Immerso nel verde della campagna toscana, il casale da noi ristrutturato dialoga con essa attraverso i propri materiali naturali e la propria vocazione eco-sostenibile. Ogni scelta sia estetica che architettonica è finalizzata a sottolineare un legame che diventa inscindibile con la circostante ruralità: pietra e legno sono gli elementi fondanti di un menage che vede i due attori simbioticamente compenetranti. Le ampie vetrate diventano quinte che lasciano entrare lo spazio quale parte integrante del progetto, accentuando intensi effetti di luce che irradiano gli interni, dove si prediligono materiali tecnici e scarsamente impattanti, ma ugualmente capaci di restituire un forte senso di calore e accoglienza. Le soluzioni cromatiche spaziano nelle varianti della terra e del “galestro”, i materiali si intersecano in un equilibrio potente dove fil rouge è sempre il legno. Una solida scatola architettonica che dischiude al proprio interno un ambiente “hygge”, perfetto per accogliere la giovane famiglia che insieme a noi ha pensato per sè questo luogo magico.

Palazzo nero

L’opera è un edificio in linea, composto da 4 piani fuori terra, piano terreno ad uso direzionale p1/2/3 uso residenziale, 15 unità immobiliari. L’edificio è stato realizzato in sostituzione di un edificio preesistente ad uso commerciale, non più idoneo funzionalmente e strutturalmente al nuovo uso, con lo stesso ingombro planivolumetrico. L’edificio si caratterizza per un volume compatto e massivo ma, allo stesso tempo, dinamico. L’opera è rivestita con un “materiale povero”, il cappotto termico,utilizzato come materiale massivo, in maniera scultorea, creando campiture e volumi compatti. L’edificio è a due facce, progettate in base alla loro collocazione e funzione. Quella lungo la strada è compatta e chiusa, direzionale, per fare cortina con gli edifici adiacenti e come barriera contro i rumori. Il fronte interno è più aperto e articolato,residenziale, vivibile anche all’esterno attraverso grandi logge silenziose. La tecnologia costruttiva è: struttura antisismica travi e pilastri in C.A, tamponamento in Poroton, cappotto termico in polistirene con spessori da 10 a 20 cm e uso di strutture steel frame per le facciate, materiali a secco per i divisori interni e le contropareti in cartongesso a 2 lastre; insieme con l’eliminazione dei ponti termici, infissi in alluminio ad alte prestazioni ed un impianto di climatizzazione centralizzato per ottenere la classe energetica “A”. Finiture:pavimentazione interna in gres nero, esterna in cls a vista e ghiaia.

L’appartamento fa parte di un edificio degli anni ’60 completamente risanato dalle fondazioni alla copertura. Trattandosi dell’ultimo dei tre piani che compongono l’edificio, è stato scelto di abbattere parte del solaio che divideva l’appartamento dal sottotetto per creare un unico spazio aperto, collegando i piani con una scala in struttura d’acciaio e parapetto in vetro. Pur essendo un attico, non disponeva di nessuna terrazza, pertanto la scelta focale è stata apportare un’illuminazione diffusa in tutto lo spazio: quella naturale attraverso le due grandi vetrate prospicienti al soggiorno, attraverso l’apertura di lucernari in ogni camera, nella cucina e nella zona soppalco; quella artificiale invece è stata apportata attraverso l’installazione di velette illuminate con strip-led per enfatizzare il rivestimento a parete in bassorilievo dei bagni e della cucina. Inoltre, sopra le due grandi vetrate, sono stati inseriti dei faretti che proiettano la luce verso l’alto, quasi come un esterno, per sottolineare la verticalità del doppio volume. Seppur in stile contemporaneo, si è cercato di trovare un giusto equilibrio tra le linee regolari dello spazio, la matericità degli elementi (pietra naturale e legno) e lo stile classico della boiserie che divide la zona giorno dalla zona notte e nasconde al suo interno spazi guardaroba e la zona lavanderia. Il pavimento, in grès effetto cemento, si sviluppa su tutta la superficie calpestabile, con continuità tra tutti gli spazi.

