Aria è un’aula all’aperto realizzata per la scuola media Bugiani di Follonica. Il progetto, fortemente voluto dall’amministrazione come risposta ai problemi generati dal Covid in ambito scolastico, ha visto la preziosa collaborazione dell’associazione Arcobaleno, impegnata da anni nella formazione degli insegnanti per l’outdoor education. La scelta del luogo, avvenuta di concerto con insegnanti e studenti, si inserisce nel particolare contesto dell’area ex Ilva, sfruttando come copertura una corona di pini marittimi stretti tra l’edificio della scuola e quello della biblioteca. Il progetto è inscritto quindi in un cerchio la cui circonferenza sfiora i tronchi degli alberi, la misura tra le varie sedute assicura il distanziamento ma allo stesso tempo permette una lettura unitaria delle varie piattaforme. L’aula è stata disegnata con l’idea di creare uno spazio multidirezionale, superando l’impostazione tradizionale della lezione frontale: fornire libertà di espressione ai ragazzi è stata la chiave per immaginare queste sedute. Fin da subito gli studenti hanno fatto proprie queste strutture, mostrando la flessibilità della struttura nel trasformarsi da aula a gioco, a sedute dove sostare o addirittura sdraiarsi. Per la realizzazione delle strutture sono state impiegate travi in legno lamellare di abete, incernierate mediante barre filettate in acciaio. Il trattamento del sistema di fissaggio e i profili HEA per l’appoggio a terra sono un tributo al passato produttivo dell’area.
Realizzazione della nuova cantina Bindella per una produzione media di vini del territorio pari a 55 ettari, centro aziendale amministrativo con annesso centro di degustazione con accoglienza per circa 120 persone. La cantina è stata realizzata per un ciclo produttivo orizzontale, con dei principi base da rispettare, ed in particolare:gli impianti dovevano essere completamente a vista e con un sistema di manutenzione sempre accessibili in tutte le sue parti;i visitatori dovevano poter visitare la cantina ed osservare tutto il ciclo produttivo senza mai entrare in contatto con le zone di lavoro;lo spazio di visita doveva permettere una esposizione di opere d’arte di proprietà del signor Rudi Bindella;permettere attraverso una forte trasparenza perimetrale del costruito una significativa compenetrazione del territorio circostante con la nuova architettura riducendo al massimo l’impatto ambientale.Lo Studio Fiorini Salerno ha quindi realizzato la cantina su due livelli con un piano terra su cui si sviluppa tutto il ciclo produttivo ed un piano primo dedicato al ricevimento delle uve ed alle visite. La copertura dell’intero impianto è stata realizzata per ospitare un orto giardino di circa 2500 mq in continuità con il giardino esistente del Podere Valloccaia di Sopra, una struttura poderale realizzata alla fine dell’800.Il centro degustazione di forma ellittica a doppio volume il cui asse minore è perfettamente allineato con la piazza principale di Montepulciano
L’intervento riguarda la piazza situata a fianco al plesso scolastico di Via Garibaldi nella parte a sud del centro storico di Monterotondo Marittimo (GR). Il progetto prevede la creazione di uno spazio fluido in cui la differenziazione netta tra marciapiede (transito) e piazza (sosta) viene attenuata, a favore di un unico e più ampio spazio che possa accogliere le manifestazioni pubbliche e la vita sociale del paese. Al fine di migliorare il rapporto con le visuali panoramiche godibili dalla piazza, si prevede la demolizione dell’attuale parapetto in muratura e la sostituzione con una ringhiera in acciaio dai contorni minimali e visivamente poco impattante. Luce e contesto panoramico entrano, in questo modo, all’interno della piazza che può così godere della quinta scenica offerta dal territorio circostante l’abitato. Attraverso l’installazione di nuovi arredi urbani, in acciaio CorTen, la piazza viene ridistribuita andando ad individuare due spazi principali che assolvono a funzioni differenti: uno legato alle rappresentazioni e agli spettacoli, l’altro legato alla sosta e la vita sociale. Un setto in acciaio CorTen, che funge da quinta scenica, abbraccia la piazza e inquadra, attraverso delle aperture orizzontali, il panorama circostante. Una pedana mobile può all’occorrenza essere posizionata in prossimità del setto e la realizzazione di tre panche, di altezza degradante e sedute modulari, ripropongono schematicamente la scansione delle sedute di un piccolo teatro.
