Pixies

Il progetto in piazza Gino Bartali rappresenta un esperimento attraverso il quale abbiamo unito la necessità di creare uno spazio polivalente che potesse accogliere, nel periodo estivo, un programma culturale di eventi e la volontà di costruire la base di un processo di riqualificazione a lungo termine. La struttura del progetto prevede trenta moduli funzionali alle principali esigenze per la fruizione dello spazio pubblico. Attraverso il movimento ed il gioco, l’intento è stato quello di innescare nuove interazioni tra gli abitanti e i luoghi della loro quotidianità. La strategia applicata, infatti, assume come fautori dei luoghi urbani gli stessi abitanti e attraverso essi ricerca una maggiore aderenza alle reali necessità. Primo tassello di un processo step by step, la flessibilità dell’intervento prevede un progressivo adattamento secondo scenari urbani possibili. Il progetto analizza e ripensa quindi i luoghi della città come insiemi aperti dove lo spazio urbano è il risultato di un meta-progetto comune. Purtroppo in fase esecutiva è stata negata, per questioni di sicurezza, la possibilità di dotare i moduli di ruote. Nonostante questa limitazione i feedback degli utenti sono stati possibili grazie a dei questionari presenti in loco. La scelta dei materiali ed il loro reperimento si inserisce all’interno di un modello di economia sostenibile definito circolare tramite il quale, una volta utilizzati, questi vengono reinseriti all’interno del loro processo produttivo.

Un muro recinto percorso avvolge i volumi essenziali dell’atelier disegnando spazi vuoti… spazi per l’arte. L’idea di Atelier alla base del progetto è che abbia le potenzialità per evolversi gradualmente nel tempo in un organismo più complesso, un polo delle arti contemporanee che possa ospitare mostre e performance, in stretto rapporto con il territorio e le sue specificità, con una grande attenzione alle accademie d’arte e in stretto contatto con i laboratori artigianali presenti nel luogo. Dalla corte centrale si svolge la rampa che, con la sua leggera pendenza, a spirale, dinamizza e mette in relazione tutti gli spazi esterni, penetra il corpo principale, lambisce le ampie terrazze e ridiscende infine nel cuore della collina per diventare un percorso ipogeo a supporto dello spazio di futura espansione previsto interamente scavato nel profilo della collina. La superficie del muro-percorso è realizzata con un impasto di terre e pozzolana steso su un sottofondo di giunchi intrecciati e parzialmente bruciati. Il muro ha il colore della terra, una pelle viva, mai uguale nel tempo, che seguirà il lento degrado del giunco, supporto ideale per la vegetazione che man mano lo sostituirà. Il progetto per sua vocazione pone grande attenzione ai materiali ed all’utilizzo di criteri di sostenibilità, in particolare è stato previsto l’utilizzo del legno per le strutture e una parte dei rivestimenti esterni. Pietra, fibre naturali, calce e argilla per gli altri rivestimenti esterni.

L’attuale fase di restauro e risanamento conservativo del complesso di San Firenze si inserisce in una lunga scia di interventi che nel corso degli ultimi quattro secoli hanno interessato l’omonimo complesso. L’intervento si è sviluppato lungo due direttrici principali: l’inserimento di funzioni contemporanee con i necessari adeguamenti da una parte, e il mantenimento dell’integrità storica della struttura dall’altra. Il progetto ha lavorato per l’armonizzazione dell’insieme, studiando e analizzando, negli spazi esistenti al piano terra e al piano primo, le varie possibilità che rispondessero alle esigenze richieste dalle varie attività da insediare, unitamente alle indicazioni fornite dal maestro Franco Zeffirelli, senza però sminuire la natura di manufatto storico, architettonico e monumentale del complesso, raro esempio di architettura barocca a Firenze. Lo scopo è di suddividere gli spazi mantenendo una separazione netta tra le varie destinazioni, tutte comunque sempre in simbiosi tra loro attraverso la fluidità dei percorsi. Un recupero, con la creazione di un nuovo contenitore culturale dell’opera del maestro Franco Zeffirelli, grazie al riuso del complesso di San Firenze in risposta alle nuove funzioni, nel pieno rispetto e tutela di un edificio storico monumentale che potrà finalmente riaprire le sue porte alla città, ai cittadini, ai turisti e ai visitatori occasionali, in stretto legame e simbiosi con il circostante patrimonio storico del tessuto urbano di Firenze.

