Il nuovo fabbricato è posto in zona già urbanizzata, ad uso industriale/artigianale, di un piccolo borgo collinare della tipica campagna fiorentina. Costituisce l’ampliamento di un edificio produttivo esistente (della fine degli anni Sessanta) sede di un calzaturificio. Il nuovo volume va ad integrare gli spazi ormai insufficienti del capannone preesistente ed è posizionato nella ristretta area libera laterale. Per le caratteristiche del sito, il volume ha una conformazione stretta e allungata, con larghezza frontale di 8,70 m, profondità di 41,90 e altezza di 10, su due piani agibili e piano copertura a terrazzo praticabile. Il piano terra è adibito a magazzino e quello superiore ad attività produttive. Quest’ultimo ha spazi ampi e luminosi grazie alle grandi vetrate che si aprono sulla campagna circostante. La struttura è prefabbricata, con elementi in cemento armato in opera per la scala di collegamento. I tamponamenti esterni sono in pannelli orizzontali prefabbricati coibentati e verniciati e infissi in alluminio di diversa dimensione e posizione in funzione delle attività interne. La scelta del colore marrone, per il nuovo e per l’esistente, riconnette i due volumi e minimizza l’impatto sul contesto paesaggistico. La progettazione ha mantenuto gli ulivi e i pini marittimi esistenti sulla proprietà. Particolare cura è stata data alla scelta dei materiali, ai dettagli costruttivi (sopratutto per ingresso e scala) e allo studio dell’illuminazione degli interni e degli esterni.

Il bando di gara del Comune di Livorno del 2013 prevedeva il restauro e l’ampliamento di uno piccolo chalet in stile neoclassico dei primi del Novecento e la riqualificazione del Parco della Rotonda di Ardenza, tappa finale dell’ottocentesca passeggiata a mare della città di Livorno, tra le prime realizzate in Italia. Contrariamente a quanto permesso dal bando si è scelto di limitare l’edificato all’area retrostante allo chalet originario, lasciare libera l’area centrale di intersezione dei viali, mantenendo la totale permeabilità visiva sugli assi principali e generando uno spazio urbano che potesse assumere la funzione di “piazza”, luogo pubblico e polifunzionale per eccellenza. Lo chalet storico, completamente restaurato, è diventato così il fulcro dell’intervento progettuale. Il nuovo ampliamento, invece, è stato studiato per integrarsi nel contesto naturale esistente ed allo stesso tempo dialogare con all’edificio storico. Caratterizzato da una grande permeabilità visiva, è stato impostato rivisitando in chiave contemporanea i fili architettonici, le simmetrie e le proporzioni dell’edificio originario diventandone, allo stesso tempo, cornice e sfondo capaci di tutelarlo e valorizzarlo. All’interno di un organismo edilizio con elevata sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, trovano spazio ambienti eterogenei e polifunzionali in cui si svolge attività di ristorazione con possibilità di ospitare eventi culturali.

Il cimitero suburbano di Campoluci di piccole dimensioni, con muro di cinta in pietra lungo la strada provinciale e il lato dell’ingresso, con due cipressi ai lati dell’ingresso. L’intervento è finalizzato all’ampliamento interno del cimitero per la realizzazione di una nuova cappella funeraria e blocchi di loculi ed ossari inserita in una sequenza perimetrale di manufatti esistenti. La tipologia architettonica della cappella, con schema planivolumetrico semplice di base quadrangolare, è costituita da un lato da una fila di loculi, sul fronte opposto è posizionato il sarcofago, una disposizione di tipo asimettrico, in cui si possono schematizzare due zone ambientali, i loculi prettamente funzionali, e l’ambiente destinato ad ospitare il sarcofago con una valenza simbolica. Tale valenza è accentuata dalla luce, uno spazio immerso dalla luce. La copertura prevede un lucernario in vetro a “L” dal quale penetra la luce e taglia la cappella, penetrando fino al lato opposto, l’ingresso alla cappella. Un invito luminoso ad entrare nel sepolcro, dove percepiamo immediatamente la visione dell’approdo alla felicità eterna. Una esigenza da parte della committenza, di ricordo della figlia deceduta giovane, e di dare una immagine positiva della morte al nipote. La cappella in calcestruzzo armato, sul lato esterno con calcestruzzo a vista. Il fronte esterno e l’interno è impreziosito da pietra e marmi pregiati.

