La proposta progettuale per la nuova sala espositiva di TTT individua tre elementi fondanti: la piazza, il portico, il vecchio focolaio. La piazza è definita dalla luce zenitale introdotta attraverso due lucernari a forma di piramidi tronche. I diffusori per l’aerazione e le linee dei proiettori luminosi, sono alloggiati nelle intercapedini tra controsoffitto e pareti, affidando al controsoffitto la funzione di macchina impiantistica. Al centro della sala è posizionato un setto contenitivo ancora in produzione al tempo degli scatti fotografici. Le collezioni, in precedenza appese alle pareti, sono state posizionate dietro una controparete. Qui, tramite tablet, è azionato un rullo meccanizzato che identifica il pezzo richiesto presentandolo in prossimità del varco. Il portico, delimitato da telai pivottanti, presenta proporzioni diverse dalla sala. Nella galleria l’illuminazione è puntuale, diretta ai canovacci incorniciati e posizionati a muro su binario scorrevole in ferro nero calamita. Pareti e arredi sono rivestiti con intonaco di calcecanapa con proprietà termo-isolanti. Il canapulo impastato richiama le trame delle tele impiegate dall’azienda. Pavimenti e pareti del bagno sono rivestiti in ecocemento. L’ambiente del vecchio focolaio nasce dal desiderio della committenza di uno spazio di tipo tradizionale. Fabbricato con morali in castagno piallati a mano e arredo di recupero, le pareti in cartongesso sono trattate con velo rustico di calce e velature dai toni bruniti.

Piazza Annigoni

Il progetto riguarda un nuovo edificio polivalente a destinazione direzionale posto sul lato sud di piazza Annigoni a Firenze, che deriva dagli esiti di un concorso internazionale nel 2006 (Alberto Breschi e Guido Ferrara con N.Ferrara, B.Lami, E.Parigi, G.Todesca, M.Zetti) rielaborato negli anni successivi e infine realizzato nel 2021. L’edificio è strettamente connesso ad un complesso architettonico di alto valore storico monumentale rappresentato dall’antico convento seicentesco di Santa Verdiana, che accoglie attualmente un polo didattico dell’Università degli Studi di Firenze e il cui nuovo ingresso è parte integrante di questo nuovo progetto. Il concept generale consiste nell’impostare l’edificio secondo le due direttrici che orientano il disegno ortogonale della piazza e la preesistenza storica del Convento retrostante, in un dialogo serrato tra antico e moderno. Un grande tetto spiovente, sporgente sulla piazza e originato dalla struttura urbanistica dell’ex convento fornisce il primo segnale forte di questa concezione dello spazio, rendendo efficace e ricca la possibilità di percorrenza e d’uso degli spazi collettivi, dalla piazza fino a chiostro dell’ex convento. La sua rotazione rispetto alla piazza (una cerniera e uno snodo della metamorfosi in atto) vuole esprimere la continuità sopra ordinata dell’impianto urbanistico storico, che peraltro è lo stesso degli edifici più significativi del Mercato ottocentesco e del più recente edificio de La Nazione.

Le Conce

Il complesso nasce come conceria dall’aggregato di edifici di diversa natura: costruzioni specialistiche ed edilizia di base. È presente nella pianta del Buonsignori (1594). Cessata l’attività, fu acquistato dal Comune di Firenze nel 1910 per farne una stazione della nettezza urbana e subendo, a partire da quel momento, pesanti interventi di adattamento. Dismesso negli anni ’70, fu sottoutilizzato e progressivamente abbandonato, versando in stato di totale fatiscenza. Nel 2005 è stato notificato dal MIBACT. Nel 2016 è stato acquistato dalla società Santacroce srl. Obiettivo del progetto è stata la trasformazione in un complesso residenziale di undici alloggi. L’azione progettuale, le cui linee guida si sono basate su approfondite indagini storiche ed analisi tipologiche, è così sintetizzabile: – recupero dell’assetto tipologico-strutturale: due primi piani “solidi”, contraddistinti da setti continui ed aperture di dimensioni limitate, e due piani sovrastanti “leggeri”, caratterizzati da pilastri in muratura, travi in legno e grandi finestroni; – riapertura di cortili intasati da superfetazioni, anche storicizzate; – ripristino dello spartito delle facciate di inizio ‘900, ricostruito dall’analisi dei documenti storici e dalla lettura dei manufatti; – eliminazione di strutture incongrue: solai, scale, divisori; – introduzione dei nuovi elementi mantenendo la leggibilità delle strutture originarie; – miglioramento del comportamento antisismico ed efficientamento energetico.

