In principio c’è il disegno. L’intuizione si consolida attraverso i veloci tracciati sovrapposti ai rigorosi segni del rilievo architettonico. I solchi incerti dell’idea si sommano ai lacerti di un passato recente, ultima stratificazione insignificante se confrontata all’anima dell’edificio. L’appartamento, posto al secondo piano di un impianto medievale nel quartiere di San Martino a Pisa, originariamente si presentava scarsamente funzionale: un corridoio d’ingresso adiacente ad un piccolo disimpegno serviva due bagni ciechi e due camere. L’intervento valorizza le componenti strutturali dell’architettura. L’angusto impianto distributivo viene sostituito da un diverso sistema funzionale di forte caratterizzazione estetica. Questo congegno scatolare fatto di legno e vetro intercetta le strutture degli impalcati con degli schermi trasparenti, rivelandone in tal modo la loro continuità. L’impianto planimetrico che ne risulta ritaglia nuove traiettorie geometriche ottenendo una riorganizzazione spaziale e funzionale. Gli effetti vibranti prodotti dai colori, dalla luminosità dei materiali e dalle molteplici riflessioni delle vetrate conferiscono a questo spazio una particolare suggestione entro cui la contemporaneità si confronta con la storia. Nel soggiorno un armadio attrezzato richiama nelle componenti cromatiche, nella forma e nelle linee geometriche il nuovo sistema distributivo enfatizzando l’organicità dell’intervento.

Immerso nel verde della campagna toscana, il casale da noi ristrutturato dialoga con essa attraverso i propri materiali naturali e la propria vocazione eco-sostenibile. Ogni scelta sia estetica che architettonica è finalizzata a sottolineare un legame che diventa inscindibile con la circostante ruralità: pietra e legno sono gli elementi fondanti di un menage che vede i due attori simbioticamente compenetranti. Le ampie vetrate diventano quinte che lasciano entrare lo spazio quale parte integrante del progetto, accentuando intensi effetti di luce che irradiano gli interni, dove si prediligono materiali tecnici e scarsamente impattanti, ma ugualmente capaci di restituire un forte senso di calore e accoglienza. Le soluzioni cromatiche spaziano nelle varianti della terra e del “galestro”, i materiali si intersecano in un equilibrio potente dove fil rouge è sempre il legno. Una solida scatola architettonica che dischiude al proprio interno un ambiente “hygge”, perfetto per accogliere la giovane famiglia che insieme a noi ha pensato per sè questo luogo magico.

Palazzo nero

L’opera è un edificio in linea, composto da 4 piani fuori terra, piano terreno ad uso direzionale p1/2/3 uso residenziale, 15 unità immobiliari. L’edificio è stato realizzato in sostituzione di un edificio preesistente ad uso commerciale, non più idoneo funzionalmente e strutturalmente al nuovo uso, con lo stesso ingombro planivolumetrico. L’edificio si caratterizza per un volume compatto e massivo ma, allo stesso tempo, dinamico. L’opera è rivestita con un “materiale povero”, il cappotto termico,utilizzato come materiale massivo, in maniera scultorea, creando campiture e volumi compatti. L’edificio è a due facce, progettate in base alla loro collocazione e funzione. Quella lungo la strada è compatta e chiusa, direzionale, per fare cortina con gli edifici adiacenti e come barriera contro i rumori. Il fronte interno è più aperto e articolato,residenziale, vivibile anche all’esterno attraverso grandi logge silenziose. La tecnologia costruttiva è: struttura antisismica travi e pilastri in C.A, tamponamento in Poroton, cappotto termico in polistirene con spessori da 10 a 20 cm e uso di strutture steel frame per le facciate, materiali a secco per i divisori interni e le contropareti in cartongesso a 2 lastre; insieme con l’eliminazione dei ponti termici, infissi in alluminio ad alte prestazioni ed un impianto di climatizzazione centralizzato per ottenere la classe energetica “A”. Finiture:pavimentazione interna in gres nero, esterna in cls a vista e ghiaia.

Villa VP

Villa VP è una residenza privata immersa nella campagna a solo 6 km da Siena. A parte la Villa principale, gli altri fabbricati erano ad uso agricolo, disposti attorno ad un’area pavimentata e realizzati da materiali molto diversi tra loro. L’uso del grigliato a salto di gatto era particolarmente diffuso per garantire ventilazione naturale ed ombreggiamento all’interno. Il progetto, grazie ad una committenza illuminata, ha introdotto un VIRUS Contemporaneo all’interno della casa. Un vero e proprio Serpente di corten e vetro che entra ed esce dai volumi, generando nuove connessioni spaziali orizzontali e verticali, attraversa la libreria e scende fino alla sala da pranzo. Questo elemento ha permesso di liberare il corpo principale da precedenti e obsolete superfetazioni e caratterizza l’intervento con un linguaggio poetico e contemporaneo che si mescola con i colori del luogo ormai consolidati. Con particolare cura sono stati scelti le cromie degli intonaci, del cotto, del legno usati per il recupero dell’intero complesso. Fondamentale è stato l’impiego di una ditta locale che potesse trasmettere la propria conoscenza di manifattura artigianale nell’uso dei materiali e nella loro messa in opera. Fortunatamente il recupero non si è limitato alle parti edificate, ma si è esteso anche al parco circostante. Ciò ha permesso il ripristino di specie autoctone e la salvaguardia della vegetazione esistente, con l’integrazione di un orto per una piccola coltivazione ad uso personale.