L’appartamento fa parte di un edificio degli anni ’60 completamente risanato dalle fondazioni alla copertura. Trattandosi dell’ultimo dei tre piani che compongono l’edificio, è stato scelto di abbattere parte del solaio che divideva l’appartamento dal sottotetto per creare un unico spazio aperto, collegando i piani con una scala in struttura d’acciaio e parapetto in vetro. Pur essendo un attico, non disponeva di nessuna terrazza, pertanto la scelta focale è stata apportare un’illuminazione diffusa in tutto lo spazio: quella naturale attraverso le due grandi vetrate prospicienti al soggiorno, attraverso l’apertura di lucernari in ogni camera, nella cucina e nella zona soppalco; quella artificiale invece è stata apportata attraverso l’installazione di velette illuminate con strip-led per enfatizzare il rivestimento a parete in bassorilievo dei bagni e della cucina. Inoltre, sopra le due grandi vetrate, sono stati inseriti dei faretti che proiettano la luce verso l’alto, quasi come un esterno, per sottolineare la verticalità del doppio volume. Seppur in stile contemporaneo, si è cercato di trovare un giusto equilibrio tra le linee regolari dello spazio, la matericità degli elementi (pietra naturale e legno) e lo stile classico della boiserie che divide la zona giorno dalla zona notte e nasconde al suo interno spazi guardaroba e la zona lavanderia. Il pavimento, in grès effetto cemento, si sviluppa su tutta la superficie calpestabile, con continuità tra tutti gli spazi.

Palazzo nero

L’opera è un edificio in linea, composto da 4 piani fuori terra, piano terreno ad uso direzionale p1/2/3 uso residenziale, 15 unità immobiliari. L’edificio è stato realizzato in sostituzione di un edificio preesistente ad uso commerciale, non più idoneo funzionalmente e strutturalmente al nuovo uso, con lo stesso ingombro planivolumetrico. L’edificio si caratterizza per un volume compatto e massivo ma, allo stesso tempo, dinamico. L’opera è rivestita con un “materiale povero”, il cappotto termico,utilizzato come materiale massivo, in maniera scultorea, creando campiture e volumi compatti. L’edificio è a due facce, progettate in base alla loro collocazione e funzione. Quella lungo la strada è compatta e chiusa, direzionale, per fare cortina con gli edifici adiacenti e come barriera contro i rumori. Il fronte interno è più aperto e articolato,residenziale, vivibile anche all’esterno attraverso grandi logge silenziose. La tecnologia costruttiva è: struttura antisismica travi e pilastri in C.A, tamponamento in Poroton, cappotto termico in polistirene con spessori da 10 a 20 cm e uso di strutture steel frame per le facciate, materiali a secco per i divisori interni e le contropareti in cartongesso a 2 lastre; insieme con l’eliminazione dei ponti termici, infissi in alluminio ad alte prestazioni ed un impianto di climatizzazione centralizzato per ottenere la classe energetica “A”. Finiture:pavimentazione interna in gres nero, esterna in cls a vista e ghiaia.

Cantina vinicola

La cantina ipogea si sviluppa su un unico livello interrato, con una altezza interna di mt.3,50 che è la minima altezza per assicurare la funzionalità operativa; anche l’adiacente volume tecnico è completamente interrato, mentre l’area esterna compresa fra i due corpi sarà coperta con una pergola in ferro, La struttura è inserita all’interno di un rilievo del terreno, minimizzando l’impatto visivo e lasciando a vista solo il fronte d’ingresso, avremo pertanto una struttura completamente interrata. Il fronte d’ingresso che si arretra rispetto al muro a secco esistente, avrà la stessa tipologia di muro, realizzato con le pietre locali murate a secco e lasciate prive della stuccatura per alcuni centimetri. La cantina risulta così incassata nella collina ed il piano d’ingresso è abbassato rispetto alla quota strada di accesso, raccordandosi con una leggera rampa, accentuando l’effetto incasso e limitando la parte emergente dal suolo da 0 a circa cm. 70. Di fronte alle aperture si delimita in questo modo uno spazio di manovra utile durante le operazioni di vendemmia e di carico/scarico dei prodotti, che verrà sovrastato da una struttura a pergolato in ferro, tamponata superiormente per metà con vetro, in modo da proteggere le suddette operazioni di carico/scarico. Tutta la copertura della cantina è a verde orticolo, arbustivo e raso, esternamente al volume è stata ripristinata l’oliveta esistente, mentre il piazzale antistante la cantina verrà pavimentato con pietra locale.

