Casa Citerna

Situata all’interno di Poggio alla Croce (FI), Casa Citerna è il risultato di un intervento complesso di ristrutturazione e riqualificazione energetica su una antica casa adibita ad abitazione privata, originariamente parte di un palazzo storico frazionato nel tempo. L’intervento ha avuto come obiettivo sia la riorganizzazione spaziale della casa, con l’introduzione di nuovi spazi e servizi igienici, sia la reintroduzione di materiali e strutture tipiche del contesto, con forme e pose contemporanee. Tutti i solai in laterocemento, introdotti da interventi novecenteschi, sono stati sostituiti con solai lignei realizzati con legno di castagno e mezzane in cotto fatto a mano. Il progetto ha inserito nuovi varchi tra gli ambienti per creare spazi fluidi e continui, massimizzare l’ingresso della luce naturale ed eliminare il frazionamento spaziale introdotto da interventi recenti. Tutti i nuovi interventi sono segnalati con portali in acciaio, ed un nuovo grande camino rivestito in cotto dell’Impruneta caratterizza la zona giorno. Una nuova suite con studio e bagno privato impreziosisce la zona notte. L’intervento ha poi previsto un insieme di opere per la riqualificazione energetica della casa in bioedilizia, mediante l’uso di termointonaci interni ed esterni in calce e sughero, il rifacimento integrale del tetto con isolanti in fibra di legno ad alta densità, e l’installazione di un impianto in pdc con pavimento radiante.

Piazza del Tiratoio. In quella che fu la zona destinata alla lavorazione della lana nell’Oltrarno fiorentino, un nuovo cocktail bar trova collocazione all’interno di un grande spazio voltato a più campate, già rimessaggio per barche. La zona di somministrazione è filtrata da uno spazio di soglia destinato a giardino d’inverno. Il bancone domina lo spazio e gerarchizza le funzioni svelandosi dietro a un infisso vetrato centinato. I servizi igienici e i locali accessori sono dietro a una parete espositiva che fa da sfondo al locale. Terracotta nera, tinteggiature a calce e ottone spazzolato garantiscono un’atmosfera accogliente e delicata che accompagna i clienti nei sapori della miscelazione senza sopraffarli. Credits Cliente: Bi.Bi & co s.r.l Anno: 2021-2022 Luogo: Firenze, Italia Dimensione: 150 mq Team: AFSa (Antonio Acocella, Alessandro Falaschi, Pietro Seghi) Collaboratori: Paolo Buti, Clemente Nativi Imprese: Idealforme 2000, Malte Storiche, ACS automatismi, CM Clima Fornitori: Fameg, Ceramica Cielo, Cotto Manetti, Ciulli, CIAM Fotografia: Fabio Semeraro

L’area di progetto è posta in una zona semicentrale, in prossimità dell’attuale centro direzionale, in un contesto prettamente residenziale. Il circostante contesto urbano, mostra un edificato di scarso valore paesaggistico oltre che architettonico. Si tratta di edifici multipiano realizzati per lo più negli anni’70, con facciate ad intonaco, cemento armato a vista e finiture di scarso pregio, le cui imponenti volumetrie bloccano le viste dal basso verso le colline o le emergenze più prossime. La mancata riqualificazione degli spazi verdi circostanti e dell’area sportiva, nel corso degli anni ha determinato una condizione di vuoto percettivo. In questo ambito il progetto proposto, che sintetizza la cura formale ed estetica alla sostenibilità ambientale, è in grado di sviluppare soluzioni che coniugano risparmi energetici apprezzabili a linguaggi formali, percettivi-estetici adatti alla riqualificazione di aree di interesse notevole per la città di Scandicci. L’intervento, infatti, propone soluzioni per la definizione di un linguaggio morfologico e formale attraverso elementi capaci di migliorare l’aspetto percettivo dell’intero isolato e di introdurre elementi di eco-sostenibilità in grado di migliorare lo spazio abitato. All’interno di una complessiva pianificazione sostenibile del governo delle città, che contempli in modo coordinato tutti gli aspetti della vita delle comunità, dalla gestione dei rifiuti ai trasporti, la qualità degli edifici gioca un ruolo chiave, sia che

