DUNO

Stand per la fiera PITTI IMMAGINE UOMO. Lo spazio, per un totale di circa 100 mq, era suddiviso in 4 differenti ambienti e l’utilizzo di una parete flessibile in materiale plastico ci ha permesso di vincere la divisione e trasformare lo stand in un unico spezio espositivo fluido. Le luci a terra, sottolineando la parete stessa, hanno contribuito ad enfatizzare l’effetto ed a guidare i visitatori all’interno dell’esposizione.

Domus C

La componente principale del progetto è la bellezza dell’area stessa, che ha richiesto da subito una particolare attenzione al rapporto con il suolo, con il mare, con le tecniche e i materiali costruttivi autoctoni, forti componenti alla base dell’ideazione di questo edificio, che mira alla reinterpretazione dei tratti caratteristici dei luoghi al fine di inserire nel golfo un’architettura in modo rispettoso, capace di valorizzare il contesto e di diventarne parte integrante. Inserito nella zona centrale e panoramica del lotto, rivolto a sud verso la valle e il mare, il progetto prevede l’inserimento di una grande copertura piana, poggiante su esili elementi verticali, a loro volta ancorati ad uno zoccolo in pietra naturale, completamente integrato alla macchia vegetale del luogo. L’utilizzo dell’acciaio e del cemento armato, portati al limite della loro tenuta, ha consentito di realizzare l’ampia copertura quasi esclusivamente appoggiata ai sottili pilastri, lasciando posto ad ampie vetrate che restituiscono leggerezza all’intera composizione. Lo spazio creatosi tra copertura e basamento rappresenta l’ambiente principale dell’abitazione, e si articola nel grande living vetrato e nei profondi portici perimetrali, espansione degli spazi interni. L’area giorno si sviluppa attorno ad un grande vuoto, praticabile attraverso la scala in cemento, la quale conduce al livello seminterrato adibito a zona notte, affacciata a sud sul grande lastricato in travertino e sulla piscina.

Dentro o fuori?

I giovani committenti si sono affidati al nostro supporto per ristrutturare completamente 2 dei 4 piani del fabbricato, oltre che il giardino nella corte privata. Gli input che ci sono stati forniti erano piuttosto chiari: spostare gli ambienti di vita principali al piano seminterrato e il piano terra, così da vivere a pieno il giardino e la sua nuova piscina. Abbiamo deciso di posizionare la cucina e realizzare il soggiorno sul lato del fabbricato a ridosso del giardino, mettendoli in comunicazione tra di loro grazie alla realizzazione di un’apertura nella parete; questa operazione ci ha permesso di creare una nuova zona giorno a diretto contatto con il verde e la natura. Al di fuori è stata installata una pergola bioclimatica, come elemento di filtro tra esterno ed interno; grazie a questa, il soggiorno e la cucina, si espandono creando così una “stanza all’aperto”. Il resto del piano è stato rimodellato per ritrovare una serie di spazi utili alla vita quotidiana, come una libreria/cantinetta su disegno di colore blu, mentre il disimpegno è stato sfruttato per inserire un mobile spogliatoio, anch’esso su disegno, posizionato a fianco della scala di collegamento al piano terra. Il piano terra accoglie la zona notte. La parte a sud del fabbricato, dove prima erano presenti un soggiorno ed una seconda cucina, viene occupato dalla camera da letto padronale ed il suo bagno. Particolare attenzione è stata dedicata alla scelta dei materiali, dell’illuminazione e degli arredi.

Dentro o fuori?

