Edificio residenziale, certificato CasaClima A.

Il nostro progetto per ETRA, nuovo brand di hospitality nel campo del lusso, nasce al piano nobile di Palazzo Paggi-Tainti, raro esempio di architettura Liberty nel panorama fiorentino collocato ad un passo dal complesso monumentale del Duomo di Firenze. Alla ricchezza dell’apparato decorativo di facciata abbiamo abbinato un linguaggio architettonico contemporaneo fatto di pochi segni essenziali, di pieni e di vuoti, di superfici materiche esaltate dallo studio della luce capace di dare significato agli spazi interni completamente distrutti nel corso degli anni. La percezione del lusso nasce non da un’ostentata opulenza ma dall’utilizzo di materiali pregiati, dalla ricerca del dettaglio e dalla sperimentazione di nuove forme di artigianalità capaci di rendere materiali semplici unici e preziosi. Citazioni di artisti dell’epoca o di paesaggi storici, si alternano all’utilizzo di tecnologie contemporanee che creano effetti inaspettati. L’uniformità e il controllo cromatico di tutti gli ambienti consente l’esaltazione di alcuni particolari trattati con finiture preziose senza mai cedere all’esaltazione del decoro. Ogni dettaglio è stato meticolosamente disegnato o integrato con componenti di serie prodotti dalle eccellenze dell’Industrial Design italiano. Particolare rilevanza è stata data all’utilizzo della luce, componente determinante del progetto architettonico in quanto capace di sottolinearne i tagli più significativi e di creare scenari inaspettati.

Un unico pattern definisce la nuova piazza per l’Isolotto: un tappeto continuo, capace di rendere le differenze delle variazioni su un tema. Sono trame diverse che partecipano alla definizione di un disegno unico, comune dove ciò che prevale è il valore simbolico del “noi”, noi tutti insieme. Un flying magic carpet, capace di rendere vicini luoghi e persone lontane; è l’immagine simbolica della volontà di rendere vicino ciò che oggi è distante: le opinioni, i valori culturali, le etnie. Per questo il simbolo principale diventa rispecchiarsi nella copertura della grande pensilina, insieme. La vivibilità di una città oggi si misura innanzitutto sulla capacità che essa ha di invitare le persone a percorrerla, ad attraversarla in bicicletta, a sostare nei suoi spazi. Camminare è il punto di partenza, perché una città è tanto più ospitale ed accogliente quanto più è disponibile a farsi attraversare, così sono stati immaginati spazi che possono essere percorsi da tutti e guardati da tutti. Quello che abbiamo indagato con questo progetto quindi, è un’idea di città come luogo d’incontro, all’interno della quale lo spazio vuoto viene considerato un’opportunità di disegnare le relazioni tra cose diverse (edifici, persone, attività, flussi ecc.), di raccontare la qualità della vita che si svolge all’interno, attraverso un’idea che tenga insieme una sequenza di spazi del fuori, quelli di tutti, dove ogni individualità si riconosce come parte di una comunità, come parte di un “Noi”.

NEST

NEST, acronimo di New Enginery Solution Technology. NEST, in inglese NIDO. Il progetto, per questa Società che opera nel settore chimico-farmaceutico, prende spunto dall’idea di creare con linee semplici e moderne un ambiente di lavoro confortevole, luminoso, ben organizzato e decisamente proiettato verso il futuro, NEXT appunto! Gli spazi sono stati predisposti per creare una immediata, chiara lettura del percorso distributivo. All’ingresso, disimpegnata, la stanza delle riunioni con accanto una piccola sala di attesa e l’ufficio dell’amministrazione caratterizzato da una grande parete vetrata che si affaccia sul largo corridoio centrale. Con l’ausilio di una pensilina bianca, lungo l’asse di distribuzione, inscatolato il NIDO, uno spazio avvolgente al di sotto del quale sono riuniti gli uffici dei quattro soci fondatori allitterati sia nella forma sia nella funzione. Ogni ambiente, di colore grigio scuro, si distingue per la presenza di una grande lettera in acciaio satinato e i quattro uffici, in prospettiva, compongono la parola NEST. In fondo al corridoio, superata l’area break, l’ampio open space con le postazioni dei giovani collaboratori trova la centralità operativa con “l’isola grigia”, composta da due piccoli nidi al cui interno è possibile svolgere attività lavorative più privatizzate e direzionali.
NEST = NIDO = NEXT…LAVORO = COMFORT = FUTURO

