Casa Fru

Ristrutturazione di appartamento al piano terra, ampliamento e frazionamento di fabbricato esistente.

L’immobile oggetto di intervento è un grande appartamento ubicato all’ultimo piano di un condominio degli anni ’70, al limitare del centro storico di San Casciano verso la bella campagna del Chianti Fiorentino, in una zona con caratteristiche paesaggistiche di pregio. Un approfondito studio di fattibilità, fatto a monte della compravendita, si è focalizzato sulla possibilità di ristrutturare l’unità immobiliare nella distribuzione interna, nel design e nelle finiture. Dopo diverse soluzioni progettuali, è stata trovata una versione che riuscisse a fondere lo stile desiderato con le funzionalità richieste, rimanendo nel budget. Il progetto si è così concretizzato unendo le necessità del Committente, intendendo sia le richieste funzionali che economiche, la struttura dell’immobile, che dava poco margine di intervento, alle scelte progettuali intraprese. Si è così costituito un susseguirsi di ambienti luminosi dal design pulito e lineare, zona living, cucina e pranzo collegate da ampie aperture, una zona notte divisa da quella giorno ma unita a questa dal pavimento in listoni di legno e da una pallette di colori che fa da trait d’union in tutto il percorso visivo.

La cultura del progetto e il legame tra committente illuminato e creativo libero: investire nell’architettura e nel progetto per dare una nuova immagine ai propri spazi di lavoro. L’immobile oggetto di intervento è risultante di interventi realizzati negli anni ’70 e di successive modifiche esterne ed interne realizzate fino ad oggi. Per adeguarsi alle sempre maggiori sfide future, l’azienda ha deciso di modificare la disposizione di aule, uffici e master-plan aziendale, oltre all’istallazione di un ascensore. Prendendo spunto dal lavoro flessibile si è deciso di cambiare la disposizione degli uffici attuali, le forniture e le attrezzature di quelli futuri per creare uno spazio più agile. In questo sforzo di modernizzazione che ha intrapreso con tanto impegno, l’azienda ha deciso di attrezzarsi per rendere la vita lavorativa più semplice e piacevole, praticando politiche di lavoro flessibili che facciano recuperare alle persone il piacere di lavorare, l’affezione verso il proprio posto di lavoro e una comunanza di intenti con il proprio datore di lavoro. Il committente si è presentato con Il Manifesto della Sede del Futuro nel nostro studio, da qui siamo partiti, destreggiandoci fra le normative e le visioni, fra una struttura esistente e lo spazio che non basta mai, tra i tempi strettissimi e la volontà di chiudere l’azienda meno giorni possibili, fra creare spazi diversi e flessibili, egocentrici, ma la necessità di avere anche zone per la gestione di tutti gli impianti.

L’Ente Bilaterale dell’Artigianato Toscano, con sede in Firenze via ponte di Mezzo, aveva necessità di avere uno spazio in cui poter confrontarsi con i suoi associati, tenere conferenze e corsi di formazione. Il progetto di ampliamento della sede ha dato risposta a questa esigenza creando una sala conferenze da quaranta posti a sedere oltre ad area break, reception, tre uffici e servizi. Non essendo possibile, per motivi di spazio, realizzare un collegamento interno abbiamo riprogettato la scala condominiale, utilizzata soltanto dall’associazione Ebret, che oltre al primo piano del fabbricato occupa anche il secondo ed ultimo, oggetto dell’intervento. Lo spazio disponibile per sala conferenze aveva una forte dominanza longitudinale che abbiamo cercato di interrompere mediante l’introduzione di tre portali luminosi, in modo da suddividere lo spazio in quattro campate. Le lampade a striscia led continua abbinate ai faretti da incasso tondi sono regolabili per intensità ed accensione, per creare scenari adattabili ad usi diversi, come ad esempio le conferenze o le proiezioni. Le pareti dogate con finitura in pelle sono di tipo acustico, così come il controsoffitto per garantire un ottimo confort sia per i relatori sia per gli ascoltatori. Tutti gli impianti della sala, acustici, illuminotecnici, lo schermo e le tapparelle oscuranti sono gestibili da remoto.

