Realizzazione di piscina a servizio di agriturismo. La piscina è a servizio esclusivo degli ospiti dell’agriturismo, ed è stata collocata in uno spiazzo naturale presente lungo il pendio collinare, che si apre alla vista verso il mare sul golfo di Talamone. Sfruttando la presenza degli elementi arbustivi ed arborei e scegliendo materiali propri dell’ambito, quali muro con pietra facciavista sul lato a monte della piscina, pavimentazione impermeabile e antisdrucciolevole effetto pietra, e il bordo a sfioro su tre lati, è stato raggiunto l’intento di ottenere un’ottima armonizzazione nell’ambito paesaggistico, creando la sensazione di una finestra affacciata sul mare. L’area intorno alla piscina è stata “recintata” con un gioco di siepi arbustive alternate da recinzione alla maremmana per creare la necessaria barriera di protezione richiesta dalle normative di settore, ed arricchire la sensazione di essere immersi nella natura. La colorazione interna della vasca è stata scelta in tonalità neutra, in effetto pietra, per richiamare la naturalità degli esterni. Il vano tecnico ha trovato alloggiamento in un vano interrato posto a monte, con accesso da botola. L’accesso all’area piscina avviene da una serie di percorsi ricavati nel pendio modellando lo stesso con gradini naturali in terra e pietra e con rampa in mattonellata adatta anche ai disabili.

Il Piano Nobile di Palazzo Capponi alle Rovinate ospita la sede della Stanford University da circa dieci anni. Il progetto di ampliamento, concepito durante il primo lockdown, recepisce il tema della flessibilità richiesto inizialmente dalla Committenza allargandolo al tema delle distanze fisiche necessarie per garantire il corretto svolgimento in sede della didattica. Ecco quindi che gli ambienti, caratterizzati da altezze importanti e soffitti affrescati, diventano il contenitore da rispettare e in cui inserire arredi e dotazioni impiantistiche necessarie. Gli arredi sono concepiti come moduli da assemblare e collocare a seconda delle esigenze didattiche, con la massima flessibilità. Arredi leggeri che richiamano il tema dei banchi di scuola e le cui forme spezzate ne evidenziano la modularità e le varie configurazioni. A partire dagli affreschi presenti, restaurati nell’ambito dell’intervento, sono stati individuati i temi cromatici che hanno dettato la scelta progettuale. La teoria dei 3 colori ha permesso di condurre la continuità tra i vari ambienti, garantita anche dalla presenza di un tappeto continuo in appoggio sagomato sul perimetro, funzionale alla preservazione dei pavimenti storici decorati presenti nel Palazzo. Il “fil rouge” formale è dato dal tema ricorrente della linea spezzata che consente di leggere con facilità gli arredi come elementi da accoppiare e posizionare in funzione delle esigenze didattiche.

Fondazione MAiC

  • 2 anni ago
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Il progetto è nato per rispondere alla richiesta di un centro di riabilitazione per l’handicap fisico e mentale, per l’autismo e per un supporto fisioterapico aperto alla città. Nuovi corpi di fabbrica, articolati e divisi per funzioni diverse, sono collegati al vecchio edificio, ampliato e ristrutturato, da un percorso coperto che si apre su un parco a verde attrezzato: “metronomo” che scandisce il tempo della permanenza. Il nuovo edificio, a pianta ellittica, con il corpo in mattoni ed un percorso a due livelli coperto da una struttura in metallo e vetro, ricorda il gesto del seminatore quando il braccio allarga il movimento e spande il seme per raccontare al mondo il frutto che nascerà; ed anche nel suo ingresso a forma tronco-conica, i simboli si susseguono e i materiali si sommano per raccontare, senza nasconderli, coloro che vivono dentro e devono sentirsi proiettati in quel mondo che spesso viene loro negato. All’interno, aule/laboratorio per lo sviluppo di capacità operativo-sensoriali, un auditorium, una nuova aula liturgica per rispondere anche alle esigenze del quartiere e della città. Nuovo e antico convivono, anche nel vecchio edificio ristrutturato, memoria e permanenza della storia, che, con la sua quinta in mattoni (materiale unificante di tutto l’intervento), curvata e possente, offre con i suoi vuoti, da dentro e da fuori, scorci, quadri e nuove prospettive. Un’avventura non facile, vissuta con il mio collega e collaboratore arch. Riccardo Lombardi.

