Il progetto prevede la ristrutturazione di un piccolo edificio in via della Stufa al numero civico 38 di Prato. La casa è singolare, perché singolare è la conformazione legata alla scala di ingresso che “taglia” longitudinalmente tutti i piani e consente la distribuzione e l’accesso alle varie quote. Tutti gli interventi hanno come scopo principale quello di confrontarsi con il tema dell’abitare declinato, in questo caso, nella necessità di rendere gli ambienti accoglienti e capaci di migliorare e facilitare la vita delle persone che li abiteranno senza però comprometterne l’architettura originaria. Lavorare sui prospetti diventa l’occasione per mettere in contatto la sfera privata con quella pubblica. I prospetti esterni infatti comunicano con l’esterno, con la città ma anche con l’interno, con il mondo domestico, casalingo. Il disegno dell’intonaco a sgraffito, che dialoga con quello delle persiane per forma e ritmo, è sempre teso nel far risaltare l’andamento verticale della facciata secondo un ritmo sincopato che mano a mano che sale, si apre sempre di più. Il risultato che si ottiene è quello di un fronte elegante e leggero dove i pochi elementi inseriti sono la conseguenza di una lettura sensibile del contesto, di un’interpretazione critica dell’esistente nella logica di valorizzare e potenziare la qualità architettonica dell’antico tessuto urbano della città.

Ardengo

Il principio cardine dell’approccio progettuale è stato quello di rendere vita e dignità ad un fondo desueto nel centro storico di Prato attraverso la riscoperta delle sue memorie storiche. Su tutte, le ampie volte a crociera e una colonna tardo medievale che silenziosamente, da sempre, sorveglia i locali. Le pareti perimetrali hanno subito interventi puntuali di recupero dell’intonaco ammalorato, mentre le ampie volte sono state restaurate e tinteggiate in modo tale da creare una sorta di “cappello” percepibile all’interno dell’intero fondo. La cucina a vista, oltre a far leggere l’attività lavorativa del ristorante, dona profondità e facilità di lettura del soffitto voltato.

BASI Pilates Italia

L’edificio si trova all’interno di un’area interclusa del centro storico di Prato, è composto da una palazzina residenziale su fronte strada e da un capannone costruito sul retro. Grazie a questa tipologia insediativa, basata sulla commistione tra l’ambiente domestico e quello di lavoro, la città è cresciuta enormemente nell’immediato dopoguerra. L’introduzione di nuove funzioni per ospitare il centro Pilates ha previsto un rimodellamento della distribuzione interna: l’accesso è obbligato dall’unico affaccio presente su strada, si susseguono ingresso, area spogliatoi e l’aula per gli esercizi; gli spazi interni si suddividono secondo tre fasce di utilizzo che vanno dalla più alla meno contaminata. Nuovi spazi di lavoro sono stati creati grazie all’introduzione di un soppalco realizzato con profili industriali IPE: questi generano un soffitto a cassettoni restituendo alla stanza una regola geometrica e iscrivendo la struttura con una trama di elementi in acciaio. Il parapetto del soppalco è una singola trave reticolare che permette di liberare la sala dagli appoggi. L’intervento ha previsto il completo rifacimento della copertura mentre le capriate esistenti sono state mantenute e binate per raggiungere gli standard sismici odierni. Strutturalmente il progetto si è definito affiancando le capriate storiche con nuove capriate a portale caratterizzate da puntoni spessi senza saette e con catena e monaco molto snelli, permettendo di apprezzare il disegno delle strutture originarie.