Il progetto è frutto della partecipazione ad un concorso, nel quale era posto a base di gara un progetto preliminare, rispetto al quale era richiesto di presentare delle modifiche. Il progetto è risultato vincitore della gara e la soluzione proposta e realizzata ha trovato un grande apprezzamento da parte della committenza. L’edificio del nuovo Ingresso costituisce il primo fondamentale impatto tra Ospedale ed utenza. Nella consapevolezza di quanto questo primo rapporto con la struttura sia fondamentale, il progetto nasce con la precisa volontà di dare una maggiore visibilità e protagonismo al nuovo Ingresso, rispetto a quanto ipotizzato nel progetto posto a base di gara, attraverso una spazialità generosa con un aggetto che ricuce i volumi sottostanti, scherma i prospetti vetrati e offre un luogo accogliente – e non solo di transito – dove poter sostare e socializzare. Gli spazi esterni protetti sono concepiti per creare uno spazio pubblico nel verde e, al tempo stesso, per comunicare una riconoscibile accoglienza che agevoli anche l’orientamento ed il wayfinding, in questo modo la nuova loggia ed il nuovo landscaping offrono protezione e massima accoglienza. La maggior caratterizzazione estetico architettonica del nuovo Ingresso dialoga con la struttura preesistente, ricercando una composizione spaziale e materica rivolta a riqualificare l’intero complesso.

Il progetto prevede la suddivisione di un grande fienile recuperato nei primi anni duemila nel territorio del Chianti Classico in due unità immobiliari, una delle quali ampliata di volume. Quest’ultima, al fine di soddisfare le esigenze di una giovane coppia di professionisti, viene dotata di un nuovo collegamento verticale e riprogettata nei suoi spazi interni e nel nuovo involucro edilizio. Il cotto fatto a mano , il legno di rovere e il travertino di Rapolano caratterizzano gli ambienti caldi e accoglienti degli interni, sempre in diretto contatto visivo con la natura all’esterno della casa. Il rapporto tra interno ed esterno è infatti una costante materica e percettiva del progetto, amplificato dalle grandi superfici vetrate e dalla presenza di abbondante illuminazione naturale. Le superfici esterne dell’ampliamento sono finite con intonaco a cocciopesto in discontinuità con le superfici dell’esistente, per rendere di chiara leggibilità l’addizione volumetrica. Cliente: Privato Anno: 2020 – 2021 Luogo: Sambuca Val di Pesa, Italia Dimensione: 130 mq Team: AFSa (Antonio Acocella, Alessandro Falaschi, Pietro Seghi) Collaboratori: Tecla Nencini Imprese: Hallulli Enver, Trambusti, 2P, Falegnameria Frazzetta Forniture: Cotto Manetti, Arredo di Pietra, Malte Storiche, Illux Fotografia: Fabio Semeraro

Il progetto sviluppa alcune principali tematiche volte alla definizione della soluzione progettuale più rispondente agli obiettivi posti, sia in termini di fattibilità e funzionalità, sia in termini di inserimento nel contesto preesistente, oltre che di espressività di un’architettura che è anche il simbolo di un’istituzione pubblica di grande importanza quale quella universitaria pediatrica. Gli obbiettivi che hanno guidato la progettazione sono stati di vario genere: – FUNZIONALITA’ e VIVIBILITA’; – COMFORT; – ESTETICA; – TECNOLOGIA. A partire da tali acquisizioni, si è esplorata la soluzione progettuale più rispondente agli obiettivi prefissati, caratterizzata inoltre dall’approfondimento dei seguenti ulteriori aspetti: ricercare una integrazione architettonica con il carattere estetico dell’edificio esistente; creare ambienti logisticamente e funzionalmente fruibili dall’utenza e dal personale; utilizzare principi di architettura sostenibile, per limitare l’impatto ambientale, ponendo come finalità progettuale l’efficienza energetica; il miglioramento della salute, del comfort e della qualità della fruizione degli utenti mediante l’integrazione, nell’edificio di strutture e tecnologie appropriate.