L’intervento si inserisce sul colle del Poggettone di Punta Ala (GR), su un declivio che dal punto più alto del luogo scende verso valle e il mare. L’edificio, due unità immobiliari residenziali, è costituito da due identici corpi di fabbrica specchiati fra loro, che vanno a disporsi parallelamente ai livelli degradanti del terreno. Alle estremità gli edifici puntano – a ponente e a maestrale – verso gli specchi d’acqua della baia di Punta Ala, dall’unico punto in cui è possibile vedere entrambi gli opposti mari, separati appunto dal promontorio del Poggettone. I volumi sono disposti su di un unico piano, ma con un salto di quota ad assecondare l’andamento del declivio, in modo tale da disporre gli ambienti interni su due aree sfalsate fra loro; ciò permette di movimentare non solo gli interni ma anche i corpi esterni. La pietra di rivestimento color sabbia permea gli edifici, alternandosi a fasce di intonaco che individuano le grandi aperture vetrate degli ingressi. Degli aggetti sagomati in cemento sull’estradosso dei vani finestra e delle porte, caratterizzano ulteriormente i fronti. Gli aggetti e le rientranze dei corpi di fabbrica, suggeriscono forti contrasti di luci e di ombre, in un gioco di chiaroscuri dinamico. Molta attenzione è stata posta sulle sistemazioni esterne e sulla mitigazione, con una intensa opera di rinverdimento con essenze mediterranee.
La semplicità francescana Casa Giusta è il progetto di ristrutturazione di un appartamento degli anni ’70 di circa 120 mq a San Miniato, in Toscana, commissionato da una giovane coppia. Il progetto nasce da una richiesta insolita: creare un appartamento per l’antico tavolo dei bisnonni e portare nella casa la gioia dei pranzi in famiglia dell’infanzia. Il tavolo diventa così unità di misura del progetto che mira a adattare l’appartamento a pianta tradizionale con corridoio centrale ai bisogni del vivere contemporaneo. La strategia progettuale adatta l’appartamento alle esigenze della giovane coppia attraverso ambienti fluidi ottenuti grazie a un’unica parete-arredo che divide la zona giorno-cucina dalla zona notte, permettendo una connessione continua tra gli ambienti e la massima permeabilità dello spazio. L’utilizzo di materiali naturali, come legno e marmo, lo studio della luce naturale e il rigore francescano arricchito dal contrasto con gli arredi di famiglia della zona giorno, trasmettono un senso di semplicità e quiete. Allo stesso modo alcune delle immagini realizzate da Medulla studio includono l’interazione tra performance e spazio e giocano ad invertire il senso di freddezza spesso associato all’architettura contemporanea.
I nuovi uffici di FGF Leather Accessories a San Piero a Sieve, nati dalla necessità di ampliare la vicina sede dell’azienda, sono costituiti da un semplice volume realizzato in cemento prefabbricato lasciato a vista e scandito da ampie fasce orizzontali, anche queste realizzate in cemento ma di colore nero, che si integrano con le ampie finestre a tutta altezza. L’esterno è caratterizzato da un’immagine essenziale, semplice ed elegante, sul cui fronte principale un leggero incavo nella facciata conduce all’ingresso, che una volta attraversato introduce in un atrio del tutto inaspettato: un ampio corridoio ruota attorno ad una grande corte centrale, al cui interno è allestito un giardino dai vaghi richiami orientali, ma che nelle essenze e nei materiali è fortemente radicato nel territorio del Mugello. Attorno alla corte, elemento distributivo principale, si trovano gli uffici interamente vetrati, dall’interno dei quali è possibile mantenere un contatto continuo con lo spazio verde riparato e rilassante, un elemento gradevole che contribuisce, insieme alla geometria e semplice eleganza degli spazi, a migliorare la qualità della vita lavorativa all’interno dell’edificio.
