Nel Museo dell’Opera del Duomo di Pisa la successione delle opere è espressione della devozione e della magnificenza di Pisa a partire dal Dodicesimo Secolo. Nella potente e ricca repubblica marinara si sono incontrate culture artistiche diverse, da quelle d’oltre Alpi a quelle islamiche, e nel sec. XIII, con l’arrivo di Nicola Pisano, inizia una stagione di sperimentazione nell’ambito della scultura che ha in sé tutti i semi che germoglieranno con il Rinascimento. Il nuovo progetto museografico si pone come obbiettivo la realizzazione di un percorso fluido, in cui le opere della grande scultura pisana sono valorizzate dagli allestimenti e nello stesso tempo dialogano con il contesto storico.  Le opere sono contestualizzate mediante allestimenti che evocano il luogo, la collocazione e le atmosfere originarie. Si tratta di una operazione complessa, mai imitativa della realtà, ma volta a cogliere l’essenza e i significati reconditi per veicolarli. Le finiture, i colori e i materiali rimandano a quelli storici usati nei monumenti della piazza, reinterpretati in chiave contemporanea.  I basamenti e le pedane sono in pietra arenaria lavorata in modo da creare una leggerissima vibrazione della superficie. I fondali delle opere sono realizzati in resina o in encausto, per evocare i colori della piazza o i finti marmi dell’interno duomo. Il percorso espositivo si sviluppa su 3000 mq interni, e su una porzione del porticato esterno. Le 380 opere esposte sono suddivise in 26 sezioni.

L’intervento di restauro comprende sia l’immobile denominato “Frati Bigi” che le sue aree verdi pertinenziali. Il complesso, tutelato da vincolo diretto dalla Soprintendenza, era abbandonato da anni e versava in condizioni pessime di degrado. La riqualificazione urbana ha interessato circa 5.000 mq di verde, da destinarsi a parco pubblico e 2.800 mq di edificato, realizzato in classe energetica A, con residenze (primo, secondo e terzo piano), servizi e commerciale (piano terra.). Le venti residenze, servite da scale e ascensori collegati fino al piano interrato-rimessaggio, sono poste in due blocchi con caratteristiche diverse: edificio neogotico (solai in travi travicelli e mezzane, alla maniera toscana), blocco più recente ampi terrazzi schermati da verde rampicante. Su via Matteucci, è ubicato l’accesso: auto, moto, biciclette e parcheggio privato interrato, trattato come un’estensione della superficie a verde con il posizionamento di tre alberi di olmo. L’uscita del parcheggio è realizzato in vetro per non interrompere la continuità visiva sul giardino. La zona a sud è stata progettata come spazio ludico per tutte le età, con giochi per bambini ed uno dedicato al gioco delle bocce, con sedute di varie dimensioni e tipologia, e fontane. La pavimentazione: per la zona a nord è stata realizzata in pietra “colombina” con varie finiture e tagli, cotto sotto la loggia, cemento architettonico nella zona carrabile, ghiaia per l’aiuola sul fronte principale e teak per i camminamenti di penetrazione posti a sud.

La struttura dell’Arsenale si presentava in uno stato di degrado, privo di copertura, delle grandi arcate, dei piani di calpestio ed era completamente invaso dalla vegetazione con un rinterro di circa due metri oltre la quota medievale; di fatto si trattava di un vero e proprio rudere seppure di grande fascino. La ricostruzione e il restauro degli Arsenali Repubblicani ha affrontato diversi temi, dalla scoperta dei resti archeologici, dalla ricerca storica, alla ricostituzione filogica che ha guidato le scelte progettuali, agli interventi strutturali di rilevanza sismica fino all’inserimento degli impianti tecnologici necessari per la pubblica fruizione. L’agibilità dei locali prevede attività culturali, museali, di pubblico spettacolo ed auditorium con capienza fino a seicento persone per cui l’immobile ha una attrattività gestionale significativa soprattutto perché si tratta di un bene storico straordinario monumentale che si offre non soltanto alla città di Pisa ma al turismo internazionale. La valorizzazione degli Arsenali Repubblicani contribuisce in ogni caso alla conservazione del patrimonio culturale, allo sviluppo intelligente e sostenibile, fornisce infrastrutture e servizi culturali, promuove l’industria culturale e creativa, rendono attraente la cultura e usano la cultura per unire le comunità. Il risultato raggiunto fa immergere il visitatore nell’antica Terzanaia medievale all’interno degli arsenali che nella contemporaneità trovano l’originario splendore.