Il progetto Area Marketing e Factory Museum Ginori 1735 è parte di una più ampia campagna di riqualificazione degli stabilimenti storici Ginori, affidati allo studio b-arch, tuttora in corso di realizzazione. Comprende uffici/headquarter, outlet, spazi aperti e restauro della torre dell’acqua, vero e proprio landmark territoriale dell’azienda sestese. Il progetto prevede la valorizzazione delle campate e delle lievi strutture in cemento armato della navata centrale, che diventano uno spettacolare contenitore di ampi spazi aperti, dedicati ad attività didattiche, espositive e di marketing, e di una trama di volumi chiusi che ospitano attività più raccolte: auditorium/multimedia, show-kitchen, meeting room e box didattici. Il brief proposto prevede la realizzazione dello spazio in due step successivi, concepiti in modo che la conclusione del primo si presenti comunque come un’opera compiuta e funzionale. B-arch concepisce un progetto dove la conclusione del primo capitolo dimostri tuttavia la sua caratteristica di “non finito”, pur fornendo tutte le funzionalità richieste. La superficie grezza del cartongesso diventa una texture pittorico-gestuale a cui viene sovrapposta la grafica gigante del marchio aziendale, fresco di re-branding. Le strutture espositive sono realizzate in blocchi grezzi di gasbeton, che al termine del loro utilizzo temporaneo potranno tornare alla funzione originale di materiale da costruzione, completando i contenuti di sostenibilità del progetto.

Lottozero

La funzionalizzazione del complesso di Palazzo Buontalenti si inserisce nel programma di espansione di EUI con la realizzazione di una nuova e prestigiosa sede. Il rapporto tra EUI e Firenze è consolidato da molti anni in un percorso di continua crescita che ha visto progressivamente aumentare il numero delle sedi: Badia Fiesolana, Villa Salviati, Villa Schifanoia, adesso Palazzo Buontalenti. Questo programma ha permesso negli anni l’instaurarsi di un virtuoso processo di valorizzazione di immobili demaniali prestigiosi e un loro utilizzo appropriato. Il primo passo per la realizzazione di questo programma è il restauro di una porzione del complesso buontalentiano, il cosi detto LOTTOZERO: il recupero di una porzione di circa 2000 mq al fine di allocarvi gli spazi della School of Transnational Governance. L’intervento prevede la creazione di spazi condivisi destinati allo staff di lavoro e spazi destinati ai ricercatori, impostati su modelli di co-working e corredati da aree per lo scambio tra persone e spazi attrezzati per ospitare incontri e riunioni. Il Lottozero è composto da un corpo di fabbrica su due livelli e un ammezzato (1600 mq), un cortile (600 mq) e il piano terra della ala nord del casino mediceo (400 mq). Ha accesso indipendente da via Cavour con il grande portale ad arco realizzato nel 1850. Si tratta sostanzialmente di una operazione di restauro, condotta in accordo con la Soprintendenza nel rispetto degli elementi costitutivi della architettura originale.

Golden View

La volontà del cliente era di riorganizzare gli spazi (modificati con più interventi che si sono succeduti negli anni) in modo più funzionale e rendere più omogenei gli interni. L’aspirazione era quella di ottenere un locale caldo e subito identificabile come ristorante di classe, e allo stesso tempo mettere in risalto la magnifica vista sul Ponte Vecchio da cui il ristorante prende il nome. Dopo un’attenta analisi del brand, si è deciso di riprendere e dare nuova vita e valore a quegli elementi del ristorante che nel tempo sono entrati nell’immaginario collettivo dei clienti così come dei semplici passanti: il marmo di Carrara che aveva caratterizzato l’area pescheria, l’ingresso e il bancone bar; i mobili contenitori per l’importante collezione di vini; i ricercatissimi prodotti gastronomici in bella vista.  Il marmo di Carrara è stato utilizzato per costruire il frontale del nuovo bancone, con un gioco di sovrapposizione di volumi semplici tra lastre di alto spessore e tavolati di legno d’ulivo, utilizzati per il top. Il ritmo delle lastre di marmo, disposte con tre dimensioni diverse alternate, viene sottolineato da listelli anch’essi in legno d’ulivo. Sia il marmo che il legno rimandano al territorio, alla Toscanità, perché è da qui che il ristorante attinge i suoi ingredienti e la sua tradizione. Per rendere ancora più protagonista la vista, sono stati rimossi tutti gli elementi, murari o di arredo, che potevano essere di ostacolo, rendendola visibile fin dalla strada.