Dall’unione di due unità è stato ricavato un unico spazio abitativo su tre piani, adatto a soddisfare le esigenze di una famiglia. I lavori sono stati orientati a valorizzare i tratti più caratteristici dell’esistente, come la scala originale dei primi del novecento che unisce i tre livelli, recuperata e reinventata. Un elemento del passato che rivive nella nuova abitazione. La scala, in resina di colore grigio, è invece il segno della nuova distribuzione dello spazio. Il progetto interviene con un’idea volumetrica a doppio volume solo nella zona del soggiorno, da cui parte il collegamento fra il piano primo e secondo: la scala esistente, le linee minimalistiche con la resina a pavimento, il colore bianco delle pareti e la luce che arriva dalla copertura creano un aspetto semplice e raffinato ma insolito per la tipologia di casa. Che interessi una o più stanze della casa, le pareti, gli arredi o il pavimento, il bianco è il colore che meglio sa far splendere gli interni riflettendo la luce proveniente dall’esterno. Sicura nella sua eleganza monocromatica è questo loft nei dintorni di Firenze, progettato da Alessandro Bruni a reinterpretare la perfezione e l’armonia dello spazio domestico contemporaneo. All’interno domina il senso di leggerezza, reso interessante dalla modernità dell’openspace. Per la sua capacità di dilatare lo spazio, il bianco è stato scelto come colore guida, declinato in più sfumature, che vanno dalle pareti a ogni singolo arredo.

Il nuovo fabbricato è posto in zona già urbanizzata, ad uso industriale/artigianale, di un piccolo borgo collinare della tipica campagna fiorentina. Costituisce l’ampliamento di un edificio produttivo esistente (della fine degli anni Sessanta) sede di un calzaturificio. Il nuovo volume va ad integrare gli spazi ormai insufficienti del capannone preesistente ed è posizionato nella ristretta area libera laterale. Per le caratteristiche del sito, il volume ha una conformazione stretta e allungata, con larghezza frontale di 8,70 m, profondità di 41,90 e altezza di 10, su due piani agibili e piano copertura a terrazzo praticabile. Il piano terra è adibito a magazzino e quello superiore ad attività produttive. Quest’ultimo ha spazi ampi e luminosi grazie alle grandi vetrate che si aprono sulla campagna circostante. La struttura è prefabbricata, con elementi in cemento armato in opera per la scala di collegamento. I tamponamenti esterni sono in pannelli orizzontali prefabbricati coibentati e verniciati e infissi in alluminio di diversa dimensione e posizione in funzione delle attività interne. La scelta del colore marrone, per il nuovo e per l’esistente, riconnette i due volumi e minimizza l’impatto sul contesto paesaggistico. La progettazione ha mantenuto gli ulivi e i pini marittimi esistenti sulla proprietà. Particolare cura è stata data alla scelta dei materiali, ai dettagli costruttivi (sopratutto per ingresso e scala) e allo studio dell’illuminazione degli interni e degli esterni.

