Il progetto di restyling delle gallerie commerciali di Santa Maria Novella a Firenze ha riguardato il rifacimento degli elementi architettonici ed impiantistici dei sottopassi, con un approccio definibile “starting from scratch”. La struttura originaria, costruita negli anni ‘60, è stata riportata a nudo, attraverso un’operazione di strip off che ha svelato la molteplici complessità date dalla vetustà delle strutture, messe a dura prova dal prolungato abbandono. Uno degli obiettivi principali dell’intervento è stato convertire luoghi di passaggio in spazi di aggregazione e di condivisione, capaci di accogliere diverse attività ed interpretare diverse tempistiche di utilizzo. In quest’ottica un ruolo importante lo gioca il progetto del pavimento, realizzato in resina grigia e immaginato come una tela bianca sulla quale imprimere una sorta di manuale dell’orientamento, laddove linee, curve e indicazioni scritte accompagnano le persone verso le diverse direzioni del centro. Per le vetrine dei negozi si è optato per una soluzione fatta unicamente di cristallo, accentuando così la permeabilità visiva dell’interno e annullando del tutto la presenza del serramento. Nell’ottica del multiforme utilizzo dello spazio, un esperimento riuscito è stato il tunnel ledwall, venticinque metri immersivi, per video e suono, fanno da gate per chi arriva o rientra dal centro Unesco, suggerendo al passante un luogo “surreale” in cui advertisement ed arte digitale si fondono continuamente.

Come nasce una comunità? Molto ambizioso provare a rispondere brevemente, più probabile riuscire a raccontare come intorno ad un’architettura si sia stretto un insieme di persone, di famiglie, che a poco a poco si sono riconosciute in una identità condivisa. Lentamente ed attraverso un progetto comune, gli architetti e le diverse anime di un cliente multiforme e multiculturale hanno dato vita a ciò che dal principio era un rendering di prova, una maquette, poi fango, battaglie ferro lacrime traguardi poi, infine, casa. Infatti, se nella maggior parte dei casi, l’asse architetti – general contractor si riassume nella costruzione e vendita delle unità abitative, con gli obiettivi fondamentali della massima qualità e profitto, in questa avventura l’abitante è già lì, pronto a vegliare sulle proprie mura che vengono su giorno dopo giorno. L’idea nasce grazie ad una scheda urbanistica del comune di Firenze che individuava un’area industriale immersa nelle colline della zona sud della città. Una fabbrica di tessuti di seta, dismessa dal 2004, veniva candidata a diventare un nuovo complesso residenziale incastrato tra il verde delle colline e il raccordo autostradale proveniente dal casello di Firenze Sud. La struttura paesaggistica del contesto è tra le più pregiate del fiorentino e si salda lentamente al Chianti attraverso l’inseguirsi di colline dolci, punteggiate da nuclei storici ed edifici manifatturieri, in una sfumatura leggera che fonde campagna e città.

Come nasce una comunità? Molto ambizioso provare a rispondere brevemente, più probabile riuscire a raccontare come intorno ad un’architettura si sia stretto un insieme di persone, di famiglie, che a poco a poco si sono riconosciute in una identità condivisa. Lentamente ed attraverso un progetto comune, gli architetti e le diverse anime di un cliente multiforme e multiculturale hanno dato vita a ciò che dal principio era un rendering di prova, una maquette, poi fango, battaglie ferro lacrime traguardi poi, in fine, casa. Infatti, se nella maggior parte dei casi, l’asse architetti – general contractor si riassume nella costruzione e vendita delle unità abitative, con gli obiettivi fondamentali della massima qualità e profitto, in questa avventura l’abitante è già lì, pronto a vegliare sulle proprie mura che vengono su giorno dopo giorno. L’idea nasce grazie ad una scheda urbanistica del comune di Firenze che individuava un’area industriale immersa nelle colline della zona sud della città, dove la struttura paesaggistica di alto pregio si salda lentamente al Chianti attraverso l’inseguirsi di colline dolci, punteggiate da nuclei storici ed edifici manifatturieri, in una sfumatura leggera che fonde campagna e città. Una fabbrica dismessa di tessuti di seta veniva destinata a funzioni residenziali, con una parziale demolizione degli edifici esistenti ed il restauro di una parte di alto valore architettonico, oltre che l’utilizzo della superficie demolita per nuova edificazione.

