Il restyling della sede operativa ed amministrativa della NWG spa e della NWG Energia SB, nasce dall’esigenza di dare una nuova veste agli ambienti di lavoro, creando ampi open space per una maggiore interazione, condivisione e dinamicità nella fruizione dello spazio lavoro “aperto”. Inoltre con la realizzazione di un grande soppalco in acciaio sono state ricavare delle zone dedicate alla formazione al piano superiore ed alla progettazione al piano terra. Non solo gli spazi open space ma anche gli uffici direzionali, le sale riunioni e gli spazi a comune, hanno cambiato veste con mobili disegnati su misura, nuova illuminazione e dettagli caratterizzanti ogni singolo ambiente. In sinergia con la mission aziendale un’ attenta progettazione ha riguardato l’aspetto della sostenibilità, con la realizzazione di un sistema di condizionamento e ricambi d’aria ad alta efficienza energetica, la sostituzione di tutti gli apparati illuminanti con l’inserimento di nuovi a basso consumo, la realizzazione di un impianto fotovoltaico in copertura, l’istallazione di colonnine elettriche per 12 postazioni di ricarica, inoltre con la realizzazione di un giardino verticale di 70 mq composto da 2800 piante, che non solo contribuisce a creare un ambiente stress-free per chi lo vive quotidianamente, aiuta insieme agl’altri elementi sopra descritti a ridurre la CO2, rispondendo nel proprio piccolo al progetto Prato Urban Jungle, contenuto all’interno del Piano Operativo della città di Prato.
Oggetto del progetto è l’appartamento di un collezionista d’arte che ha designato lo studio per valorizzare la propria collezione di maestri toscani del ‘900. Lo studio è intervenuto progettando e modificando la distribuzione interna precedente. La scelta di una residenza collocata a distanza dal centro storico è parsa molto stimolante nell’ottica della valorizzazione degli spazi periferici del tessuto urbano. La committenza ha chiesto di rendere protagonista la propria collezione d’arte attraverso lo studio preciso dell’illuminazione. L’attenzione progettuale si è concentrata sulla superficie contenuta dell’appartamento, ponendo il focus su un asse preciso intorno al quale sono stati distribuiti gli spazi domestici. Tale asse è diventato la galleria espositiva. E’ stato eseguito uno studio del colore, pareti, soffitti, infissi e finiture monocromatici: una nuance di grigio intenso e “terroso” per creare un’illusione ottica di dilatamento degli spazi e valorizzare le opere in cui il colore è l’elemento dominante, oltre che mantenere il dialogo monocromatico in tutti gli ambienti. Gli elementi di arredo fissi, compresa la cucina sono stati progettati e realizzati su disegno con attenzione nel lasciare un segno neutro, tranne qualche licenza nella scelta di elementi di design. Le criticità quali superficie contenuta e distribuzione difficile son state superate con un intervento customizzato che fa della neutralità un elemento compositivo e risolutivo formale ed elegante.
La progettazione di uno studio odontoiatrico, degli spazi di cura e sanitari in generale, è un tema che richiede attenzione e sensibilità. Nell’immaginario condiviso le esperienze di una persona nello studio di un dentista sono quelle del timore, dell’apprensione e della sofferenza. Il luogo dove queste esperienze sono vissute ha un ruolo determinante nell’accentuare le paure o calmare, rilassare. Lo spazio è uno strumento di lavoro che introduce e accoglie il paziente a questa condizione di fragilità. Ad un luogo di cura viene richiesta un’immagine di pulizia e ordine ma allo stesso tempo di ospitalità e confort, caratteristiche necessarie sia a rassicurare sulle cure sia a sentirsi ospitati in un contesto sereno. Il progetto vuole offrire questa doppia visione di luogo rigoroso, pulito, asettico nella parte medica ma anche accogliente, conviviale e comodo nella parte di attesa e recezione. Una scelta attenta ai materiali rafforza questo concetto. Un ambiente spazioso, materiali caldi come le pannellature in legno e gli arredi ricevono i visitatori in maniera rassicurante. Le forme rigorose e le generose superfici vetrate definiscono la zona tecnica e medica, permettono trasparenza e luminosità, mostrano con chiarezza il contesto al paziente e facilitano l’attività del personale.
Ristrutturazione e completamento di un appartamento immerso nelle verdi colline della Valdelsa. Il Concept è stato quello della valorizzazione contemporanea degli elementi della tradizione rurale Toscana: finiture e arredi in blocchi colore neutri ed il pavimento in parquet completamente bianco lasciano enfatizzare le grintose colorazioni dei soffitti in travi di Castagno e mezzane in cotto, amalgamando armoniosamente elementi della contemporaneità con quelli della tradizione.