Palestra scolastica dotata di campo regolamentare per il basket (Livello Base) e per la pallavolo (campo omologato per Campionati Nazionali serie B2). L’edifico si sviluppa trasversalmente a via A. Kuliscioff sulla quale si affaccia mediante una piccola piazza pubblica, dove, varcato l’ingresso, si percorre un percorso pedonale permeabile in autobloccanti di cemento in parte inerbiti, che collega la palestra con la scuola. Il fabbricato, realizzato da una struttura prefabbricata di c.a.p. si compone di tre volumi distinti: il volume che ospita l’area gioco di dimensioni in pianta di circa ml. 22×33 e H interna di ml 8.60 e due volumi più piccoli, ad esso addossati, sempre in prefabbricato di c.a., destinati uno a spogliatoi e l’altro a locale tecnico. La copertura a shed ospita l’impianto fotovoltaico. I pannelli prefabbricati in c.a. del volume principale sono caratterizzati da una finitura in cemento grigio su fondo cassero scandito da finte fughe orizzontali distanziate con andamento decrescente partendo dalla sommità del fabbricato. Un’ampia vetrata d’angolo di colore arancione e vetrofanie con figure di pallavoliste e cestisti caratterizza le facciate sulla piazza. ll blocco degli spogliatoi si distingue, invece, grazie ad una parete verde realizzata da una “pelle” in rete elettrosaldata maglia 80×80 mm, filo 6, sulle quali sono cresciute piante rampicanti (rose e gelsomini) innestate in aiuole ricavate sul marciapiede in calcestruzzo che circonda il fabbricato.

Tennis Club

In stretta sinergia con il Consiglio Amministrativo del Tennis Club di Prato, l’obbiettivo primario del restauro è stato quello di restituire agli ambienti interni dell’antica villa del ‘700, immersa nella natura della collina pratese, l’eleganza e il verve che questo tipo di luoghi hanno a livello internazionale, creando un spazio dove i soci possano ritrovarsi non solo per praticare sport ma per condividere momenti di relax e convivialità, lasciando inalterata l’architettura storica. L’intervento ha riguardato il piano terra della villa e si è articolo in quattro ambienti principali: la sala bar, caratterizzata da grandi archi che mettono in comunicazione gli ambienti esterni con l’interno, l’ampia zona d’ingresso che oltre a collegare i due grandi cortili esterni a destra e sinistra della villa funge da filtro e sala d’attesa, la sala lettura, la sala ristorante divisa in due zone e la saletta conversazione, con un salotto conviviale sovrastato al centro della parete da una grande composizione di racchette appartenute ad alcuni soci storici del club. Il restauro ha riguardato a livello architettonico l’eliminazione di alcune superfetazioni estranea all’edificio storico, il rifacimento degli impianti di climatizzazione, la sostituzione degli infissi con elementi dalle caratteristiche più performanti, lo studio dell’illuminazione ed il rifacimento della pavimentazioni oltre allo studio dettagliato di tutti gli elementi d’arredo realizzati su misura.

Uffici NWG

Il restyling della sede operativa ed amministrativa della NWG spa e della NWG Energia SB, nasce dall’esigenza di dare una nuova veste agli ambienti di lavoro, creando ampi open space per una maggiore interazione, condivisione e dinamicità nella fruizione dello spazio lavoro “aperto”. Inoltre con la realizzazione di un grande soppalco in acciaio sono state ricavare delle zone dedicate alla formazione al piano superiore ed alla progettazione al piano terra. Non solo gli spazi open space ma anche gli uffici direzionali, le sale riunioni e gli spazi a comune, hanno cambiato veste con mobili disegnati su misura, nuova illuminazione e dettagli caratterizzanti ogni singolo ambiente. In sinergia con la mission aziendale un’ attenta progettazione ha riguardato l’aspetto della sostenibilità, con la realizzazione di un sistema di condizionamento e ricambi d’aria ad alta efficienza energetica, la sostituzione di tutti gli apparati illuminanti con l’inserimento di nuovi a basso consumo, la realizzazione di un impianto fotovoltaico in copertura, l’istallazione di colonnine elettriche per 12 postazioni di ricarica, inoltre con la realizzazione di un giardino verticale di 70 mq composto da 2800 piante, che non solo contribuisce a creare un ambiente stress-free per chi lo vive quotidianamente, aiuta insieme agl’altri elementi sopra descritti a ridurre la CO2, rispondendo nel proprio piccolo al progetto Prato Urban Jungle, contenuto all’interno del Piano Operativo della città di Prato.