Il progetto, nel centro storico di Firenze, mira a trasformare una cappella rinascimentale quattrocentesca in uno showroom sperimentale per un’azienda di cucine – Officine Gullo. L’edificio, parte del complesso della chiesa di Ognissanti, ricca di dipinti di famosi maestri come Giotto, Ghirlandaio e Botticelli, nei secoli ha ricoperto le più disparate funzioni, da cappella funeraria, a cinema, da ristorante a night club. Il progetto vuole riportare questo spazio alla semplicità e purezza originali, senza rimuovere le alterazioni del passato. Con pochi interventi e modifiche specifiche ai materiali e al layout della circolazione, il progetto separa ciò che è vecchio da ciò che è nuovo, sottolineando la diversa storia dei singoli elementi. Il volume triangolare al centro, aggiunto negli anni ’80, viene liberato dai rivestimenti e mostra la sua struttura, dichiarando la propria diversità dalle parti originali della cappella e offrendo l’opportunità di creare uno spazio polifunzionale, trasformabile ed estremamente flessibile. Le scale vengono invece riportate nell’intercapedine tra la cappella e la chiesa di Ognissanti, originariamente staccate tra loro. Il concetto di showroom viene quindi reinterpretato, esponendo un’unica cucina attiva al centro dello spazio. La visita diventa un’esperienza museale, dove il visitatore prima ancora di conoscere i prodotti, viene a contatto con la storia della cucina italiana attraverso oggetti antichi esposti e video multimediali.

Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria di Wuhan (Cina) segnalava all’Organizzazione Mondiale della Sanità un cluster di casi di polmonite a eziologia ignota, quella che poco dopo tutto il mondo avrebbe conosciuto come Covid-19. L’OMS avrebbe dichiarato ufficialmente lo stato di PANDEMIA e l’8 marzo l’Italia dava avvio al lock-down nazionale. Saranno mesi molti difficili da affrontare, dove oltre alla paura di contrarre il virus si diffonde uno stato d’incertezza globale su come la vita stessa potrà riprendere. In questo clima, durante il lock-down, nasce la voglia di reagire all’isolamento forzato, si cercano e si studiano risposte che possano in qualche modo riportare la gente a vivere gli spazi pubblici in sicurezza. La ricerca sulle nuove tematiche dell’abitare gli spazi urbani che la pandemia impone, ci porta a formulare un cambio di paradigma. La proposta progettuale si articola sul tracciamento nel parco urbano di una serie di cerchi che possa garantire alle persone che stanno all’interno del perimetro la completa sicurezza attraverso il mantenimento del distanziamento sociale. Il parco, anche se popolato in condizioni di distanziamento dava l’idea di una comunità coesa e viva; vivere soli ma non in solitudine. All’interno di alcuni cerchi sono stati installati degli ombrelloni per avere la possibilità anche nello ore più calde di godere dello spazio pubblico, ed è stato pensato un percorso d’arte (street art) all’aperto usufruibile da tutti.