Casa LIM

Un appartamento degli anni ’50, luminoso e con spazi generosi la cui organizzazione non rispecchiava le esigenze dei nuovi inquilini. I clienti esigevano un intervento radicale ed il cambio di funzione di praticamente tutti gli ambienti; il programma, preciso e complesso (cucina aperta su zona giorno separabile all’occorrenza, grande zona giorno, camera degli ospiti, un bagno in più, ingresso luminoso e spazio per organizzare) necessitava un completo ripensamento degli spazi. Le caratteristiche costruttive permettevano un certo grado di libertà nella riconfigurazione dello spazio senza compromettere la struttura. Il progetto si basa su due elementi: La realizzazione di una zona giorno unica su cui affaccia la cucina e la riconfigurazione della zona notte. Per fare questo, abbiamo deciso di realizzare un unico grande intervento unitario, un elemento funzionale e distributivo allo stesso tempo. Le partizioni del corridoio della zona notte sono state sostituite da profondi armadi; porte e ante, senza soluzione di continuità, definiscono un ambiente distributivo e funzionale allo stesso tempo. La transizione tra zona giorno e zona notte è determinata, oltre che da una porta scorrevole, da un cambio materico: le ante in doghe di legno naturale invece che porte laccate. La cucina, nella prima parte della zona notte, è divisa dal corridoio solo da un armadio e dalla zona giorno da tre grandi pannelli scorrevoli che danno continuità materica al corridoio.

In una splendida location nel cuore di Firenze nasce in nuovo negozio di parrucchieri CIVICO 13R. Il fondo è all’interno di un edificio vincolato dalla soprintendenza con volte a crociera ed un’ampia la corte interna. Gli interni sono stati concepiti in collaborazione con Leonardo di Bottega di Corte, alternando elementi moderni e altri dal gusto retrò.

Piazza Galeazzi

Il progetto di riqualificazione di Piazza Galeazzi a Grosseto ha inteso ridefinire lo spazio pubblico, dominato fortemente dall’antistante chiesa del S. Cuore, al fine di riscoprirne la funzione di “luogo della socializzazione”. Prima dell’intervento la piazza si trovava in una situazione di notevole degrado : – alcune delle alberature presenti sul perimetro della stessa erano in fase di decadimento a causa di patogeni e parassiti mentre le altre, troppo cresciute, creavano un eccessivo disordine. – La fontana al centro era ormai da tempo in disuso e la pavimentazione in terra battuta e breccino, insieme agli arredi usurati e disposti in modo disordinato, non invitavano alla fruizione di questo spiazzo invece strategico per la vicinanza con la chiesa, le scuole e limitrofo ad una delle principali vie della città quale via della Pace. Le indicazioni fornite dall’amministrazione sono state quella di mantenere la fontana esistente restaurandola e riattivando il meccanismo che alimenta il gioco d’acqua oltre a quella di reimpiantare i nuovi alberi in identica posizione di quelli da abbattere a causa della loro malattia. Ulteriore elemento imprescindibile della progettazione è stato lo stretto legame della piazza con l’edificio di culto. L’idea progettuale ha previsto infatti la creazione di un continuum tra chiesa e piazza disegnando su quest’ultima una striscia di pavimentazione in travertino sulla quale è proiettato a terra il disegno del pronao

Ardengo

Il principio cardine dell’approccio progettuale è stato quello di rendere vita e dignità ad un fondo desueto nel centro storico di Prato attraverso la riscoperta delle sue memorie storiche. Su tutte, le ampie volte a crociera e una colonna tardo medievale che silenziosamente, da sempre, sorveglia i locali. Le pareti perimetrali hanno subito interventi puntuali di recupero dell’intonaco ammalorato, mentre le ampie volte sono state restaurate e tinteggiate in modo tale da creare una sorta di “cappello” percepibile all’interno dell’intero fondo. La cucina a vista, oltre a far leggere l’attività lavorativa del ristorante, dona profondità e facilità di lettura del soffitto voltato.

