La villa oggetto d’intervento è ubicata sulle colline di Firenze. Il progetto si basa sull’idea che un’architettura storica può e deve rispondere alle esigenze abitative contemporanee in fatto di funzionalità, comfort e tecnologia grazie a interventi condotti nel rispetto della struttura originale e con criteri che nulla concedano al “gusto” e alla “moda” del momento. I vincoli di tutela dei beni culturali possono essere affrontati come ulteriori elementi di sfida, per soddisfare le nuove richieste della committenza. L’intervento nasce dall’esigenza, di accorpare le unità immobiliari, realizzate nel tempo, ricomponendo l’originario organismo unifamiliare, secondo scelte progettuali frutto di ricerche storico-documentali. L’edificio ha subito nel corso del tempo modifiche che hanno alterato irreversibilmente gli interni, a differenza degli esterni che non sono sostanzialmente mutati. Il lavoro architettonico si è tradotto nella completa reinterpretazione funzionale degli interni e nel restauro degli esterni. La muratura esterna in Pietraforte, è stata recuperata con un restauro puntuale e il rifacimento delle parti mancanti.Gli interni sono stati progettati nel rispetto dell’impianto originale. La funzionalità e il comfort, seppur in spazi rigidi, sono stati raggiunti con la progettazione di tutti gli arredi e con l’adozione di un sistema integrato di gestione degli impianti, realizzato rispettando le caratteristiche dell’immobile e limitando le tracce invasive nelle murature.

La villa oggetto d’intervento è ubicata sulle colline di Firenze. Il progetto si basa sull’idea che un’architettura storica può e deve rispondere alle esigenze abitative contemporanee in fatto di funzionalità, comfort e tecnologia grazie a interventi condotti nel rispetto della struttura originale e con criteri che nulla concedano al “gusto” e alla “moda” del momento. I vincoli di tutela dei beni culturali possono essere affrontati come ulteriori elementi di sfida, per soddisfare le nuove richieste della committenza. L’intervento nasce dall’esigenza, di accorpare le unità immobiliari, realizzate nel tempo, ricomponendo l’originario organismo unifamiliare, secondo scelte progettuali frutto di ricerche storico-documentali. L’edificio ha subito nel corso del tempo modifiche che hanno alterato irreversibilmente gli interni, a differenza degli esterni che non sono sostanzialmente mutati. Il lavoro architettonico si è tradotto nella completa reinterpretazione funzionale degli interni e nel restauro degli esterni. La muratura esterna in Pietraforte, è stata recuperata con un restauro puntuale e il rifacimento delle parti mancanti.Gli interni sono stati progettati nel rispetto dell’impianto originale. La funzionalità e il comfort, seppur in spazi rigidi, sono stati raggiunti con la progettazione di tutti gli arredi e con l’adozione di un sistema integrato di gestione degli impianti, realizzato rispettando le caratteristiche dell’immobile e limitando le tracce invasive nelle murature.

Villa Fagan è un edificio di Firenze, situato in viale Antonio Gramsci, circondato da un bel giardino, ove si trova anche un annesso. Occupa una superficie di circa 1.600 mq e si pone come una delle più significative emergenze residenziali nel quartiere sorto tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Già occupato dall’Università degli Studi di Firenze, il complesso è stato acquisito dalla Banca Di Credito Cooperativo di Cambiano per farne la sede direzionale e filiale capo area dell’istituto. Il recupero architettonico e il restauro sono stati eseguiti su progetto dello Studio Gurrieri Associati. Di fronte a un intervento di restauro conservativo di tipo filologico, con il progetto ci siamo inseriti sovrapponendoci in maniera naturale alla parte architettonica esistente, progettando una “seconda pelle” con opere di falegnameria e di design, cercando ispirazione più nel giardino antistante che nell’architettura esistente. Ne è venuta fuori un’immagine un po’ bucolica, fatta di citazioni floreali e naturalistiche che caratterizza l’intervento, coinvolgendo tutti i piani del fabbricato, dal piano terra al secondo, in una costante ricerca di continuità tra “dentro e fuori”. Una leggera ironia diffusa contamina tutti gli ambienti, mescolando il nuovo al vecchio senza regole e priorità.

A distanza di vent’anni, sono stato chiamato a confrontarmi con me stesso e la mia storia personale. Il primo progetto, chiuso e monolitico come una fortezza inespugnabile dall’esterno, cita nelle fattezze certe costruzioni militari presenti sulla costa di Donoratico, ma fa venire in mente anche i bambini che costruiscono architetture di sabbia con i loro secchielli colorati. L’interno invece, in maniera del tutto inaspettata, si presenta come un antro azzurro rivestito di mosaico, una vasca virtuale in cui nuotano pesci rossi svelati da un fascio di luce proveniente dall’alto. Nel nuovo edificio il discorso si ribalta, relazionandosi con l’esistente in maniera contrastante: il precedente è chiuso, il nuovo è traforato, collegati da un tunnel rosso; organico il primo, geometrico il secondo; contenente una sorpresa il primo, con una sorpresa svelata il secondo. I mobili e gli armadi di quest’ultimo, di una vivace tonalità turchese, sono tappezzati con riproduzioni di disegni fatti negli ultimi venti anni, e si vedono passando da fuori. Insieme questi due edifici creano un nuovo complesso architettonico, serio da fuori e allegro dentro!

