Il progetto riguarda esclusivamente l’interior di un palazzo posto in via Calzaiuoli, una delle vie più famose della città di Firenze. Situato adiacente alla chiesa di Orsanmichele, ne ha infatti ispirato tutte le finiture interne nella scelta dei materiali e dei colori. Suggestivi sono gli affacci su questo edificio, che permettono di godere dei suoi numerosi decori da nuove prospettive. Qui, dove l’architettura medievale incontra la classicità dell’Ottocento, nasce un palazzo dalle caratteristiche singolari. Palazzo Calzaiuoli è un palazzo unico, in cui l’eleganza di un tempo è stata reinterpretata secondo le esigenze del vivere contemporaneo, prevedendo l’uso di esclusivi materiali e finiture, il tutto raccontato con il linguaggio senza tempo dell’eleganza. ARCABI ASSOCIATES ha progettato l’interior degli spazi comuni del Palazzo e degli 11 appartamenti posti al piano terzo, quarto e quinto. Il concept degli spazi comuni del palazzo nasce proprio ispirandosi ai colori della facciata di Orsanmichele con l’uso del marmo bianco di carrara unito al marmo Emperador light. Ogni appartamento presenta colori attinenti agli affacci in cui si trovano gli spazi e bagni unici, ma il tutto facente parti dello stesso racconto, la cura del dettaglio ed il gusto che nella storia dell’architettura ha sempre avuto Firenze. La ricerca innovativa è stata proprio la ricerca di un interior che riprende il passato ma che lo vive e lo trasforma in presente.

Pescioni

La sistemazione di un appartamento su due livelli –secondo e terzo piano– cerca di adattare l’esistente, frutto di continui rimaneggiamenti, alle nuove esigenze abitative. Caratteristica peculiare dello stato di fatto sono gli scarti, le imperfezioni i piccoli e continui cambi di quota che rappresentano sia un ostacolo da arginare che un’occasione per connotare le dinamiche della casa. Questo raumplan naturale generato delle sovrascritture del tempo si manifesta già dall’ingresso, che malgrado si trovi al secondo piano introduce a quattro gradini verso il basso ed alla zona di distribuzione principale, al centro della quale si posiziona la scala. Questa viene pensata come corpo che poggia su di un podio costruito ex novo. L’intervento si incastra all’interno dei dislivelli esistenti come grande meccanismo che attraverso un solo gradino uniforma i flussi del piano. La pavimentazione in corda dell’ingresso interrotta con il parquet, che a sua volta viene posato con diversa orditura in modo da denunciare il dislivello presente. La scala, costruita attraverso un telaio in legno di frassino e tamponata con fogli di paglia di Vienna tirati poggia su un grande podio impiallacciato in legno di rovere. Un elemento in graniglia evidenzia l’imbocco della rampa e si pone come soluzione di continuità tra un piano e l’altro. La camera padronale è il risultato di un’interpretazione radicale nel modo di vivere il tempo del riposo: non avere nient’altro che il letto sul quale dormire.

Il Museo Novecento di Firenze è dedicato all’arte italiana del XX secolo e propone una selezione di circa 300 opere distribuite in 15 ambienti espositivi, oltre ad una sala studio, un gabinetto disegni e stampe ed una sala per conferenze e proiezioni. La sede espositiva è l’antico Spedale delle Leopoldine di piazza Santa Maria Novella. I locali che ospitano il museo sono ambienti storici ristrutturati che presentano dimensioni eterogenee, discontinuità spaziali, di dettagli e di finiture. Per raggiungere la continuità nel progetto abbiamo articolato lo spazio attraverso setti liberi che nascono, al primo piano, dal pavimento in ferro e al piano superiore dalle contropareti laterali. La finalità di questa scelta è duplice: la visione il più possibile libera degli ambienti esistenti, dall’altro lato interpretazione innovativo del progetto museologico. L’idea espositiva principale è caratterizzata da una sospensione libera delle opere nello spazio. La trascrizione architettonica è un sistema espositivo costituito da pannelli che non si differenziano dai cromatismi principali delle sale, ma anzi assumono i materiali ed i colori in base alla superficie da cui nascono: i pannelli verticali che nascono dal pavimento sono in ferro, quelli che nascono dalle pareti sono del colore e del materiale delle pareti.

