I nuovi uffici di FGF Leather Accessories a San Piero a Sieve, nati dalla necessità di ampliare la vicina sede dell’azienda, sono costituiti da un semplice volume realizzato in cemento prefabbricato lasciato a vista e scandito da ampie fasce orizzontali, anche queste realizzate in cemento ma di colore nero, che si integrano con le ampie finestre a tutta altezza. L’esterno è caratterizzato da un’immagine essenziale, semplice ed elegante, sul cui fronte principale un leggero incavo nella facciata conduce all’ingresso, che una volta attraversato introduce in un atrio del tutto inaspettato: un ampio corridoio ruota attorno ad una grande corte centrale, al cui interno è allestito un giardino dai vaghi richiami orientali, ma che nelle essenze e nei materiali è fortemente radicato nel territorio del Mugello. Attorno alla corte, elemento distributivo principale, si trovano gli uffici interamente vetrati, dall’interno dei quali è possibile mantenere un contatto continuo con lo spazio verde riparato e rilassante, un elemento gradevole che contribuisce, insieme alla geometria e semplice eleganza degli spazi, a migliorare la qualità della vita lavorativa all’interno dell’edificio.
Un nuovo angolo di oriente dal sapore contemporaneo ed elegante, Bund ristorante cinese situato sul lungofiume di Firenze, racconta i molteplici modi di vivere la cultura culinaria orientale. Gli oltre 250 mq di superficie articolata su due piani, sono fortemente connotati dalla combinazione dei materiali, dai contrasti cromatici e dalla attenta regia della luce. Il piano terra enfatizzato da ampi spazi voltati è caratterizzato da un bancone semicircolare in ottone e marmo, palcoscenico ideale per la preparazione dei dim sum, sul quale domina lo chandelier elegante e raffinato ispirato al design anni ’50. Il piano interrato è caratterizzato dal susseguirsi di sale, le cui volte in mattoni di colore bianco contrastano con il rivestimento delle pareti in ferro nero e inserti in ottone. Le lampade a braccio in ottone satinato permettono di avere una luce puntuale sui tavoli e di creare un’atmosfera discreta e sofisticata, sottolineando l’opacità del ferro e la lucentezza dell’ottone. La sala privè, alla quale si accede attraverso due ampie porte scorrevoli in legno intarsiato, consente di ospitare eventi privati garantendo discrezionalità in un’atmosfera elegante e unica.
L’installazione StoDistante è stata realizzata nel maggio 2020, poche settimane dopo il primo e durissimo lockdown dovuto al Covid-19, è un progetto di ricerca di Caret Studio sull’uso dello spazio pubblico e sulle nuove forme di socialità a seguito delle stringenti regole di distanziamento in epoca pandemica. Il progetto riflette sulla misura di 1,80m, stabilita dalla Regione Toscana nella primavera 2020, come distanza di sicurezza tra le persone per evitare il contagio. Questa misura è usata come matrice di una griglia quadrata su cui sono stati disegnati quadrati di varie dimensioni disposti a raggiera attorno al fulcro architettonico ed urbano della piazza, la statua del pittore Giotto. La griglia, percepibile solo in negativo, rappresenta il prototipo moderno di partizione dello spazio e analogamente ai meridiani e paralleli tracciati dai geografi in epoca rinascimentale traccia un dispositivo che permette di rendere misurabile quello che prima sembrava incognito. L’installazione, oltre a generare nuove prospettive e inusuali interazioni spaziali con il contesto architettonico, si identifica come un’infrastruttura leggera su cui le persone possono muoversi per riappropriarsi gradualmente dello spazio pubblico riscoprendo una socialità perduta. StoDistante è un’infrastruttura grafica che oltre ad aiutare le persone nei normali e quotidiani gesti della socialità, cerca di educare ad un uso consapevole dello spazio pubblico.
La Ménagère è viaggio, racconto, narrazione, letteratura, mondi variegati e mutevoli, ricchi o ruvidi, delicati o graffianti, luminosi, freschi e naturali o intriganti, segreti, oscuri, odori, gusti, luce, ombra, materiali, colori, lingue e linguaggi. L’intervento è stato guidato dal desiderio di abbandono delle formule che componevano il precedente spazio, abbandono di qualsiasi formula che è diventata nel frattempo standard, come i luoghi scorticati, e anche un po’ i bellissimi e religiosi mix romantici di industrial, design e vintage. Da questi contesti la ricerca, quasi ossessiva per i materiali e gli arredi. Un’avvolgente, estenuante e ininterrotta esplorazione di velluti, motivi floreali, carta da parati, ma anche cemento, cementine, ferro crudo, legno, cristallo moderno, moquette, decorazioni geometriche, legni ebanizzati, arredi di ogni epoca (30/40/50/60/70) e di altri disegnati appositamente che danno vita ad un intreccio di molti mondi diversi, abbandonando il linguaggio personale e autoreferenziale e inutilmente e dannosamente riconoscibile a favore di un tutto molto incessantemente permeabile. Uno schiudersi, scenario dopo scenario, di una straniante meraviglia.