Il progetto si trova nel centro storico di Firenze all’interno di una Palazzina Liberty. L’appartamento è un grande loft di oltre 200 mq allestito interamente su misura dall’architetto. Si tratta di un’architettura molto particolare per Firenze, soprattutto per quanto riguarda la luce e la disposizione degli ambienti. Gli spazi sono improntati ad un’interessante pulizia formale, con una planimetria fluida e ariosa, che trae vantaggio dalla grande luminosità dalle enormi finestre che si affacciano su piazza Ognissanti, integrata dalla sapiente illuminazione artificiale progettata su misura. Sono stati utilizzati materiali naturali come il legno rovere antico per i pavimenti e le tende in tessuto per infondere calore e bilanciare i tratti un po’ austeri dello spazio. La casa si sviluppa su due livelli per sfruttare al massimo la vista esterna, la zona giorno è stata collocata al piano superiore e quella più intima, dedicata al riposo, si trova invece al livello inferiore, il tutto collegato da un’importante scala in legno preesistente, recuperato e reinterpretato dell’architetto. La zona giorno ospita una cucina open space, con piani in pietra tamponata con un rivestimento in laminato dall’effetto metallo e un doppio tavolo pranzo-lavoro in MDF. Nella zona notte, i tendaggi in morbido velluto naturale mitigano la luce naturale della vetrata dietro il letto di De Padova, mentre nel bagno l’elemento più significativo è il lavabo in gres porcellanato color sandalo.
La cultura del progetto e il legame tra committente illuminato e creativo libero: investire nell’architettura e nel progetto per dare una nuova immagine ai propri spazi di lavoro. L’immobile oggetto di intervento è risultante di interventi realizzati negli anni ’70 e di successive modifiche esterne ed interne realizzate fino ad oggi. Per adeguarsi alle sempre maggiori sfide future, l’azienda ha deciso di modificare la disposizione di aule, uffici e master-plan aziendale, oltre all’istallazione di un ascensore. Prendendo spunto dal lavoro flessibile si è deciso di cambiare la disposizione degli uffici attuali, le forniture e le attrezzature di quelli futuri per creare uno spazio più agile. In questo sforzo di modernizzazione che ha intrapreso con tanto impegno, l’azienda ha deciso di attrezzarsi per rendere la vita lavorativa più semplice e piacevole, praticando politiche di lavoro flessibili che facciano recuperare alle persone il piacere di lavorare, l’affezione verso il proprio posto di lavoro e una comunanza di intenti con il proprio datore di lavoro. Il committente si è presentato con Il Manifesto della Sede del Futuro nel nostro studio, da qui siamo partiti, destreggiandoci fra le normative e le visioni, fra una struttura esistente e lo spazio che non basta mai, tra i tempi strettissimi e la volontà di chiudere l’azienda meno giorni possibili, fra creare spazi diversi e flessibili, egocentrici, ma la necessità di avere anche zone per la gestione di tutti gli impianti.
Il Museo delle Arti in Ghisa nella MAremma è una scatola magica, dove muri secolari convivono con le ultime tecnologie multimediali. Un viaggio virtuale nel tempo e nello spazio alla scoperta della culla della siderurgia italiana, in uno straordinario monumento di archeologia industriale. Il MAGMA nasce dalla volontà di raccontare la storia tecnologica, artistica e umana dello stabilimento siderurgico di Follonica nel momento massimo della sua produzione. Per buona parte dell’Ottocento, l’edificio che ospita il museo funziona infatti come un modernissimo forno fusorio per la produzione della ghisa: il San Ferdinando. Il nuovo allestimento interattivo e multimediale ridona vita al vecchio forno, con un percorso espositivo che si snoda in tre grandi sezioni, una per piano. L’arte, al piano primo, espone l’alto livello di specializzazione e raffinatezza raggiunto dalle fonderie di Follonica. La storia, al piano secondo, esamina le ragioni di quel genius loci che ha permesso a questa terra di venire sfruttata a livello siderurgico per millenni. La produzione, al piano seminterrato, mostra il complesso sistema tecnologico utilizzato dallo stabilimento per la fusione della ghisa. Attraverso documenti e testimonianze, filmati e ricostruzioni, l’esposizione aiuta così a comprendere quale complesso di relazioni viene innescato con la creazione di questo piccolo, ma storico stabilimento.
L’edificio, che risale alla prima metà del Novecento, ospitava una distilleria e poi un’officina meccanica. La posizione su un importante asse di comunicazione ha suggerito un’ipotesi di recupero dell’immobile per destinarlo a spazio espositivo per le arti visive. All’esterno, un grande portale in ferro grezzo segnala, sulla piccola corte privata, l’ingresso allo spazio espositivo. Lo spessore di pochi centimetri dell’infisso esistente è sostituito da uno di quasi due metri. Il portale raccorda i due spazi, assumendo il ruolo di tramite fisico tra interno ed esterno, dilatando la soglia. L’ampia copertura a volta e il pavimento, seppure molto usurato, sono stati conservati in una filosofia progettuale che intende riflettere sul possibile rapporto tra preesistente e nuovo. Il nuovo si sovrappone al preesistente seguendo il principio della stratificazione: sulle pareti perimetrali si appoggia un rivestimento leggero, ad altezza variabile. Sull’asse longitudinale dell’aula, una sequenza di cinque celle cubiche di lato tre metri, aperte su un lato e prive di copertura. Vuoti che riempiono il vuoto. Un basamento della stessa dimensione in pianta, ma alto solo un terzo del lato di base, apre la sequenza. I volumi sono staccati tra loro: pause che consentono di traguardare, lasciando scoprire l’effettiva larghezza della sala. Un percorso anulare consente l’accesso alle stanze espositive, che si lasciano scoprire nell’alternanza di pieni e vuoti che caratterizza la composizione.