Realizzazione di nuova palestra per la pratica sportiva della boxe completa di locali accessori costituita da struttura in legno lamellare e facciata continua nella zona di attività sportiva.

Xin Ge Liu è una chef capace di contaminare sapientemente cucina cinese tradizionale con un food-design sensuale e visionario. Nel progettare il suo nuovo locale abbiamo sviluppato un concept che rispecchiasse la sua visione. L’idea è proprio quella di combinare elementi architettonici e iconografici tipici della tradizione cinese con un design contemporaneo, privo degli stereotipi e della calligrafia classica dei ristoranti cinesi. Abbiamo concepito uno spazio aperto, una galleria rosso mattone con accenti blue china, cadenzata da portali che articolano lo spazio senza dividerlo e che, pur evocando l’architettura tradizionale cinese, la reinterpretano in chiave pop. Un grande specchio finale moltiplica lo spazio rendendo le sue proporzioni inebrianti. Abbiamo voluto fortemente integrare cucina e ristorante: gli spazi di cottura e di preparazione del piatto sono completamente aperti verso la sala lungo il lato opposto alle vetrine. Un lungo bancone concede ai clienti che lo desiderano di avere un’esperienza di gusto e una visione personalizzata e diretta. Altro elemento chiave del nostro progetto è il legame con la città, Firenze. Le ampie vetrine stabiliscono un rapporto dinamico con lo spazio urbano, permettendo di connettersi con le persone che passano, il movimento, le luci, trasformando lo spazio interno in luogo teatrale, un po’ palcoscenico, un po’ dehor. IL GUSTO DI XIN GE è un piccolo tempio del cibo, casa ideale per una chef dalla cultura antica e rivoluzionaria.

L’Ospedale Pediatrico Meyer ha acquisito l’ex facoltà di Teologia, in Via Cosimo Il Vecchio 26, trasformandola nel nuovo “Meyer Health Campus”, che ospita aule universitarie. Questo ha reso necessaria la realizzazione di un percorso pedonale (circa 200mt) sia per il personale sanitario che per i genitori dei piccoli pazienti lungodegenti, che vivono nei pressi del Campus. Alla soluzione tecnica del percorso, che prevede due rampe per superare un dislivello di quasi 5 metri, si è sommata la necessità di creare tre cancelli. Questo ci ha permesso di inserire nel progetto alcuni simboli per celebrare l’importante storia del territorio. La presenza della Villa Medicea di Careggi, a 150mt di distanza, sede della Accademia Neoplatonica, ha ispirato la progettazione del cancello all’uscita del parco. L’Uno di Plotino, il concetto più alto dell’Accademia (l’Unità Divina di potenza illimitata, a cui è riconducibile tutta la complessità fenomenica) è simboleggiato dal cerchio del portale circolare, con una grande anta basculante su un perno centrale. Un profilo in acciaio Corten del più giovane dei Re Magi, tratto dalla Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici, celebra la presenza di Lorenzo il Magnifico in questo territorio. Nei due cancelli su Via Cosimo il Vecchio, il cerchio compare invece due volte, formando la “Vesica Piscis”: scelta come simbolo di una cellula nella fase di sdoppiamento, proprio come l’Ospedale Meyer che si espande nel Meyer Health Campus.

La nuova copertura per l’area del mercato di Piazza delle Cure (che rientra nell’intervento più generale di riqualificazione della Piazza a cura del Comune di Firenze) ha il duplice obiettivo di ospitare il mercato ortofrutticolo e di creare un luogo iconico per l’aggregazione dei cittadini. L’Ex-Acquedotto è stato demolito ricostruendone la facciata fino al marcapiano, mantenendo così i confini della Piazza e offrendo un solido sostegno strutturale alla copertura. Nell’intento di unire sia un linguaggio architettonico contemporaneo che una progettazione contestualizzata, abbiamo osservato che questa piazza si trova fra il centro di Firenze e le colline di Fiesole, che ispirarono a Gabriele D’Annunzio i versi de “La sera fiesolana”: “… e ti dirò per qual segreto / le colline sui limpidi orizzonti / s’incurvino come labbra che un divieto / chiuda, e perché la volontà di dire / le faccia belle / oltre ogni uman disire…”. Da questa ispirazione nasce il nostro concept di progetto: un rettangolo con il perimetro orizzontale, suddiviso in dieci fasce, otto delle quali si incurvano, citando lo skyline fiesolano. Le intercapedini formate dalle geometrie variabili consentono una illuminazione naturale. Nel perimetro (40 x 24.72), nei prospetti formati alle estremità dalle coppie di travi e nel ritmo fra pieno e vuoto dai travetti del soffitto è stata applicata (in linea di continuità con vari edifici fiorentini del tardo Medioevo e del Rinascimento) la Proporzione Aurea.