L’Istituto Ortopedico Toscano, il celebre ospedale fiorentino del viale dei Colli, noto anche come Istituto Piero Palagi, sorse durante gli anni Venti del Novecento nei locali di una villa della famiglia Serristori, il più antico edificio di questa casata del quale ci siano notizie. L’adeguamento funzionale degli spazi della Villa Margherita per renderli consoni al nuovo utilizzo sanitario quale poliambulatorio odontostomatologico può essere riassunto nei seguenti macro-interventi edilizi ed impiantistici, rilevanti ai fini di una valutazione di coerenza con l’impianto architettonico dell’edificio storico su cui insistono: 1. Demolizione delle sopraelevazioni del piano 2° e ricostruzione delle falde di copertura; 2. Realizzazione di una nuova scala interna metallica dal piano terreno a piano 2°; 3. Realizzazione di un percorso esterno di sicurezza sulla copertura del corpo est della villa; 4. Installazione di nuovi impianti meccanici, elettrici e rete dati; 5. Interventi di risanamento conservativo e restauro delle facciate, dei pavimenti e degli spazi interni.

Il progetto nasce dalla volontà di ristrutturare e rendere contemporaneo un tipico lotto gotico, situato nell’Oltrarno fiorentino. Da Via dei Serragli, in un contesto prevalentemente residenziale costituito da palazzine alte quattro o cinque piani fuori terra, si ha accesso all’appartamento posto al primo piano. La distribuzione degli ambienti è caratterizzata dal lungo corridoio che collega l’ampia zona giorno nella parte terminale del lotto con le due zone notte ben divise: la camera del figlio su Via dei Serragli e la camera matrimoniale che affaccia sull’interno. La corte privata al centro dell’immobile permette di accedere al giardino esclusivo posto al piano inferiore. Le finiture e i materiali scelti hanno un linguaggio contemporaneo: superfici orizzontali e verticali mono-materiche con microcemento per la pavimentazione e intonaco lasciato a velo con uno strato di fissativo per le pareti; i nuovi infissi con profili minimali in ferro; la cucina in acciaio. Per evidenziare le stratificazioni storiche sono stati eliminati i controsoffitti della zona giorno e di parte del corridoio (esaltando così la struttura lignea dei solai) oltre a riportare alla luce alcune decorazioni pittoriche in prossimità della cucina. Un elemento di vanto della proprietà è senz’altro il giardino esclusivo che prima dei lavori era invaso dalla vegetazione; è stato ripulito dalle piante incolte e allestito con pochi arredi funzionali ricreando inoltre una piccola zona d’ombra.

Il progetto riguarda la ristrutturazione e l’allestimento di interni di uno spazio commerciale adibito ad un Atelier di abiti da sposa di alta sartoria made in Italy. La committenza necessitava di uno spazio ampio espositivo e di un camerino che al bisogno potesse anche essere suddiviso in due ambienti, oltre che di una sartoria nello spazio retrostante il negozio, con accesso diretto dalla zona prova. Lo stile dell’Atelier doveva rispecchiare l’eleganza e l’artigianalità del marchio pertanto sono stati volutamente disegnati ad hoc tutti gli arredi interni, le decorazioni in parete ed a soffitto arricchiti con l’uso di cornici applicate, nonché selezionate accuratamente finiture e complementi d’arredo: esempio sono i lampadari della ditta Vistosi, il parquet in rovere posato a spina italiana, la carta da parati di Armani Casa e Casamance. Artigiani locali hanno realizzato con materiali di pregio le appenderie in ferro verniciato bronzo, le pareti divisorie in vetro stratificato fluted e specchio, le porte interne in legno sia bugnate laccate sia a scomparsa filomuro. Attenzione particolare infine alle vetrine come elemento scenografico percepito dall’esterno, di cui inoltre sono stati sostituiti gli infissi con soluzione a tutto vetro extrachiaro. All’interno delle stesse prende la scena una grande quinta realizzata anch’essa su disegno, in ferro e pannelli rivestiti in carta da parati, studiata appositamente per fare da sfondo ai pregiati abiti esposti.

