Dai colori, gli odori e i sapori del territorio nascono le linee, le forme e i luoghi. Il percorso del visitatore si snoda all’interno di questa antica residenza fra la storia e la contemporaneità. I materiali, i tessuti, gli oggetti di recupero e l’artigianato identificano gli ambienti privilegiandone l’unicità. Il progetto di interior è incentrato sull’integrazione tra i valori ed i caratteri del contesto storico, artistico, paesaggistico, umano ed il linguaggio architettonico contemporaneo per creare ambienti accoglienti, che avvolgano ed emozionino. L’ospite vive l’esperienza del viaggio nel cuore dell’antico borgo di Montalcino all’interno di uno spazio, raffinato, confortevole, genuino, permeato da tradizione e contemporaneità. La cura e l’attenzione al contesto si concretizza nella scelta dei materiali, dei colori, delle forme. In tutte le stanze sono restaurati i soffitti originali in legno di castagno e mezzane in cotto, le pareti sono trattate con finitura a calce e dove possibile sono state mantenute le originali pareti in pietra. Gli altri materiali sono il travertino toscano, il rovere miele, il ferro. Il vetro, l’acciaio e l’illuminazione led conferiscono un tono contemporaneo e delicato in armonia con la storicità della struttura. Grande importanza è attribuita all’artigianalità, al materico, al “su misura”, alla tradizione, integrando questi temi con gli elementi più interessanti e qualificanti dell’innovazione.

Villa Conti

Il progetto, su un area in collina, è stato affrontato considerando il tema dell’inserimento paesaggistico del fabbricato. Il progetto propone un edificio con un solo piano fuori terra, che si sviluppa su un corpo di fabbrica principale, posto lungo l’asse est/ovest, di forma rettangolare e compatta con una copertura a più falde delle quali le principali sono convergenti con impluvio interno. Un lungo parallelepipedo al quale si contrappongono nel lato nord altri due volumi, volendo con questa scelta emulare un processo diacronico di crescita del fabbricato tipico del processo evolutivo dell’edilizia di base nelle nostre terre. Il progetto del fabbricato si è inoltre basato sui principi della progettazione bioclimatica. L’Architettura si muove sempre di più verso la sostenibilità, verso un’integrazione degli edifici nella natura e nella ricerca di materiali che siano il più possibile eco-compatibili. In particolare ciò che renderà l’architettura sostenibile sarà il superamento della radicata tradizione costruttiva per porre, all’inizio del processo, altri elementi e sistemi considerati fino da oggi solo marginalmente: orientamento, soleggiamento, fattori di ventilazione naturale, ombreggiamento, ma anche l’adozione di sistemi di sfruttamento ed utilizzo dell’energia ricavabile da fonti rinnovabili e sistemi domotici di gestione. Per questo motivo è stato realizzato un edificio nZEB, con struttura prefabbricata in legno ad altissima prestazione energetica.

Villa D

Una microarchitettura in bioedilizia nelle campagne pistoiesi realizzata in ampliamento ad una rimessa agricola esistente. L’edificio prende spunto dall’architettura rurale dei luoghi e si caratterizzata con linee semplici e richiami all’architettura tradizionale, quali il tetto a falde a coppi e tegole e le mandolate in laterizio. La struttura è costituita da pilastri, travi ed arcarecci in legno lamellare ancorati con sistemi a scomparsa e realizzati con viti autopforanti. Per i prospetti laterali del fabbricato in ampliamento è stato concepito un inserto in laterizio, in richiamo alla mandolata toscana, per offrire la giusta privacy e creare un continuum materico e cromatico con la copertura in laterizio. Il prospetto principale, così come l’edificio esistente, viene inciso da una grande vetrata per favorire l’ingresso della luce naturale e la visuale sull’intera vallata.

