Il progetto sviluppa alcune principali tematiche volte alla definizione della soluzione progettuale più rispondente agli obiettivi posti, sia in termini di fattibilità e funzionalità, sia in termini di inserimento nel contesto preesistente, oltre che di espressività di un’architettura che è anche il simbolo di un’istituzione pubblica di grande importanza quale quella universitaria pediatrica. Gli obbiettivi che hanno guidato la progettazione sono stati di vario genere: – FUNZIONALITA’ e VIVIBILITA’; – COMFORT; – ESTETICA; – TECNOLOGIA. A partire da tali acquisizioni, si è esplorata la soluzione progettuale più rispondente agli obiettivi prefissati, caratterizzata inoltre dall’approfondimento dei seguenti ulteriori aspetti: ricercare una integrazione architettonica con il carattere estetico dell’edificio esistente; creare ambienti logisticamente e funzionalmente fruibili dall’utenza e dal personale; utilizzare principi di architettura sostenibile, per limitare l’impatto ambientale, ponendo come finalità progettuale l’efficienza energetica; il miglioramento della salute, del comfort e della qualità della fruizione degli utenti mediante l’integrazione, nell’edificio di strutture e tecnologie appropriate.
Il progetto del Laboratorio Modelli e Prodotto per la Sartoria Giuntini nasce dalla necessità dell’azienda di ristrutturare gli spazi interni, focalizzandosi sugli uffici, in particolare sull’ufficio modelli e prodotto. L’ufficio modelli si configura come uno spazio ampio e unico, concepito per ospitare un laboratorio di modelli per la sartoria, dotato di tavoli alti e ben illuminati, nonché di aree per incontri e servizi. L’open space presenta un involucro scuro e illuminazione studiata, simile a un filo, con l’obiettivo di enfatizzare i materiali esposti sui tavoli. Il secondo spazio, un soppalco con travi a shed, è stato riadattato per creare un binario continuo con funzione di appendiabiti, affiancato da scrivanie modulari e uno spazio centrale per riunioni, posizionato al centro di un corridoio stretto. Nonostante le dimensioni ridotte, la scelta di colori chiari e caldi mira a conferire una percezione di maggiore ampiezza. Il concept generale del progetto si basa sull’allestimento delle pareti con ampie immagini che narrano il lavoro della sartoria, evidenziando l’impegno dell’azienda nella creazione di prodotti di sartoria di alto lusso. L’illuminazione studiata e l’uso sapiente dei colori contribuiscono a creare un ambiente accogliente e funzionale, rispondendo alle esigenze specifiche dell’azienda nel contesto degli spazi dedicati alla creazione e al design.
Il progetto nasce dalla volontà di ristrutturare e rendere contemporaneo un tipico lotto gotico, situato nell’Oltrarno fiorentino. Da Via dei Serragli, in un contesto prevalentemente residenziale costituito da palazzine alte quattro o cinque piani fuori terra, si ha accesso all’appartamento posto al primo piano. La distribuzione degli ambienti è caratterizzata dal lungo corridoio che collega l’ampia zona giorno nella parte terminale del lotto con le due zone notte ben divise: la camera del figlio su Via dei Serragli e la camera matrimoniale che affaccia sull’interno. La corte privata al centro dell’immobile permette di accedere al giardino esclusivo posto al piano inferiore. Le finiture e i materiali scelti hanno un linguaggio contemporaneo: superfici orizzontali e verticali mono-materiche con microcemento per la pavimentazione e intonaco lasciato a velo con uno strato di fissativo per le pareti; i nuovi infissi con profili minimali in ferro; la cucina in acciaio. Per evidenziare le stratificazioni storiche sono stati eliminati i controsoffitti della zona giorno e di parte del corridoio (esaltando così la struttura lignea dei solai) oltre a riportare alla luce alcune decorazioni pittoriche in prossimità della cucina. Un elemento di vanto della proprietà è senz’altro il giardino esclusivo che prima dei lavori era invaso dalla vegetazione; è stato ripulito dalle piante incolte e allestito con pochi arredi funzionali ricreando inoltre una piccola zona d’ombra.