Nell’ambito dei lavori di restauro del complesso monumentale della Rocca Strozzi, la sottoscritta ha svolto l’incarico di progettazione generale del recupero della ex fattoria nel 2012; successivamente l’A.C. di campi Bisenzio le affida il progetto di Allestimento museografico e multimediale del Museo Archeologico di Gonfienti, che si conclude nel settembre 2022. Il Museo è costituito da parte etrusca, romana e dell’età del bronzo; in particolare nella sezione dedicata all’età etrusca abbiamo realizzato una grande teca in corten e vetro che simula la domus arcaica di mq 1400, e che per ovvie ragioni non poteva assumere tali dimensioni. Nella copertura dei vari sapzi in cui la grande teca è articolata, sono stati posizionati gli elementi di copertura restaurati, con le antefisse a con volto femminile. La simulazione della Domus arcaica è ottenuta attraverso una forma essenziale costituita da sei corpi, quattro di pianta quadrata e due a forma di “C”,di lunghezza pari a 5,92mt e larghezza di 2,46mt. La forma della pianta cerca di simulare quella della Domus etrusca nelle parti più essenziali. La sezione dedicata all’Età del Bronzo si trova nella stanza seminterrata della Fattoria Strozzi dove si conservavano i tini; una grande sala con volte a crociera, dove sui lati lunghi e sul lato corto di fronte all’ingresso, si è sviluppata la teoria delle teche, in corten e vetro dove sono alloggiati i reperti. Completa l’allestimento del Museo, la grande facciata sul giardino.

Musealizzazione della fornace storica Cioni-Alderighi a Montelupo Fiorentino. Montelupo (FI) è città della ceramica. La fornace pre-industriale Cioni-Alderighi ne è testimonianza storica nonché sito museale civico. Con un budget di 35K, Fondazione Museo Montelupo e Comune hanno richiesto il progetto di un’installazione permanente dedicate alla produzione tradizionale della ceramica e il progetto di uno spazio flessibile, tale da ospitare più funzioni (conferenze, mostre, laboratori), che fosse sostenibile in termini economici e gestionali. La fornace, addossata alle mura trecentesche, è un edificio rurale su due piani. La manipolazione ceramica avveniva nel cortile e al piano terra, la parte di decorazione al secondo e quella di cottura in un ambiente adiacente al momento non accessibile. Il progetto di musealizzazione mette in scena il racconto site-specific del lavoro di un ceramista e, in collaborazione con il duo artistico I pastis, sperimenta una modalità di storytelling legata alle forme della video-arte. Suoni e immagini guidano il visitatore all’interno di una bottega, le protagoniste sono le mani che lavorano e il loro suono. Ogni postazione, che corrisponde ad una tappa delle lavorazioni, consiste in un videoproiettore, un sistema di diffusione audio e gli oggetti e gli arredi originali. Una grande tenda può configurare diverse modalità di uso degli spazi (percorso, conferenza, mostra). Al primo piano l’intervento si concentra sugli arredi. L’intervento è lo step uno del programma di recupero dell’area museale di Palazzo Podestarile.

Casa M-U

Progetto di interni del 2021 realizzato nel centro storico di Firenze in Via dei Tosinghi, al quinto e sesto piano del Palazzo de’ Visdomini. Il progetto si propone di risolvere lo spazio dell’appartamento limitando al minimo gli interventi: al piano inferiore un elemento pieno perimetrale, una sorta di boiserie reinterpretata ed “estrusa”, riveste le pareti e viene scavato attraverso sottrazioni per ricavare i vari elementi di arredo necessari, liberando la pianta. Il nuovo elemento perimetrale, a seconda della quota che va a battere, ospita così da un lato il divano mentre sull’altro accoglie il camino definendo con un solo gesto la zona soggiorno, su cui si apre la nuova cucina. Sul lato del camino l’arredo ospita una parete tessile scorrevole a scomparsa che all’occorrenza può dividere l’ambiente per ricavare una stanza per gli ospiti. Il piano superiore è raggiungibile attraverso la nuova scala, un elemento in parte integrato nell’arredo perimetrale, che ne accoglie i primi gradini, in parte nascosto all’interno di un volume sospeso. Anche a questo piano interventi contenuti e l’introduzione di pochi nuovi elementi ridefiniscono lo spazio esistente: il bagno è stato allargato rispetto all’esistente, ricavando la doccia in uno spazio posto a una quota inferiore precedentemente utilizzato come ripostiglio. Nella camera, l’elemento della testata del letto funge anche da parapetto della nuova scala, mentre la parete viene estrusa accogliendo quanto necessario.