Il loft, realizzato negli anni 50, in cemento armato a vista, è stato ricavato dalla saturazione di una corte interna. La committenza cultrice dell’arte contemporanea figurativa e del gusto vintage, cercava uno spazio paleoindustriale da poter personalizzare con pezzi unici: una sorta di Wunderkammer. Il brutalismo originale dialoga con un alto comfort abitativo (materiali e apparecchiature di elevatissimo standard) e con una scenografia neutra non in competizione con l’arredo e le opere d’arte. Infissi realizzati da PortaaPorta di Firenze. Una forte collaborazione tra committenza e progettista, ha ispirato sia i dettagli architettonici principali (archi in mattoni a vista, nuovo ascensore in mattoni faccia a vista con porte in cristallo, lucernari sulla sala da pranzo) sia quelli che fanno da quinta teatrale. Serena Dolfi ha inserito precisamente ogni elemento d’arredo non lasciando al caso né l’abbinamento, né il colore, né la luce. Troneggia quasi all’ingresso la cucina Abimis di Treviso, in acciaio lucido. Si accostano poi mobili in legno grezzo, tavolo ovale, lampadario vintage in ottone, porte recuperate, sculture, mobili in laminato, cristalli, pezzi iconici moderni e di modernariato. La “messa in scena” è un non-luogo, con riferimenti iconografici commerciali ripetuti e ripetibili con icone del design, sedimentate nell’immaginario collettivo, mescolato ai ricordi personali, per creare un senso di familiarità. Hanno partecipato al progetto Irene Blasich e Valeria Ioele.

CASA 2+1

La localizzazione del sito, alla sommità di una collina della Val di Chiana aretina, ha suggerito un dialogo tra edifici e campagna articolato attraverso i temi di un paesaggio a prevalente morfologia orizzontale e la presenza di emergenze architettoniche a vocazione rurale. A partire da questa riflessione il progetto si è generato su forme architettoniche che hanno voluto rileggere l’archetipo tradizionale della casa di campagna con tetto a capanna rinunciando ad un repertorio di citazioni vernacolari, preferendo le forme pure di tre corpi di fabbrica disposti lungo una direttrice che asseconda l’andamento del terreno e li mette in dialogo tra di loro. L’ insediamento si sviluppa in due corpi di fabbrica, il principale che misura una superficie di 110 mq su cui è stata destinata l’abitazione principale e si caratterizza per la su forma ad “L” con la zona giorno pensata come uno spazio aperto e vetrato che gira intorno al blocco cucina. L’edificio accessorio, collegato attraverso una serra solare si sviluppa su due livelli, ciascuno di circa 50 mq, con l’interrato che ospita l’autorimessa. I due fabbricati si sviluppano rispettando il più possibile l’andamento del terreno, la grande apertura della zona giorno apre la vista verso la campagna mentre sul lato della strada l’ingresso principale è segnalato da un portale in cemento armato. Le linee degli edifici corrono tese e minimali creando nel suo insieme un complesso proporzionato e rispettoso del contesto che lo circonda.

