Progetto di ristrutturazione edilizia e cambio d’uso de complesso edilizio “Granaio dell’Abbondanza” per la realizzazione di incubatore startup, coworking, scuola di alta formazione. Il nucleo originario, che comprendeva l’edificio sulla Piazza del Cestello e l’intero isolato destinato ai Granai Medicei, silos per il deposito del grano, fu costruito dal 1695 al 1697, da Cosimo III de’ Medici su progetto di Giovan Battista Foggini, sottoposto alla Magistratura dell’Abbondanza, dalla quale prese il nome. Nel 1800, passò all’Ordine di Santo Stefano, come Caserma dei Cavalieri. Fu sede delle truppe Napoleoniche e Spagnole e, nel 1860-1871, diventa Caserma Cavalli. Progetto di ristrutturazione e riqualificazione. Granaio dell’Uccello, Granaio dell’Abbondanza, Panificio Militare, Caserma Guidobono, Caserma Cavalli che oggi rinasce come “granaio delle idee- innovation center”. Un intervento, che interessa una superficie di oltre mq 5.000, teso alla ristrutturazione non solo delle parti storiche ed architettoniche del Complesso quanto ad una sua riqualificazione funzionale con destinazioni innovative, culturali e didattiche che portano nel Centro di Firenze, qualità e recupero, storia e tecnologia, giovani e progettisti di nuove forme di scienza, tecnologia, ricerca di alta qualità. Le nuove destinazioni, Startup di Nana Bianca, Sale convegni, Scuola di Alta Formazione-42 Luiss Firenze, fanno di questo luogo un Polo dell’Innovazione a livello internazionale.

Scrittura, pittura e architettura: 100 note a margine dell’anonimo del XX secolo” “In Paolo … non il subcosciente ma il razionale, partendo da cognizioni scientifiche, si trasfigura in un mondo astratto e fantastico, e trae dall’accidentale e dal mutevole della realtà l’eterno e il perfetto”1 “Prospettiva vuol dire l’uomo diventato centro delle cose, l’uomo misura del mondo, l’uomo che tenta la propria libertà”2 Ricomporre e raccontare la vita e l’opera di Ricci pone interrogativi metodologici non indifferenti. Una figura dalle molteplici sfumature, che ha costantemente indagato la sua stessa opera in un dialogo interiore ed esteriore senza sosta e che ha fatto proprio ogni medium, dalla pesantezza della pietra fino alla leggerezza della parola scritta, per esprimere la sua filosofia. Una eredità che, a cento anni dalla sua nascita, sembra ancora vibrare e fuggire interpretazioni univoche, cangiante e dinamica come le figure antropomorfe che popolavano le sue visioni pittoriche. Da qui la volontà di tradurre in configurazione spaziale, in promenade, la sua opera manifesto, “Anonimo del XX Secolo”. Esporre l’intreccio inestricabile di pensiero e massa che ha caratterizzato e plasmato la sua opera ripercorrendone il percorso. 1 – M. Salmi, Paolo Uccello e Andrea del Castagno, Domenico Veneziano, 1938. 2 – L. Ricci, “Sensazione degli oggetti” in Anonimo del XX Secolo, Il Saggiatore Firenze, 1965

Il progetto nasce dalla volontà di realizzare due nuove residenze universitarie, caratterizzate da una forma chiara e rigorosa, aperte sul paesaggio urbano. Uno schema semplice, esaltato dal ruolo chiave delle grandi finestre, i bow-window che all’esterno, sulle facciate dal disegno severo, realizzano una distonia dinamica mentre, all’interno, caratterizzano lo spazio di ogni camera. Le nuove Residenze si inseriscono a completamento della Residenza Studentesca Calamandrei realizzando un unico grande Campus universitario. Su di un podium che ne costituisce la base unitaria, si ergono la torre di CampusX, uno degli edifici più alti di Firenze e l’edificio basso, destinato al Diritto allo Studio Universitario. Da essi si gode una vista straordinaria, sia verso la città con al centro la Cupola, sia verso le colline e il verde circostante. Il progetto si è concentrato nel realizzare stanze luminose aperte sul paesaggio: una “finestra tipo”, articolata e ampia, tale da costituire un piccolo micromondo ambientale, non solo per ricevere luce e aria, ma per diventare oggetto di arredo ed elemento articolato di organizzazione della camera. La torre e la quinta della residenza DSU verso la piazza sono rivestite da un mosaico di tessere ceramiche bianche, care alla tradizione dell’architettura italiana. Una scelta che vuole restituire alla torre un aspetto metafisico, sfaccettato e mutevole al minimo variare della luce diurna e notturna, rendendola un elemento riconoscibile nella città.