Progetto di ristrutturazione edilizia e cambio d’uso de complesso edilizio “Granaio dell’Abbondanza” per la realizzazione di incubatore startup, coworking, scuola di alta formazione. Il nucleo originario, che comprendeva l’edificio sulla Piazza del Cestello e l’intero isolato destinato ai Granai Medicei, silos per il deposito del grano, fu costruito dal 1695 al 1697, da Cosimo III de’ Medici su progetto di Giovan Battista Foggini, sottoposto alla Magistratura dell’Abbondanza, dalla quale prese il nome. Nel 1800, passò all’Ordine di Santo Stefano, come Caserma dei Cavalieri. Fu sede delle truppe Napoleoniche e Spagnole e, nel 1860-1871, diventa Caserma Cavalli. Progetto di ristrutturazione e riqualificazione. Granaio dell’Uccello, Granaio dell’Abbondanza, Panificio Militare, Caserma Guidobono, Caserma Cavalli che oggi rinasce come “granaio delle idee- innovation center”. Un intervento, che interessa una superficie di oltre mq 5.000, teso alla ristrutturazione non solo delle parti storiche ed architettoniche del Complesso quanto ad una sua riqualificazione funzionale con destinazioni innovative, culturali e didattiche che portano nel Centro di Firenze, qualità e recupero, storia e tecnologia, giovani e progettisti di nuove forme di scienza, tecnologia, ricerca di alta qualità. Le nuove destinazioni, Startup di Nana Bianca, Sale convegni, Scuola di Alta Formazione-42 Luiss Firenze, fanno di questo luogo un Polo dell’Innovazione a livello internazionale.

Scrittura, pittura e architettura: 100 note a margine dell’anonimo del XX secolo” “In Paolo … non il subcosciente ma il razionale, partendo da cognizioni scientifiche, si trasfigura in un mondo astratto e fantastico, e trae dall’accidentale e dal mutevole della realtà l’eterno e il perfetto”1 “Prospettiva vuol dire l’uomo diventato centro delle cose, l’uomo misura del mondo, l’uomo che tenta la propria libertà”2 Ricomporre e raccontare la vita e l’opera di Ricci pone interrogativi metodologici non indifferenti. Una figura dalle molteplici sfumature, che ha costantemente indagato la sua stessa opera in un dialogo interiore ed esteriore senza sosta e che ha fatto proprio ogni medium, dalla pesantezza della pietra fino alla leggerezza della parola scritta, per esprimere la sua filosofia. Una eredità che, a cento anni dalla sua nascita, sembra ancora vibrare e fuggire interpretazioni univoche, cangiante e dinamica come le figure antropomorfe che popolavano le sue visioni pittoriche. Da qui la volontà di tradurre in configurazione spaziale, in promenade, la sua opera manifesto, “Anonimo del XX Secolo”. Esporre l’intreccio inestricabile di pensiero e massa che ha caratterizzato e plasmato la sua opera ripercorrendone il percorso. 1 – M. Salmi, Paolo Uccello e Andrea del Castagno, Domenico Veneziano, 1938. 2 – L. Ricci, “Sensazione degli oggetti” in Anonimo del XX Secolo, Il Saggiatore Firenze, 1965

Furla Progetto Italia

La nuova Furla Factory sorge a Tavarnelle Val di Pesa, in provincia di Firenze, immersa nella zona del Chianti. Il progetto si confronta con un tema fondamentale: l’inserimento dell’architettura per l’industria nel paesaggio italiano e offre l’occasione per ripensare la qualità dei luoghi di lavoro. Furla Factory è composta da tre corpi principali: uno destinato agli uffici, due ai laboratori e alla logistica, tutti pensati per integrarsi nel modo meno invasivo al paesaggio, assecondando l’andamento naturale della collina, quasi mimetizzandosi con l’ambiente circostante. L’ingresso principale riprende l’archetipo degli accessi alle ville toscane: un filare ordinato di cipressi che accoglie il visitatore e descrive il percorso d’accesso, ritmo che viene riproposto sulla facciata degli edifici con lamelle filtranti che mediano la luce all’interno degli spazi di lavoro. Lungo il viale si dispongono in armonica successione di piani gli edifici, sfalsati in pianta e posti su livelli diversi per ospitare le attività della Factory, il parcheggio integrato alla morfologia del terreno, e la piazza Furla, punto focale dell’asse che segna l’arrivo e l’ingresso principale. Il disegno dagli spazi aperti è l’elemento principale dell’impianto progettuale. La natura supera i confini fra interno ed esterno grazie a un sistema di patii e di tetti verdi con vista sull’area boschiva.

Premio Architettura Toscana

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