Il podere. Il Bussolaio è un’antica casa colonica di Travalle, Calenzano, lungo l’antica via che attraverso l’Appennino portava in Emilia. Un complesso di fabbricati costruiti negli anni attorno ad una vecchia torre. Utilizzato nei secoli come fattoria, stalla, deposito, salumeria, atelier d’artista, versava in condizioni di abbandono. La sfida è stata quella di realizzare una residenza contemporanea senza disperdere quella preziosa patina che il tempo aveva disegnato sulle superfici e negli spazi.

I committenti. Due sorelle con le loro famiglie. Giovani, imprenditori, viaggiatori. Cercavano una casa, aperta, verde, sospesa, dove ritirarsi nei momenti di vita famigliare. Il loro desiderio era di condividere gran parte dei momenti di vita domestica. Una doppia residenza, che sapesse armonizzare vita collettiva e spazi privati, senza stravolgerne l’identità rurale.

Progetto. Il progetto comprende anche tutto l’interior design, il disegno degli arredi fissi e la scelta degli arredi mobili. Pavimenti in cemento-resina, arredi in ferro grezzo, modernariato e arredi contemporanei, dialogano con la straordinaria luce dei fienili, le antiche travi, gli spessi muri a calce naturale.

Vi è stato un periodo (fine XVI secolo) in cui Lucca si presentava come città “picta” grazie all’estro di Agostino Ghirlanda, artefice di una nuova frenesia decorativa delle dimore lucchesi riscontrabile nei graffiti che avrebbero reso il Palazzo Dipinto uno degli episodi più suggestivi ed apprezzati di un certo gusto di decorazione urbana. È in questo scorcio di città che si trova uno degli edifici più antichi, nato come stazione di posta ma che oggi rivive come prestigioso boutique hotel. L’aura e l’aspetto tradizionale degli ambienti sono stati preservati ed armoniosamente integrati con un linguaggio contemporaneo ed attuale: il piano terra, destinato a welcome area (hall, bar e giardino d’inverno), è ampiamente illuminato da luce naturale sia grazie alla valorizzazione delle grandi aperture esistenti che alla struttura in acciaio e vetro del giardino, posto nel cuore dell’hotel. È, inoltre, visibile la tessitura muraria originale, lasciata a vista nella zona della hall, così come anche gli elementi lignei del solaio di copertura. Le venti stanze, al piano primo e secondo dell’edificio, sono state progettate in modo da integrarsi con la struttura storica esistente, mantenendo quanto possibile gli elementi originari senza tralasciare le necessità della nuova realtà. Particolare attenzione e cura sono state poste anche nella progettazione degli elementi di arredo, pensati e disegnati per ogni tipologia di alloggio, prediligendo l’utilizzo di materiali, tessuti e finiture di pregio.

BUCA 10

Il progetto per l’enoteca BUCA 10 è un pentagramma di ferro che esalta le volumetrie degli ambienti differenziati del locale. La sala concerti affaccia sulla strada con una prospettiva allungata che il progetto enfatizza con due lunghe panche da convivio, che invitano a sedersi l’uno accanto all’altro. All’intradosso, delle sedute estraibili ampliano all’occorrenza i posti disponibili. I tavoli in ferro segnano una metrica verticale, con la caratteristica forma a “stelo”, che sintetizza le gestualità conviviali: un elemento longilineo nasce dal pavimento e si ramifica in tre piatti saldati in opera; i piccoli incavi accolgono il collo del calice. Il complesso di elementi sottili o estraibili, permette di utilizzare l’ambiente sia come sala concerti che come sala degustazione. Gli spazi connettivi, dopo una dilatazione all’ingresso che accoglie il bancone, si rastremano in una stretta galleria. Un pentagramma di tubolari disegna qui una sovrastruttura che ora accoglie i corpi illuminanti, ora espone pregiate etichette, ora espone le opere d’arte, e ci accompagna verso la conclusione della promenade: la sala degustazioni. In questo spazio cubico quattro tavoli quadrati fluttuano sospesi ad un sistema reticolare. L’innesto distribuisce l’illuminazione e gli stessi tavoli diventano a loro volta supporto per piani removibili in legno. Il rituale della degustazione incontra uno scenario che ne esalta la sacralità, arricchendo le percezioni alla ricerca di una seducente sinestesia.