Casa M-U

Progetto di interni del 2021 realizzato nel centro storico di Firenze in Via dei Tosinghi, al quinto e sesto piano del Palazzo de’ Visdomini. Il progetto si propone di risolvere lo spazio dell’appartamento limitando al minimo gli interventi: al piano inferiore un elemento pieno perimetrale, una sorta di boiserie reinterpretata ed “estrusa”, riveste le pareti e viene scavato attraverso sottrazioni per ricavare i vari elementi di arredo necessari, liberando la pianta. Il nuovo elemento perimetrale, a seconda della quota che va a battere, ospita così da un lato il divano mentre sull’altro accoglie il camino definendo con un solo gesto la zona soggiorno, su cui si apre la nuova cucina. Sul lato del camino l’arredo ospita una parete tessile scorrevole a scomparsa che all’occorrenza può dividere l’ambiente per ricavare una stanza per gli ospiti. Il piano superiore è raggiungibile attraverso la nuova scala, un elemento in parte integrato nell’arredo perimetrale, che ne accoglie i primi gradini, in parte nascosto all’interno di un volume sospeso. Anche a questo piano interventi contenuti e l’introduzione di pochi nuovi elementi ridefiniscono lo spazio esistente: il bagno è stato allargato rispetto all’esistente, ricavando la doccia in uno spazio posto a una quota inferiore precedentemente utilizzato come ripostiglio. Nella camera, l’elemento della testata del letto funge anche da parapetto della nuova scala, mentre la parete viene estrusa accogliendo quanto necessario.

Factory

L’intervento previsto per la Manifattura Tabacchi di Firenze si propone di trasformare un’ex area dismessa di oltre 100.000 mq in un innovativo polo di aggregazione, connesso e sostenibile, dove formazione, cultura, turismo e artigianato possano diventare nuove opportunità per la città. La FACTORY, inaugurata ad Aprile 2023, è costituita dai tre edifici 4-5-11 che insieme costituiscono un unico organismo concepito come un enorme laboratorio in grado di coniugare il processo creativo all’arte del fare, stimolando la nuova generazione di artisti, artigiani e apprendisti a fondere la tradizione antica di secoli con le tecnologie emergenti. Al centro del complesso vi è piazza Francesca Morvillo dove un mix-funzionale, attentamente orchestrato, anima lo spazio delimitato dalle quinte degli edifici storici con negozi e botteghe artigiane. La copertura dell’edificio centrale più basso ospita l’Officina Botanica, un grande giardino pensile collegato tramite ponti pedonali agli atelier ed agli uffici ospitati negli edifici B4 e B5. Un elemento chiave di questo polo dinamico è lo spazio eventi all’interno del B11, i cui ambienti rimarranno liberi e flessibili per ospitare mostre d’arte, sfilate di moda, concerti, fiere. Il progetto si è posto l’obbiettivo di enfatizzare l’aspetto post industriale dello spazio, per trasmettere ai visitatori il fascino di un luogo che oggi può essere considerato di archeologia industriale e che per funzione è sempre stato nascosto alla cittadinanza.

Le linee guida condivise tra la committenza, le soprintendenze e i progettisti hanno previsto di recuperare e quindi musealizzare l’intero “quadrilatero” sottostante il Cortile di Michelozzo, compresa la cosiddetta “Rampa dei Muli”, accesso privilegiato ai locali sotterranei. Grandi lastre in acciaio Corten coprono la zona degli scavi: la loro divisione, oltre a configurare un disegno che ricalca il rilievo e le annotazioni degli archeologi, lascia intravedere i ritrovamenti di maggior rilevanza come e dove rinvenuti, a testimoniare e “raccontare se stessi”. La valorizzazione passa dalla “messa in esposizione” ragionata dei locali recuperati oltre che dei reperti rinvenuti sul posto, mediata da un indispensabile apparato didattico/didascalico attento alle “percezioni sensoriali” e al coinvolgimento dei visitatori, da “contaminare” con un progetto di istallazioni d’arte contemporanea permanenti site specific di Fabrizio Plessi, evocatrici del fuoco e dell’acqua, temi ricorrenti nel percorso. Concentrando le teche in un’area dedicata di nuova acquisizione, è stato possibile organizzare i reperti non solo per la loro datazione e/o luogo di provenienza ma anche in un confronto comparativo con i grandi temi: la casa, la cucina, l’architettura, ecc. Una volta fruito l’insieme dei reperti, l’approfondimento delle informazioni è affidato a uno strumento multimediale con display touchscreen, “estensione fisica” delle vetrine ma distinto in un momento di sintesi del percorso espositivo