Il nuovo quartier generale della Forti spa, situato tra Pisa e Livorno, ospita gli uffici e il centro direzionale del gruppo aziendale. Il centro rappresenta un chiaro esempio di architettura sostenibile. Le performance energetiche dell’edificio sono diretta conseguenza di una progettazione attenta agli aspetti bioclimatici; lo studio delle superfici opache e trasparenti è studiato in base al loro specifico orientamento. A piano terra, una grande hall accoglie i visitatori e si apre in una grande facciata ventilata. La facciata sud-est è invece caratterizzata da grandi vetrate continue schermate da frangisole lineari. Queste scelte si riflettono all’interno in ambienti di lavoro con vista aperta sul verde. Il verde è presente anche all’interno dell’edificio con giardini pensili e terrazze rivestite in materiali naturali, contribuendo alla regolazione del microclima. La facciata sud è stata interamente rivestita con pannelli fotovoltaici. Grazie allo sviluppo di apposite soluzioni architettoniche, l’involucro diventa il primo impianto tecnologico dell’edificio. Insieme all’involucro è stato sviluppato un apparato impiantistico all’avanguardia, che impiega impianti di illuminazione LED, un sistema geotermico per la climatizzazione degli spazi interni e recuperatori di calore. Il mix di fonti rinnovabili e fanno di questo complesso un punto di riferimento per l’edilizia sostenibile di tutta la Regione Toscana, che ha ottenuto la certificazione di sostenibilità LEED Gold.

L’intervento si è rilevato per condizioni e per scelta, composito, in quanto ha adottato e combinato tra loro più registri di mera conservazione, di risarcimento, di aggiunta, di manutenzione. Il progetto ha ricercato un’assonanza temperata tra le parti attraverso l’utilizzo di materiali affini e compatibili, proponendo un risultato che ha voluto essere sobrio ma ha rifiutato di essere neutrale ha cercato cioè di riconnettere le parti preesistenti alle nuove integrazioni senza rimarcare la discontinuità ma senza nemmeno mascherarla, affidandosi sopratutto al differenziale dovuto all’assenza di degrado e patinatura dei nuovi materiali rispetto agli antichi e a contatti nitidi che rispettano le tracce antiche senza però ostentarle in modo “scientifico“. La scelta è stata quella di condurre un intervento per così dire prudente, discreto in un certo qual modo timido da risultare quasi “trasparente” che ha permesso di conservare e rispettare i caratteri delle superficie preesistenti. L’intervento sulle strutture è stato anch’esso sviluppato in modo da minimizzare l’impatto e non alterare il meccanismo statico preesistente, dove ciò non è stato possibile si è reso reversibile al fine di poterlo rimuovere nel caso di mutate necessità o di avanzamento tecnologico: non sostituzione dell’organismo statico con uno diverso, ma restituzione alle strutture preesistenti dei loro compiti e delle loro caratteristiche con l’eventuale aiuto, dove si è reso necessario, di strutture integrative.

In principio c’è il disegno. L’intuizione si consolida attraverso i veloci tracciati sovrapposti ai rigorosi segni del rilievo architettonico. I solchi incerti dell’idea si sommano ai lacerti di un passato recente, ultima stratificazione insignificante se confrontata all’anima dell’edificio. L’appartamento, posto al secondo piano di un impianto medievale nel quartiere di San Martino a Pisa, originariamente si presentava scarsamente funzionale: un corridoio d’ingresso adiacente ad un piccolo disimpegno serviva due bagni ciechi e due camere. L’intervento valorizza le componenti strutturali dell’architettura. L’angusto impianto distributivo viene sostituito da un diverso sistema funzionale di forte caratterizzazione estetica. Questo congegno scatolare fatto di legno e vetro intercetta le strutture degli impalcati con degli schermi trasparenti, rivelandone in tal modo la loro continuità. L’impianto planimetrico che ne risulta ritaglia nuove traiettorie geometriche ottenendo una riorganizzazione spaziale e funzionale. Gli effetti vibranti prodotti dai colori, dalla luminosità dei materiali e dalle molteplici riflessioni delle vetrate conferiscono a questo spazio una particolare suggestione entro cui la contemporaneità si confronta con la storia. Nel soggiorno un armadio attrezzato richiama nelle componenti cromatiche, nella forma e nelle linee geometriche il nuovo sistema distributivo enfatizzando l’organicità dell’intervento.

