatore (caratteristica imprescindibile delle cantine architettoniche) è enfatizzato in ogni ambiente dalla scelta attenta dei cromatismi materici, delle luci, delle finiture,degli arredi rendendo così ogni ambiente unico nel suo genere.

La dimora storica di impianto ottocentesco denominata Villa “Bellavista” si trova fra gli olivi della collina di Vicchio di Rimaggio. L’immobile, composto da garage interrato, due piani fuori terra, piano sottotetto e altana, è stato sottoposto negli ultimi anni ad un intervento di recupero con adeguamento del piano sottotetto agli standard abitativi. Sono i 160 mq di quest’ultimo piano con altana, ad essere oggetto dell’intervento di ristrutturazione e allestimento di interni, dove materiali identitari del luogo vengono declinati con richiami tipici dell’architettura toscana, attraverso lavorazioni e forme che si articolano tra classico e moderno. I pavimenti, realizzati su disegno da una ditta artigiana del luogo, sono in noce nazionale posato in quadrotte stile Versailles con bindello e fascia di aggiustaggio. I pavimenti dei bagni, con relativi lavabi e piatti doccia, realizzati anch’essi su disegno, posati e lucidati in opera, alternano materiali quali marmo bianco Carrara, Verde Guatemala, Nero Marquinia e Botticino per l’altana. Nel bagno del figlio, come in cucina, sono state posate delle cementine a richiamare gli stili talvolta floreali e alle volte geometrici delle pastine degli anni ’30. Il camino della cucina e la scala di collegamento con l’altana sono in pietra serena. Il camino del soggiorno, in marmo Calacatta macchia vecchia, diventa il fulcro della casa, dove raccogliersi per godere appieno della meravigliosa vista sulla cupola del Brunelleschi.

Premio Architettura Toscana

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