Il progetto riguarda la ristrutturazione e l’allestimento di interni di uno spazio commerciale adibito ad un Atelier di abiti da sposa di alta sartoria made in Italy. La committenza necessitava di uno spazio ampio espositivo e di un camerino che al bisogno potesse anche essere suddiviso in due ambienti, oltre che di una sartoria nello spazio retrostante il negozio, con accesso diretto dalla zona prova. Lo stile dell’Atelier doveva rispecchiare l’eleganza e l’artigianalità del marchio pertanto sono stati volutamente disegnati ad hoc tutti gli arredi interni, le decorazioni in parete ed a soffitto arricchiti con l’uso di cornici applicate, nonché selezionate accuratamente finiture e complementi d’arredo: esempio sono i lampadari della ditta Vistosi, il parquet in rovere posato a spina italiana, la carta da parati di Armani Casa e Casamance. Artigiani locali hanno realizzato con materiali di pregio le appenderie in ferro verniciato bronzo, le pareti divisorie in vetro stratificato fluted e specchio, le porte interne in legno sia bugnate laccate sia a scomparsa filomuro. Attenzione particolare infine alle vetrine come elemento scenografico percepito dall’esterno, di cui inoltre sono stati sostituiti gli infissi con soluzione a tutto vetro extrachiaro. All’interno delle stesse prende la scena una grande quinta realizzata anch’essa su disegno, in ferro e pannelli rivestiti in carta da parati, studiata appositamente per fare da sfondo ai pregiati abiti esposti.
Prato è composta da numerose frazioni le quali, però, si configurano come veri e propri paesi, nati e sviluppati negli anni, a volte nei secoli, attorno alle proprie chiese (e circoli). Proprio nel paese di Vergaio, nella periferia ovest di Prato, tra le villette unifamiliari a “terra-tetto” prende vita questo progetto di riqualificazione totale. Non solo un progetto di interior ma di architettura a 360°, passando anche dall’esperienza del Superbonus. Un cantiere ricco e complesso, tre piani di costruzione che sono stati stravolti dal tetto alla cantina con interventi che hanno portato ad un organismo edilizio completamente rinnovato dal punto di vista architettonico, impiantistico ed energetico. L’idea è stata quella di scardinare la rigida impostazione planimetrica tipica di questa tipologia edilizia degli anni ’60, a favore di una maggiore fluidità e fruibilità degli ambienti. Anche gli esterni sono stati oggetto di una revisione radicale che ha portato alla ridefinizione degli accessi sia sul fronte principale che su quello tergale. Anche le porzioni verdi sono state ridisegnate e valorizzate con un’illuminazione che ne va ad esaltare i bordi ed il verde. I tre prospetti sono stati oggetto di posa di cappotto termico che ha determinato una nuova spazialità verticale sulla quale siamo intervenuti con un nuovo disegno delle facciate. Il gioco di riquadri scuri è un tributo al nostro Duomo con le stonalizzazioni dell’alberese che ne caratterizzano le facciate.
Il Museo del Cristallo di Colle di Val D’Elsa ha dovuto chiudere vari anni a causa di notevoli lavori di restauro e risanamento che si sono chiusi nel 2020 sotto il progetto e direzione lavori dello Studio tecnico Associato S.T.I.G. Data l’importanza di un settore artigianale ancora vivo sul territorio e che ha fatto la storia del paese, il Comune di Colle nel 2020/2021 ha deciso di sfruttare l’occasione per ripensare un nuovo allestimento, incaricando un team di professionisti per progettare la nuova veste del museo. Trattandosi di una materia viva, e non una semplice collezione storica di un popolo scomparso, è stato fondamentale coinvolgere parte degli artigiani e dei cittadini. E’ iniziato così un percorso esemplare di co-progettazione, lungo più di un anno, in cui si è riunito un comitato scientifico composto da alcuni membri dell’amministrazione comunale, artigiani del settore, esperti del vetro e del cristallo, ed i vari professionisti incaricati. La progettazione è nata da un continuo ascolto e dibattiti, che se da una parte ha allungato i tempi, dall’altra ha dimostrato la qualità unica del progetto finale. I tecnici sono stati la mano che ha tradotto su carta, e poi in concreto nella direzione lavori, le idee nate da questi continui e fruttuosi scambi. Un progetto che ha riacceso speranze, ricordi e nuove prospettive per la cittadinanza e per il settore del cristallo, che affascina e rimane una delle principali eccellenze di Colle Val D’Elsa.