L’attenzione e il “rispetto” del contesto in cui ci siamo trovati ad operare, ci ha imposto un intervento che, non alterando la facciata dell’immobile, si sviluppasse all’interno dell’unità immobiliare e fosse caratterizzato dalla fornitura di un arredo e impianti, il cui eventuale smontaggio, non compromettesse parti strutturali e decorative dell’edificio. L’intento è quello di “invitare”, all’interno dell’allestimento, la clientela che sta visitando l’area monumentale, in un percorso espositivo nel quale, gli oggetti venduti, sono inseriti in un arredo connesso architettonicamente con l’esterno. “Invito” realizzato con un ingresso “sempre aperto”, senza ulteriori infissi, utilizzando il portone esistente, restaurato e l’uso di colori e materiali presenti nell’adiacente piazza “dei Miracoli”: il prato, il grigio della pietra “serena” e del marmo Bardiglio, il bianco del marmo di Carrara. Il negozio è un percorso, delimitato a terra da un prato artificiale, ad una quota rialzata rispetto alla pavimentazione. Alle pareti laterali sono appese delle “nicchie”, con andamento curvilineo, che accompagnano il cliente nell’acquisto e nell’osservazione dei prodotti, fino alla cassa, posta nella stanza successiva a quella di ingresso. Gli espositori, sospesi da terra, sono progettati come un “nastro” continuo dove si inseriscono nicchie con archi a tutto sesto, ricordo degli archetti ciechi e delle lesene appartenenti agli edifici della piazza.

Il fabbricato posto a Pisa in via Gioberti 39 è un edificio con pianta irregolare, di due piani fuori terra ed un piano interrato, destinato a biblioteca, uffici ed altri spazi polivalenti con un ampio giardino esterno ed una Piazza pubblica antistante. L’edificio è caratterizzato da un involucro trasparente articolato intorno ai due blocchi scala e servizi. La trasparenza delle pareti vetrate è stata concepita nel rispetto del grande valore delle mura urbane poste dietro l’edificio e che così possono essere viste dalla via pubblica. La struttura è di tipo reticolare a ponte con funzione di sostegno dell’involucro trasparente che rende possibile una flessibilità totale dello spazio. La zona centrale dell’atrio al piano terra risulta libera da pilastri in quanto gli orizzontamenti sono sostenuti da tre travate reticolari tipo Warren di altezza pari all’interpiano tra piano primo e copertura. Gli elementi rigidi sono costituiti dai due corpi scala in c.a. La parete vetrata esterna è ancorata attraverso montanti ai solai. Il volume dell’auditorium al piano primo è l’elemento che concilia massa e leggerezza di forma a parallelepipedo appeso e rivestito in legno. Questa “scatola volante” può essere osservata dalla sala polifunzionale posta al piano terra. Il piano seminterrato assume la valenza di piastra distributiva di servizi, canalizzazioni e reti tecniche che attraverso i cavedi dipartono da questo livello rendendo facilmente manutenibile e gestibile l’intero complesso.

Per il progetto, finalizzato alla realizzazione della nuova sede direzionale e commerciale di una giovane e dinamica realtà imprenditoriale pisana, la casa farmaceutica Pharmanutra, è stato scelto questo fabbricato isolato, contraddistinto dai connotati di casa rurale, anche se in realtà generato dalla ristrutturazione di un capannone negli anni ’90, perché al di là dei contenuti volumetrici e formali erano state viste le potenzialità in esso contenute. L’intervento è sostanzialmente conservativo, attuato con semplici opere di ristrutturazione interna, per adeguare i locali alle nuove esigenze funzionali, ma il vero intervento è teso alla creazione di un fabbricato ad emissioni zero, energeticamente autosufficiente. La proprietà, operando nel campo della ricerca avanzata è indirizzata a tutto ciò che è all’avanguardia per tecnologia e sensibilità all’ambiente. Da queste premesse ed in considerazione della felice ubicazione del manufatto, libero sui quattro lati e posizionato longitudinalmente secondo l’asse est/ovest, è stato possibile ipotizzare un sistema passivo di climatizzazione, in particolare ricorrendo ad una “serra solare”. L’intervento è assolutamente ecosostenibile, tutti i materiali principalmente utilizzati: ferro, vetro ed alluminio, sono riutilizzabili o riciclabili al 100%. Questo intervento frutto di una attenta combinazione di soluzioni passive, la serra solare e attive, pompa di calore, risponde a pieno titolo ai principi delle “green city”; la sfida