Il progetto comprende cinque unità abitative, adibite a foresteria esterna al monastero, destinata agli ospiti occasionali della comunità di Siloe. Inserite nella naturale conformazione del terreno, sono state costruite senza apportare alcuna modifica alla natura circostante, sperimentando una nuova forma di abitare sostenibile. Ogni cellula abitativa, del tutto complementare alla struttura del monastero, è composta da una camera con zona cottura, bagno, balcone sul fronte nord e loggia a sud e soddisfa i requisiti richiesti dalla normativa sulle barriere architettoniche. L’edificio, con struttura portante e tamponamenti in legno, è antisismico, traspirante, ventilato naturalmente e rispecchia i criteri di bioarchitettura per l’utilizzo di materiali naturali interamente riciclabili. La copertura, i solai e le pareti, anche questi in legno, sono traspiranti e fortemente isolati; il manto di copertura ventilato è in zinco-titanio e il legno a vista è larice lasciato all’ossidazione naturale. In tal modo la foresteria invecchia e si modifica nel tempo, alterandosi in colori e profumi. Il modulo è stato concepito con le maggiori superfici vetrate sul lato nord/ovest al fine di sfruttare la luce diffusa; mentre il prospetto sud è costituito da facciate tamponate con superfici vetrate di minore estensione protette dallo sporto di gronda. Tamponamenti esterni, pavimentazione e serramenti sono tutti in legno di larice lasciato alla sua ossidazione naturale.

Shelter #1

Shelter #1 è una struttura itinerante, montata per la prima volta nel quartiere del Macrolotto 0 di Prato, all’interno di un ex piazzale industriale abbandonato. Nell’attesa della futura cantierizzazione del piazzale per la realizzazione di un parco, l’area è stata aperta sotto forma di spazio pubblico temporaneo, permettendo alla cittadinanza l’immediata fruizione di un bene acquisito dalla pubblica amministrazione. L’intervento fa parte di una serie di progetti pilota sulla sicurezza urbana sviluppati dal Comune di Prato e finanziati da Regione Toscana, per promuovere forme attive di controllo del territorio. La struttura è stata di supporto ad una serie di attività estive che hanno animato un quartiere privo di spazio pubblico, dove risiede una delle comunità cinesi più grandi d’Europa. La costruzione, realizzata con sistema tubo-giunto, è stabilizzata da trentadue jersey e poggia su una piattaforma di asfalto assunta come matrice dimensionale del progetto. La struttura è quindi il risultato di una serie di dimensioni fisse, vincolate da elementi standard, che trova nel processo di progettazione e nella precisa esecuzione la sua forma finale. La creazione del giardino attorno alla struttura è stata condotta mediante una serie di cantieri collaborativi, addomesticando la vegetazione e riutilizzando i materiali trovati in loco. Shelter #1 è stato smontato a dicembre 2018, in primavera verrà rimontato con una nuova forma in un quartiere periferico della città.

Camere con vista

Lo spunto progettuale fonda il suo presupposto tematico e concettuale nella creazione ironica e metaforica di una volontà: il paesaggio, esito professionale dell’attività dell’azienda, diventa esso stesso immagine da ammirare e contemplare da un punto di vista privilegiato che ne esalti la percezione. Le immagini del paesaggio e le pedane espositive diventano il percorso illustrativo del portfolio aziendale. L’elemento di arredo si scopre elemento comunicativo, funzionale, percettivo e dalle finestre sul verde –“camere con vista”– vedo e faccio vedere le immagini selezionate dei paesaggio. Attraverso le ampie vetrate degli ambienti di lavoro e di riunione si percepisce un esterno da contemplare per mezzo di immagini ingigantite le cui dimensioni corrispondono esattamente alle pareti vetrate delle “camere” stesse. Condizionati dalla “piacevole ossessione” del controllo millimetrico dello spazio, dell’assemblaggio dei materiali e dei loro accostamenti, vengono di conseguenza esplorati anche gli angoli più lontani dall’ordinaria visione d’insieme. La continua ricerca di chiarezza del processo compositivo e costruttivo, unita alla volontà di progettare anche gli elementi più nascosti, concretizzano il desiderio di qualità generale e di benessere degli ambienti di lavoro. La materia –con le sue caratteristiche intrinseche e il suo protagonismo– è in grado di innescare profonde emozioni.