Piazza Annigoni

Il progetto riguarda un nuovo edificio polivalente a destinazione direzionale posto sul lato sud di piazza Annigoni a Firenze, che deriva dagli esiti di un concorso internazionale nel 2006 (Alberto Breschi e Guido Ferrara con N.Ferrara, B.Lami, E.Parigi, G.Todesca, M.Zetti) rielaborato negli anni successivi e infine realizzato nel 2021. L’edificio è strettamente connesso ad un complesso architettonico di alto valore storico monumentale rappresentato dall’antico convento seicentesco di Santa Verdiana, che accoglie attualmente un polo didattico dell’Università degli Studi di Firenze e il cui nuovo ingresso è parte integrante di questo nuovo progetto. Il concept generale consiste nell’impostare l’edificio secondo le due direttrici che orientano il disegno ortogonale della piazza e la preesistenza storica del Convento retrostante, in un dialogo serrato tra antico e moderno. Un grande tetto spiovente, sporgente sulla piazza e originato dalla struttura urbanistica dell’ex convento fornisce il primo segnale forte di questa concezione dello spazio, rendendo efficace e ricca la possibilità di percorrenza e d’uso degli spazi collettivi, dalla piazza fino a chiostro dell’ex convento. La sua rotazione rispetto alla piazza (una cerniera e uno snodo della metamorfosi in atto) vuole esprimere la continuità sopra ordinata dell’impianto urbanistico storico, che peraltro è lo stesso degli edifici più significativi del Mercato ottocentesco e del più recente edificio de La Nazione.

Il complesso nasce come conceria dall’aggregato di edifici di diversa natura: costruzioni specialistiche ed edilizia di base. È presente nella pianta del Buonsignori (1594). Cessata l’attività, fu acquistato dal Comune di Firenze nel 1910 per farne una stazione della nettezza urbana e subendo, a partire da quel momento, pesanti interventi di adattamento. Dismesso negli anni ’70, fu sottoutilizzato e progressivamente abbandonato, versando in stato di totale fatiscenza. Nel 2005 è stato notificato dal MIBACT. Nel 2016 è stato acquistato dalla società Santacroce srl. Obiettivo del progetto è stata la trasformazione in un complesso residenziale di undici alloggi. L’azione progettuale, le cui linee guida si sono basate su approfondite indagini storiche ed analisi tipologiche, è così sintetizzabile: – recupero dell’assetto tipologico-strutturale: due primi piani “solidi”, contraddistinti da setti continui ed aperture di dimensioni limitate, e due piani sovrastanti “leggeri”, caratterizzati da pilastri in muratura, travi in legno e grandi finestroni; – riapertura di cortili intasati da superfetazioni, anche storicizzate; – ripristino dello spartito delle facciate di inizio ‘900, ricostruito dall’analisi dei documenti storici e dalla lettura dei manufatti; – eliminazione di strutture incongrue: solai, scale, divisori; – introduzione dei nuovi elementi mantenendo la leggibilità delle strutture originarie; – miglioramento del comportamento antisismico ed efficientamento energetico.