Fil Rouge

L’idea: un involucro contemporaneo che potesse contenere oggetti datati. Un gioiello nel centro di Firenze che doveva essere giovane e dinamico, ma allo stesso tempo anche elegante e rispettoso nei confronti del passato. Il contrasto è più importante dell’armonia. Forme, colori e materiali sono in contrasto e mai in conflitto. “Un interno è come un orchestra sinfonica, ogni oggetto ha un ruolo preciso e molto importante, anche il più piccolo, tutto deve essere in prefetto equilibrio.” Il grigio assume il ruolo del bianco, ma più presente e porta una compattezza e un unità nella stanza di cui approfittano tutti i complementi”, mentre i toni intensi e saturati danno agli elementi anche un significato architettonico. I colori giocano un ruolo decisivo in questo progetto, le tende di velluto rosso rendono gli ambienti scenografici, come in un teatro, per dare ai mobili un palcoscenico, mentre le stoffe e i tappeti sono gli elementi che coniughino l’architettura e gli ambienti. La carta da parati e il murale alle pareti hanno una tematica, la foresta, che ha un rapporto diretto con il background del proprietario, gli alberi sono i presupposti di tutta la produzione di cui sono la personificazione. Anche molti elementi d’arredo nell’appartamento sono parte di questo omaggio alle origini del proprietario.

Podere Cerreto

Il progetto converte Podere Cerreto, all’origine una torretta di avvistamento medievale, in un centro di innovazione e ricerca sull’energia e la sostenibilità, rivelando la memoria e le tracce dei suoi otto secoli di storia, e aggiungendovi un nuovo capitolo legato all’ambiente e al futuro, in intenso dialogo con quelli precedenti. La Via Francigena, che oggi lambisce la proprietà, attraversava originariamente il podere: questo elemento di memoria è stato rivelato tramite un tappeto lineare di pietre di recupero e un taglio sul muro di recinzione (due lame di corten e lastre in travertino) che punta verso il Castello di Monteriggioni e crea un nuovo accesso. Tutte le preesistenze sono state restaurate con il massimo rispetto, lavorando per analogia sull’esterno e per contrasto sugli interni, dove i materiali della tradizione sono valorizzati dalle aggiunte contemporanee. Il vano a tutta altezza attraversato dalla scala semiellittica, metafora dell’energia, fornisce luce dai lucernari verso gli ambienti circostanti, tramite delle perforazioni nelle murature cerchiate in ferro calamina, che si ripetono per tutto l’edificio connettendo gli ambienti di lavoro e riquadrando i paesaggi interni, cosi come le finestre riquadrano quelli esterni. I muri non portanti sono stati sostituiti da pareti in vetro, mentre a pavimento una resina materica colore della foglia dell’olivo attraversa tutti gli spazi, riquadra tappeti in cotto di recupero e crea elementi di arredo.

Villa MD

L’edificio oggetto di intervento, un villino in stile liberty degli anni trenta, presentava un elevato livello di degrado oltre alla presenza di alcune superfetazioni frutto del frazionamento in due distinte unità immobiliari avvenuta negli anni cinquanta. Il progetto propone di ridare dignità all’edificio tramite interventi puntuali di restauro conservativo e la rimozione della scala esterna. Con la realizzazione di una scala interna nella posizione originaria, viene ripristinato l’aspetto storico dell’immobile all’epoca della sua costruzione, mentre all’interno il fabbricato viene svuotato in modo tale da creare un unico open-space tra ingresso, salotto e cucina con il pavimento in resina che risulta inciso da inserti in legno a testimonianza e memoria delle porzioni murarie demolite. La scala, come già detto riportata nella posizione originaria, viene sospesa rispetto al mobile di partenza grazie a tiranti in ferro ancorati al solaio sovrastante, diventando da mobile d’arredo, collegamento funzionale con i piani sovrastanti.