Il progetto riguarda la ristrutturazione e l’allestimento di interni di uno spazio commerciale adibito ad un Atelier di abiti da sposa di alta sartoria made in Italy. La committenza necessitava di uno spazio ampio espositivo e di un camerino che al bisogno potesse anche essere suddiviso in due ambienti, oltre che di una sartoria nello spazio retrostante il negozio, con accesso diretto dalla zona prova. Lo stile dell’Atelier doveva rispecchiare l’eleganza e l’artigianalità del marchio pertanto sono stati volutamente disegnati ad hoc tutti gli arredi interni, le decorazioni in parete ed a soffitto arricchiti con l’uso di cornici applicate, nonché selezionate accuratamente finiture e complementi d’arredo: esempio sono i lampadari della ditta Vistosi, il parquet in rovere posato a spina italiana, la carta da parati di Armani Casa e Casamance. Artigiani locali hanno realizzato con materiali di pregio le appenderie in ferro verniciato bronzo, le pareti divisorie in vetro stratificato fluted e specchio, le porte interne in legno sia bugnate laccate sia a scomparsa filomuro. Attenzione particolare infine alle vetrine come elemento scenografico percepito dall’esterno, di cui inoltre sono stati sostituiti gli infissi con soluzione a tutto vetro extrachiaro. All’interno delle stesse prende la scena una grande quinta realizzata anch’essa su disegno, in ferro e pannelli rivestiti in carta da parati, studiata appositamente per fare da sfondo ai pregiati abiti esposti.

Il Cinema Teatro Odeon, ora GO – Giunti Odeon, si rinnova e dà nuova linfa ad uno dei luoghi socio-culturali più importanti del panorama fiorentino. Il restauro e la riorganizzazione degli spazi permettono un fertile sincretismo tra libri, musica, cinema e teatro, creando uno dei centri culturali del capoluogo toscano. L’architettura liberty del Palazzo dello Strozzino accoglie l’unione tra la vasta libreria firmata Giunti e la storica sala cinematografica, rimodernata in forme e tecnologie. Il progetto nasce da due temi fondamentali: la riscoperta degli spazi originali, con l’eliminazione di ogni superfetazione stratificatasi sulle forme dell’edificio storico; e la ricerca di un dialogo tra vecchio e nuovo che non cede alla cristallizzazione degli spazi nel tempo ma considera il passato come parte fondamentale del futuro. La rimozione della platea che copriva la pavimentazione originale, la riapertura dell’ingresso principale nel foyer, il restauro di fontane e decorazioni, riportano in auge l’eleganza delle forme storiche; lo studio cromatico rispetta i colori tradizionali del Teatro e li risalta per contrasto con il turchese della moquette; il restauro del palcoscenico permette l’istallazione di un ledwall che fa da schermo ai grandi classici; permane lo schermo a rullo del cinema che la sera scende sul palco e dà via alla magia. Il risultato del progetto è uno spazio in cui vecchio e nuovo si confrontano e dialogano, una dimensione altra in cui il tempo sembra sospeso

Il progetto di restyling delle gallerie commerciali di Santa Maria Novella a Firenze ha riguardato il rifacimento degli elementi architettonici ed impiantistici dei sottopassi, con un approccio definibile “starting from scratch”. La struttura originaria, costruita negli anni ‘60, è stata riportata a nudo, attraverso un’operazione di strip off che ha svelato la molteplici complessità date dalla vetustà delle strutture, messe a dura prova dal prolungato abbandono. Uno degli obiettivi principali dell’intervento è stato convertire luoghi di passaggio in spazi di aggregazione e di condivisione, capaci di accogliere diverse attività ed interpretare diverse tempistiche di utilizzo. In quest’ottica un ruolo importante lo gioca il progetto del pavimento, realizzato in resina grigia e immaginato come una tela bianca sulla quale imprimere una sorta di manuale dell’orientamento, laddove linee, curve e indicazioni scritte accompagnano le persone verso le diverse direzioni del centro. Per le vetrine dei negozi si è optato per una soluzione fatta unicamente di cristallo, accentuando così la permeabilità visiva dell’interno e annullando del tutto la presenza del serramento. Nell’ottica del multiforme utilizzo dello spazio, un esperimento riuscito è stato il tunnel ledwall, venticinque metri immersivi, per video e suono, fanno da gate per chi arriva o rientra dal centro Unesco, suggerendo al passante un luogo “surreale” in cui advertisement ed arte digitale si fondono continuamente.

Premio Architettura Toscana

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