I giovani committenti si sono affidati al nostro supporto per ristrutturare completamente 2 dei 4 piani del fabbricato, oltre che il giardino nella corte privata. Gli input che ci sono stati forniti erano piuttosto chiari: spostare gli ambienti di vita principali al piano seminterrato e il piano terra, così da vivere a pieno il giardino e la sua nuova piscina. Abbiamo deciso di posizionare la cucina e realizzare il soggiorno sul lato del fabbricato a ridosso del giardino, mettendoli in comunicazione tra di loro grazie alla realizzazione di un’apertura nella parete; questa operazione ci ha permesso di creare una nuova zona giorno a diretto contatto con il verde e la natura. Al di fuori è stata installata una pergola bioclimatica, come elemento di filtro tra esterno ed interno; grazie a questa, il soggiorno e la cucina, si espandono creando così una “stanza all’aperto”. Il resto del piano è stato rimodellato per ritrovare una serie di spazi utili alla vita quotidiana, come una libreria/cantinetta su disegno di colore blu, mentre il disimpegno è stato sfruttato per inserire un mobile spogliatoio, anch’esso su disegno, posizionato a fianco della scala di collegamento al piano terra. Il piano terra accoglie la zona notte. La parte a sud del fabbricato, dove prima erano presenti un soggiorno ed una seconda cucina, viene occupato dalla camera da letto padronale ed il suo bagno. Particolare attenzione è stata dedicata alla scelta dei materiali, dell’illuminazione e degli arredi.

Il Podere, situato nel territorio rurale che dal golfo di Talamone risale fino alle colline di Magliano in Toscana, è parte di un ampio progetto di bonifica delle aree paludose della bassa Maremma che, realizzato negli anni ’30, prevedeva la costruzione di vari casali identici tra loro. Lo schema tipologico, attribuito con probabilità all’architetto Marcello Piacentini, prevede un corpo di fabbrica principale a due piani, con pianta rettangolare, un semicerchio nella facciata nord, in cui si sviluppa la scala interna e un annesso in adiacenza. L’intervento consiste nella ristrutturazione dell’intero complesso e i due obiettivi principali sono stati la riqualificazione energetica dell’organismo edilizio esistente e la restituzione di un’identità architettonica autentica, instaurando un legame tra involucro esterno e ambienti interni, nel rispetto dell’impianto planimetrico originario e della componente rurale toscana. Le stanze, si susseguono creando un percorso di scoperta continua dell’abitazione, in cui gli spazi di condivisione coesistono con quelli privati. Dalle terrazze al primo piano, termine del percorso, si possono apprezzare luci e colori del paesaggio circostante. Le superfici, fuori e dentro il podere, si caratterizzano per l’utilizzo di materiali naturali locali e di forme geometriche nitide. Le cornici in travertino intorno alle finestre, il cotto grezzo della pavimentazione esterna, gli archi e il legno dell’arredo all’interno, ne sono dimostrazione.

Casa Camilla

Il progetto per casa camilla si sviluppa a partire dalla pianificazione funzionale precisa sullo spazio della casa e dalla sovrapposizione formale delle volumetrie abitative. Le tre funzioni richieste generano un trittico volumetrico, corrispondente ai due piani abitativi e al blocco garage, e sono collocati in maniera sovrapposta tra loro. Nel punto di intersezione, il vuoto che si genera funge da perno e filtro tra i due spazi e il giardino retrostante. In alzato una pensilina abbraccia e raggruppa i volumi, separando il giorno, al piano terra, e la notte al piano superiore.

Trama

Il progetto per le nuove residenze prende in considerazione il suo territorio di appartenenza e ne studia i caratteri principali al fine di restituire alla città un’architettura urbana radicata nel contesto. L’analisi tipologica della città ha evidenziato l’orditura rigorosa nelle facciate storiche esistenti: l’alternanza di spessori e matericità in prospetto disegna un filtro tra la vita pubblica e quella privata interna all’edificio. L’analisi dell’architettura storica aretina si presta alla suggestione formale del tessuto, il cui metodo di produzione, composto da trama, ordito e filato, genera sovrapposizioni alternate di elementi in grado di originare un unico tessuto. Il disegno dell’involucro di progetto compone un‘orditura regolare di segni verticali e orizzontali. Il progetto per le nuove residenze nasce da un volume costruito sui limiti dell’area, articolato in modo scalare. I terrazzi mettono in relazione lo spazio pubblico esterno e la casa, creando un filtro tra essi. La composizione degli aggetti avviene tramite la traslazione orizzontale dei terrazzi, in modo da creare spazi esterni per ciascun appartamento e variare le soluzioni abitative. Alla composizione si aggiunge la definizione cromatico-materica generale: l’intonaco rigato color pietra e il rivestimento ligneo ad elementi verticali, cercano un dialogo dell’edificio con l’intorno, conferendo allo stesso tempo un’immagine identitaria e riconoscibile.