Il progetto, gli alberi, le piante, la natura, l’acqua in questo intervento erano tutti elementi da unire. Il primo costruito dall’uomo, pertanto razionale, prevedibile e calcolabile, le altre create dalla natura, quindi imprevedibili, irrazionali e vive. Progettare tra e con gli alberi ha il pregio di mostrare il mondo da un’altra prospettiva, ma soprattutto consente di ristabilire un vero contatto con la natura ed è questo il fondamento per un intervento ecosostenibile. Il lavoro che è stato fatto per realizzare il Reef Sansone, era quello di cercare un equilibrio perfetto tra la struttura e la natura e dove la stessa diventasse l’interprete principale. Tutti questi sogni tramutati in concetti, hanno trovato la sua massima estensione nella fase di progettazione, infatti per non contaminare il sito durante la fase di realizzazione, si è optato per l’utilizzo di materiali naturali come, pannelli isolanti in fibra di legno, materassini in lana vergine di pecora e per quanto riguarda la struttura è stato utilizzato ferro e legno lamellare proveniente da foreste a taglio controllato. La fusione e l’armonia con il paesaggio circostante ha stimolato l’inserimento di orti verticali con piante autoctone, un piccolo giardino pensile che racchiude in sé piante della macchia mediterranea e dell’ambiente circostante. Il tutto costruito con materiale montato a secco, che permetterà al momento dello smontaggio dell’intera struttura, di lasciare lo stato dei luoghi come trovato in origine

Intervento di ristrutturazione per la modifica dall’originaria destinazione di ufficio a quella di residenza. L’immobile suddiviso in due unità immobiliari tra loro comunicanti tramite la terrazza esterna, aveva già una sua connotazione precisa che ha permesso di ricavarne un’abitazione con tre bagni, tre camera due cucine, soggiorno e pranzo. Collegato con l’ascensore condominiale è stato effettuato un lavoro che permettesse lo sbarco diretto in casa avendo cura di mantenere intatta tutta la pavimentazione in legno di Teak Siam. Proprio il deciso colore dei pavimenti in legno, ha indirizzato la scelta progettuale attraverso la connotazione cromatica delle pareti e dei soffitti, smorzata ed “incorniciata” da diversi profili in gesso e da un deciso stacco a terra tramite il battiscopa alto venti centimetri. La scelta dell’illuminazione e dei diversi apparecchi, spesso utilizzati in maniera anomala rispetto alla loro originaria destinazione, ha permesso di creare assieme alle imbiancature, alle porte con altezza di duecentocinquanta centimetri, alle cornici ed al pavimento quell’idea di progetto d’interni, prima ancora che gli arredi definissero la diversificazione degli spazi. Il mio lavoro si è esteso fino alla scelta degli arredi, dei tessuti, dei complementi ed alla progettazione di componenti d’arredo ad hoc. L’estrema fiducia che la committenza ha riposto nelle scelte spesso difficili da immaginare del progettista, è stata poi quell’ulteriore nota di “progetto” che ha qualificato questo lavoro.

L’area oggetto di intervento fa parte del bacino del Lago di Massacciuccoli; fino agli anni Quaranta del Novecento trovavamo le coltivazioni di riso, poi dagli anni Sessanta la coltura di Fior di Loto oggi una delle più vaste d’Europa. Il sito era in stato di degrado e di abbandono. Il percorso ciclopedonale “Fior di Loto” riporta alla luce un vero e proprio “gioiello ambientale”; si estende per 1 km ed è parte del sistema dei percorsi territoriali dedicati a luoghi della vita di Giacomo Puccini. Il progetto si inserisce nel contesto ambientale interpretandone materiali e forme, rispondendo alle complesse esigenze tecnico-idrauliche dell’area e all’esigenza di un armonico inserimento paesaggistico. Un palcoscenico ambientale dove natura, coltivazione e infrastruttura instaurano un nuovo ed equilibrato dialogo. I vincoli idraulici sono risolti con tratti in rilevato e un pontile ligneo di centocinquanta metri, ciò determina variazioni della velocità di percorrenza, delle percezioni prospettiche e differenti sonorità. Il pontile è in lamellare e massello di abete rosso su pali in acciaio. Il progetto è ad impatto ambientale “zero”, i materiali sono naturali, permeabili e senza agenti chimici. I filari di pioppi cipressini creano zone ombreggiate e le sequenze lineari di essenze arbustive danno vita a un confine osmotico fra natura selvatica e costruzione. Un’architettura naturalizzata dove la “natura costruita” si ibrida con la “natura naturale”: sottili linee cromatiche, cangianti al variare delle stagioni.

