Casa Pieri

Il progetto consiste in una casa semi-indipendente a basso consumo, collocata in un terreno in pendenza triangolare di dimensioni molto ridotte. Il lotto si trova in una zona collinare di valore paesaggistico, dall’urbanizzazione rada, situata a Le Sieci vicino a Firenze. L’area era costituita da una parte edificabile, libera dalla vegetazione, e da una parte con una foresta di conifere e latifoglie. Il programma funzionale prevedeva due appartamenti indipendenti, ciascuno dotato di un ingresso individuale, una vista panoramica sulla valle a nord-ovest, un ingresso carrabile da valle al garage interrato, un accesso al giardino a sud, dove il lotto si allarga verso la proprietà forestale. I forti vincoli del sito e le richieste della committenza hanno determinato l’organizzazione volumetrica e funzionale, definita da parallelepipedi impilati e sfalsati, che paiono sospesi su una cortina vetrata. La disposizione interna e le aperture sono state influenzate dalle prestazioni ambientali con un maggiore impatto sul benessere psicologico; la protezione solare estiva ha richiesto uno studio speciale al fine di ridurre al minimo la necessità di schermi mobili: le schermature permanenti (aggetti e pensiline) permettono il passaggio della radiazione invernale per il guadagno solare passivo e contemporaneamente forniscono una protezione efficace dal sole estivo senza impedire la vista del paesaggio. L’edificio raggiunge la classe energetica A con un consumo di circa 30 kWh/mq anno.

Villa unifamiliare

Posta in un parco di 3.500 mq sulla collina di Marignolle a Firenze la villa di 200 mq venne costruita nei primi anni ’70 del secolo scorso ed è rimasta sostanzialmente immutata fino alla attuale ristrutturazione che ha interessato, oltre agli interni, anche il disegno dei prospetti e delle aree che circondano l’edificio dove è stata inserita una nuova piscina “a sfioro” di 28 mq che si affaccia verso la valle sottostante. Dalla zona giorno due grandi vetrate si aprono sull’ampio deck in legno che separa l’edificio dalla piscina e che circonda completamente la villa. L’intervento ha migliorato sensibilmente la prestazione energetica dell’edificio che è oggi completamente protetto da un “cappotto” termico esternamente rivestito con lastre di travertino. Lo skyline dell’edificio –circondato da cipressi, ulivi e pini marittimi– è stato completamente modificato dall’inserimento di nuovi ampi aggetti della copertura che proteggono i percorsi esterni in legno di larice.

Immerso nel verde della campagna toscana, il casale da noi ristrutturato dialoga con essa attraverso i propri materiali naturali e la propria vocazione eco-sostenibile. Ogni scelta sia estetica che architettonica è finalizzata a sottolineare un legame che diventa inscindibile con la circostante ruralità: pietra e legno sono gli elementi fondanti di un menage che vede i due attori simbioticamente compenetranti. Le ampie vetrate diventano quinte che lasciano entrare lo spazio quale parte integrante del progetto, accentuando intensi effetti di luce che irradiano gli interni, dove si prediligono materiali tecnici e scarsamente impattanti, ma ugualmente capaci di restituire un forte senso di calore e accoglienza. Le soluzioni cromatiche spaziano nelle varianti della terra e del “galestro”, i materiali si intersecano in un equilibrio potente dove fil rouge è sempre il legno. Una solida scatola architettonica che dischiude al proprio interno un ambiente “hygge”, perfetto per accogliere la giovane famiglia che insieme a noi ha pensato per sè questo luogo magico.

Immerso nel verde della campagna toscana, il casale da noi ristrutturato dialoga con essa attraverso i propri materiali naturali e la propria vocazione eco-sostenibile. Ogni scelta sia estetica che architettonica è finalizzata a sottolineare un legame che diventa inscindibile con la circostante ruralità: pietra e legno sono gli elementi fondanti di un menage che vede i due attori simbioticamente compenetranti. Le ampie vetrate diventano quinte che lasciano entrare lo spazio quale parte integrante del progetto, accentuando intensi effetti di luce che irradiano gli interni, dove si prediligono materiali tecnici e scarsamente impattanti, ma ugualmente capaci di restituire un forte senso di calore e accoglienza. Le soluzioni cromatiche spaziano nelle varianti della terra e del “galestro”, i materiali si intersecano in un equilibrio potente dove fil rouge è sempre il legno. Una solida scatola architettonica che dischiude al proprio interno un ambiente “hygge”, perfetto per accogliere la giovane famiglia che insieme a noi ha pensato per sè questo luogo magico.