La villa ha una morfologia anni ’50 in quanto ubicata in zona con vincolo paesaggistico. L’assetto interno ed esterno è compiutamente minimalista e razionale, e rispecchia le esigenze estetiche e funzionali del suo proprietario. Le 2 pareti perpendicolari, pur sfalsate, sono state rivestite in pietra naturale, di pochi millimetri, con due diversi colori con alto effetto scenico. La parete nera è alta 9 metri coincidente con un lucernario sul tetto e la realizzazione di un vuoto nel solaio del piano primo. La parete beige coincide con l’altro lucernario e l’altro vuoto nel solaio. Delle porte invisibili si vedono solo le maniglie che fuoriescono dalla pietra. Grandi vetrate, scorrevoli e fisse, in alluminio forniti dalla Ditta Galloni di Montespertoli, enfatizzano continuità tra esterno ed interno. La realizzazione di due piattaforme contrapposte e complanari, uno sul fronte principale e uno su quello tergale e la pavimentazione, in cemento tipo resina, realizzata dalla Silvano Ferretti di Pistoia, identica tra esterno ed interno, enfatizza la continuità tra esterno ed interno. La pensilina sulla piattaforma tergale ha un aggetto di 3,5 metri e rende confortevole l’utilizzo dell’area pranzo esterna. Il tetto è grigio in cemento tipo scandole. Tutti i bagni sono rivestiti in cemento grigio, con sanitari colorati. Il bagno padronale ha il lavandino in travertino a vasca scavata in un unico blocco. Hanno partecipato alla progettazione Daniela Murri dello Diago, Chiara Sabattini, Irene Blasich.

Trattasi della realizzazione di edificio residenziale monofamiliare ad Uzzano (Pistoia); disposto su più livelli oltre ad una ampia terrazza di copertura-solarium con pannelli fotovoltaici per il fabbisogno energetico e una serra solare per incrementare l’apporto termico nei mesi invernali. I locali per la residenza al piano primo sono accessibili da una rampa panoramica. Il risparmio energetico è elevato, dato l’impianto di riscaldamento radiante a pavimento alimentato da una pompa di calore e il trattamento termo igrometrico dell’aria, tutto autosufficiente perché alimentato dall’energia di 9KW prodotta dai pannelli fotovoltaici. L’involucro edilizio, realizzato con il sistema costruttivo prefabbricato a secco Rubner, garantisce alto isolamento termico ed elevati standards di risparmio energetico, come dai protocolli di CasaClima. Le facciate isolate con un pannello di sughero di sp=cm.8; gli infissi in alluminio-legno a taglio termico e vetrate basso emissive con sistemi per la mitigazione degli effetti solari. Il sistema edilizio, i materiali eco-compatibili impiegati rispondono alle norme richieste per le strutture lignee antisismiche.

La Boutique Pantano è stata progettata con l’obiettivo di esaltare la qualità del prodotto e creare una forte identità al brand Pantano attraverso l’offerta di un’esperienza di conoscenza e d’acquisto del prodotto carne innovativa. Uno spazio che mette al centro della narrazione prodotti di alta qualità, esposti in teche refrigerate circondate da un allestimento in legno che trova la sua massima rappresentatività nel soffitto, un’architettura parametrica che impiega 3668 listelli in legno naturale che lo ricoprono totalmente creando la metafora visiva di onde di messi di grano un’allusione alle coltivazioni che circondano gli allevamenti e che forniscono gran parte dei mangimi selezionati alla base della filiera di qualità del marchio. Il progetto si compone di una parte frontale pubblica e una semi privata in cui la clientela potrà “testare” i prodotti Pantano. La palette scelta: nero e legno naturale, richiama i colori istituzionali e contribuisce a dare profondità con un gioco di chiaro/scuro a tutto l’allestimento. Il controsoffitto in legno, è modulato in pannelli di un metro per un metro, in cui sono state preinseriti 81 bulloni su cui sono avvitati listelli di sezione quadra, ognuno con lunghezza diversa a formare le onde/campi di grano precedentemente modellati. Tutte le pareti sono rivestite di pannelli laccati nero e listelli di Ayus al naturale per dare continuità al motivo del controsoffitto.

Premio Architettura Toscana

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