Era officina: ora è casa. È stato agire su un volume compatto per sottrarre pieno. È stato, anche, costruire lì, ove era rumore di motore, un vuoto vegetalizzato, un ambiente aperto ma dalla spazialità interna, definito com’è da certe travi che sono ancora lassù, frammenti di memoria, tracce della copertura dell’officina che fu. È stato generare percorsi luminosi e avvolgenti attorno al nuovo ventre verde, innestando inedite dinamiche e costruendo spazi dilatati in profondità e altezza. Nel quartiere in odore di mare in Livorno, già l’affaccio sulla pubblica via urlava da subito diversa riconoscibilità. Ora un bianco diaframma anticipa e filtra verso lo spazio privato. Si eleva superando la invariata quota di gronda, aprendosi poi in due nitide e caratterizzanti aperture, cornici di cielo e della loggia cavata in copertura. Gli allineamenti sono calibrati sulle misure dei fabbricati limitrofi. Un accesso arretrato e svettante nel suo fuori scala, introduce alla spazialità interna, immediatamente vertiginosa in altezza e in profondità, aumentata dalle trasparenze nel ventre verde. Dinanzi è lo sbalzo audace di nitidi gradini. La finitura in resina bianca sottolinea la pulizia formale. Sopra, spazi introspettivi si affacciano sul living. Sotto, vetrate e volumi puri. Un leggero differenziarsi cromatico e del trattamento superficiale, muta la percezione visiva e sensoriale. Il tempo pandemico ha indotto ad ambienti dilatati nel verde. Qui, ora, è un abitare informale e felice.
La volontà – per la realizzazione di uno studio medico – era quella di creare un ambiente accogliente e calmo, dalle linee pulite e semplici, che attraverso pochi gesti riuscisse a tenere insieme le necessitò di professionisti e pazienti. La struttura è caratterizzata da una forma pressoche regolare, con ampie aperture sull’esterno. I vincoli pogettuali erano alcune partizioni esistenti, un forte ribassamento del solaio di copertura nella zona di accesso e la necessità di poter accedere alla zona privata, che si sviluppa come un’appendice nell’angolo nord-est. Il programma funzionale (una sala d’aspetto, due ambulatori medici, un ambulatorio polivalente, un ufficio e due studi diagnostici) e la necessità di penombra per il corretto funzionamento degli studi diagnostici, hanno definito in maniera piuttosto automatico la nuova organizzazione spaziale. La sala di aspetto, di forma pressoché quadrata, fa da fulcro e da snodo per le diverse funzioni, distribuite sui suoi quattro lati. La diversa conformazione e il diverso uso di questi ambienti, hanno determinato una forte disuniformità dei quattro prospetti interni. Si è deciso quindi di insistere su questo elemento, cercando di dare identità e carattere ad ognuno di essi. Una linea orizzontale immaginaria – prolungamento del ribassamento della zona di accesso verso la sala d’attesa – li tiene insieme tutti e crea una cesura tra la parete bianca (che vi sta al di sopra) e tutto il resto (porte, armadi, boiserie), al di sotto
Xin Ge Liu è una chef capace di contaminare sapientemente cucina cinese tradizionale con un food-design sensuale e visionario. Nel progettare il suo nuovo locale abbiamo sviluppato un concept che rispecchiasse la sua visione. L’idea è proprio quella di combinare elementi architettonici e iconografici tipici della tradizione cinese con un design contemporaneo, privo degli stereotipi e della calligrafia classica dei ristoranti cinesi. Abbiamo concepito uno spazio aperto, una galleria rosso mattone con accenti blue china, cadenzata da portali che articolano lo spazio senza dividerlo e che, pur evocando l’architettura tradizionale cinese, la reinterpretano in chiave pop. Un grande specchio finale moltiplica lo spazio rendendo le sue proporzioni inebrianti. Abbiamo voluto fortemente integrare cucina e ristorante: gli spazi di cottura e di preparazione del piatto sono completamente aperti verso la sala lungo il lato opposto alle vetrine. Un lungo bancone concede ai clienti che lo desiderano di avere un’esperienza di gusto e una visione personalizzata e diretta. Altro elemento chiave del nostro progetto è il legame con la città, Firenze. Le ampie vetrine stabiliscono un rapporto dinamico con lo spazio urbano, permettendo di connettersi con le persone che passano, il movimento, le luci, trasformando lo spazio interno in luogo teatrale, un po’ palcoscenico, un po’ dehor. IL GUSTO DI XIN GE è un piccolo tempio del cibo, casa ideale per una chef dalla cultura antica e rivoluzionaria.