L’intervento proposto consiste essenzialmente nell’eliminazione delle barriere architettoniche per connettere la parte commerciale con quella storica di Castelfiorentino. La localizzazione proposta è quella di Piazza Gramsci, precisamente l’area che fronteggia il muro a vela di fianco allo storico Teatro del Popolo e la soprastante Piazzetta del Grande Leccio: l’intervento coinvolgerà anche i Giardini Ex arena all’aperto e Piazza delle Stanze Operaie, attualmente parcheggio pubblico. Il tema che affronta il progetto è quello dell’accessibilità agli spazi pubblici della parte alta di Castelfiorentino caratterizzati, come la maggior parte dei centri storici italiani, da un’altimetria variamente articolata ove sono presenti importanti servizi pubblici non facilmente raggiungibili con i mezzi di trasporto. La proposta progettuale tende pertanto a creare un collegamento meccanizzato che, nel percorso più breve possibile, riesca a dare accessibilità al più ampio numero di spazi pubblici. Il collegamento proposto attraverso la realizzazione di due ascensori consente pertanto: ‐ un rapido collegamento tra il grande parcheggio pubblico di piazza Gramsci, facilmente accessibile dal territorio, ed i servizi presenti nel centro storico ‐ una facile connettività tra i residenti del centro storico e la più ampia zona commerciale della parte bassa di Castelfiorentino ‐ l’accesso anche da parte di persone diversamente abili alle diverse aree fra di se interconnesse

Il progetto del nuovo Circolo la Torre ha voluto rivitalizzare la sua importanza per la frazione di Montelupo F. e creare con l’architettura una trasposizione fisica e materica della nostra idea di socialità e di cultura. La volontà primaria è stata quella di creare uno rapporto con il quartiere, rendendo l’esterno un valore per l’interno. Il progetto delle visuali e della disposizione delle aperture permette di attraversare con lo sguardo l’intero edificio. Le ampie finestre proiettano gli ambienti interni verso l’esterno, creando uno spazio soglia ibrido. All’interno, l’involucro della zona bar è in tonalità di terracotta, testimonianza di quando dipinsero il circolo di rosso. Le gradazioni tonali delle pareti proporzionano gli ambienti e creano effetti scenografici, specie nel passaggio tra i vani. In queste sale si inseriscono arredi realizzati artigianalmente utilizzando materiale vitreo proveniente dalle ultime vetrerie attive. Sono bottiglie, mattoni e piatti, ripensati per diventare panche, bancone bar e illuminazione. L’intenzione è di ricordare quando alla Torre si viveva di vetro, perché le vetrerie davano lavoro alle famiglie e scandivano i ritmi della vita. I pavimenti sono in ceramica smaltata di colore verde, come il vetro di Empoli, ad eccezione di un inserto in legno che definisce l’area “palco” della sala polifunzionale. Qui, dove una volta c’era la balera, si definisce uno spazio colorato di blu, aperto ad accogliere socialità, ma anche cultura.

