Bettino è il padiglione dedicato alla vendita dei prodotti di merchandising della Fondazione Meyer, situato all’interno dell’omonimo ospedale pediatrico di Firenze e si inserisce nella galleria di recente realizzazione frapposta tra il corpo est ed ovest dell’edificio originario. Questa si presenta come una struttura in legno lamellare, sormontata da una facciata continua in acciaio e vetro in connessione visiva con i quattro ettari di verde che cingono l’ospedale. L’interno è caratterizzato dalla ripetizione cadenzata di un sistema strutturale in legno, composto da orditure principali e secondarie ad arco ogivale che raggiungono un’altezza di oltre dieci metri. Il padiglione, con struttura autoportante in acciaio, si pone in continuità con la galleria rispettando il ritmo serrato delle campate ogivali. Una contrarcata simmetrica rispetto al sistema in legno lamellare, costituisce l’ossatura a supporto delle vetrine, mentre una serie di vele bianche in legno laminato suddivide funzionalmente lo spazio interno. Disposte trasversalmente alla galleria in corrispondenza della mezzeria dell’ogiva, le vele preservano il carattere aperto e permeabile della struttura. Il lessico formale della galleria viene reinterpretato nel padiglione per delineare un volume protetto e al tempo stesso trasparente, che ospita uno spazio di esposizione e vendita, insieme a un’area più raccolta attrezzata con postazioni di lavoro per il personale dipendente e un piccolo magazzino-guardaroba.
Bettino è il padiglione dedicato alla vendita dei prodotti di merchandising della Fondazione Meyer, situato all’interno dell’omonimo ospedale pediatrico di Firenze e si inserisce nella galleria di recente realizzazione frapposta tra il corpo est ed ovest dell’edificio originario. Questa si presenta come una struttura in legno lamellare, sormontata da una facciata continua in acciaio e vetro in connessione visiva con i quattro ettari di verde che cingono l’ospedale. L’interno è caratterizzato dalla ripetizione cadenzata di un sistema strutturale in legno, composto da orditure principali e secondarie ad arco ogivale che raggiungono un’altezza di oltre dieci metri. Il padiglione, con struttura autoportante in acciaio, si pone in continuità con la galleria rispettando il ritmo serrato delle campate ogivali. Una contrarcata simmetrica rispetto al sistema in legno lamellare, costituisce l’ossatura a supporto delle vetrine, mentre una serie di vele bianche in legno laminato suddivide funzionalmente lo spazio interno. Disposte trasversalmente alla galleria in corrispondenza della mezzeria dell’ogiva, le vele preservano il carattere aperto e permeabile della struttura. Il lessico formale della galleria viene reinterpretato nel padiglione per delineare un volume protetto e al tempo stesso trasparente, che ospita uno spazio di esposizione e vendita, insieme a un’area più raccolta attrezzata con postazioni di lavoro per il personale dipendente e un piccolo magazzino-guardaroba.
L’intervento ha come finalità la rigenerazione di un area sportiva preesistente degradata, salvaguardando i caratteri paesaggistici esistenti. Il budget molto contenuto e l’esigenza di compiere i lavori velocemente ha influenzato le scelte progettuali. Il nuovo impianto è costituito da uno spogliatoio-club house con due campi da tennis ed un campo polivalente, comprensivi della sistemazione paesaggistica. Il fulcro del progetto diventa uno spazio adibito a giardino, che costituisce l’ambiente principale ed aggregativo, su cui prospettano le aree di gioco. La disposizione dei campi da tennis è quasi obbligata: a debita distanza dall’alveo del fiume e ubicate in adiacenza al nuovo spogliatoio. Il progetto ha cercato di integrare la disposizione dei campi accanto ad ampie superfici verdi, con la scelta di piantumazioni autoctone, sfruttando direzioni territoriali preesistenti. Il progetto ha previsto la realizzazione di un piccolo spogliatoio-club di forma rettangolare, con copertura a falde inclinate. Il portico con ampia apertura determina il collegamento percettivo del verde con i frequentatori. Sfruttando il doppio orientamento delle falde di copertura si riesce ad orientare in modo ottimale i pannelli solari, nascondendo il sistema dalle viste predominanti. La struttura portante dell’edificio è in legno, veloce nella realizzazione ed ecosostenibile. Questo ha permesso di realizzare l’edificio in breve tempo, con comportamento energetico e strutturale performante.