Cantina del Bruciato

Il progetto, situato in una delle zone più felici per la produzione del vino in Italia, Bolgheri, mira alla costruzione di una nuova cantina e la riqualificazione di un capannone esistente per farne il nuovo centro aziendale per la Tenuta di Guado al Tasso di proprietà della famiglia Antinori. Il sito, a solo un chilometro dal mare, ha un orografia pianeggiante e il progetto, viste le grandi dimensioni e l’esigenza di costruire fuori terra, si è dovuto da subito confrontare con il paesaggio e l’integrazione con esso. La progettazione di dune ricche di vegetazione mediterranea, elemento tipico del territorio, mitigano l’impatto visivo dell’intervento. Il volume della cantina, riprendendo le tematiche industriali di serialità, è pensato come un oggetto modulare a shed lungo l’asse longitudinale con un passo di 5 m a campata che trova in facciata una forte articolazione attraverso un rivestimento sfaccettato, una “corazza” in lamiera forata, che funge da filtro termico e d’illuminazione. Questa pelle, realizzata in zinco al titanio di colore scuro, cerca un dialogo continuo con il paesaggio.

Il progetto di Nio mira a favorire la permeabilità fra il centro e il suo territorio. L’edificio esistente viene integralmente conservato e lasciato intatto in tutti i suoi aspetti. A esso si accosta, in forma di anello, un nuovo volume che, riprendendo il disegno dell’originario parco circostante, si orienta verso la dimensione pubblica. Grazie alla nuova entrata, al bookshop e al ristorante situati all’interno di un corpo trasparente al piano terra, il Centro si rivolge all’esterno, sollecita curiosità, invita all’interazione, si apre alla città, mediato da un giardino sperimentale e da una ampia piazza. Il punto più alto del complesso espositivo è raggiunto da un elemento simile a un’antenna capace, da un lato, di rappresentare la volontà di captare le nuove forme di creatività vive nel territorio, dall’altro di denunciare la presenza importante di un luogo deputato alla loro promozione, di immediata visibilità sia per chi proviene dall’autostrada sia per chi arriva a piedi dalla città. Fin dalla prima formulazione del progetto, Maurice Nio ha scelto per il nuovo edificio un titolo dal forte sapore evocativo: Sensing the Waves, suggerendo la sua funzione di recettore (e magari anche di trasmettitore) capace di captare e divulgare le vibrazioni del tempo presente.

Casa Pieri

Il progetto consiste in una casa semi-indipendente a basso consumo, collocata in un terreno in pendenza triangolare di dimensioni molto ridotte. Il lotto si trova in una zona collinare di valore paesaggistico, dall’urbanizzazione rada, situata a Le Sieci vicino a Firenze. L’area era costituita da una parte edificabile, libera dalla vegetazione, e da una parte con una foresta di conifere e latifoglie. Il programma funzionale prevedeva due appartamenti indipendenti, ciascuno dotato di un ingresso individuale, una vista panoramica sulla valle a nord-ovest, un ingresso carrabile da valle al garage interrato, un accesso al giardino a sud, dove il lotto si allarga verso la proprietà forestale. I forti vincoli del sito e le richieste della committenza hanno determinato l’organizzazione volumetrica e funzionale, definita da parallelepipedi impilati e sfalsati, che paiono sospesi su una cortina vetrata. La disposizione interna e le aperture sono state influenzate dalle prestazioni ambientali con un maggiore impatto sul benessere psicologico; la protezione solare estiva ha richiesto uno studio speciale al fine di ridurre al minimo la necessità di schermi mobili: le schermature permanenti (aggetti e pensiline) permettono il passaggio della radiazione invernale per il guadagno solare passivo e contemporaneamente forniscono una protezione efficace dal sole estivo senza impedire la vista del paesaggio. L’edificio raggiunge la classe energetica A con un consumo di circa 30 kWh/mq anno.

Villa unifamiliare

Posta in un parco di 3.500 mq sulla collina di Marignolle a Firenze la villa di 200 mq venne costruita nei primi anni ’70 del secolo scorso ed è rimasta sostanzialmente immutata fino alla attuale ristrutturazione che ha interessato, oltre agli interni, anche il disegno dei prospetti e delle aree che circondano l’edificio dove è stata inserita una nuova piscina “a sfioro” di 28 mq che si affaccia verso la valle sottostante. Dalla zona giorno due grandi vetrate si aprono sull’ampio deck in legno che separa l’edificio dalla piscina e che circonda completamente la villa. L’intervento ha migliorato sensibilmente la prestazione energetica dell’edificio che è oggi completamente protetto da un “cappotto” termico esternamente rivestito con lastre di travertino. Lo skyline dell’edificio –circondato da cipressi, ulivi e pini marittimi– è stato completamente modificato dall’inserimento di nuovi ampi aggetti della copertura che proteggono i percorsi esterni in legno di larice.