Casa M-U

Progetto di interni del 2021 realizzato nel centro storico di Firenze in Via dei Tosinghi, al quinto e sesto piano del Palazzo de’ Visdomini. Il progetto si propone di risolvere lo spazio dell’appartamento limitando al minimo gli interventi: al piano inferiore un elemento pieno perimetrale, una sorta di boiserie reinterpretata ed “estrusa”, riveste le pareti e viene scavato attraverso sottrazioni per ricavare i vari elementi di arredo necessari, liberando la pianta. Il nuovo elemento perimetrale, a seconda della quota che va a battere, ospita così da un lato il divano mentre sull’altro accoglie il camino definendo con un solo gesto la zona soggiorno, su cui si apre la nuova cucina. Sul lato del camino l’arredo ospita una parete tessile scorrevole a scomparsa che all’occorrenza può dividere l’ambiente per ricavare una stanza per gli ospiti. Il piano superiore è raggiungibile attraverso la nuova scala, un elemento in parte integrato nell’arredo perimetrale, che ne accoglie i primi gradini, in parte nascosto all’interno di un volume sospeso. Anche a questo piano interventi contenuti e l’introduzione di pochi nuovi elementi ridefiniscono lo spazio esistente: il bagno è stato allargato rispetto all’esistente, ricavando la doccia in uno spazio posto a una quota inferiore precedentemente utilizzato come ripostiglio. Nella camera, l’elemento della testata del letto funge anche da parapetto della nuova scala, mentre la parete viene estrusa accogliendo quanto necessario.

Casa M-U

Progetto di interni del 2021 realizzato nel centro storico di Firenze in Via dei Tosinghi, al quinto e sesto piano del Palazzo de’ Visdomini. Il progetto si propone di risolvere lo spazio dell’appartamento limitando al minimo gli interventi: al piano inferiore un elemento pieno perimetrale, una sorta di boiserie reinterpretata ed “estrusa”, riveste le pareti e viene scavato attraverso sottrazioni per ricavare i vari elementi di arredo necessari, liberando la pianta. Il nuovo elemento perimetrale, a seconda della quota che va a battere, ospita così da un lato il divano mentre sull’altro accoglie il camino definendo con un solo gesto la zona soggiorno, su cui si apre la nuova cucina. Sul lato del camino l’arredo ospita una parete tessile scorrevole a scomparsa che all’occorrenza può dividere l’ambiente per ricavare una stanza per gli ospiti. Il piano superiore è raggiungibile attraverso la nuova scala, un elemento in parte integrato nell’arredo perimetrale, che ne accoglie i primi gradini, in parte nascosto all’interno di un volume sospeso. Anche a questo piano interventi contenuti e l’introduzione di pochi nuovi elementi ridefiniscono lo spazio esistente: il bagno è stato allargato rispetto all’esistente, ricavando la doccia in uno spazio posto a una quota inferiore precedentemente utilizzato come ripostiglio. Nella camera, l’elemento della testata del letto funge anche da parapetto della nuova scala, mentre la parete viene estrusa accogliendo quanto necessario.

Factory

L’intervento previsto per la Manifattura Tabacchi di Firenze si propone di trasformare un’ex area dismessa di oltre 100.000 mq in un innovativo polo di aggregazione, connesso e sostenibile, dove formazione, cultura, turismo e artigianato possano diventare nuove opportunità per la città. La FACTORY, inaugurata ad Aprile 2023, è costituita dai tre edifici 4-5-11 che insieme costituiscono un unico organismo concepito come un enorme laboratorio in grado di coniugare il processo creativo all’arte del fare, stimolando la nuova generazione di artisti, artigiani e apprendisti a fondere la tradizione antica di secoli con le tecnologie emergenti. Al centro del complesso vi è piazza Francesca Morvillo dove un mix-funzionale, attentamente orchestrato, anima lo spazio delimitato dalle quinte degli edifici storici con negozi e botteghe artigiane. La copertura dell’edificio centrale più basso ospita l’Officina Botanica, un grande giardino pensile collegato tramite ponti pedonali agli atelier ed agli uffici ospitati negli edifici B4 e B5. Un elemento chiave di questo polo dinamico è lo spazio eventi all’interno del B11, i cui ambienti rimarranno liberi e flessibili per ospitare mostre d’arte, sfilate di moda, concerti, fiere. Il progetto si è posto l’obbiettivo di enfatizzare l’aspetto post industriale dello spazio, per trasmettere ai visitatori il fascino di un luogo che oggi può essere considerato di archeologia industriale e che per funzione è sempre stato nascosto alla cittadinanza.

Premio Architettura Toscana

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