Palazzo nero

L’opera è un edificio in linea, composto da 4 piani fuori terra, piano terreno ad uso direzionale p1/2/3 uso residenziale, 15 unità immobiliari. L’edificio è stato realizzato in sostituzione di un edificio preesistente ad uso commerciale, non più idoneo funzionalmente e strutturalmente al nuovo uso, con lo stesso ingombro planivolumetrico. L’edificio si caratterizza per un volume compatto e massivo ma, allo stesso tempo, dinamico. L’opera è rivestita con un “materiale povero”, il cappotto termico,utilizzato come materiale massivo, in maniera scultorea, creando campiture e volumi compatti. L’edificio è a due facce, progettate in base alla loro collocazione e funzione. Quella lungo la strada è compatta e chiusa, direzionale, per fare cortina con gli edifici adiacenti e come barriera contro i rumori. Il fronte interno è più aperto e articolato,residenziale, vivibile anche all’esterno attraverso grandi logge silenziose. La tecnologia costruttiva è: struttura antisismica travi e pilastri in C.A, tamponamento in Poroton, cappotto termico in polistirene con spessori da 10 a 20 cm e uso di strutture steel frame per le facciate, materiali a secco per i divisori interni e le contropareti in cartongesso a 2 lastre; insieme con l’eliminazione dei ponti termici, infissi in alluminio ad alte prestazioni ed un impianto di climatizzazione centralizzato per ottenere la classe energetica “A”. Finiture:pavimentazione interna in gres nero, esterna in cls a vista e ghiaia.

L’appartamento fa parte di un edificio degli anni ’60 completamente risanato dalle fondazioni alla copertura. Trattandosi dell’ultimo dei tre piani che compongono l’edificio, è stato scelto di abbattere parte del solaio che divideva l’appartamento dal sottotetto per creare un unico spazio aperto, collegando i piani con una scala in struttura d’acciaio e parapetto in vetro. Pur essendo un attico, non disponeva di nessuna terrazza, pertanto la scelta focale è stata apportare un’illuminazione diffusa in tutto lo spazio: quella naturale attraverso le due grandi vetrate prospicienti al soggiorno, attraverso l’apertura di lucernari in ogni camera, nella cucina e nella zona soppalco; quella artificiale invece è stata apportata attraverso l’installazione di velette illuminate con strip-led per enfatizzare il rivestimento a parete in bassorilievo dei bagni e della cucina. Inoltre, sopra le due grandi vetrate, sono stati inseriti dei faretti che proiettano la luce verso l’alto, quasi come un esterno, per sottolineare la verticalità del doppio volume. Seppur in stile contemporaneo, si è cercato di trovare un giusto equilibrio tra le linee regolari dello spazio, la matericità degli elementi (pietra naturale e legno) e lo stile classico della boiserie che divide la zona giorno dalla zona notte e nasconde al suo interno spazi guardaroba e la zona lavanderia. Il pavimento, in grès effetto cemento, si sviluppa su tutta la superficie calpestabile, con continuità tra tutti gli spazi.

L’appartamento fa parte di un edificio degli anni ’60 completamente risanato dalle fondazioni alla copertura. Trattandosi dell’ultimo dei tre piani che compongono l’edificio, è stato scelto di abbattere parte del solaio che divideva l’appartamento dal sottotetto per creare un unico spazio aperto, collegando i piani con una scala in struttura d’acciaio e parapetto in vetro. Pur essendo un attico, non disponeva di nessuna terrazza, pertanto la scelta focale è stata apportare un’illuminazione diffusa in tutto lo spazio: quella naturale attraverso le due grandi vetrate prospicienti al soggiorno, attraverso l’apertura di lucernari in ogni camera, nella cucina e nella zona soppalco; quella artificiale invece è stata apportata attraverso l’installazione di velette illuminate con strip-led per enfatizzare il rivestimento a parete in bassorilievo dei bagni e della cucina. Inoltre, sopra le due grandi vetrate, sono stati inseriti dei faretti che proiettano la luce verso l’alto, quasi come un esterno, per sottolineare la verticalità del doppio volume. Seppur in stile contemporaneo, si è cercato di trovare un giusto equilibrio tra le linee regolari dello spazio, la matericità degli elementi (pietra naturale e legno) e lo stile classico della boiserie che divide la zona giorno dalla zona notte e nasconde al suo interno spazi guardaroba e la zona lavanderia. Il pavimento, in grès effetto cemento, si sviluppa su tutta la superficie calpestabile, con continuità tra tutti gli spazi.

Palazzo nero

L’opera è un edificio in linea, composto da 4 piani fuori terra, piano terreno ad uso direzionale p1/2/3 uso residenziale, 15 unità immobiliari. L’edificio è stato realizzato in sostituzione di un edificio preesistente ad uso commerciale, non più idoneo funzionalmente e strutturalmente al nuovo uso, con lo stesso ingombro planivolumetrico. L’edificio si caratterizza per un volume compatto e massivo ma, allo stesso tempo, dinamico. L’opera è rivestita con un “materiale povero”, il cappotto termico,utilizzato come materiale massivo, in maniera scultorea, creando campiture e volumi compatti. L’edificio è a due facce, progettate in base alla loro collocazione e funzione. Quella lungo la strada è compatta e chiusa, direzionale, per fare cortina con gli edifici adiacenti e come barriera contro i rumori. Il fronte interno è più aperto e articolato,residenziale, vivibile anche all’esterno attraverso grandi logge silenziose. La tecnologia costruttiva è: struttura antisismica travi e pilastri in C.A, tamponamento in Poroton, cappotto termico in polistirene con spessori da 10 a 20 cm e uso di strutture steel frame per le facciate, materiali a secco per i divisori interni e le contropareti in cartongesso a 2 lastre; insieme con l’eliminazione dei ponti termici, infissi in alluminio ad alte prestazioni ed un impianto di climatizzazione centralizzato per ottenere la classe energetica “A”. Finiture:pavimentazione interna in gres nero, esterna in cls a vista e ghiaia.