Sortita San Paolino

La Sortita del Baluardo San Paolino è uno dei luoghi più interessanti degli spazi interni delle Mura urbane di Lucca. La riapertura al passaggio pubblico è un’importante operazione di valorizzazione che permette la connessione diretta della città al parcheggio di viale Carducci. La richiesta della committenza era di restituire la sortita alla fruizione pubblica in sicurezza permettendone una corretta percezione. È stato studiato così un nuovo sistema illuminotecnico che elimina i precedenti apparecchi a parete. Gli apparecchi a incasso a pavimento sono inseriti in fasce o corone di acciaio corten che staccandosi dalle pareti con una fascia di granulato di marmo bianco di Carrara, costituiscono una protezione all’impianto e una guida visiva del percorso. Il corten rende chiaramente individuabile l’intervento contemporaneo nel contesto dello spazio storico. I totem contengono il sistema di emergenza, le prese elettriche e le linee dati per gli allestimenti temporanei. Una contro parete di acciaio corten con foratura a laser che riproduce il disegno del paramento a broccato del baldacchino del Duomo di Lucca, consente di schermare il consolidamento murario pre-esistente della parete. Il sistema di raccolta acque piovane di percolamento dalle murature è realizzato da canalette lineari con griglie in ghisa sferoidale collocate sulle soglie di passaggio tra i vari ambienti e lungo il perimetro continuo della sala centrale, l’acqua di raccolta è convogliata nel pozzo esistente.

Il museo civico è allestito all’interno di uno degli edifici storici più importanti di Prato e raccoglie opere d’arte che spaziano dal Medioevo al Novecento. Nella nuova concezione museografica, gli spazi del Palazzo Pretorio costituiscono una parte di storia che si somma a quella delle opere esposte. Con i nuovi interventi si è creato un percorso fluido e chiaro che partendo proprio dal riconoscimento del valore dell’architettura storica dell’edificio ne mantiene una lettura unitaria degli splendidi spazi interni. In questa ottica l’allestimento propone soluzioni chiare e trasparenti, cucite intorno al corpus delle opere e dell’architettura dell’edificio, utilizzando linguaggi propri e materiali contemporanei. Non ci sono ibridazioni storicheggianti, oppure repertori in stile, ma piuttosto rispetto e sensibilità verso i valori storici che informano l’intero progetto. L’evocazione è presente grazie all’uso dell’illuminazione, del multimediale, dei toni e dei colori neutri dei materiali scelti. Ma la loro natura tende alla purezza e all’astrazione, lasciando campo di espressione alla natura e ai vivissimi colori delle opere. Il ricorso al tessuto non è mai convenzionale: esso richiama caratteristiche storiche visive e tattili tradizionali (nell’uso delle tele e delle sete) e innovative (nell’uso dei tessuti tecnici e dei tessuti metallici). Oltre che un rimando alla produzione e alla storia di Prato, l’impiego del tessuto costituisce un omaggio all’arte di allestire in sé.

Un inedito percorso progettuale contraddistinto da forme eleganti, colori luminosi e oggettistica contemporanea. Lo spazio è stato completamente riconfigurato per ricavare una camera da letto, un bagno, una cabina armadio e una zona living caratterizzata da una cucina a scomparsa all’interno di una boiserie di legno che nasconde anche la porta d’ingresso. Tutti i dettagli architettonici mantengono un aspetto retrò, come le boiserie che corrono lungo le pareti del living e le porte bianche a riquadri simmetrici. Le linee pulite sono bilanciate dal pavimento in materiale marmoreo che ricorda la pavimentazione del Battistero di Firenze. Così in cucina al disegno decor del rivestimento è abbinato un arredo su misura, studiato per recuperare ogni centimetro, in legno laccato grigio, piano di lavoro in granito nero e acciaio a vista, dalle linee pulite e contemporanee. Nella zona notte, e stata creata una camera matrimoniale e una cabina armadio, oltre che ad un bagno completo di tutti i servizi. In questo contesto l’intento era quello di creare un look originale che è stato raggiunto con un mix eclettico di luci, arredi e complementi, ma anche con punte di colore che si ritrovano ovunque e impreziosiscono lo spazio.

Premio Architettura Toscana

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