Camere con vista

Lo spunto progettuale fonda il suo presupposto tematico e concettuale nella creazione ironica e metaforica di una volontà: il paesaggio, esito professionale dell’attività dell’azienda, diventa esso stesso immagine da ammirare e contemplare da un punto di vista privilegiato che ne esalti la percezione. Le immagini del paesaggio e le pedane espositive diventano il percorso illustrativo del portfolio aziendale. L’elemento di arredo si scopre elemento comunicativo, funzionale, percettivo e dalle finestre sul verde –“camere con vista”– vedo e faccio vedere le immagini selezionate dei paesaggio. Attraverso le ampie vetrate degli ambienti di lavoro e di riunione si percepisce un esterno da contemplare per mezzo di immagini ingigantite le cui dimensioni corrispondono esattamente alle pareti vetrate delle “camere” stesse. Condizionati dalla “piacevole ossessione” del controllo millimetrico dello spazio, dell’assemblaggio dei materiali e dei loro accostamenti, vengono di conseguenza esplorati anche gli angoli più lontani dall’ordinaria visione d’insieme. La continua ricerca di chiarezza del processo compositivo e costruttivo, unita alla volontà di progettare anche gli elementi più nascosti, concretizzano il desiderio di qualità generale e di benessere degli ambienti di lavoro. La materia –con le sue caratteristiche intrinseche e il suo protagonismo– è in grado di innescare profonde emozioni.

Un inedito percorso progettuale contraddistinto da forme eleganti, colori luminosi e oggettistica contemporanea. Lo spazio è stato completamente riconfigurato per ricavare una camera da letto, un bagno, una cabina armadio e una zona living caratterizzata da una cucina a scomparsa all’interno di una boiserie di legno che nasconde anche la porta d’ingresso. Tutti i dettagli architettonici mantengono un aspetto retrò, come le boiserie che corrono lungo le pareti del living e le porte bianche a riquadri simmetrici. Le linee pulite sono bilanciate dal pavimento in materiale marmoreo che ricorda la pavimentazione del Battistero di Firenze. Così in cucina al disegno decor del rivestimento è abbinato un arredo su misura, studiato per recuperare ogni centimetro, in legno laccato grigio, piano di lavoro in granito nero e acciaio a vista, dalle linee pulite e contemporanee. Nella zona notte, e stata creata una camera matrimoniale e una cabina armadio, oltre che ad un bagno completo di tutti i servizi. In questo contesto l’intento era quello di creare un look originale che è stato raggiunto con un mix eclettico di luci, arredi e complementi, ma anche con punte di colore che si ritrovano ovunque e impreziosiscono lo spazio.

Durante il Festival F-Light 2016 è stata messa a punto la nuova illuminazione per la facciata della Basilica di Santa Croce a Firenze. Una illuminazione dinamica che gioca con intensità e temperatura colore della luce bianca e che include la nuova configurazione della luce statica. La proposta illuminotecnica dinamizza teatralmente la superficie della facciata che entra in empatia con il passante. La scelta di operare con luce bianca modulata attraverso la variazione della temperatura colore e del flusso luminoso, permette di mettere in scena il tempo lungo della “costruzione” e attiva con il suo “ritmo pulsante” la facciata in una sorta di membrana che assorbe e rilancia l’energia spirituale ed ideale degli “illustri” che nella basilica dimorano, ricercando nel cittadino contemporaneo la partecipazione in un battito all’unisono. Un respiro, un battito vitale –non mera scenografia e spettacolo asettico– ma costruzione di uno spazio di coinvolgimento tra memoria storica e istanze contemporanee, tra sapienza della cultura ed esperienza di vita collettiva, tra monumento e città. I consumi energetici sono abbattuti del 68%, mantenendo gli stessi livelli d’illuminamento di 25 lux mentre i rilievi della facciata acquisiscono una maggiore profondità nella condizione di luce statica. L’installazione luminosa dinamica eseguita in loop è programmabile in determinate fasce orarie e manifestazioni, si alterna a momenti di illuminazione statica.