Beauty Salon VG

Il Beauty Salon VG Make-Up Artist and Eye Designer nasce nel quartiere Cure di Firenze. Attraverso una corte interna si accede ad un luogo magico che rifacendosi all’identità artistica della committenza formatasi in Accademia e Teatro, si ispira alle scenografie teatrali anni’30 rivisitate con caratteri contemporanei. Questa mixité insieme all’estrema cura dei dettagli ha generato un’atmosfera calda, avvolgente che porta il visitatore in una dimensione esotica, onirica e raffinata, in un viaggio nella bellezza senza tempo. Lo spazio si articola in un ambiente principale dove la parete a specchi amplifica lo sguardo moltiplicando l’effetto avvolgente ed elegante dato da materiali preziosi, finiture in ottone brunito, dettagli oro su nero, colori scuri e caldi, superfici e illuminazione, essenze noce canaletto lucido e opaco, marmo di carrara, laccature e dettagli cannettati, velluto per i drappeggi ed alcuni arredi vintage originali. La copertura originale con capriata e travicelli è stata valorizzata in chiave contemporanea laccandola del colore blu verde delle pareti ed enfatizzandone volumi e ombre con l’illuminazione. L’armonia di forme spazio e materiali, l’eleganza di finiture e colori, l’immagine coordinata dei dettagli stimolano una partecipazione emotiva dello spazio, un’esperienza sensoriale e percettiva unica di bellezza nata dalla cura e dall’amore messo da tutti gli attori che hanno condiviso un approccio tailor made al fare bene insieme, all’eccellenza artigiana.

La cantina

Il progetto riesuma un vecchio granaio dell’antica Fegghine, costruito con materiali ancestrali provenienti dalle rive dell’Arno e dalle vecchie fornaci. Svariate sono le volte presenti nel susseguirsi di stante, così come le altezze delle pareti che le sorreggono. L’intervento svolge un ruolo determinante nella valorizzazione degli antichi spazi. La nuova pavimentazione non vuole avvicinarsi all’esistente, in segno di rispetto. Tutto è staccato per permettere all’illuminazione di svolgere un ruolo fondamentale nella resa percettiva della storicità materica.
Il moderno innesto che insegue la totalità delle stanze non vuole nascondersi, bensì mostrarsi, attraverso la sua lucentezza. La prima stanza è il risultato di un susseguirsi di necessità funzionali che hanno portato ad una totale asimmetria, delle superfici, delle pareti, dei soffitti, persino dell’accesso. In questo contatto ottico tra nuovo e antico, erompono quattro pietre porta botti, riesumate dagli stessi pavimenti preservati, dimostrazione delle innumerevoli funzioni succedute. Con la stessa delicatezza con la quale viene trattata la superficie muraria dell’intero spazio, l’espositore avvicina alle pareti illuminate le 964 bottiglie di vino, che seguono con una forma sinuosa e regolare gli archi creati dalla copertura. Centinaia di specchi riflettono la bellezza del pavimento originario, vagheggiando l’antico pozzo presente nella stanza adiacente. La bellezza è ciò che ha a che fare con la forma.

Massima estensione di superficie a parcheggio, massima superficie a magazzino, massima altezza. Il progetto del magazzino per autoricambi viene sviluppato, da una parte partendo da queste richieste programmatiche e dall’altra relazionandosi con un tessuto edilizio di anonimo e discontinuo. Viene elaborata un architettura semplice costituita da un volume di tre piani fuori terra e un ampio parcheggio interrato. La sagoma del fabbricato viene collocata al centro del lotto in modo da liberare gran parte della superficie esterna. Il disegno planimetrico segue quindi uno sviluppo per spazi concentrici costituiti da una successione di fasce funzionali: La prima fascia si sviluppa tutto intorno all’edificio ed è interamente dedicata a circolazione e parcheggio mentre la seconda, piantumata a verde, si estende fino al perimetro della parcella e costituisce un filtro naturale verso il contesto circostante. L’ edificio si mostra essenziale, articolato in due semplici volumi sovrapposti. In basso un basamento in continuità cromatica con il piazzale di asfalto e, su questo podio scuro e opaco, un volume di due livelli, alleggerito da un rivestimento in lamiera di acciaio microforata che riflette le tonalità dell’ambiente. I due “ordini” architettonici rappresentano le relative funzioni interne. Al piano terra spazio di accoglienza e uffici, ai piani superiori spazi destinati a magazzino. Completano il disegno delle facciate la scala e le bucature richieste dalle misure antincendio.