Shelter #1

Shelter #1 è una struttura itinerante, montata per la prima volta nel quartiere del Macrolotto 0 di Prato, all’interno di un ex piazzale industriale abbandonato. Nell’attesa della futura cantierizzazione del piazzale per la realizzazione di un parco, l’area è stata aperta sotto forma di spazio pubblico temporaneo, permettendo alla cittadinanza l’immediata fruizione di un bene acquisito dalla pubblica amministrazione. L’intervento fa parte di una serie di progetti pilota sulla sicurezza urbana sviluppati dal Comune di Prato e finanziati da Regione Toscana, per promuovere forme attive di controllo del territorio. La struttura è stata di supporto ad una serie di attività estive che hanno animato un quartiere privo di spazio pubblico, dove risiede una delle comunità cinesi più grandi d’Europa. La costruzione, realizzata con sistema tubo-giunto, è stabilizzata da trentadue jersey e poggia su una piattaforma di asfalto assunta come matrice dimensionale del progetto. La struttura è quindi il risultato di una serie di dimensioni fisse, vincolate da elementi standard, che trova nel processo di progettazione e nella precisa esecuzione la sua forma finale. La creazione del giardino attorno alla struttura è stata condotta mediante una serie di cantieri collaborativi, addomesticando la vegetazione e riutilizzando i materiali trovati in loco. Shelter #1 è stato smontato a dicembre 2018, in primavera verrà rimontato con una nuova forma in un quartiere periferico della città.

Il museo civico è allestito all’interno di uno degli edifici storici più importanti di Prato e raccoglie opere d’arte che spaziano dal Medioevo al Novecento. Nella nuova concezione museografica, gli spazi del Palazzo Pretorio costituiscono una parte di storia che si somma a quella delle opere esposte. Con i nuovi interventi si è creato un percorso fluido e chiaro che partendo proprio dal riconoscimento del valore dell’architettura storica dell’edificio ne mantiene una lettura unitaria degli splendidi spazi interni. In questa ottica l’allestimento propone soluzioni chiare e trasparenti, cucite intorno al corpus delle opere e dell’architettura dell’edificio, utilizzando linguaggi propri e materiali contemporanei. Non ci sono ibridazioni storicheggianti, oppure repertori in stile, ma piuttosto rispetto e sensibilità verso i valori storici che informano l’intero progetto. L’evocazione è presente grazie all’uso dell’illuminazione, del multimediale, dei toni e dei colori neutri dei materiali scelti. Ma la loro natura tende alla purezza e all’astrazione, lasciando campo di espressione alla natura e ai vivissimi colori delle opere. Il ricorso al tessuto non è mai convenzionale: esso richiama caratteristiche storiche visive e tattili tradizionali (nell’uso delle tele e delle sete) e innovative (nell’uso dei tessuti tecnici e dei tessuti metallici). Oltre che un rimando alla produzione e alla storia di Prato, l’impiego del tessuto costituisce un omaggio all’arte di allestire in sé.

Il progetto di riqualificazione di piazza Bianchini a Iolo, frazione di Prato, è figlio di una progettazione partecipata con la cittadinanza per realizzare un luogo di valore e di socializzazione per il paese. Prima dell’intervento la piazza era impostata in due settori, disposti in modo simmetrico attorno ad una vasca, che ospitavano le sedute e le alberature. La vasca era ormai in disuso da tempo, gli alberi ormai cresciuti troppo creavano un eccessivo ombreggiamento che aveva causato la completa degradazione del tappeto erboso con le parti verdi diventate zone in terra battuta. L’elemento centrale e fulcro del progetto è oggi la fontana a terra, che zampilla per offrire divertimento refrigerio ed effetto scenografico, attorno alla quale si organizzano con un movimento centripeto una serie di spazi diversificati con aiuole multiformi e spazi dedicati alla sosta e ai camminamenti. La piazza è oggi caratterizzata da tre pavimentazioni nei vari settori della piazza. La pietra arenaria che dal centro della fontana e con linee poste a raggiera orienta i visitatori, le piastrelle esagonali di cemento che individuano e marcano le isole della sosta e l’asfalto colorato fa da sfondo e coagula le forme della piazza. Ai toni caldi delle pavimentazioni si aggiungono le aiuole in corten, che contengono la vegetazione della piazza articolata per offrire colore e forme diverse durante tutto l’anno, con i grandi alberi che garantiscono ombra alle sedute e colore nel periodo di fioritura.