Il progetto è iniziato con l’intento di fornire un’identità nuova e fresca ad un esercizio commerciale che già esisteva da dieci anni. Per il restyling del salone di bellezza sono serviti quindici giorni di intenso lavoro di artigiani locali, che con la loro abilità hanno dato una nuova pelle al locale. Il salone si trova nel quartiere Venezia di Livorno ed è caratterizzato da un ampio spazio di cento metri quadrati con volte a crociera. L’idea di partenza è stata quella di preservare l’unicità dello spazio aggiungendo elementi e materiali che rendessero l’ambiente confortevole, caldo ed accogliente. Il soffitto è stato dipinto di verde pastello mentre le pareti bianche accolgono sullo sfondo del locale una raffinata carta da parati. Per gli arredi sono stati scelti materiali che scaldassero l’ambiente sia a livello visivo che tattile: il legno per le mensolature, pelle vintage nella nuance cuoio per le sedute, oro per i dettagli, marmo verde alpi per rivestire il bancone della reception, micropainting chiaro del pavimento per dare luce ad un ambiente carente di illuminazione naturale efficiente mantenendo la texture del pavimento preesistente.
Spazi aperti, piante, luce e design. Un attico eclettico nel cuore della città di Livorno, in un palazzo recentemente ristrutturato, dove si uniscono arte, musica e arredi su misura che rendono il progetto assolutamente originale. Entrando nell’appartamento ci troviamo catapultati in uno spazio pieno di arte e creatività. Dall’ingresso si può subito apprezzare il “box” della cucina: un sistema di porte scorrevoli in vetro che possono essere chiuse o aperte all’occorrenza, svelando la particolarità di questo spazio, dove una parete verde totalmente ricoperta da piante stabilizzate diventa lo sfondo di tutto il living. Vista dalla zona giorno, la cucina riporta ad un ambiente naturale: gli arredi della cucina sembrano delle pietre immerse in una giungla rigogliosa. Quando il box si chiude sembra di essere in un giardino d’inverno, mantenendo sempre il contatto visivo con il resto della casa. La zona giorno è un ambiente unico, visivamente connesso da una particolare pavimentazione in legno a listoni trapezoidali. In ogni stanza sono state istallate delle casse dal design e dalla qualità inconfondibile che permettono di essere avvolti sempre dalla musica. Il progetto Pop House è un progetto di identità. Il principale obbiettivo di questo progetto di ristrutturazione è stato quello di realizzare spazi in totale sintonia con il committente, ambienti che fossero lo specchio della personalità di chi li abita, di chi li vive nel quotidiano.
Inserita tra le Giornate FAI 2018, la torre è posta sulle cime del monte omonimo, Montalceto. Costruita nel 1463 dal senese Matteo di Pinoccio, possiede una forma quadrangolare con accentuato basamento a scarpa; prima del restauro la torre si presentava completamente aperta, con i tre solai e parte del coronamento crollati. Il restauro, condotto con la soprintendenza di Siena, ha portato al fedele recupero delle caratteristiche originarie, fino al riutilizzo dei conci in pietra reperiti sul posto.
La scelta del collezionista è stata di raccogliere opere d’arte senese che portano la firma di grandi maestri, da Duccio di Boninsegna a Simone Martini. Ospitata nei Magazzini del Sale, sede scelta direttamente dal collezionista per ricreare l’ambiente originario, la mostra ha permesso al pubblico di poter scoprire alcune tra le più importanti opere d’arte al mondo e di ritrovarsi, come d’incanto, nelle magiche atmosfere dell’apice culturale senese.
Il casale è situato sulle colline toscane della Valdichiana Senese. Il progetto ha richiamato l’attenzione su parametri ambientali e urbanistici, distinguendosi dalle costruzioni tipiche che la circondano; si presenta con un unico livello fuori terra, destinato residenza, che si affaccia sulla valle con un fronte unico, aperto ed interamente vetrato, a riflettere il piano d’acqua ritagliato nella veranda. Tutto è articolato nel dialogo interno-esterno, indipendenza e continuità.
La villa oggetto d’intervento è ubicata sulle colline di Firenze. Il progetto si basa sull’idea che un’architettura storica può e deve rispondere alle esigenze abitative contemporanee in fatto di funzionalità, comfort e tecnologia grazie a interventi condotti nel rispetto della struttura originale e con criteri che nulla concedano al “gusto” e alla “moda” del momento. I vincoli di tutela dei beni culturali possono essere affrontati come ulteriori elementi di sfida, per soddisfare le nuove richieste della committenza. L’intervento nasce dall’esigenza, di accorpare le unità immobiliari, realizzate nel tempo, ricomponendo l’originario organismo unifamiliare, secondo scelte progettuali frutto di ricerche storico-documentali. L’edificio ha subito nel corso del tempo modifiche che hanno alterato irreversibilmente gli interni, a differenza degli esterni che non sono sostanzialmente mutati. Il lavoro architettonico si è tradotto nella completa reinterpretazione funzionale degli interni e nel restauro degli esterni. La muratura esterna in Pietraforte, è stata recuperata con un restauro puntuale e il rifacimento delle parti mancanti.Gli interni sono stati progettati nel rispetto dell’impianto originale. La funzionalità e il comfort, seppur in spazi rigidi, sono stati raggiunti con la progettazione di tutti gli arredi e con l’adozione di un sistema integrato di gestione degli impianti, realizzato rispettando le caratteristiche dell’immobile e limitando le tracce invasive nelle murature.