Un muro recinto percorso avvolge i volumi essenziali dell’atelier disegnando spazi vuoti… spazi per l’arte. L’idea di Atelier alla base del progetto è che abbia le potenzialità per evolversi gradualmente nel tempo in un organismo più complesso, un polo delle arti contemporanee che possa ospitare mostre e performance, in stretto rapporto con il territorio e le sue specificità, con una grande attenzione alle accademie d’arte e in stretto contatto con i laboratori artigianali presenti nel luogo. Dalla corte centrale si svolge la rampa che, con la sua leggera pendenza, a spirale, dinamizza e mette in relazione tutti gli spazi esterni, penetra il corpo principale, lambisce le ampie terrazze e ridiscende infine nel cuore della collina per diventare un percorso ipogeo a supporto dello spazio di futura espansione previsto interamente scavato nel profilo della collina. La superficie del muro-percorso è realizzata con un impasto di terre e pozzolana steso su un sottofondo di giunchi intrecciati e parzialmente bruciati. Il muro ha il colore della terra, una pelle viva, mai uguale nel tempo, che seguirà il lento degrado del giunco, supporto ideale per la vegetazione che man mano lo sostituirà. Il progetto per sua vocazione pone grande attenzione ai materiali ed all’utilizzo di criteri di sostenibilità, in particolare è stato previsto l’utilizzo del legno per le strutture e una parte dei rivestimenti esterni. Pietra, fibre naturali, calce e argilla per gli altri rivestimenti esterni.

Villa Golf

La Villa Golf, di nuova costruzione, è situata nella porzione occidentale di Castelfalfi, aperta sul suo meraviglioso campo da golf. Il cuore architettonico e funzionale della Villa è costituito dal corpo centrale con funzione di zona soggiorno-pranzo dove all’interno funge da fulcro vitale un grande camino in mattoni e legno antico. Dal corpo centrale si accede alla loggia con copertura a travi e travetti in legno lasciate a vista esposta a sud-ovest e ad un patio con una fontana posta a nord-est sotto una pergola. Le ampie porte finestre permettono la continuità dello spazio interno con lo spazio esterno. Dal fulcro si dirama la zona notte costituita da quattro camere da letto ciascuna con proprio bagno. A nord-ovest si trova l’ingresso principale, la cucina, una sala tv e gli ambienti di servizio. Il corpo centrale ha copertura a falde con struttura lignea e pianelle in cotto, le coperture restanti sono del tipo piano, con formazione di “giardino pensile” del tipo estensivo. Una piscina stretta e lunga su due livelli è un tutt’uno con la villa circondata da un verde ornamentale e di schermatura. La villa rispetta i rapporti architettonici tra i singoli elementi che determinano una perfetta integrazione della villa stessa con il paesaggio circostante attraverso un accurato studio del cromatismo esterno. Il progetto è stato caratterizzato dallo stile toscano per la scelta di materiali tradizionali e moderno per la concezione degli spazi interni in rapporto con l’esterno.

In occasione del Millennio dalla fondazione della pieve è stato costituito un comitato cittadino che ha individuato due “opere segno”: il restauro conservativo della facciata principale della chiesa romanica e della porzione cinquecentesca della canonica e la riqualificazione del sagrato. L’incarico ha visto la stretta collaborazione con l’architetto Cuniglio della Soprintendenza e, per la porzione di competenza, l’amministrazione comunale. Elemento guida dell’intervento progettuale è stato il completo rispetto delle preesistenze e la necessaria umiltà dovuta a un complesso frutto di una millenaria storia. Tutto è partito da un attento rilievo geometrico, che per il prospetto della pieve si è spinto all’individuazione delle singole bozze lapidee. Ciò ha permesso di individuare e prevedere una serie di interventi molto differenziati sulla stessa superficie di intervento. Circa il sagrato, l’obiettivo è stato sia la creazione di un nuovo spazio visivamente unitario tra le due piazzette poste ai lati di via Provinciale, contenenti i principali edifici religiosi del paese e, nel contempo, valorizzare il sagrato della pieve, evidenziando lo stretto rapporto funzionale alla chiesa. Ciò è stato ottenuto lavorando sulle finiture e sui formati del lastrico, ideando un modulo che riprende quello del prospetto e, contemporaneamente, permettesse la creazione di alcuni segni a terra molto discreti sia per unire i due spazi che per creare un percorso privilegiato di accesso alla chiesa.

Premio Architettura Toscana

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