Casa privata

La casa di Sansepolcro è stata ideata come uno scrigno lapideo inciso e segnato dai serramenti in legno che si configurano come stratificazioni materiche. La scelta dei materiali è finalizzata ad accentuare un rapporto dialettico con il contesto ma senza rinunciare ad operazioni progettuali nette e radicali sulla volumetria. I serramenti in legno sono l’occasione per innestare nel volume dinamici e preziosi inserti materici, che producono vibrazioni e giochi di luce sempre differenti. L’interno risulta segnato dalla presenza forte della scala che si riverbera anche sul volume in pietra e disimpegna tutti gli ambienti, mentre la progettazione dell’arredo su misura definisce soluzioni integrate a forte carica plastica.

Un piccolo anonimo annesso rurale appoggiato sull’orlo di una paradisiaca terrazza naturale posizionata in faccia al migliore skyline di Volterra e dominante sulla val di Cecina. L’intenzione progettuale è stata quella di mettere in scena un vero e proprio manifesto programmatico con l’intento di poter affidare all’architettura autenticamente contemporanea e convintamente anti vernacolare, la mediazione tra contesto rurale e valore paesaggistico. Per fare ciò ci siamo dovuti concentrare sul rapporto tra forma e funzione facendo emergere le molte contraddizioni che una selvaggia agrituristizzazione della Toscana ha posto negli ultimi decenni, malintesi di carattere etico, culturale e tecnico. Perché continuare ad usare una forma insediativa pensata per lo più per assecondare i metodi del lavoro mezzadrile oggi scomparsi da decenni? Altro punto centrale del progetto il tentativo di superare il pretestuoso antagonismo tra bellezza e verità cercando di limitare i formalismi, affidandosi alla spigolosa tridimensionalità della geometria classica la più adatta alla luce del Tirreno che qui arriva a folate di scirocco. A scontrarsi con le linee tese e silenziose dei volumi, la pietra, pervasiva di ogni dimensione del progetto ed allestita con tecniche, pezzatura e significati diversi. La pietra con cui tutto si è compiuto in questo territorio, e che l’arato ha fatto emergere dalla terra come archeologia e che noi abbiamo lasciato nel giardino come monumento all’agricoltura che fu.

I lavori di restauro conservativo hanno interessato la facciata sul Corso e la copertura dell’aula retrostante. Per la facciata si trattava di intervenire sull’avanzato degrado del paramento murario, in buona parte a vista (pietra e laterizio) e con ricorsi orizzontali ad intonaco, da tempo soggetto a fenomeni di disgregazione e progressivo distacco di frammenti. Sono state utilizzate malte di calce naturale per la stilatura dei giunti che avessero le stesse caratteristiche materiche e cromatiche delle preesistenti, con inerti di granulometria adeguata, attraverso l’esecuzione di apposite campionature. Gli interventi sulla facciata sono stati completati con un restauro del portale che potremmo definire morfologico. Questo, nella fase di ricostruzione post-bellica, era rimasto incompleto, con l’intento successivo di ricollocare l’apparato decorativo lapideo, danneggiato dagli eventi bellici. Tale lettura ha portato ad una soluzione che da una lato accrescesse il decoro complessivo della facciata, banalizzato dall’utilizzo di materiali di scarsa qualità e da tessiture murarie scadenti e dall’altra permettesse di ridare leggibilità alla stessa morfologia del portale, rispettando il manufatto originale. L’intervento si è pertanto limitato ad un ripristino dell’intonaco sulle lesene che delimitano il portale, consentendo di migliorare la leggibilità, ridefinendo sul piano materico l’originale stacco fra il portale stesso e la superficie muraria a vista della facciata.

Premio Architettura Toscana

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