L’attuale fase di restauro e risanamento conservativo del complesso di San Firenze si inserisce in una lunga scia di interventi che nel corso degli ultimi quattro secoli hanno interessato l’omonimo complesso. L’intervento si è sviluppato lungo due direttrici principali: l’inserimento di funzioni contemporanee con i necessari adeguamenti da una parte, e il mantenimento dell’integrità storica della struttura dall’altra. Il progetto ha lavorato per l’armonizzazione dell’insieme, studiando e analizzando, negli spazi esistenti al piano terra e al piano primo, le varie possibilità che rispondessero alle esigenze richieste dalle varie attività da insediare, unitamente alle indicazioni fornite dal maestro Franco Zeffirelli, senza però sminuire la natura di manufatto storico, architettonico e monumentale del complesso, raro esempio di architettura barocca a Firenze. Lo scopo è di suddividere gli spazi mantenendo una separazione netta tra le varie destinazioni, tutte comunque sempre in simbiosi tra loro attraverso la fluidità dei percorsi. Un recupero, con la creazione di un nuovo contenitore culturale dell’opera del maestro Franco Zeffirelli, grazie al riuso del complesso di San Firenze in risposta alle nuove funzioni, nel pieno rispetto e tutela di un edificio storico monumentale che potrà finalmente riaprire le sue porte alla città, ai cittadini, ai turisti e ai visitatori occasionali, in stretto legame e simbiosi con il circostante patrimonio storico del tessuto urbano di Firenze.

La spa nasce all’interno dell’Hotel Grandvca di Grosseto, una struttura ricettiva di categoria quattro stelle. È stata concepita nella zona seminterrata dell’albergo, dove vi era un ampio spazio di circa trecento metri quadri una volta dedicata a garage. Il fulcro del centro benessere è la piscina, posizionata tra gli elementi strutturali dell’edificio costituiti da una serie di pilastri in cemento armato. Attorno a questa si sviluppano tutte le altre funzioni: il percorso con docce emozionali, il bagno turco, la sauna finlandese, la zona relax. Mentre in una zona soprelevata (filo piscina) si trova il percorso Kneipp, e separata da vetrata per evitare interferenze è stata posizionata l’area fitness. A causa delle travi rovesce della fondazione, una parte della piscina è stata realizzata fuori terra. L’accesso avviene attraverso una scala “nascosta” frontale all’ingresso, che serve anche la zona Kneipp. Al fine di sfruttare al massimo gli spazi e ampliare la piscina, tra i pilastri sono state inserite le sedute con getti per l’idromassaggio e getto cervicale, mentre una lama di acqua accentua l’apparato scenografico della parete di fondo. I pilastri sono stati collegati da “travi” a formare dei portali quasi fossero delle quinte e, ad enfatizzare l’effetto dei riquadri con luci perimetrali. Per la pavimentazione e il rivestimento è stato stato scelto un grès porcellanato effetto travertino di due tonalità dal beige al grigio come pure le pareti che si attestano sulla medesima tonalità.

dg_House A, B, C e D

Il progetto per delle residenze sulle colline della Maremma toscana riprende i caratteri e i materiali della tradizione senza rinunciare alla contemporaneità e all’essenzialità delle linee e delle soluzioni distributive. Il complesso risponde alle esigenze dell’abitare contemporaneo in un contesto rurale. House A e B: alla casa padronale si affianca la dépendance per gli ospiti, ed un locale tecnico ipogeo. I nuovi volumi si accostano a quelli esistenti proseguendo le tracce dei muri portanti in pietra delle case coloniche adiacenti; le linee pulite ed essenziali insieme alle ampie parti vetrate sul paesaggio dichiarano invece la freschezza e la sobrietà della matrice più moderna del progetto. I volumi aggettanti trasportano l’osservatore al centro della fitta pineta e lo sguardo verso il mare. A memoria delle antiche aie, i due volumi sono collegati tra loro da un pergolato in acciaio che trasforma lo spazio intermedio in una corte interna: una leggera linea di separazione tra costruito e natura. La grande copertura lignea, contribuisce a disegnare un unico spazio. House C e D: residenza con piscina la prima e appartamento per il custode e magazzino/garage la seconda che viene realizzata parzialmente ipogea per non interporre del costruito tra gli edifici A, B e il panorama. La soluzione permette inoltre di realizzare un belvedere in continuità con la campagna. La piscina è concepita come un fontanile: un monolite in resina dal quale sgorga acqua in continuazione.