L’intervento di recupero interessa porzione di un più vasto fabbricato abitativo realizzato nei primi anni Sessanta del secolo scorso. Il fabbricato era stato edificato con tecnologie tradizionali in uso nel momento ossia muratura portante di mattoni, solai in latero-cemento, copertura a falde inclinate in travetti prefabbricati e manto in tegole di laterizio. L’abitazione è definita da due piani fuori terra con zona giorno al piano inferiore e zona notte a quello superiore. Il tutto ruota intorno allo spostamento della scala di accesso al piano primo da uno specifico vano attestante l’esterno alla zona dell’ingresso e prevede anche la traslazione delle pareti attestanti direttamente sul nuovo disimpegno–vano scala. Ciò ha richiesto un significativo intervento di ridefinizione degli elementi strutturali del manufatto con la messa in opera di longarine metalliche sia nella ricucitura della primitiva trama portante sia per la nuova scala. Pochi e chiari elementi, una scala ed una articolata struttura metallica che si inseriscono nel primitivo manufatto con la forza derivante dal loro essere “ferro” imponendosi per la contemporaneità del linguaggio e la delicatezza del tratto ed una parete colorata di rosso che fa da contrappunto ad un pavimento in pietra levigata al piano terra ed in legno al primo, concorrono a trasformare un comune e tipologicamente datato “terratetto” in una abitazione aperta in linea con i modi del vivere contemporaneo.

VoipVoice Headquarters

Il progetto VoipVoice si inserisce in quel filone di ricerca teso a riattivare zone produttive che hanno arrestato il loro processo di completamento a causa della crisi edilizia iniziata nel 2008.
Il progetto si è posto vari obiettivi. Interrompere il rapporto di chiusura con lo spazio pubblico, aprendo lo spazio antistante l’edificio alla città. Filtrare, ma non nascondere, il lavoro che vi si svolge all’interno. Richiamare metaforicamente la rete digitale, elemento motore sia dell’attività di VoipVoice che della società contemporanea. Traguardare i fabbricati circostanti a favore di coni visivi verso il paesaggio delle colline. Ricercare l’innovazione, come innovativa è il tipo di attività che si svolge: commercializzazione, comunicazione e ricerca di servizi di rete voip. Creare un parallelismo tra luce, ombra e materia in modo da suscitare nei fruitori una positiva sensazione di stupore, meraviglia e divertimento. L’essenza del progetto si trova rapporto di continuità interno/esterno e nel rapporto di dissolvenza terra/cielo, come è evidente nel differente uso di materiali e colori negli spazi interni a piano terra e piano primo.

Conpcet. Arte povera, Tecniche espositive derivate dall’idea in di un cantiere in allestimento.
Materiali. Mutuati dal riuso industriale. Pavimento in pannelli di OSB maschiati. Display in lamiere piegate a formare scaffali espositori autoilluminati su ogni piano. Elementi in rete metallica da cantiere cm 10×10 con filo ϕ6, appositamente sagomata per definire l’emicolonna e la trave, come struttura autoportante per sistemi espositivi, arredi e illuminazione. Geometria. Tracciato regolatore a pianta quadrata, della parte espositiva, quale fulcro stereometrico organizzatore dei volumi e degli spazi circostanti.

Tacchificio… la magica parola, dal suono onomatopeico del punzone della macchina, aveva già traghettato il nostro pensiero nello spazio dell’opificio dove regna sovrana e indiscussa: l’arte del fabbricare. Poi, camminando tra PC, stampanti 3D, macchine CAM per i torni a controllo digitale abbiamo finalmente visto la nascita di un tacco, espulso con forza come un atto d’amore. Una meraviglia dell’arte decorativa e dei sincronismi della materia lavorata: tra la scultura “per via di levare” dei torni e la modellazione “per via di porre” delle stampanti. Quando abbiamo realizzato che, in un nuovo spazio nel distretto del lusso a Scandicci, dovevamo aiutare a esporre migliaia di quei “prodotti”, non ci sono stati tentennamenti. Un solo chiaro concetto ci ha guidati nel progettare: attrarre il visitatore in uno spazio museografico, più che in quello di una fiera.