Villa Bellosguardo è il risultato della profonda riconfigurazione di un edificio preesistente. L’area è situata sulla collina di Bellosguardo, una delle più suggestive di Firenze, che deve alle sue molte qualità, architettoniche e naturalistiche, la classificazione quale area di interesse storico-culturale. Il progetto di Bellosguardo rappresenta un esempio di come si possa introdurre un linguaggio discretamente contemporaneo in uno degli scenari paesaggistici più delicati del territorio fiorentino, nel pieno rispetto del contesto storico e naturalistico. All’edificio originario erano stati aggiunti nel tempo una serie di corpi esterni in modo disorganico e posticcio, mentre i prospetti presentavano aperture casuali e prive di una coerente organizzazione compositiva. Gli spazi interni risultavano segmentati e privi di una visione d’insieme. Gli interventi si sono così concentrati nell’eliminare i segni di un’architettura dimessa e generica, in favore di un linguaggio più moderno ed essenziale, ispirato ai volumi stereometrici dell’architettura mediterranea. Gli obiettivi sono stati: raccogliere i volumi dei precedenti ampliamenti integrandoli organicamente nella volumetria dell’edificio, organizzare un disegno coerente dei prospetti, ripulire i frammentati spazi interni in favore di ambienti più ampi e regolari. Si è inoltre introdotto il tema della Sostenibilità con la creazione di un cappotto termico esterno, l’isolamento della copertura e l’uso di vetri atermici.
Il Messori Suites è un B&B di lusso situato in uno dei quartieri residenziali più esclusivi ed eleganti della città di Firenze. Dispone di camere con superfici che variano dai 25 ai 55 mq e di un giardino interno che si configura come un’oasi di pace, lontana dai rumori e dal caos della città diventando un posto ideale per rilassarsi, fare colazione e vivere il privilegio di soggiornare in una casa fiorentina. Il B&B è situato in un palazzo degli anni ’30 appartenuto alla famiglia Messori. Le camere sono accomunate dalla ricerca di uno stile contemporaneo, elegante ed accogliente. Studiate in modo da soddisfare le diverse esigenze dei propri clienti ed offrirgli un’esperienza che unisce autenticità e lusso, sono caratterizzate da letti a baldacchino, specchi fumè con dettagli in ottone spazzolato, arredi artigianali in legno realizzati appositamente per Messori Suites, rivestimenti decorativi ed accessori di pregio. Lo stile contemporaneo dei materiali e delle pregiate tappezzerie, che si intonano perfettamente ai colori dei parati decorativi delle camere e dei mosaici delle stanze da bagno, contribuiscono a creare un’atmosfera calda e accogliente, rendendo gli ambienti perfettamente integrati nel contesto di questa residenza fiorentina. In alcune camere, il bagno e la zona notte sono in stretta connessione, separati solo da vetrate fumè che garantiscono la giusta privacy alle due zone senza rinunciare ad una continuità visiva.
Il Messori Suites è un B&B di lusso situato in uno dei quartieri residenziali più esclusivi ed eleganti della città di Firenze. Dispone di camere con superfici che variano dai 25 ai 55 mq e di un giardino interno che si configura come un’oasi di pace, lontana dai rumori e dal caos della città diventando un posto ideale per rilassarsi, fare colazione e vivere il privilegio di soggiornare in una casa fiorentina. Il B&B è situato in un palazzo degli anni ’30 appartenuto alla famiglia Messori. Le camere sono accomunate dalla ricerca di uno stile contemporaneo, elegante ed accogliente. Studiate in modo da soddisfare le diverse esigenze dei propri clienti ed offrirgli un’esperienza che unisce autenticità e lusso, sono caratterizzate da letti a baldacchino, specchi fumè con dettagli in ottone spazzolato, arredi artigianali in legno realizzati appositamente per Messori Suites, rivestimenti decorativi ed accessori di pregio. Lo stile contemporaneo dei materiali e delle pregiate tappezzerie, che si intonano perfettamente ai colori dei parati decorativi delle camere e dei mosaici delle stanze da bagno, contribuiscono a creare un’atmosfera calda e accogliente, rendendo gli ambienti perfettamente integrati nel contesto di questa residenza fiorentina. In alcune camere, il bagno e la zona notte sono in stretta connessione, separati solo da vetrate fumè che garantiscono la giusta privacy alle due zone senza rinunciare ad una continuità visiva.
La Develer srl, azienda tecnologica specializzata in progettazione di software e hardware, ha affidato allo studio MDU architetti il progetto per la realizzazione della nuova sede in un capannone artigianale. L’input fornito ai progettisti è stato quello di produrre uno spazio sociale, organizzato secondo i principi dell’open space per sviluppare negli anni avvenire quello spirito di apertura che ha guidato l’azienda nel tempo. Lo spazio di lavoro principale è collocato al piano terra nelle porzioni centrali dei due capannoni e risulta libero e flessibile; dallo spazio aperto si accede ai locali riunione, workshop, conferenze e relax che coadiuvano l’attività lavorativa. Il lavoro, quindi è al centro di un sistema che lo cura, lo supporta e lo stimola nella convinzione che l’azienda sia prima di tutto una comunità legata da un interesse e da uno scopo comune. Nella sala principale trova posto un grande ponte in acciaio che supporta un ampio soppalco; nella seconda sala è presente su una parete un apertura disegnata da un tondo perfetto. La suddivisione degli spazi viene fatta con pareti traslucide in policarbonato alveolare di color arancio nella logica di alimentare il gioco tra esigenze di privacy e di comunicazione. I materiali e le soluzioni tecnologiche utilizzate sono in linea con la logica di recupero di uno spazio artigianale nell’ottica di trovare elementi di continuità con il passato unitamente all’introduzione di elementi di novità.