Il progetto di Nio mira a favorire la permeabilità fra il centro e il suo territorio. L’edificio esistente viene integralmente conservato e lasciato intatto in tutti i suoi aspetti. A esso si accosta, in forma di anello, un nuovo volume che, riprendendo il disegno dell’originario parco circostante, si orienta verso la dimensione pubblica. Grazie alla nuova entrata, al bookshop e al ristorante situati all’interno di un corpo trasparente al piano terra, il Centro si rivolge all’esterno, sollecita curiosità, invita all’interazione, si apre alla città, mediato da un giardino sperimentale e da una ampia piazza. Il punto più alto del complesso espositivo è raggiunto da un elemento simile a un’antenna capace, da un lato, di rappresentare la volontà di captare le nuove forme di creatività vive nel territorio, dall’altro di denunciare la presenza importante di un luogo deputato alla loro promozione, di immediata visibilità sia per chi proviene dall’autostrada sia per chi arriva a piedi dalla città. Fin dalla prima formulazione del progetto, Maurice Nio ha scelto per il nuovo edificio un titolo dal forte sapore evocativo: Sensing the Waves, suggerendo la sua funzione di recettore (e magari anche di trasmettitore) capace di captare e divulgare le vibrazioni del tempo presente.

L’edificio esistente non è mai stato un esempio significativo di archeologia industriale. Il progetto propone di enfatizzare la più importante delle sue qualità che è la dimensione. L’idea è quella di trattare in modo uniforme l’intero volume con un rivestimento in alluminio anodizzato color bronzo con l’obiettivo però di non cancellare completamente la preesistenza. Questa nuova pelle metallica avvolge interamente l’edificio rafforzando la sua grande volumetria e il suo essere “un fuori scala” nel contesto urbano ma, allo stesso tempo, grazie all’effetto di trasparenza consente di mantenere parzialmente visibili le caratteristiche architettoniche dell’edificio esistente. La nuova immagine che la Camera di Commercio di Prato offre alla città è una sorta di sfocatura dell’edificio industriale del quale si continuano a vedere gli elementi principali: la serialità delle aperture, le cornici marcapiano e gli elementi decorativi rappresentativi. Una sorta di vedo-non vedo che moltiplica le possibilità di percezione del nuovo edificio contemporaneo.

L’edificio, posto appena fuori dalla città storica, è il frutto di un progetto di recupero di un’antica fabbrica tessile che ha re-interpretato la stereometria e la regolarità dell’edificio esistente, ed aperto il volume alla città. La nuova immagine offerta è una sorta di “sfocatura” dell’opificio industriale, che, come nei dipinti di Richter, introduce nuove dimensioni di significato. La struttura è stata rivestita da un tessuto in alluminio traforato bronzato, al fine di rendere visibile, in trasparenza, le caratteristiche architettoniche della costruzione preesistente. La progettazione degli interni è stata concepita come dialogo tra gli elementi caratterizzanti l’ex edificio industriale ed i nuovi elementi funzionali, generando degli spazi interni polivalenti aperti al pubblico, collegati da corridoi che rivestono la funzione di ambienti di relazione, e che restituiscono un’immagine rappresentativa del ruolo pubblico. L’apertura su via Baldanzi, che apre la sala Consiglio verso la città, ed una serie di “tagli” operati sull’edificio esistente, introducono segni contemporanei caratterizzati dalle forme architettoniche articolate e dal rivestimento in acciaio corten, enfatizzati dal nuovo ponte di collegamento in Uglass. La classe energetica dell’edificio è A+, conseguita utilizzando fonti di energie rinnovabili in ogni condizione di funzionamento, in particolare solare elettrico e termico, geotermia, tetto ventilato con isolamento in lana di pecora.

Premio Architettura Toscana

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