“Casa per Tre Dame” è stata progettata per tre donne, una mamma e due figlie, un forte esempio di imprenditoria femminile che dopo anni decide di tornare a vivere sotto un unico tetto, vendendo le singole abitazioni per costruire un nuovo ed unico nucleo edificato. L’obiettivo del progetto era quello di costruire tre unità amalgamate in un unico fabbricato, concepito con una soluzione di continuità tra le varie unità, rispondendo alle singole esigenze delle committenti. La bellezza della costruzione si è concretizzata nella collaborazione tra committenza, progettista ed impresa fin dalle prime fasi: un esempio di questa sinergia è stato il momento del getto della platea, quando le tre proprietarie hanno consegnato ciascuna un oggetto da posare nelle fondazioni in cemento armato, come gesto “augurale e fondativo”. Il progetto si imposta su un margine in pietra che fa da piattaforma tettonica a due volumi compositivi superiori che si dispongono, al di sopra di questo, accoppiati e paralleli, separati da un elemento distributivo centrale. Non avendo “retri”, la costruzione si caratterizza per la cura delle due “navate” intonacate, ricreando una suggestione che richiama un’architettura navale. Il paramento di margine è stato realizzato a sassi di pietra calcarea, “alberese”, per poter riprendere l’immagine dei muri che cingono ancora il tracciato delle vecchie strade della zona e finire di delimitare con la stessa morfologia il “cuore” centrale verde del campo del Salicone.

Il progetto “Camminare a Firenze” si è sviluppato a partire da un lavoro di ricerca finalizzato allo studio e alla definizione di un sistema di wayfinding per la città di Firenze: con l’obiettivo di favorire l’uso pedonale e ciclabile della città, entro una più ampia strategia di riduzione del traffico veicolare e sviluppo di una mobilità sostenibile; di facilitare allo stesso tempo il riconoscimento di luoghi, spazi e loro sequenze, in modo da potersi orientare e scegliere dove andare avendo la possibilità di “misurare” il tempo più che la distanza. Il percorso progettuale è stato caratterizzato dallo studio degli elementi segnaletici, dall’ideazione del sistema di identità visiva e dalla progettazione esecutiva degli stessi; dal coordinamento degli interventi sullo spazio pubblico in fase operativa e dalla redazione di un manuale d’uso per l’amministrazione. Le steli per l’orientamento e i diversi elementi della “famiglia” contengono informazioni semplici ed essenziali (mappe, pittogrammi, indicazioni turistiche e toponomastiche), oltre a cartografie nelle quali lo spazio urbano viene rappresentato identificando “ambiti di prossimità” e punti di riferimento riconoscibili come monumenti, piazze, giardini, servizi e attrezzature di interesse pubblico, che permettono di individuare i luoghi da raggiungere a piedi e il tempo necessario per percorrere quella determinata distanza (indici di percorrenza: 6/12 min. x 500/1000 m.; cartografie elaborate in scala 1:2.500/1:8.000).

Sala Oro

Il Teatro della Pergola è una “cattedrale” fatta di legno, teli, corde, stucchi, suoni e voci che si rincorrono attraverso scale e corridoi: un bellissimo labirinto dove convivono linguaggi e materiali diversi, macchine e ingranaggi che permettono di trasformare gli ambienti in qualcos’altro, montando e smontando velocemente strutture che ne modificano la percezione, senza perdere l’identità e la forma. Il progetto di un nuovo sistema espositivo per allestimenti temporanei realizzato per la Sala Oro – una galleria stretta e lunga come una strada, decorata come un salone per le feste – muove da queste osservazioni e si confronta con i vincoli e le caratteristiche del suo spazio. Come spesso accade, è il luogo che suggerisce ipotesi e soluzioni: il progetto sviluppa la suggestione della strada e la trasforma nell’idea di un “percorso abitato” che ne occupa il vuoto con rispetto; un insieme di elementi che assumono via via le sembianze di una quinta, di una colonna, di un portale, montati su un basamento che attraverso una “griglia di fori” li organizza entro un sistema geometrico variamente componibile, in grado di assumere molte e diverse configurazioni. La struttura, molto semplice e a basso costo, è stata pensata e realizzata per essere composta, smontata e stoccata con relativa facilità. Ogni elemento del sistema è un modulo progettato in modo da poter essere utilizzato modificando all’occorrenza posizione, colore e grafica, adattandosi ai diversi contenuti di una mostra.

Premio Architettura Toscana

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