Serghej Vasiliev

Prima mostra antologica in Italia dedicata al fotoreporter russo Serghej Vasiliev, vincitore per 5 anni del World Press Photo Award. In un luogo di grande suggestione, un ex monastero divenuto caserma e infine struttura di detenzione fino alla metà degli anni Ottanta, si realizza un percorso che in circa settanta immagini intende riassumere e sottolineare lo sguardo penetrante di Vasiliev nel quotidiano di una metropoli negli Urali meridionali, Čelyabinsk, ai tempi dell’ex Unione Sovietica: detenuti, partorienti, ginnaste, il disastro di Ufa, è la storia nuda, vera, della gente russa, scrutata e indagata con un formalismo mai retorico, a comporre una cronaca avara di colore e di grande impatto.

Villa Cinzia

Sulle colline di Careggi a Firenze, a pochi passi dalla Villa Medicea La Petraia, abbiamo realizzato un progetto di ristrutturazione di una villa dei primi del ‘900 immersa nel verde di ettari di oliveta. La villa necessitava di interventi importanti per ridare carattere e dignità ad una struttura originale di grande pregio, ma svilita dal tempo e dagli interventi precedenti. I materiali che abbiamo scelto sono tutti naturali come il bellissimo travertino dalle giunture rustiche ed irregolari che funge da elemento di giunzione tra l’esterno naturale ed irregolare e l’interno elegante e sofisticato. Tutti gli interni seguono un concept caratterizzato da grandi contrasti di colore, materiale e texture: lo scuro del wengé abbinato al chiaro del travertino, il rustico del legno alla raffinatezza del marmo. Abbinamenti che osano come le carte da parati con i marmi, le ceramiche con le resine, i legni con le pietre, che creano un interior di grande eleganza, ma allo stesso tempo caldo e funzionale per essere vissuto da una famiglia. Gli arredi realizzati su disegno da artigiani si accostano a pezzi di design. Nel grande giardino, circondato da cipressi e ulivi è stata restaurata la piscina, i materiali usati trovano traccia nella tradizione toscana, muretti in pietra geo pietra e pavimenti in cotto. Le bellissime lanterne toscane sono gli unici elementi decorativi usati per gli esterni che mantengono colori e finiture tradizionali in una rilettura contemporanea.

Casa Guidi

Situata a ridosso del centro storico di Firenze, “Casa Guidi” nasce dall’idea di creare un luogo elegante ed accogliente dove l’ospite si senta a casa. “Casa Guidi” è stata progettata per ospitare gli uffici direzionali e commerciali della Ditta Guido Guidi Ricevimenti e si sviluppa come una vera e propria casa che trova il suo cuore nella grande corte. Dell’ex officina, dismessa da vent’anni, il progetto ha mantenuto alcuni elementi come: la copertura a shed che è stata mantenuta nella forma ma completamente sostituita in tutti i suoi elementi, il soffitto a voltine in mattoni faccia vista che è stato restaurato, la grande vetrata centinata nella sala da pranzo che è stata mantenuta concettualmente ma sostituita con una di nuova realizzazione a causa delle condizioni di conservazione e la pavimentazione in blocchi di pietra che è stata riutilizzata, all’esterno, nella loggia d’ingresso. La quasi totalità delle pareti di nuova realizzazione, per dividere i diversi ambienti, è costituita da grandi vetrate in ferro color grigio antracite e vetro, i quali dettagli tecnologici rimandano ad uno stile prettamente industriale. Lo stile industriale si unisce ad un classicismo moderno per dar vita a contrasti stilistici che armonizzano lo spazio, creando un connubio tra gli elementi dell’architettura storica che caratterizzano l’immobile e gli elementi che concettualmente rappresentano i cardini stilistici sul quale si fonda e si rappresenta la Guido Guidi Ricevimenti.