Il Centro Direzionale Forti ospita la sede operativa del gruppo aziendale.L’edificio rappresenta un esempio di architettura sostenibile su grande scala:le sue performance energetiche infatti sono il risultato di una progettazione attenta agli aspetti bioclimatici mentre il susseguirsi delle superfici opache e trasparenti è stato studiato in base al loro specifico orientamento. Una hall a tripla altezza accoglie i visitatori aprendosi in una facciata ventilata.La facciata sud-est è invece caratterizzata da grandi vetrate continue schermate da frangisole lineari a passo variabile:queste scelte donano agli ambienti di lavoro una vista aperta sul paesaggio,mentre giardini pensili e terrazze contribuiscono alla regolazione del microclima.Infine,il lato sud ospita una grande facciata ventilata in pannelli fotovoltaici architettonicamente integrati che copre gran parte dei consumi di condizionamento e illuminazione. Grazie allo sviluppo di soluzioni architettoniche ad hoc,l’involucro diventa il primo impianto tecnologico dell’edificio. Parallelamente,è stato sviluppato un apparato impiantistico all’avanguardia, che impiega diverse tecnologie tra cui un sistema geotermico per la climatizzazione degli spazi interni e ricuperatori di calore e illuminazione LED. Il mix di fonti rinnovabili e strategie di contenimento dei consumi fanno di questo complesso un punto di riferimento per l’edilizia sostenibile in Toscana,candidato alla certificazione di sostenibilità LEED,Gold rating.

Lo spazio centrale chiuso da partizioni trasparenti e opache intorno al quale si snoda un unico spazio divisibile da pareti mobili che individuano l’area riposo, l’area pranzo e i laboratori. Le partizioni mobili consentono di utilizzare questi spazi in modo diverso a seconda del progetto didattico, del numero di bambini presenti, della possibilità di ospitarvi eventi che coinvolgano bambini e genitori .La forma sferica e la presenza di ambienti che si aggregano intorno all’aula centrale creano una distribuzione estremamente fluida e una maggiore facilità nel controllo dei bambini da parte degli educatori. Spazi interni: didattico per i bambini dai 18 mesi ai 6 anni, servizi igienici, il laboratorio/atelier centrale,gli ambienti polifunzionali (riposo/laboratori), il refettorio, cucina, lavanderia, dispensa, locale tecnico Progettazione integrata e studio bioclimatico dell’architettura Geotermia Pannelli solari Pannelli fotovoltaici Recupero acqua piovana impianto di ventilazione interna (in mq) superfice lotto 1186,Sul 418,giardino 424,Volume 1566 mc

Il fabbricato che ospita la filiale e sede legale della Banca di Pisa e Fornacette si trova nel centro di Pisa, in via Lungarno Pacinotti, vicino al Ponte di Mezzo. Il progetto interessa alcuni locali del piano terra e del piano primo di un edificio storico e si articola su una superficie complessiva di circa 650 mq. Il piano terra ospita la hall di ingresso, il salone con le casse ed il caveau. Attraverso l’ingresso si entra in uno spazio a doppia altezza, attraversato da due ponti colorati, al cui interno si sviluppa una comoda scala in legno di teak, che sale al piano superiore. Il piano primo, con una superficie di circa 500 mq, ospita gli uffici della direzione, la segreteria, la sala riunioni, la sala per conferenze, archivi e locali tecnici, uniti tra loro da una “catena”di corridoi, slarghi e spazi di attesa. L’intervento di restauro ha lasciato invariata la distribuzione dei locali e la loro dimensione, prevedendo un’opera di consolidamento delle strutture e il ridisegno dei percorsi di distribuzione. All’esterno l’edificio mantiene un aspetto omogeneo e si integra con il resto dei prospetti affacciati sul fiume. All’interno il progetto ammicca ai decori tradizionali delle mattonelle in graniglia degli anni ’50, ingigantiti attraverso la lente della rivisitazione pop. Così dove il pavimento prende colore gli arredi si fanno più tenui, al contrario nelle stanze in cui il rivestimento è bianco e nero gli armadi, i tavoli e le sedie si accendono con i colori intensi.

Premio Architettura Toscana

2018 - 2022 © Tutti i diritti riservati. Fondazione Architetti Firenze, Via Valfonda 1/a, 50123 Firenze

Cod.Fisc./P Iva 06309990486 | Privacy Policy | Cookie Policy

Design by D'Apostrophe | Developed by Shambix