In principio c’è il disegno. L’intuizione si consolida attraverso i veloci tracciati sovrapposti ai rigorosi segni del rilievo architettonico. I solchi incerti dell’idea si sommano ai lacerti di un passato recente, ultima stratificazione insignificante se confrontata all’anima dell’edificio. L’appartamento, posto al secondo piano di un impianto medievale nel quartiere di San Martino a Pisa, originariamente si presentava scarsamente funzionale: un corridoio d’ingresso adiacente ad un piccolo disimpegno serviva due bagni ciechi e due camere. L’intervento valorizza le componenti strutturali dell’architettura. L’angusto impianto distributivo viene sostituito da un diverso sistema funzionale di forte caratterizzazione estetica. Questo congegno scatolare fatto di legno e vetro intercetta le strutture degli impalcati con degli schermi trasparenti, rivelandone in tal modo la loro continuità. L’impianto planimetrico che ne risulta ritaglia nuove traiettorie geometriche ottenendo una riorganizzazione spaziale e funzionale. Gli effetti vibranti prodotti dai colori, dalla luminosità dei materiali e dalle molteplici riflessioni delle vetrate conferiscono a questo spazio una particolare suggestione entro cui la contemporaneità si confronta con la storia. Nel soggiorno un armadio attrezzato richiama nelle componenti cromatiche, nella forma e nelle linee geometriche il nuovo sistema distributivo enfatizzando l’organicità dell’intervento.

Immerso nel verde della campagna toscana, il casale da noi ristrutturato dialoga con essa attraverso i propri materiali naturali e la propria vocazione eco-sostenibile. Ogni scelta sia estetica che architettonica è finalizzata a sottolineare un legame che diventa inscindibile con la circostante ruralità: pietra e legno sono gli elementi fondanti di un menage che vede i due attori simbioticamente compenetranti. Le ampie vetrate diventano quinte che lasciano entrare lo spazio quale parte integrante del progetto, accentuando intensi effetti di luce che irradiano gli interni, dove si prediligono materiali tecnici e scarsamente impattanti, ma ugualmente capaci di restituire un forte senso di calore e accoglienza. Le soluzioni cromatiche spaziano nelle varianti della terra e del “galestro”, i materiali si intersecano in un equilibrio potente dove fil rouge è sempre il legno. Una solida scatola architettonica che dischiude al proprio interno un ambiente “hygge”, perfetto per accogliere la giovane famiglia che insieme a noi ha pensato per sè questo luogo magico.

Immerso nel verde della campagna toscana, il casale da noi ristrutturato dialoga con essa attraverso i propri materiali naturali e la propria vocazione eco-sostenibile. Ogni scelta sia estetica che architettonica è finalizzata a sottolineare un legame che diventa inscindibile con la circostante ruralità: pietra e legno sono gli elementi fondanti di un menage che vede i due attori simbioticamente compenetranti. Le ampie vetrate diventano quinte che lasciano entrare lo spazio quale parte integrante del progetto, accentuando intensi effetti di luce che irradiano gli interni, dove si prediligono materiali tecnici e scarsamente impattanti, ma ugualmente capaci di restituire un forte senso di calore e accoglienza. Le soluzioni cromatiche spaziano nelle varianti della terra e del “galestro”, i materiali si intersecano in un equilibrio potente dove fil rouge è sempre il legno. Una solida scatola architettonica che dischiude al proprio interno un ambiente “hygge”, perfetto per accogliere la giovane famiglia che insieme a noi ha pensato per sè questo luogo magico.

L’openspace per definizione è un ambiente unico e vasto mentre l’alloggio da rigenerare era un piccolo piano terra nato da aggiunte nel corso del tempo. La richiesta era di ristrutturare l’appartamento ereditato e realizzare nuovi impianti e infissi di migliore prestazione energetica nonché renderlo convertibile in uno spazio-feste. Il primo concept si basava sulla demolizione di due muri portanti e due divisori per creare un spazio centrale regolarizzato da arredi integrati perimetrali. Ma realizzate le demolizioni il cantiere ha mostrato qualità non prevedibili su carta: si sono allora abbandonati i rivestimenti in legno per far leva sull’articolazione del nuovo spazio unico e fluido ma poiché irregolare gerarchizzato in ambienti diversi. Al contrario dell’approccio iniziale il progetto non ha cercato di realizzare un openspace come forzatura di inserire il quadrato nel foro circolare ma ha fatto leva sulle porzioni di foro circolare scoperte. Ambiguità percettiva e diverse possibilità di fruizione come trasposizione spaziale della nozione funzionale di flessibilità. Pur trattandosi di un piccolo interno il progetto si è interrogato sul significato di rigenerazione di una preesistenza: non un’esclusione di fattori per la genesi di un’immagine comunicativa ma un rinnovamento che nasce dall’integrazione critica delle pluralità del contesto. Il prodotto generato trascende mode e valori formalistici per continuare le tracce del passato all’interno della metamorfosi contemporane

Premio Architettura Toscana

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