CasaEsse

Il progetto riguarda la ristrutturazione dell’interno di una porzione di fabbricato in cemento armato degli anni Ottanta. L’intento progettuale è stato quello di unificare l’ambiente creando uno spazio polifunzionale, dove l’elemento bagno, vissuto come salotto, è centrale nella composizione architettonica. Organizzazione e praticità sono le parole chiave del recupero, tutti gli spazi risultano omogeneamente interconnessi e l’utilizzo degli stessi materiali (legno, vetro e specchio) contribuisce a creare un senso di omogeneità. Le soluzioni degli arredi in MDU, interamente disegnati da LDA.iMdA design, sono strategici nel dimostrare che anche un piccolo appartamento con le scelte giuste di interior design, arredo, colori (total grey) e materiali è bello da vivere e da vedere.

Conpcet. Arte povera, Tecniche espositive derivate dall’idea in di un cantiere in allestimento.
Materiali. Mutuati dal riuso industriale. Pavimento in pannelli di OSB maschiati. Display in lamiere piegate a formare scaffali espositori autoilluminati su ogni piano. Elementi in rete metallica da cantiere cm 10×10 con filo ϕ6, appositamente sagomata per definire l’emicolonna e la trave, come struttura autoportante per sistemi espositivi, arredi e illuminazione. Geometria. Tracciato regolatore a pianta quadrata, della parte espositiva, quale fulcro stereometrico organizzatore dei volumi e degli spazi circostanti.

Tacchificio… la magica parola, dal suono onomatopeico del punzone della macchina, aveva già traghettato il nostro pensiero nello spazio dell’opificio dove regna sovrana e indiscussa: l’arte del fabbricare. Poi, camminando tra PC, stampanti 3D, macchine CAM per i torni a controllo digitale abbiamo finalmente visto la nascita di un tacco, espulso con forza come un atto d’amore. Una meraviglia dell’arte decorativa e dei sincronismi della materia lavorata: tra la scultura “per via di levare” dei torni e la modellazione “per via di porre” delle stampanti. Quando abbiamo realizzato che, in un nuovo spazio nel distretto del lusso a Scandicci, dovevamo aiutare a esporre migliaia di quei “prodotti”, non ci sono stati tentennamenti. Un solo chiaro concetto ci ha guidati nel progettare: attrarre il visitatore in uno spazio museografico, più che in quello di una fiera.

Il nuovo progetto consiste nell’allestimento e ridistribuzione, per la creazione di nuovi spazi espositivi all’interno di un piccolo immobile commerciale, situato in via del Sole 24r a Firenze, per l’attività di creazione e vendita artigiana di miniature. Gli interventi attuati, hanno ridato vita al vecchio immobile creando tridimensionalità, nuovi punti prospettici e illuminando l’ambiente, così da renderlo alla vista, più ampio. Sfruttando al massimo la verticalità sono stati creati mobili su misura a tutta altezza, funzionali e pratici. Gli elementi orizzontali, come le mensole espositive, corrono su una curva creata in cartongesso, realizzando idealmente in pianta, la forma della “tipica lente” usata proprio dalla proprietà artigiana per ricreare le sue dettagliate e raffinate miniature, con una piccola vetrina, che rappresenta la lente stessa, dove la mensola diventa il manico; il tutto completato da vani contenitori chiusi con ante essenziali. Al lato opposto della parete, viene collocato il tavolo da lavoro e due originali sedute, dove vengono creati questi preziosi manufatti; sopra di esso è installata una lampada regolabile, fonte di luce durante il lavoro della miniaturista. All’esterno, il negozio si presenta al pubblico con l’installazione di un insegna in lamiera effetto corten retro illuminata, disegnata e pensata come un oggetto unico atto a dare la giusta vetrina alle creazioni esposte.

Premio Architettura Toscana

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