La Casa comunale vuole essere punto di riferimento energeticamente efficiente e sostenibile per la popolazione di una area montana periferica, scelta strategica del committente per avvicinare i propri servizi con ridotti costi di gestione e fornire un esempio concreto alla cittadinanza di buone pratiche architettoniche e costruttive. Ospita un ambulatorio medico, una medicheria, un punto servizi e una sala polivalente idonea ad accogliere diverse tipologie di iniziative ed eventi sia pubblici che privati. È realizzato con struttura in pannelli di legno X-Lam e isolamento termico in fibra di legno, fibra di canapa e sughero. Il legno utilizzato per le finiture e gli arredi è della specie douglasia (pseudotsuga menziesii) di produzione locale proveniente dalle foreste del demanio regionale. Le scelte progettuali hanno mirato a inserire l’edificio armoniosamente nel contesto, senza rinunciare a caratterizzarlo, e a ottimizzarne il comportamento bioclimatico e passivo, in modo che la ridottissima richiesta di energia possa essere quasi integralmente coperta dalla produzione dei pannelli fotovoltaici. Questo con uno sguardo all’utilizzo dei materiali, e in particolare delle finiture esterne, improntato a un’estetica finalmente libera da quell’accanimento contro il sano e naturale invecchiamento che rischia spesso avvelenare i nostri edifici e l’ambiente, ma saldamente basato su quelli accorgimenti tecnici indispensabili per far durare nel tempo un edificio a struttura lignea.
Un nuovo angolo di oriente dal sapore contemporaneo ed elegante, Bund ristorante cinese situato sul lungofiume di Firenze, racconta i molteplici modi di vivere la cultura culinaria orientale. Gli oltre 250 mq di superficie articolata su due piani, sono fortemente connotati dalla combinazione dei materiali, dai contrasti cromatici e dalla attenta regia della luce. Il piano terra enfatizzato da ampi spazi voltati è caratterizzato da un bancone semicircolare in ottone e marmo, palcoscenico ideale per la preparazione dei dim sum, sul quale domina lo chandelier elegante e raffinato ispirato al design anni ’50. Il piano interrato è caratterizzato dal susseguirsi di sale, le cui volte in mattoni di colore bianco contrastano con il rivestimento delle pareti in ferro nero e inserti in ottone. Le lampade a braccio in ottone satinato permettono di avere una luce puntuale sui tavoli e di creare un’atmosfera discreta e sofisticata, sottolineando l’opacità del ferro e la lucentezza dell’ottone. La sala privè, alla quale si accede attraverso due ampie porte scorrevoli in legno intarsiato, consente di ospitare eventi privati garantendo discrezionalità in un’atmosfera elegante e unica.
L’installazione StoDistante è stata realizzata nel maggio 2020, poche settimane dopo il primo e durissimo lockdown dovuto al Covid-19, è un progetto di ricerca di Caret Studio sull’uso dello spazio pubblico e sulle nuove forme di socialità a seguito delle stringenti regole di distanziamento in epoca pandemica. Il progetto riflette sulla misura di 1,80m, stabilita dalla Regione Toscana nella primavera 2020, come distanza di sicurezza tra le persone per evitare il contagio. Questa misura è usata come matrice di una griglia quadrata su cui sono stati disegnati quadrati di varie dimensioni disposti a raggiera attorno al fulcro architettonico ed urbano della piazza, la statua del pittore Giotto. La griglia, percepibile solo in negativo, rappresenta il prototipo moderno di partizione dello spazio e analogamente ai meridiani e paralleli tracciati dai geografi in epoca rinascimentale traccia un dispositivo che permette di rendere misurabile quello che prima sembrava incognito. L’installazione, oltre a generare nuove prospettive e inusuali interazioni spaziali con il contesto architettonico, si identifica come un’infrastruttura leggera su cui le persone possono muoversi per riappropriarsi gradualmente dello spazio pubblico riscoprendo una socialità perduta. StoDistante è un’infrastruttura grafica che oltre ad aiutare le persone nei normali e quotidiani gesti della socialità, cerca di educare ad un uso consapevole dello spazio pubblico.