L’appartamento fa parte di un edificio degli anni ’60 completamente risanato dalle fondazioni alla copertura. Trattandosi dell’ultimo dei tre piani che compongono l’edificio, è stato scelto di abbattere parte del solaio che divideva l’appartamento dal sottotetto per creare un unico spazio aperto, collegando i piani con una scala in struttura d’acciaio e parapetto in vetro. Pur essendo un attico, non disponeva di nessuna terrazza, pertanto la scelta focale è stata apportare un’illuminazione diffusa in tutto lo spazio: quella naturale attraverso le due grandi vetrate prospicienti al soggiorno, attraverso l’apertura di lucernari in ogni camera, nella cucina e nella zona soppalco; quella artificiale invece è stata apportata attraverso l’installazione di velette illuminate con strip-led per enfatizzare il rivestimento a parete in bassorilievo dei bagni e della cucina. Inoltre, sopra le due grandi vetrate, sono stati inseriti dei faretti che proiettano la luce verso l’alto, quasi come un esterno, per sottolineare la verticalità del doppio volume. Seppur in stile contemporaneo, si è cercato di trovare un giusto equilibrio tra le linee regolari dello spazio, la matericità degli elementi (pietra naturale e legno) e lo stile classico della boiserie che divide la zona giorno dalla zona notte e nasconde al suo interno spazi guardaroba e la zona lavanderia. Il pavimento, in grès effetto cemento, si sviluppa su tutta la superficie calpestabile, con continuità tra tutti gli spazi.

La Fortezza di Arezzo è uno straordinario complesso fortificato cinquecentesco progettato da G. ed A. da Sangallo il Vecchio nei primi anni del cinquecento, ultimato da A. da Sangallo il Giovane tre decenni più tardi. Una prima fase delle lavorazioni ha riguardato i restauri specialistici dei paramenti lapidei della fortezza. Particolarissime le condizioni di degrado ed i dissesti presenti in tre dei cinque bastioni, che le truppe napoleoniche minarono nell’ottobre del 1800 facendone corpi di fabbrica sventrati e privi di volte ed orizzontamenti. Una seconda fase ha riguardato la risistemazione degli spazi interni alla Fortezza per renderli accessibili, utilizzabili con interventi di consolidamento, di restauro, di riqualificazione tecnologica e di ridisegno del sistema degli accessi e delle percorrenze, per riportare all’interno della Fortezza attività culturali, cittadini, turisti, giovani che possano scoprire o riscoprire un monumento straordinario, luogo di prima grandezza per la comprensione della Storia di Arezzo. Ai restauri specialistici si sono aggiunte integrazioni funzionali ed architettoniche con una costante ricerca del dialogo fra antico e nuovo necessarie per l’uso e la comprensione critica del complesso monumentale. Fra queste i ponti metallici, ascensori esterni, il grande palco in acciaio cor-ten, la ricostruzione del Bastione del Soccorso, sventrato dalle mine, quale nuovo accesso in acciaio e vetro con l’inserimento di un nuovo ascensore e scale.

Ilrestauro di una porzione delCastellodelPiagnaro prende spuntodal nuovoallestimento delMuseodelleStatueSteleLunigianesi edal connesso parziale adeguamento degli impianti,dei sistemi disicurezza edegli impianti disollevamento per disabili.Ilrecupero dell’alasud del primocortile delcastello,adibita dasempre a deposito di macerie emai sottoposta ainterventi di restauro,hamesso adisposizione del museo una superficiequasi raddoppiata eha consentito di recuperare spazidinotevole suggestione,caratterizzati da paretie voltea botte inpietra avista checostituiscono unosfondo perfettamente in sintonia conle opere esposte.L’intervento,inteso come valorizzazione delle potenzialità inespresse dell’edificio storico,sièposto l’obiettivo di creare un dialogo intenso,esaltando alcontempo i nessi monomaterici diopere espostee il castello.Grazie adinterventi di svuotamento,ed all’incisione di due nuovi passaggi,èstato possibile inventare un percorso suggestivoche prosegue alpianosuperiore,mediante una scala ricavata sopra i resti di unarampatardobarocca ritrovata,inutilizzabile per l’eccessiva altezza dei gradini,che peròresta leggibile sottola nuovascala trasparente con struttura in ferro egradini inlegno.Anche alprimopiano,interventi minimi di incisione e ricucitura,con calibrate addizioni,come la passerella che attraversa altra scala preesistente,hanno consentito di dare un significato nuovo agli spazi edicreare unpercorso continuoea senso unico,scorrevoleefluido,come quellodel pianoterreno.