L’Istituto degli Innocenti è la più antica istituzione dedicata all’infanzia. Oggi affianca l’attività di ricerca e documentazione a quella educativa, ospitando cinque servizi per l’infanzia –tre nidi, un centro integrato 0-6 e una scuola dell’infanzia– oltre a case di accoglienza. Il Giardino Grande, nascosto dietro il complesso e contenuto dal perimetro dell’isolato, viene utilizzato ogni giorno da oltre 200 bambini che frequentano i servizi. Il progetto di riqualificazione ha mirato a due obbiettivi: la valorizzazione del giardino, inserito nello straordinario contesto dominato dalla Cupola del Brunelleschi, e la realizzazione di un luogo accogliente, foriero di occasioni di gioco, relazione e scoperta, da fruire in sicurezza e autonomia da bambini e educatori. L’impianto planimetrico si rilega all’architettura e valorizza le preesistenze più significative del giardino attraverso l’inserimento di isole definite da bassi recinti in legno o da siepi formali, la piantagione di una lunga siepe mista ad andamento sinuoso (oltre la quale si celano occasioni di gioco e nascondiglio), l’integrazione delle alberature e la creazione di zone fiorite per la sosta. Tutti gli arredi –disegnati appositamente per questo luogo– sono in legno naturale. Casette, pedane, fioriere, tavoli e panche, vasche per orto e piantagioni, giochi costruiti con semplici rocchi di tronco offrono occasioni di gioco non precostituito, aperto all’interpretazione e alla fantasia dei bambini e dei loro educatori.

Il nuovo progetto consiste nell’allestimento e ridistribuzione, per la creazione di nuovi spazi espositivi all’interno di un piccolo immobile commerciale, situato in via del Sole 24r a Firenze, per l’attività di creazione e vendita artigiana di miniature. Gli interventi attuati, hanno ridato vita al vecchio immobile creando tridimensionalità, nuovi punti prospettici e illuminando l’ambiente, così da renderlo alla vista, più ampio. Sfruttando al massimo la verticalità sono stati creati mobili su misura a tutta altezza, funzionali e pratici. Gli elementi orizzontali, come le mensole espositive, corrono su una curva creata in cartongesso, realizzando idealmente in pianta, la forma della “tipica lente” usata proprio dalla proprietà artigiana per ricreare le sue dettagliate e raffinate miniature, con una piccola vetrina, che rappresenta la lente stessa, dove la mensola diventa il manico; il tutto completato da vani contenitori chiusi con ante essenziali. Al lato opposto della parete, viene collocato il tavolo da lavoro e due originali sedute, dove vengono creati questi preziosi manufatti; sopra di esso è installata una lampada regolabile, fonte di luce durante il lavoro della miniaturista. All’esterno, il negozio si presenta al pubblico con l’installazione di un insegna in lamiera effetto corten retro illuminata, disegnata e pensata come un oggetto unico atto a dare la giusta vetrina alle creazioni esposte.

Abbiamo realizzato una struttura turistico-ricettiva nel cuore di Firenze, nella centralissima via San Zanobi, in un monumentale palazzo storico di matrice quattrocentesca. Parole d’ordine: comfort e decor. È questo lo spirito che contraddistingue Florence Prestige Apartments, un intero piano dedicato all’accoglienza che già nel nome evoca esclusività e ricercatezza. Abbiamo trasformato questa casa della tradizione fiorentina, in un intrigante gioco di spazi, forme e colori, con echi decorativi tipici di fine ottocento, contaminati da modernismi contemporanei, in un perfetto mix per accogliere viaggiatori curiosi, esigenti e amanti del bello. Gli spazi a comune, vero cordone ombelicale di raccordo delle atmosfere private create nei diversi appartamenti, non è separato dalle aree più private, ma dialoga con esse: gli ambienti fluiscono armoniosamente l’uno nell’altro collegati da un fil rouge che accomuna tutto il progetto di interior. Anche i bagni non si sottraggono al nostro approccio decorativo: tessere colorate di mosaico si armonizzano con tessere stampate su wallpaper, in un gioco di rimando e effetto materico tridimensionale. Grazie all’impiego della tecnologia più evoluta, non rinunciamo al comfort ambientale: sensori di rilevazione di presenza per avere temperatura e umidità ideale in ogni singolo ambiente, completa gestione della casa vacanze in remoto, il tutto per ottimizzare i costi di gestione rendendo smart la location.