Cantina vinicola

La cantina ipogea si sviluppa su un unico livello interrato, con una altezza interna di mt.3,50 che è la minima altezza per assicurare la funzionalità operativa; anche l’adiacente volume tecnico è completamente interrato, mentre l’area esterna compresa fra i due corpi sarà coperta con una pergola in ferro, La struttura è inserita all’interno di un rilievo del terreno, minimizzando l’impatto visivo e lasciando a vista solo il fronte d’ingresso, avremo pertanto una struttura completamente interrata. Il fronte d’ingresso che si arretra rispetto al muro a secco esistente, avrà la stessa tipologia di muro, realizzato con le pietre locali murate a secco e lasciate prive della stuccatura per alcuni centimetri. La cantina risulta così incassata nella collina ed il piano d’ingresso è abbassato rispetto alla quota strada di accesso, raccordandosi con una leggera rampa, accentuando l’effetto incasso e limitando la parte emergente dal suolo da 0 a circa cm. 70. Di fronte alle aperture si delimita in questo modo uno spazio di manovra utile durante le operazioni di vendemmia e di carico/scarico dei prodotti, che verrà sovrastato da una struttura a pergolato in ferro, tamponata superiormente per metà con vetro, in modo da proteggere le suddette operazioni di carico/scarico. Tutta la copertura della cantina è a verde orticolo, arbustivo e raso, esternamente al volume è stata ripristinata l’oliveta esistente, mentre il piazzale antistante la cantina verrà pavimentato con pietra locale.

Intervento di restauro e risanamento conservativo di immobile a destinazione residenziale sottoposto a vincolo monumentale

Villino

Il villino oggetto della presente è ubicato in Firenze, via di Ripoli nc.74. La costruzione del fabbricato risale al 1952. Prima dell’intervento era costituito da un’unica unità abitativa che si sviluppava su due piani fuori terra oltre un sottotetto ed un seminterrato, dove trovava locazione il locale cantina. Era composto da dieci vani compresa la cucina, oltre servizi ed accessori. L’intervento ha comportato il frazionamento del villino in due unità distinte, una al piano terra ed una al piano primo. Per ottenere la divisione sono state necessarie modifiche interne ed esterne volte alla riorganizzazione funzionale. Grazie allo studio millemetrico della superficie a disposizione, alla definizione di soluzioni studiate su misura e all’uso di materiali considerati poveri, come ferro e legno, il villino, della metà del novecento, si è trasformato in due appartamenti confortevoli, mantenendo l’identità storica dell’involucro e dandoci la possibilità di rientrare nel budget a disposizione. Tutte le modifiche sono state realizzate nel rispetto del sistema strutturale-tipologico e sono conformi agli strumenti di pianificazione urbanistici ed edilizi vigenti. Obiettivo dell’intervento è stato valorizzare l’esistente, mantenendo laddove possibile gli elementi originali dell’edificio come la struttura del solaio di copertura e la muratura originaria riportata a “faccia vista”. Completa il progetto il grande giardino.

Il museo CAD è stato fortemente voluto dalla Fondazione Amalia Ciardi Duprè per realizzare il sogno di Amalia, che in via degli Artisti aveva il suo laboratorio, all’interno di un fondo che negli anni era stato frazionato in diverse unità immobiliari. Il progetto ha comportato il recupero della conformazione originaria dello spazio architettonico mediante la fusione delle suddette unità, lasciando intatto l’atelier dell’artista posto sul retro e creando uno nuovo spazio espositivo nella parte frontale, con affaccio su via degli Artisti. L’ampia altezza del locale ci ha suggerito la creazione di un soppalco, che oltre ad aumentare lo spazio espositivo permette fruizione delle opere installate al piano terra da un punto di vista insolito. Per l’ingresso del museo abbiamo creato una sorta di quinta scenica, con la creazione di una bussola vetrata arretrata rispetto al filo della facciata dove il classico bugnato preesistente contrasta con i nuovi infissi in vetro ed alluminio color titanio. Un’ampia porta vetrata mette in comunicazione lo spazio espositivo con l’atelier dell’artista: le grandi dimensioni degli infissi sono necessarie per la movimentazione delle sculture. I nuovi ambienti sono stati creati utilizzando materiali contemporanei come acciaio, vetro e legno in tinte neutre per esaltare maggiormente le opere esposte. Il logo del museo, che ricorre nelle insegne e nel merchandising, è stato creato utilizzando la sigla CAD, la firma con cui l’artista sigla le sue opere.

Premio Architettura Toscana

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