L’Ente Bilaterale dell’Artigianato Toscano, con sede in Firenze via ponte di Mezzo, aveva necessità di avere uno spazio in cui poter confrontarsi con i suoi associati, tenere conferenze e corsi di formazione. Il progetto di ampliamento della sede ha dato risposta a questa esigenza creando una sala conferenze da quaranta posti a sedere oltre ad area break, reception, tre uffici e servizi. Non essendo possibile, per motivi di spazio, realizzare un collegamento interno abbiamo riprogettato la scala condominiale, utilizzata soltanto dall’associazione Ebret, che oltre al primo piano del fabbricato occupa anche il secondo ed ultimo, oggetto dell’intervento. Lo spazio disponibile per sala conferenze aveva una forte dominanza longitudinale che abbiamo cercato di interrompere mediante l’introduzione di tre portali luminosi, in modo da suddividere lo spazio in quattro campate. Le lampade a striscia led continua abbinate ai faretti da incasso tondi sono regolabili per intensità ed accensione, per creare scenari adattabili ad usi diversi, come ad esempio le conferenze o le proiezioni. Le pareti dogate con finitura in pelle sono di tipo acustico, così come il controsoffitto per garantire un ottimo confort sia per i relatori sia per gli ascoltatori. Tutti gli impianti della sala, acustici, illuminotecnici, lo schermo e le tapparelle oscuranti sono gestibili da remoto.
L’idea progettuale lavora sul tema “della scatola nella scatola” per riqualificare lo spazio operativo degli uffici della sede della Confcommercio di Pistoia. L’edificio è un parallelepipedo a base quadrata (36×36 metri) costruito nel 1970 con una tipologia prossima all’edilizia industriale più che a quella ad uffici. Gli elementi strutturali verticali posti secondo una maglia quadrata ad interasse costante di sei metri, ripartiscono e vincolano lo spazio. Le scelte progettuali sono state orientate ad articolare gli ambienti interni così da creare flussi, spazialità e dinamiche rispondenti alle necessità degli spazi di lavoro sia “aperti” che “confinati”. Il progetto ha come fulcro la zona centrale, nella quale lo stare e l’attraversare, la relazione e l’incontro sono azioni che lo spazio sottolinea caratterizzandosi rispetto all’intorno per materiale, altezza e illuminazione. Il concept è stato sviluppato partendo da quattro parole chiave; sostenibilità, accessibilità, flessibilità ed informatizzazione, che sono state declinate nelle loro diverse accezioni all’interno del programma edilizio. Dal punto di vista funzionale il progetto si organizza con una pianta a “ferro di cavallo” che si sviluppa sul perimetro dell’edificio per quanto riguarda gli uffici “operativi” e racchiude al suo interno un “cuore”, uno spazio posto in relazione visiva con gli uffici convenzionali che è l’area di rappresentanza per la nuova sede della Confcommercio. Lo spazio del “Futuro Anteriore”.
Esposizione temporanea realizzata nell’autunno del 2014 al Palazzo Ducale di Massa. L’esposizione ha presentato una raccolta di sculture africane in legno donate dall’artista argentino Julio Silva e dalla moglie alla città di Massa. Le opere rappresentative delle varie culture del Camerun, connesse ai riti che scandiscono la vita dei villaggi, erano costituite da figure, maschere, oggetti che definiscono ruoli e gerarchie sociali. Per sottolineare il valore espressivo delle sculture in legno rappresentative del carattere collettivo dell’arte africana, il progetto di allestimento ha previsto un “percorso di avvicinamento” all’arte tribale africana tentando di restituire la molteplicità di significati che le varie tipologie di oggetti rappresentavano. Stimolante è stata la relazione che è venuta ad istituirsi tra le sculture in legno e il luogo scelto per l’esposizione: il Salone degli Svizzeri e la Sala degli Specchi del Palazzo Ducale di Massa, edificio realizzato dai Cybo-Malaspina dal 1563. L’allestimento si è misurato con l’apparato decorativo del salone, un involucro avvolgente che ha condizionato l’articolazione del progetto espositivo; lo spazio della mostra è stato reso riconoscibile affinché si confrontasse dialetticamente con l’architettura del palazzo: una moquette grigia delimitava orizzontalmente la superficie dell’esposizione, un tappeto su cui si appoggiavano i volumi bianchi degli apparati espositivi.
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