Prima di essere un’architettura temporanea è un’idea, un metodo. Il “poco” come materiale da costruzione diventa “molto” attraverso il pensiero progettuale e il rapporto che il manufatto instaura col contesto. Il contesto è infatti il punto di partenza per il disegno di questa “stanza a cielo aperto”: il romantico Parco del Neto a Calenzano (FI). Un luogo molto frequentato durante il giorno ma carente di luoghi di sosta collettivi. La provocazione consiste nel delineare uno spazio a scala domestica nella vastità dell’ambiente naturale per stimolare l’interazione e la socialità. Il linguaggio progettuale trova la sua poetica nella tensione fra disegno astratto e naturale. L’utilizzo di tecnologie semplici ed ecocompatibili dà vita a una selva di bambù che sovraimpone alla frastagliata trama degli alberi una griglia inaspettatamente regolare. I permeabili tramezzi in telo bianco filtrano le luci e le ombre della vegetazione circostante: interno ed esterno creano un seducente gioco di texture. Quattro ambienti raccolti e flessibili si offrono a qualsiasi attività: riposarsi, sedersi, fare yoga, leggere, baciarsi. Non c’è copertura: le fronde degli alberi svolgono questo di ruolo e i loro tronchi vengono abbracciati dal progetto. Il padiglione invita a una riflessione sul modo in cui viviamo i nostri spazi pubblici e sul valore logico del progetto, che prescinde dai mezzi disponibili, e che risiede nella capacità di creare un link fra luogo e collettività.

SEESAW /al·ta·lé·na/. È il nome dell’area chill-out progettata e autocostruita in occasione del Festival delle arti e degli immaginari collettivi “Copula Mundi 2018” nel parco di Villa Favard a Firenze. Il progetto del padiglione nasce dal desiderio di creare uno spazio aperto ma raccolto, intimo ma estroverso, dove godere della socialità ma anche del silenzio. Un’architettura come un gioco: definire un tassello, moltiplicarlo, assemblarlo secondo un mosaico modellato sul contesto, replicabile in infinite permutazioni, sempre uguale e sempre diverso. Tramite aneddoti, domande scomposte e polaroid appese come scaccia-pensieri, si crea un’estraneazione dalla vita reale per concedersi un momento di relax e riattivare uno spazio pubblico attraverso la condivisione. Le scelte tecnologiche puntano all’ecocompatibilità, alla reversibilità, alla rapidità di realizzazione e al basso impatto di cantiere. I materiali poveri (tubi multidirezionali, pallet, OSB, teli e corde nautiche), la loro sincerità di impiego e la semplicità delle soluzioni hanno permesso di raggiungere, attraverso la ricerca compositiva, un’espressività formale di un oggetto che cura l’aspetto del prodotto e del processo: un esercizio di ordine e chiarezza formale, senza vanità di accanimento estetico; realizzato tramite un processo costruttivo logico che preserva il contesto naturale e mette al centro l’uomo, sia come costruttore che come utente da dondolare.

Abbiamo realizzato una struttura turistico-ricettiva nel cuore di Firenze, nella centralissima via San Zanobi, in un monumentale palazzo storico di matrice quattrocentesca. Parole d’ordine: comfort e decor. È questo lo spirito che contraddistingue Florence Prestige Apartments, un intero piano dedicato all’accoglienza che già nel nome evoca esclusività e ricercatezza. Abbiamo trasformato questa casa della tradizione fiorentina, in un intrigante gioco di spazi, forme e colori, con echi decorativi tipici di fine ottocento, contaminati da modernismi contemporanei, in un perfetto mix per accogliere viaggiatori curiosi, esigenti e amanti del bello. Gli spazi a comune, vero cordone ombelicale di raccordo delle atmosfere private create nei diversi appartamenti, non è separato dalle aree più private, ma dialoga con esse: gli ambienti fluiscono armoniosamente l’uno nell’altro collegati da un fil rouge che accomuna tutto il progetto di interior. Anche i bagni non si sottraggono al nostro approccio decorativo: tessere colorate di mosaico si armonizzano con tessere stampate su wallpaper, in un gioco di rimando e effetto materico tridimensionale. Grazie all’impiego della tecnologia più evoluta, non rinunciamo al comfort ambientale: sensori di rilevazione di presenza per avere temperatura e umidità ideale in ogni singolo ambiente, completa gestione della casa vacanze in remoto, il tutto per ottimizzare i costi di gestione rendendo smart la location.

Premio Architettura Toscana

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