Intervento di restauro e risanamento conservativo di immobile a destinazione residenziale sottoposto a vincolo monumentale

Villino

Il villino oggetto della presente è ubicato in Firenze, via di Ripoli nc.74. La costruzione del fabbricato risale al 1952. Prima dell’intervento era costituito da un’unica unità abitativa che si sviluppava su due piani fuori terra oltre un sottotetto ed un seminterrato, dove trovava locazione il locale cantina. Era composto da dieci vani compresa la cucina, oltre servizi ed accessori. L’intervento ha comportato il frazionamento del villino in due unità distinte, una al piano terra ed una al piano primo. Per ottenere la divisione sono state necessarie modifiche interne ed esterne volte alla riorganizzazione funzionale. Grazie allo studio millemetrico della superficie a disposizione, alla definizione di soluzioni studiate su misura e all’uso di materiali considerati poveri, come ferro e legno, il villino, della metà del novecento, si è trasformato in due appartamenti confortevoli, mantenendo l’identità storica dell’involucro e dandoci la possibilità di rientrare nel budget a disposizione. Tutte le modifiche sono state realizzate nel rispetto del sistema strutturale-tipologico e sono conformi agli strumenti di pianificazione urbanistici ed edilizi vigenti. Obiettivo dell’intervento è stato valorizzare l’esistente, mantenendo laddove possibile gli elementi originali dell’edificio come la struttura del solaio di copertura e la muratura originaria riportata a “faccia vista”. Completa il progetto il grande giardino.

Il museo CAD è stato fortemente voluto dalla Fondazione Amalia Ciardi Duprè per realizzare il sogno di Amalia, che in via degli Artisti aveva il suo laboratorio, all’interno di un fondo che negli anni era stato frazionato in diverse unità immobiliari. Il progetto ha comportato il recupero della conformazione originaria dello spazio architettonico mediante la fusione delle suddette unità, lasciando intatto l’atelier dell’artista posto sul retro e creando uno nuovo spazio espositivo nella parte frontale, con affaccio su via degli Artisti. L’ampia altezza del locale ci ha suggerito la creazione di un soppalco, che oltre ad aumentare lo spazio espositivo permette fruizione delle opere installate al piano terra da un punto di vista insolito. Per l’ingresso del museo abbiamo creato una sorta di quinta scenica, con la creazione di una bussola vetrata arretrata rispetto al filo della facciata dove il classico bugnato preesistente contrasta con i nuovi infissi in vetro ed alluminio color titanio. Un’ampia porta vetrata mette in comunicazione lo spazio espositivo con l’atelier dell’artista: le grandi dimensioni degli infissi sono necessarie per la movimentazione delle sculture. I nuovi ambienti sono stati creati utilizzando materiali contemporanei come acciaio, vetro e legno in tinte neutre per esaltare maggiormente le opere esposte. Il logo del museo, che ricorre nelle insegne e nel merchandising, è stato creato utilizzando la sigla CAD, la firma con cui l’artista sigla le sue opere.