Oggetto del progetto è l’appartamento di un collezionista d’arte che ha designato lo studio per valorizzare la propria collezione di maestri toscani del ‘900. Lo studio è intervenuto progettando e modificando la distribuzione interna precedente. La scelta di una residenza collocata a distanza dal centro storico è parsa molto stimolante nell’ottica della valorizzazione degli spazi periferici del tessuto urbano. La committenza ha chiesto di rendere protagonista la propria collezione d’arte attraverso lo studio preciso dell’illuminazione. L’attenzione progettuale si è concentrata sulla superficie contenuta dell’appartamento, ponendo il focus su un asse preciso intorno al quale sono stati distribuiti gli spazi domestici. Tale asse è diventato la galleria espositiva. E’ stato eseguito uno studio del colore, pareti, soffitti, infissi e finiture monocromatici: una nuance di grigio intenso e “terroso” per creare un’illusione ottica di dilatamento degli spazi e valorizzare le opere in cui il colore è l’elemento dominante, oltre che mantenere il dialogo monocromatico in tutti gli ambienti. Gli elementi di arredo fissi, compresa la cucina sono stati progettati e realizzati su disegno con attenzione nel lasciare un segno neutro, tranne qualche licenza nella scelta di elementi di design. Le criticità quali superficie contenuta e distribuzione difficile son state superate con un intervento customizzato che fa della neutralità un elemento compositivo e risolutivo formale ed elegante.

Il progetto si trova nel centro storico di Firenze all’interno di una Palazzina Liberty. L’appartamento è un grande loft di oltre 200 mq allestito interamente su misura dall’architetto. Si tratta di un’architettura molto particolare per Firenze, soprattutto per quanto riguarda la luce e la disposizione degli ambienti. Gli spazi sono improntati ad un’interessante pulizia formale, con una planimetria fluida e ariosa, che trae vantaggio dalla grande luminosità dalle enormi finestre che si affacciano su piazza Ognissanti, integrata dalla sapiente illuminazione artificiale progettata su misura. Sono stati utilizzati materiali naturali come il legno rovere antico per i pavimenti e le tende in tessuto per infondere calore e bilanciare i tratti un po’ austeri dello spazio. La casa si sviluppa su due livelli per sfruttare al massimo la vista esterna, la zona giorno è stata collocata al piano superiore e quella più intima, dedicata al riposo, si trova invece al livello inferiore, il tutto collegato da un’importante scala in legno preesistente, recuperato e reinterpretato dell’architetto. La zona giorno ospita una cucina open space, con piani in pietra tamponata con un rivestimento in laminato dall’effetto metallo e un doppio tavolo pranzo-lavoro in MDF. Nella zona notte, i tendaggi in morbido velluto naturale mitigano la luce naturale della vetrata dietro il letto di De Padova, mentre nel bagno l’elemento più significativo è il lavabo in gres porcellanato color sandalo.

L’Ente Bilaterale dell’Artigianato Toscano, con sede in Firenze via ponte di Mezzo, aveva necessità di avere uno spazio in cui poter confrontarsi con i suoi associati, tenere conferenze e corsi di formazione. Il progetto di ampliamento della sede ha dato risposta a questa esigenza creando una sala conferenze da quaranta posti a sedere oltre ad area break, reception, tre uffici e servizi. Non essendo possibile, per motivi di spazio, realizzare un collegamento interno abbiamo riprogettato la scala condominiale, utilizzata soltanto dall’associazione Ebret, che oltre al primo piano del fabbricato occupa anche il secondo ed ultimo, oggetto dell’intervento. Lo spazio disponibile per sala conferenze aveva una forte dominanza longitudinale che abbiamo cercato di interrompere mediante l’introduzione di tre portali luminosi, in modo da suddividere lo spazio in quattro campate. Le lampade a striscia led continua abbinate ai faretti da incasso tondi sono regolabili per intensità ed accensione, per creare scenari adattabili ad usi diversi, come ad esempio le conferenze o le proiezioni. Le pareti dogate con finitura in pelle sono di tipo acustico, così come il controsoffitto per garantire un ottimo confort sia per i relatori sia per gli ascoltatori. Tutti gli impianti della sala, acustici, illuminotecnici, lo schermo e le tapparelle oscuranti sono gestibili da remoto.