Casa IX

La casa sorge su di una altura vicina a quella che accoglie le rovine del Castello di Montemassi. Lo sfondo rappresentato da questo frammento di paesaggio rappresenta la matrice per le scelte compositive di impianto. Il principio insediativo del progetto riprende il tema dell’aggregazione, così come avviene nell’architettura spontanea tradizionale, intorno ad un volume più grande che accoglie lo spazio principale della casa, si dispongono due volumi di dimensioni inferiori, rendendo chiara la gerarchia tra gli elementi. I tre corpi quadrati sono trattati come volumi stereometrici di dimensioni contenute, sagomati soltanto dalle falde della tradizionale copertura a capanna. Anche i rapporti tra i pieni e i vuoti che scandiscono i prospetti sono tradotti dai caratteri della tradizione, rispettando la prevalenza di superfici chiuse segnate da aperture di dimensioni contenute. Fanno eccezione quelle facciate, che, esposte maggiormente all’irraggiamento solare, per mitigarne gli effetti, ricorrono all’uso della loggia, ricavata all’interno della sagoma del volume così da non alterarne il profilo compatto, ma disegnando altresì spazi di soglia che mediano il passaggio tra l’esterno, regolato dalla misura del paesaggio, e l’interno, calibrato sulla misura umana.

L’edificio è stato progettato per rispondere a obiettivi pedagogici, funzionali, estetici, di sostenibilità ambientale, gestione e manutenzione del fabbricato. Lo spazio scolastico è un laboratorio educativo e i processi di apprendimento non possono prescindere dall’ambiente fisico in cui i soggetti coinvolti si muovono e agiscono. Per questo motivo sono state messe in atto strategie, progettuali e costruttive, per la realizzazione di una scuola aperta e dinamica, dove lo spazio dialoga con l’esterno, dilatandosi e diventando ‘ospitale’ quali la parete come spazio di continuità e relazione non di separazione, le luci, i colori, le forme, il materiale naturale del legno accostato al bianco degli infissi e del rivestimento, le zone d’ombra create dalla conformazione della struttura. L’edificio è costituito da due blocchi distinti, compresi tra due ‘quinte’ sceniche: una zona comprendente la hall d’ingresso e la distribuzione e una zona con le aule, ognuna con una propria copertura a due falde. La scuola, colorata e luminosa, manifesta all’esterno la suddivisione degli spazi interni. Le aule, rivolte a Nord-Est, presentano ampie aperture pentagonali vetrate. Le aperture sono arretrate rispetto al filo dell’edificio, con il quale si raccordano tramite strombature rivestite in listelli di legno. La parete attrezzata del piano terra, in legno massello, all’interno di una partizione di nicchie e sedute, contiene porte che collegano la mensa e l’aula polivalente al giardino.

L’appartamento oggetto della ristrutturazione è sito nel cuore del quartiere di Statuto. Il progetto ha avuto come intento primario la realizzazione di una nuova spazialità, rivelando gli interventi operati sulle murature -tutte portanti- in un processo che non vuole nascondere o dissimulare ma, con un’opera di riscrittura sull’esistente, mostra le tracce del nuovo, lasciando a vista le architravature. Elemento fulcro è un grande mobile realizzato in legno di rovere che, come un nastro avviluppato su se stesso, mette in connessione fisica e spaziale tutti gli ambienti. Il mobile è composto da una sequenza alternata di listelli che amplificano gli accetti chiaroscurali e celano in questa ritmicità ininterrotta anche le aperture. Se dall’esterno il mobile, raggiungendo l’imposta delle cerchiature, appare nella sua imponente struttura stereometrica, al suo interno è interamente ‘scavato’ a diverse profondità per accogliere spazi e oggetti di vita quotidiana, come i fusuma nella casa tradizionale giapponese. Nella zona giorno un pannello incassato nel muro e della stessa struttura del mobile, si apre come una porta, dividendo il soggiorno dal resto della casa. La presenza centrale del mobile trova uno specifico riferimento proprio nella città di Firenze nello studiolo pensato da Vasari per Francesco I, dove le pannellature che foderano le pareti, al pari del mobile della casa oggetto dell’intervento, talora contengono oggetti, talora, aprendosi come porte, connettono altri spazi.

Premio Architettura Toscana

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