La nuova sede della Farmacia Martini a San Romano, Pisa, trova spazio negli ambienti di una vecchia scuderia annessa ad una villa signorile, poi officina di autoriparazioni, alle porte del centro abitato. Si sviluppa su due livelli per circa 280mq al piano terra e 100mq al piano primo. Con il progetto di allestimento abbiamo voluto rovesciare le abitudini consolidate che vedono gli ambienti delle farmacie spesso allestiti in modo molto “asettico”, “ospedaliero”, frutto di progettazioni spesso delegate ad allestitori che forniscono arredi preconfezionati per tali funzioni. Abbiamo pensato un ambiente che fosse al tempo stesso contenitore di medicinali, con una gestione del magazzino ipertecnologica e un luogo accogliente, esso stesso cura per lo spirito. Questo pensiero si traduce in spazi dove la luce entra generosa nell’ambiente principale di doppia altezza, allestito con colori chiari attraverso l’uso del cemento a vista e del legno di rovere naturale. All’interno risulta protagonista la vista, filtrata da una vetrata, di un olivo secolare, posizionato al livello superiore in una piccola corte ottenuta attraverso una apertura nella copertura. Oltre a spazi dedicati alla vendita di medicinali, nella farmacia trovano collocazione un laboratorio galenico ed ambienti per consulenze, visite e trattamenti.
L’idea del progetto nasce da una riflessione sui modi di studiare e di fare ricerca in un momento storico in cui le tecnologie di trasmissione ed edizione digitale invitano ad una reinterpretazione degli spazi tradizionali dedicati alle biblioteche. L’intervento si sviluppa su tutti e sei i piani dell’edificio, per una superficie totale di circa 2000 m2. Scopo primario del progetto è proporre un insieme di soluzioni d’arredo reiterabili nelle varie stanze del palazzo in modo da creare una continuità linguistica riconoscibile dagli utenti della scuola. Il progetto cerca di ‘pulire’ le stanze, sature di ostacoli fisici e visuali che impediscono la godibilità funzionale e inibiscono la fruizione distributiva dello spazio. L’esigenza principale è di ricondurre in una trama di pochi segni e di spazi, facilmente identificabili, gli ambiti bibliotecari interessati dal progetto, favorendone la cucitura e l’integrazione con l’articolato impianto planimetrico dell’edificio storico. L’architettura degli interni viene concepita come organica alla forma dell’edificio, in modo da evitare al visitatore la sensazione di trovarsi di fronte ad un intervento di semplice collocazione degli arredi. L’idea principale quindi si muove attorno all’esigenza di creare l’identità della nuova biblioteca attraverso i due elementi principali dell’arredo: le scaffalature librarie, pensate come fondali alle pareti, e gli arredi, pensati come delle isole, elementi riconoscibili ed ordinatori dello spazio.
La proposta progettuale per la nuova sala espositiva di TTT individua tre elementi fondanti: la piazza, il portico, il vecchio focolaio. La piazza è definita dalla luce zenitale introdotta attraverso due lucernari a forma di piramidi tronche. I diffusori per l’aerazione e le linee dei proiettori luminosi, sono alloggiati nelle intercapedini tra controsoffitto e pareti, affidando al controsoffitto la funzione di macchina impiantistica. Al centro della sala è posizionato un setto contenitivo ancora in produzione al tempo degli scatti fotografici. Le collezioni, in precedenza appese alle pareti, sono state posizionate dietro una controparete. Qui, tramite tablet, è azionato un rullo meccanizzato che identifica il pezzo richiesto presentandolo in prossimità del varco. Il portico, delimitato da telai pivottanti, presenta proporzioni diverse dalla sala. Nella galleria l’illuminazione è puntuale, diretta ai canovacci incorniciati e posizionati a muro su binario scorrevole in ferro nero calamita. Pareti e arredi sono rivestiti con intonaco di calcecanapa con proprietà termo-isolanti. Il canapulo impastato richiama le trame delle tele impiegate dall’azienda. Pavimenti e pareti del bagno sono rivestiti in ecocemento. L’ambiente del vecchio focolaio nasce dal desiderio della committenza di uno spazio di tipo tradizionale. Fabbricato con morali in castagno piallati a mano e arredo di recupero, le pareti in cartongesso sono trattate con velo rustico di calce e velature dai toni bruniti.
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