Nel cuore della Maremma toscana, CasAmanda nasce dalla necessità di connettere lo spazio costruito al contesto naturale. La casa, infatti, che sorge sul sedime di una preesistenza, è stata reinventata come un piccolo podere moderno in cui gli elementi della natura “formano” matericamente l’architettura, mentre i toni della terra e del verde circostante si fondono con le superfici ed entrano nell’edificio. Gli ambienti interni si sviluppano su due piani, collegati da una scala, illuminata naturalmente da un taglio verticale a tutta altezza sul prospetto nord dell’edificio. Riguardo alla scala esterna, che porta direttamente ad una delle camere, lo stile della prima rampa, a sbalzo in cemento faccia vista e ferro, si contrappone alla seconda, più tradizionale, in muratura rivestita con listelli di cotto. Al piano terra, contraddistinto da una pavimentazione in cemento, cucina, sala da pranzo e salone condividono lo stesso spazio e si affacciano all’esterno con ampie vetrate. Al piano superiore, le camere sfruttano l’altezza del tetto in legno e a sud aprono uniche visuali verso la laguna all’orizzonte. Lungo la stradina di campagna, il volume interrompe la continuità del muro in pietra arenaria, ma dialoga con questo, come fosse una sua derivazione.
L’abitazione è situata nel bel territorio della Maremma Toscana ai margini di un’ombrosa sughereta, sul declivio di un poggio che scende dolcemente verso un vicino torrente. L’obiettivo principale del progetto è consistito nel trovare un principio insediativo che, introducendo la volumetria necessaria, rispettasse la morfologia del terreno senza impattare nel contesto ambientale. Si è perciò scelto di adottare una tipologia a corte semi-interrata, che lasciasse emergere dal piano di campagna uno solo dei due piani di cui l’edificio è composto. La corte interna “in buca”, oltre a fornire areazione e illuminazione agli ambienti seminterrati, avrebbe anche creato un luogo protetto, una sorta di “giardino segreto” per l’intimità della vita familiare. Lo scavo nella corte ha rivelato la presenza di pietra di ottima qualità, che è stata usata per il rivestimento esterno con grandi vantaggi ambientali, sia per lo smaltimento dei detriti e la disponibilità di materiale a km zero, che per l’inserimento paesaggistico del volume fuori terra. La zona living al piano terra è connotata da una grande permeabilità visiva, con le sue grandi vetrate contrapposte che perforano la massa dell’edificio, creando un cannocchiale architettonico verso il paesaggio. Lo sviluppo orizzontale dei volumi, la propensione verso i valori della massa, la purezza dei volumi e le loro nitide connessioni plastiche, costituiscono riferimenti all’architettura mediterranea rivisitata in chiave contemporanea.
La Ménagère è viaggio, racconto, narrazione, letteratura, mondi variegati e mutevoli, ricchi o ruvidi, delicati o graffianti, luminosi, freschi e naturali o intriganti, segreti, oscuri, odori, gusti, luce, ombra, materiali, colori, lingue e linguaggi. L’intervento è stato guidato dal desiderio di abbandono delle formule che componevano il precedente spazio, abbandono di qualsiasi formula che è diventata nel frattempo standard, come i luoghi scorticati, e anche un po’ i bellissimi e religiosi mix romantici di industrial, design e vintage. Da questi contesti la ricerca, quasi ossessiva per i materiali e gli arredi. Un’avvolgente, estenuante e ininterrotta esplorazione di velluti, motivi floreali, carta da parati, ma anche cemento, cementine, ferro crudo, legno, cristallo moderno, moquette, decorazioni geometriche, legni ebanizzati, arredi di ogni epoca (30/40/50/60/70) e di altri disegnati appositamente che danno vita ad un intreccio di molti mondi diversi, abbandonando il linguaggio personale e autoreferenziale e inutilmente e dannosamente riconoscibile a favore di un tutto molto incessantemente permeabile. Uno schiudersi, scenario dopo scenario, di una straniante meraviglia.
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