Durante il Festival F-Light 2016 è stata messa a punto la nuova illuminazione per la facciata della Basilica di Santa Croce a Firenze. Una illuminazione dinamica che gioca con intensità e temperatura colore della luce bianca e che include la nuova configurazione della luce statica. La proposta illuminotecnica dinamizza teatralmente la superficie della facciata che entra in empatia con il passante. La scelta di operare con luce bianca modulata attraverso la variazione della temperatura colore e del flusso luminoso, permette di mettere in scena il tempo lungo della “costruzione” e attiva con il suo “ritmo pulsante” la facciata in una sorta di membrana che assorbe e rilancia l’energia spirituale ed ideale degli “illustri” che nella basilica dimorano, ricercando nel cittadino contemporaneo la partecipazione in un battito all’unisono. Un respiro, un battito vitale –non mera scenografia e spettacolo asettico– ma costruzione di uno spazio di coinvolgimento tra memoria storica e istanze contemporanee, tra sapienza della cultura ed esperienza di vita collettiva, tra monumento e città. I consumi energetici sono abbattuti del 68%, mantenendo gli stessi livelli d’illuminamento di 25 lux mentre i rilievi della facciata acquisiscono una maggiore profondità nella condizione di luce statica. L’installazione luminosa dinamica eseguita in loop è programmabile in determinate fasce orarie e manifestazioni, si alterna a momenti di illuminazione statica.

Per realizzare la nuova cucina sono stati demoliti alcuni piccoli tramezzi interni che hanno lasciato dei vuoti sul parquet esistente. Questi tagli a pavimento sono stati colmati con la proiezione della cucina stessa, infatti questo punto è stato il cardine del progetto in quanto ha scaturito l’idea di creare un ribaltamento a pavimento della forma geometrica dell’angolo esterno del bancone. La cucina retrostante è stata pensata a scomparire rispetto alla complessità stilistica e materica della casa proprio per non costituire intralcio nell’apprezzamento del bancone frontale in tutta la sua tridimensionalità.

Il progetto riguarda esclusivamente l’interior di un palazzo posto in via Calzaiuoli, una delle vie più famose della città di Firenze. Situato adiacente alla chiesa di Orsanmichele, ne ha infatti ispirato tutte le finiture interne nella scelta dei materiali e dei colori. Suggestivi sono gli affacci su questo edificio, che permettono di godere dei suoi numerosi decori da nuove prospettive. Qui, dove l’architettura medievale incontra la classicità dell’Ottocento, nasce un palazzo dalle caratteristiche singolari. Palazzo Calzaiuoli è un palazzo unico, in cui l’eleganza di un tempo è stata reinterpretata secondo le esigenze del vivere contemporaneo, prevedendo l’uso di esclusivi materiali e finiture, il tutto raccontato con il linguaggio senza tempo dell’eleganza. ARCABI ASSOCIATES ha progettato l’interior degli spazi comuni del Palazzo e degli 11 appartamenti posti al piano terzo, quarto e quinto. Il concept degli spazi comuni del palazzo nasce proprio ispirandosi ai colori della facciata di Orsanmichele con l’uso del marmo bianco di carrara unito al marmo Emperador light. Ogni appartamento presenta colori attinenti agli affacci in cui si trovano gli spazi e bagni unici, ma il tutto facente parti dello stesso racconto, la cura del dettaglio ed il gusto che nella storia dell’architettura ha sempre avuto Firenze. La ricerca innovativa è stata proprio la ricerca di un interior che riprende il passato ma che lo vive e lo trasforma in presente.

Premio Architettura Toscana

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