L’intervento riguarda il recupero a fini abitativi di un rudere costituito dall’aggregazione di diversi corpi edilizi di varia storicità dislocati su più livelli al di sopra di un terreno in forte pendenza . L’intervento di restauro è consistito nel preservare quanto possibile e nell’evidenziare i nuovi interventi con un linguaggio contemporaneo evitando false ricostruzioni dai tratti vernacolari. I due grandi volumi vuoti di partenza sono stai collegati tra loro ed utilizzati su più livelli nella ricerca della massima fruibilità degli spazi. L’ingresso principale , come nella più classica tipologia di casa rurale toscana, avviene dalla cucina a sua volta aperta sulla zona pranzo e affacciata sul primo livello del giardino. Una nuova scala inserita all’interno del terrapieno conduce all’ampio volume del soggiorno ( ex granaio) che si affaccia su un secondo livello di giardino. I grigliati esistenti sono stati risolti con serramenti in acciaio di minime sezioni e il doppio volume è accentuato da un portale in corten a doppia altezza. L’accesso alla zona notte padronale è dato attraverso un soppalco adibito a studio al quale si accede da una scala volutamente staccata dalla tessitura muraria facciavista. Gli arredi sono su disegno e generalmente integrati nella struttura muraria . Particolare attenzione è stata posta nel sottolineare il rapporto dell’interno dell’edificio con lo straordinario contesto naturalistico in cui è inserito.

Ogni anno l’evento It4Fashion, organizzato da PIN e LOGIS LAB/Università degli Studi di Firenze, richiama a Firenze le principali aziende europee che operano nelle nuove tecnologie applicate al settore della moda. Nell’aprile del 2015 la manifestazione si è tenuta negli spazi della ex “Manifattura Tabacchi”, fabbrica di tabacco costruita tra il 1933 e il 1940, probabilmente su progetto dell’ingegnere Pier Luigi Nervi, e chiusa dal 2000, anno della sua dismissione. Gli allestimenti dell’esposizione, tra l’altro, hanno permesso il ripristino di tre dei padiglioni abbandonati che hanno ospitato sale conferenze e stand espositivi. L’intervento di maggior impatto architettonico e visivo è stato quello della rampa di accesso che conduceva i visitatori alla reception attraverso il grande piazzale di ingresso. La rampa si sviluppava lungo 20 metri superando un dislivello di 120 cm ed è stata inserita tra due setti strutturali in legno, tinteggiato in bianco nella fascia inferiore e coperto da lastre metalliche in quella superiore. Le due parti erano divise da una striscia colorata che accompagna la salita. Il punto di partenza della rampa era caratterizzata da due blocchi monolitici rivestiti di lastre di ferro, brunito e leggermente ossidato. Si tratta di un riferimento diretto al contesto post-industriale ed anche un omaggio a Richard Serra, l’artista americano famoso per l’utilizzo di lastre metalliche nelle sue opere scultoree.

Il progetto riguarda il completo recupero di un magazzino industriale in abbandono per la realizzazione della nuova Sede di un importante Studio Legale. L’immobile si trova all’interno di un isolato nella zona otto-novecentesca a ridosso dei Viali ed occupa l’intero piano terra di un edificio del 1960 ed una piccola costruzione adiacente posta nel cortile tergale. La planimetria dell’esistente, caratterizzata da una grande profondità del corpo di fabbrica e dalla conseguente scarsità di aperture in rapporto alle grandi superfici disponibili, è stata risolta con la creazione di una “piazza interna” che costituisce uno spazio polifunzionale posto all’interno dell’edificio dove, oltre ad essere il cuore del sistema distributivo dello Studio, è anche sala di lettura e spazio per ospitare incontri e seminari. Lungo le pareti sono presenti una serie di nicchie che contengono i numerosi volumi della biblioteca dello Studio alternate alle aperture che, grazie a pannelli scorrevoli, danno l’accesso a tutti gli uffici. Nella palazzina adiacente sono collocati gli studi direzionali ai quali si accede, seguendo il lungo banco in legno della reception, salendo una scala a sbalzo con gradini che aggettano da un setto murario rivestito in travertino con finitura “cannetè”. I prospetti sul cortile sono stati ridefiniti così come l’accesso che dalla strada conduce all’interno dell’isolato dove un lungo “tappeto” in legno posto sulla ghiaia del cortile accompagna i visitatori verso l’ingresso

Premio Architettura Toscana

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