La villa oggetto d’intervento è ubicata sulle colline di Firenze. Il progetto si basa sull’idea che un’architettura storica può e deve rispondere alle esigenze abitative contemporanee in fatto di funzionalità, comfort e tecnologia grazie a interventi condotti nel rispetto della struttura originale e con criteri che nulla concedano al “gusto” e alla “moda” del momento. I vincoli di tutela dei beni culturali possono essere affrontati come ulteriori elementi di sfida, per soddisfare le nuove richieste della committenza. L’intervento nasce dall’esigenza, di accorpare le unità immobiliari, realizzate nel tempo, ricomponendo l’originario organismo unifamiliare, secondo scelte progettuali frutto di ricerche storico-documentali. L’edificio ha subito nel corso del tempo modifiche che hanno alterato irreversibilmente gli interni, a differenza degli esterni che non sono sostanzialmente mutati. Il lavoro architettonico si è tradotto nella completa reinterpretazione funzionale degli interni e nel restauro degli esterni. La muratura esterna in Pietraforte, è stata recuperata con un restauro puntuale e il rifacimento delle parti mancanti.Gli interni sono stati progettati nel rispetto dell’impianto originale. La funzionalità e il comfort, seppur in spazi rigidi, sono stati raggiunti con la progettazione di tutti gli arredi e con l’adozione di un sistema integrato di gestione degli impianti, realizzato rispettando le caratteristiche dell’immobile e limitando le tracce invasive nelle murature.
Villa Fagan è un edificio di Firenze, situato in viale Antonio Gramsci, circondato da un bel giardino, ove si trova anche un annesso. Occupa una superficie di circa 1.600 mq e si pone come una delle più significative emergenze residenziali nel quartiere sorto tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Già occupato dall’Università degli Studi di Firenze, il complesso è stato acquisito dalla Banca Di Credito Cooperativo di Cambiano per farne la sede direzionale e filiale capo area dell’istituto. Il recupero architettonico e il restauro sono stati eseguiti su progetto dello Studio Gurrieri Associati. Di fronte a un intervento di restauro conservativo di tipo filologico, con il progetto ci siamo inseriti sovrapponendoci in maniera naturale alla parte architettonica esistente, progettando una “seconda pelle” con opere di falegnameria e di design, cercando ispirazione più nel giardino antistante che nell’architettura esistente. Ne è venuta fuori un’immagine un po’ bucolica, fatta di citazioni floreali e naturalistiche che caratterizza l’intervento, coinvolgendo tutti i piani del fabbricato, dal piano terra al secondo, in una costante ricerca di continuità tra “dentro e fuori”. Una leggera ironia diffusa contamina tutti gli ambienti, mescolando il nuovo al vecchio senza regole e priorità.
A distanza di vent’anni, sono stato chiamato a confrontarmi con me stesso e la mia storia personale. Il primo progetto, chiuso e monolitico come una fortezza inespugnabile dall’esterno, cita nelle fattezze certe costruzioni militari presenti sulla costa di Donoratico, ma fa venire in mente anche i bambini che costruiscono architetture di sabbia con i loro secchielli colorati. L’interno invece, in maniera del tutto inaspettata, si presenta come un antro azzurro rivestito di mosaico, una vasca virtuale in cui nuotano pesci rossi svelati da un fascio di luce proveniente dall’alto. Nel nuovo edificio il discorso si ribalta, relazionandosi con l’esistente in maniera contrastante: il precedente è chiuso, il nuovo è traforato, collegati da un tunnel rosso; organico il primo, geometrico il secondo; contenente una sorpresa il primo, con una sorpresa svelata il secondo. I mobili e gli armadi di quest’ultimo, di una vivace tonalità turchese, sono tappezzati con riproduzioni di disegni fatti negli ultimi venti anni, e si vedono passando da fuori. Insieme questi due edifici creano un nuovo complesso architettonico, serio da fuori e allegro dentro!
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