Intervento di restauro e risanamento conservativo di immobile a destinazione residenziale sottoposto a vincolo monumentale

Villino

Il villino oggetto della presente è ubicato in Firenze, via di Ripoli nc.74. La costruzione del fabbricato risale al 1952. Prima dell’intervento era costituito da un’unica unità abitativa che si sviluppava su due piani fuori terra oltre un sottotetto ed un seminterrato, dove trovava locazione il locale cantina. Era composto da dieci vani compresa la cucina, oltre servizi ed accessori. L’intervento ha comportato il frazionamento del villino in due unità distinte, una al piano terra ed una al piano primo. Per ottenere la divisione sono state necessarie modifiche interne ed esterne volte alla riorganizzazione funzionale. Grazie allo studio millemetrico della superficie a disposizione, alla definizione di soluzioni studiate su misura e all’uso di materiali considerati poveri, come ferro e legno, il villino, della metà del novecento, si è trasformato in due appartamenti confortevoli, mantenendo l’identità storica dell’involucro e dandoci la possibilità di rientrare nel budget a disposizione. Tutte le modifiche sono state realizzate nel rispetto del sistema strutturale-tipologico e sono conformi agli strumenti di pianificazione urbanistici ed edilizi vigenti. Obiettivo dell’intervento è stato valorizzare l’esistente, mantenendo laddove possibile gli elementi originali dell’edificio come la struttura del solaio di copertura e la muratura originaria riportata a “faccia vista”. Completa il progetto il grande giardino.

Un’antica chiesa medievale con annesso ospedale per i pellegrini, già ampliata e trasformata nel corso del Cinquecento torna a vivere dopo un lungo abbandono. Spogliata dei suoi arredi e utilizzata per gli usi più incongrui durante il secolo scorso il complesso è stato oggetto di un accurato restauro volto a consolidare le sue strutture e recuperarne l’assetto originario perduto nel tempo. L’oratorio con l’annessa canonica rivelano oggi le proprie membrature libere da superfetazioni, mentre i volumi accolgono inserti architettonici in grado di dialogare con essi senza alternare la percezione complessiva degli ambienti. Con particolare attenzione alla natura degli edifici sono stati inseriti impianti tecnologici in grado di rispettare la vocazione del luogo e garantirne l’efficienza per un uso finalmente compatibile con la sua storia. Arredi antichi e contemporanei si uniscono a far rivivere lo scorrere del tempo.

L’intervento riguarda il recupero a fini abitativi di un rudere costituito dall’aggregazione di diversi corpi edilizi di varia storicità dislocati su più livelli al di sopra di un terreno in forte pendenza . L’intervento di restauro è consistito nel preservare quanto possibile e nell’evidenziare i nuovi interventi con un linguaggio contemporaneo evitando false ricostruzioni dai tratti vernacolari. I due grandi volumi vuoti di partenza sono stai collegati tra loro ed utilizzati su più livelli nella ricerca della massima fruibilità degli spazi. L’ingresso principale , come nella più classica tipologia di casa rurale toscana, avviene dalla cucina a sua volta aperta sulla zona pranzo e affacciata sul primo livello del giardino. Una nuova scala inserita all’interno del terrapieno conduce all’ampio volume del soggiorno ( ex granaio) che si affaccia su un secondo livello di giardino. I grigliati esistenti sono stati risolti con serramenti in acciaio di minime sezioni e il doppio volume è accentuato da un portale in corten a doppia altezza. L’accesso alla zona notte padronale è dato attraverso un soppalco adibito a studio al quale si accede da una scala volutamente staccata dalla tessitura muraria facciavista. Gli arredi sono su disegno e generalmente integrati nella struttura muraria . Particolare attenzione è stata posta nel sottolineare il rapporto dell’interno dell’edificio con lo straordinario contesto naturalistico in cui è inserito.

Il recupero del complesso duecentesco di Sant’Agostino a Montalcino, dichiarato monumento nazionale e vincolato ai sensi delle Leggi 1089/1939, è il risultato di un iter realizzativo condiviso tra il progettista e le Soprintendenze interessate – Soprintendenza ai Monumenti di Siena e Grosseto, Soprintendenza archeologica di Firenze, Soprintendenza ai beni artistici di Siena e Soprintendenza generale di Roma – che hanno collaborato come consulenti specialisti mediante continui e puntuali contributi, e che ha visto dal 2013 investimenti regionali, comunali e privati superiori ai tre milioni di euro, al fine di restituire alla città un luogo che potesse diventare uno spazio di condivisione culturale attiva. Un recupero dunque funzionale al riuso al fine di ridefinire l’identità dell’edificio: il metodo è stato quello della stratificazione “astilistica” in equilibrio tra tradizione e innovazione, dove sono compresenti attività museali e culturali e quelle imprenditoriali, formative e divulgative. Lungo un percorso urbano costituito dai due chiostri trecenteschi e una nuova piazza prima interclusa, sono attualmente presenti il museo archeologico etrusco, il museo diocesano della provincia di Siena, il laboratorio di restauro degli affreschi della chiesa di Sant’Agostino, la nuova sede del Consorzio del Brunello e una scuola residenziale di architettura con la funzione di incubatore culturale per seminari didattici internazionali su temi diversi.

Premio Architettura Toscana

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