Durante i lavori di recupero degli ambienti sottostanti al “Cortile di Michelozzo” sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici che hanno reso necessario rivedere concettualmente il progetto nella sua complessità oltre alle opportune revisioni dei progetti impiantistico e strutturale. Le linee guida condivise tra la committenza, le soprintendenze e i progettisti hanno previsto di recuperare e quindi musealizzare l’intero “quadrilatero” che corrisponde al cortile, compresa la cosiddetta “Rampa dei Muli” accesso privilegiato ai locali sotterranei. Grandi lastre in acciaio Corten coprono la zona degli scavi: la loro divisione, oltre a configurare un disegno che ricalca il rilievo e le annotazioni degli archeologi, lascia intravedere, come e dove rinvenuti, i ritrovamenti di maggior rilevanza a testimoniare e “raccontare se stessi”. La valorizzazione passa dall’esposizione ragionata dei reperti, indispensabilmente mediata da un apparato didattico/didascalico attento alle “percezioni sensoriali” dei visitatori. Concentrando le teche in un’area dedicata è stato possibile organizzare i reperti non solo per la loro datazione e/o luogo di provenienza ma anche in un confronto comparativo con i grandi temi: la casa, la cucina, l’architettura, ecc. Una volta fruito l’insieme dei reperti l’approfondimento delle informazioni è affidato a uno strumento multimediale con display touchscreen, “estensione fisica” delle vetrine ma distinto in un momento di sintesi del percorso espositivo
Il nostro progetto per ETRA, nuovo brand di hospitality nel campo del lusso, nasce al piano nobile di Palazzo Paggi-Tainti, raro esempio di architettura Liberty nel panorama fiorentino collocato ad un passo dal complesso monumentale del Duomo di Firenze. Alla ricchezza dell’apparato decorativo di facciata abbiamo abbinato un linguaggio architettonico contemporaneo fatto di pochi segni essenziali, di pieni e di vuoti, di superfici materiche esaltate dallo studio della luce capace di dare significato agli spazi interni completamente distrutti nel corso degli anni. La percezione del lusso nasce non da un’ostentata opulenza ma dall’utilizzo di materiali pregiati, dalla ricerca del dettaglio e dalla sperimentazione di nuove forme di artigianalità capaci di rendere materiali semplici unici e preziosi. Citazioni di artisti dell’epoca o di paesaggi storici, si alternano all’utilizzo di tecnologie contemporanee che creano effetti inaspettati. L’uniformità e il controllo cromatico di tutti gli ambienti consente l’esaltazione di alcuni particolari trattati con finiture preziose senza mai cedere all’esaltazione del decoro. Ogni dettaglio è stato meticolosamente disegnato o integrato con componenti di serie prodotti dalle eccellenze dell’Industrial Design italiano. Particolare rilevanza è stata data all’utilizzo della luce, componente determinante del progetto architettonico in quanto capace di sottolinearne i tagli più significativi e di creare scenari inaspettati.
Un unico pattern definisce la nuova piazza per l’Isolotto: un tappeto continuo, capace di rendere le differenze delle variazioni su un tema. Sono trame diverse che partecipano alla definizione di un disegno unico, comune dove ciò che prevale è il valore simbolico del “noi”, noi tutti insieme. Un flying magic carpet, capace di rendere vicini luoghi e persone lontane; è l’immagine simbolica della volontà di rendere vicino ciò che oggi è distante: le opinioni, i valori culturali, le etnie. Per questo il simbolo principale diventa rispecchiarsi nella copertura della grande pensilina, insieme. La vivibilità di una città oggi si misura innanzitutto sulla capacità che essa ha di invitare le persone a percorrerla, ad attraversarla in bicicletta, a sostare nei suoi spazi. Camminare è il punto di partenza, perché una città è tanto più ospitale ed accogliente quanto più è disponibile a farsi attraversare, così sono stati immaginati spazi che possono essere percorsi da tutti e guardati da tutti. Quello che abbiamo indagato con questo progetto quindi, è un’idea di città come luogo d’incontro, all’interno della quale lo spazio vuoto viene considerato un’opportunità di disegnare le relazioni tra cose diverse (edifici, persone, attività, flussi ecc.), di raccontare la qualità della vita che si svolge all’interno, attraverso un’idea che tenga insieme una sequenza di spazi del fuori, quelli di tutti, dove ogni individualità si riconosce come parte di una comunità, come parte di un “Noi”.
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